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venerdì 4 luglio 2025

Se la sinistra va a destra, e viceversa

Riprendendo il libro organizzato da De Masi per riporlo, a distanza di due anni, e col governo stabilizzato a destra, si scopre l’evidenza – più che evidente dopo i referendum di un mese fa: che l’ultimo decennio ha visto la sinistra a destra e la destra a sinistra. Sui tempi più discussi: il lavoro, l’immigrazione, la giustizia, la Pubblica Amminstrazione.
Fra i referendum del 7-8 giugno non sono passati quelli promossi dalla Cgil, con “oltre” quattro milioni di firme, il solito unanimismo ex Pci, per il mancato raggiungimento del quorum. Ci sta, nulla di scandaloso. Ma è stato proprio bocciato, col voto più che con l’assenteismo, il referendum che si pensava più condiviso-sibile a sinistra, il dimezzamento degli anni di residenza in Italia per ottenerne la cittadinanza. Proposto dalla sinistra non ex Pci (socialisti, radicali e Rifondazione), con “sole” 637 mila firme.
È, era stata, di sinistra l’abolizione dell’articolo 18 sul lavoro, che continua a dividere la sinistra: molti dei votanti al referendum del 7 giugno per la reintroduzione  si sono espressi contro.
Si prenda il “dialogo” in Libia con i mercanti di migranti. Senza peraltro disinnescare i viaggi della morte, con centinaia di morti ogni anno, e qualche anno anche migliaia. Oltre alle esazioni e perfino alle torture inflitte in Africa ai migranti. È – è stato – di sinistra il tentativo otto anni fa di un accordo con i mercanti di migranti in Libia. Mentre si fa sempre un caso di sinistra l’opposizione in tribunale, necessariamente sporadica, all’espulsione di questo o quel migrante. Ma solo in Italia. Per la giustizia politica, che è sempre di destra, ma di cui la sinistra in Italia si fa scudo.
Come del resto oggi, che si fa grande caso della Corte Costituzionale in tema di Cpr, centri di permanenza rimpatri, da regolare per legge: i Cpr sono stati istituiti da un governo di sinistra nel 1998, dai ministri Pds Turco e Napolitano. Del resto, prima e con più durezza in Europa la lotta al mercato dei migranti si è fatta e si fa, in Danimarca e in Gran Bretagna, da governi socialisti – e anche in Spagna, che non si dice, ma gli sbarchi alle Canarie, come Lampedusa sbocco privilegiato dei mercanti di braccia, sono crollati.
È invece di destra il primo abbozzo di politica europea per il Mediterraneo e di politica Africana. Ed  è comunque operante un piano, sempre di destra, di cooperazione in Africa, per la formazione, il lavoro, l’immigrazione regolare. E così via - è stata di sinistra la residenza fiscale privilegiata ai supermilionari.
L’idea del compianto De Masi sembra insomma avere funzionato anche al contrario. Almeno per come la esprimeva nel risvolto: “metodi più radicali”. Non è successo, si va per accomodamenti. E semmai è il governo di destra che fa le cose con più radicalità.
Dialoghi su “Dio, Patria, Famiglia” e “Libertà, Uguaglianza, Felicità” De Masi proponeva come discriminanti, gruppi di valori sottintendendo, classicamente, come di destra e di sinistra. Salvo trovare nella stessa sua raccolta molti interventi “per la sinistra” (Cacciari, Marramao, Cardini, la stessa Grazia Francescato con le sue tassonomie di sinistra) dissenzienti, o “ di destra”.
Che cos’è sinistra lo specifica De Masi, solo lui, alla fine, p. 180, ma non si può riassumere, non basta una pagina – è tutto il bello-e-buono.
Domenico De Masi (a cura di), Destra e  sinistra, Paperfirst, pp. 206 € 16

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