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A Garlasco il processo è alla Cassazione
La Procura di Pavia ci ha abituati alle revisioni. Sulla morte di Enrico
Mattei ha tenuto banco per decenni. Sul “delitto di Garlasco” - l’assassinio di
Chiara Poggi - dunque non si smentisce. Ma i presupposti oggi sono diversi.
Innanzitutto si è lavorato quasi dieci anni alla riapertura delle
indagini. Da una denuncia del 2017, per stalking, presentata dai legali di Alberto
Stasi, l’assassino di Chiara Poggi secondo la Cassazione. Poi, quattro morti collegabili
all’assassinio di Chiara Poggi non indagate: rubricate come suicidi ma avvenute
in forme impossibili con l’autoassassinio. Soprattutto, e di nuovo, una condanna,
quella di Stasi, confusissima, decretata infine dalla Cassazione, senza la
necessaria “certezza processuale assoluta” che la legge richiede, anzi tra mille
ripensamenti (il processo è andato su è giù per una mezza dozzina di corti d’Appello).
E contro il parere della Procura, che riteneva necessario un terzo o quarto
processo. La stessa Procura a cui la Cassazione demanda ora nuove indagini.
Le nuove indagini devono essere “estesissime”. Quelle di prima, cioè,
non lo erano.
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