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Se non c’è scandalo non c’è giustizia
Non
si dice dell’intervento del Massimario della Cassazione sui decreti Sicurezza e
Albania che esso ha tracimato dalle sue competenze. Che sono elencate una per
una. E sono la sintesi con spiegazione delle sentenze, “e solo molto
limitatamente, e solo a scopo di segnalazione, delle novità legislative”. Lo
dice solo Sabino Cassese, il decano dei giurisperiti italiani, di autorevolezza
indiscussa. Ma può dirlo solo nel foro - ristretto - dei quotidiani “QN”,
intervistato da Raffaele Marmo, non sul “Corriere della sera”, o sul “Sole 24
Ore”, di cui è collaboratore continuo.
Un’attività,
questa della “massimazione”, cioè della “sintesi del contenuto prescrittivo
delle sentenze”, che è “apprezzata da coloro che non leggono le sentenze e molto
criticata dagli osservatori stranieri dei nostri usi giurisprudenziali”.
Si capisce però che Cassese non abbia spazio nei grandi
giornali di cui è collaboratore: senza “scontro della giustizia” come si riempie
il giornale? Cassese è infatti molo critico – sempre limitatamente al ristretto
pubblico della “Nazione” - su questi scontri: “Quello che viene chiamato
scontro sulla giustizia deriva da un ristretto numero di magistrati militanti,
che, grazie all’organizzazione correntizia,
si sono trasformati in una sorta di agitatori permanenti”. Per
dimenticare “il problema fondamentale della giustizia in Italia, che è quello
del grande ritardo, della scarsa produttività e dell’altissimo numero di procedimenti pendenti”.
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