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martedì 12 agosto 2025

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (602)

Giuseppe Leuzzi

“Finché ci saranno, gli uomini continueranno a rapportarsi con le mafie”, Nicola Gratteri, Procuratore Capo a Napoli. Da Napoli in giù, naturalmente.
Lo dice ai festival ma lo insegna anche nelle scuole. Meglio arrendersi subito?
 
Per la morte di Alessandra Balocco evocazioni rispettose di tutti i giornali e tg - sviluppo dell’azienda, rispetto delle maestranze, qualità dei prodotti. etc. Senza ma ricordare il fatto per cui Balocco è soprattutto nota, il falso messagio per vendere il pandoro uno o due anni fa. Tutta colpa di Chiara Ferragni, il messaggio promozionale ingannevole per cui la stessa è indagata? Ma è giusto; delimitare il danno. A una Balocco di Palermo non sarebbe stato concesso.
 
“Mi persuado sempre più”, nota Borges a un certo punto ne “L’Aleph”, che la poesia moderna esige il balsamo del riso”. Lo fa dire a Carlos Augusto, un cugino dell’amata Beatriz morta troppo presto che l’autore va ogni anno a riverire, un piccolo bibliotecario di periferia, un po’ trombone – un po’ Borges. “Decisamente ha la parola Goldoni!”, lo fa concludere. Ma è “‘a zannella” che molti al Sud privilegiano, l’ironia benevola, non è lo “scherzo” italiano che incuriosiva Borges, ma gli si sarebbe meglio adattata.
 
Lo Stonewall Inn, il bar gay del Greenwich Village a New York entrato nella storia della liberazione omosessuale per la resistenza opposta dai frequentatori alla Polìzia che ne voleva lo sgombero nel 1969, era tenuto dalla mafia. Senza scandalo, ne dà notizia Edmund White, fra i più frequenti frequentaori in “Gli amori della mia vita”, le memorie postume. Tante storie della mafia e manca l’essenziale.
 
Quando si scopre il cadavere, all’inizio del “Giallo sul giallo”, Gianni Mura ha, rivolto al suo alter ego, presunto colpevole, il rituale insulto “porco assassino” pronunciato da “una voce con l’accento del Midi”. Che non è un indizio. È un di più, riflesso condizionato leghista, da bravo brianzolo – il giallo il giornalista dedica al padre, maresciallo dei Carabinieri, “Il Maigret della Brianza”.
 
L’idea del Ponte – ultimi scavi in Magna Grecia
No, il Ponte non è di Salvini. È anche di Conte – chi era costui? Insomma, quello reddito di cittadinanza. No, era già del Pd: Delrio quando era ministro se ne occupò molto, e poi Paola De Micheli, e poi Enrico Giovannini. Il prof. Cascetta, professore infuente  dei Sistemi di Trasporto alla Federico II, l’università di Napoli, già assessore di Bassolino, membro della “struttura di missione” del ministro dei Lavori Pubblici del primo Conte, presidente dell’Anas, che pure non sembra un fondamentalista, del Ponte precisa: ”Un’idea di Berlusconi? No, di Cavour”.
Che però si può giustificare, allora nessuno sapeva dello Stretto –figurarsi Cavour, che del Sud aveva cognizioni vaghe. Tanta unanimità, di fronte al nulla (ancora), significa che il Ponte è popolare. Ma è un mostro. Tanto più sapendo che si faranno i “piloni”, di 150 metri di altezza – se si faranno, dopo aver scavato qualche miliardo di metri cubi (se ne farà una montagna, un’altra in Calabria, e dove?) – e poi più nulla, la campata unica di tre km. e mezzo (sic!) non esiste.
Un Ponte da 13 miliardi preventivi, che poi saranno 130, per servire, ipoteticamente, un traffico modesto, e per lunghi periodi inesistente. Solo una scommessa ingegneristica. Certo un record. Sia che si faccia veramente (1 per cento di probabilità) sia che rimanga ai piloni, anzi forse solo agli  scavi – il movimento terra lo sappiamo fare. Sarà l’abitudinario “Ultimi scavi in Magna Grecia”.
 
Milano capitale della protezione
Ritorna sul “Corriere della sera l’ovvietà che Milano è la calamita dell’Italia. Però questo dell’urbanistica sarà pure l’ennesimo episodio di protagonismo giudiziario, di “giustizia a orologeria” (ma l’orologio della giustiza è semovente), etc., ma alcuni fatti ci sono. La Corte dei Conti aveva già a processo i funzionari comunali che hanno avallato progetti di “sviluppo immobiliare” poi fasulli. Il megaedificio di sette piani su larga fronte, che ha sostituito come ristrutturazione, all’interno di un cortile, una villetta-opificio di due piani e mezzo. Una Leontina srl  è fallita, sotto sequestro da un anno per abusi di ogni tipo - comprese cospicue caparre per abitazioni da consegnare a novembre e di cui mai aveva iniziato la costruzione.
Tutto questo altrove non sarebbe stato possibile.
I fatti c’erano già prima, solo i media, pure così sensibili alla cronaca nera, non se ne erano accorti. E non ne parlano, se non a denti stretti, non ci fanno ampi servizi, giusto parole smozzicate, qua e là. Niente scandalismi, Milano si protegge. Da chi, da che?
 
Il Ratto di Philip K. Dick e “padrone e sotto”
Nella cronaca dell’ultimo G 7 in Canada, lo scrittore francese Carrère che ha avuto il privilegio di seguire il vertice da presso, volendo dare un’immagine negativa del presidente americano Trump lo assimila al “Ratto”. Un personaggio, dice, inventato da Philip K. Dick –di cui Carrère è stato biografo  - per movimentare il noioso Monopoli di cui erano entusiaste le figliastre. E lo spiega così:
Il Banco in questa variante si chiama il Ratto, e invece di accontentarsi del ruolo di arbitro detiene un  potere discrezionale” totale. Decide “quando vuole, come vuole, senza che nessuno abbia il diritto di chiedergli conto dei suoi ukase, e senza che lo impegnino a nulla per il seguito. È la tabula rasa perpetua, la dittatura allo stato puro, la negazione dell’idea di diritto”.
Ma è il gioco della romana “passatella”, detto in Calabria del “padrone e sotto”. A Roma non più in uso, non essendoci più le osterie, in Calabria invece sì, essendosi sempre giocato nei bar, e con la birra. A una passata di carte da briscola, diventa “Padrone” chi ha la più alta. La carta più alta della mano successiva designa il “Sotto”.
Il Padrone decide chi e perché può bere, e quanto. Il Sotto può bloccare la scelta del Padrone, motivandola, ma non può determinate chi può bere.
 
Umanesimo greco in Italia - 2
Proseguendo nella rassegna degli studi di Anna Meschini Pontani sull’umanesimo italogreco, uno dei contributi maggiori, che hanno segnato tutta la vita della studiosa, è sulla vita e l’opera del protagonista forse maggiore di questa esperienza  culturale, Giano Làskaris, costantinopolitano, filologo, bibliofilo,  poeta e diplomatico, studioso di codici, autore di epigrammi, nonché di copiosa corrispondenza. Girò a lungo per l’Europa nel tentativo di creare un’alleanza contro i turchi - e a questo effetto, purtroppo, al servizio di Carlo VIII quando invase barbaramente l’Italia. Ma visse prevalentemente a Roma, fino quasi ai novant’anni, primo editore anche di opere greche in Itaia, in traduzione e in originale.
Un gruppo di cinque umanisti greci attivi in Italia tra la fine del ’400 (Demetrio Mosco) e i primi decenni del ’500 (Cristoforo Kondoleon, Michele e Manuele Sofianòs, Teodoro Rendios) ha meritato un’altra serie di indagini di Meschini Pontani. Prima assai poco noti agli stessi studiosi, sono stati autori di opere a vario titolo interessanti, di poesia, di filologia e filosofia, nonché collezionisti di opere a vario titolo poi importanti. Forse il lavoro di scavo più incisivo della studiosa, che ha reperito testimonianze autografe o comunque originali, editiones principes di trattati, lettere, cataloghi, epigrammi, epilli, commentari.
Corona l’umanesimo italogreco una serie di studi studi di Anna Meschini Pontani attorno alle esegesi operate sugli epigrammi dell’Antologia Greca. Alle annotazioni, definite “fondamentali”, di Marco Musuro, cretese di Candia (e, in misura minore, su quelle di Giano Làskaris e Angelo Poliziano), altri dotti greci e italiani del primo Cinquecento sono riscoperti, in quanto filologi, epigrammisti, versificatori:  Matteo Devarìs (“Matteo di Bari”, “Matteo Greco”), corfiota, Lazzaro Bonamico, o da Bassano, il senese Lattanzio Tolomei, ambasciatore di Siena in Vaticano, Niccolò Leonico Tomeo, greco d’Albania.
 
Cronache della differenza: Napoli
Brucia il versante alberato del Vesuvio, il tutto in pochi giorni. Nella disattenzione. Il governo ha  mobilitato la Protezione civile nazionale. Ma niente di drammatico, non abbastanza, l’Italia non è stata in pena per Napoli. Non c’è delitto.
 
È solo un secolo, anche meno, malgrado Gladstone e la scombinata unificazione dell’Italia, che era meta di predilezione di molta intellettualità europea, la città e le isole. Fra i tanti, il supplemento “Mimì” de “L’altravovce” può ricordare Celeste Somerville, astronoma e matematica – quella per la quale fu coniato il neologismo “scienziata”: “Sul finire dell’Ottocento, lungo la spiaggia di Chiaia si poteva spesso incontrare un’elegante ultraottantenne, seduta su una sedia in legno, intenta a scrivere…”
 
Il giudice Gratteri, che è calabrese, quando dirigeva le Procure in Calabria era specializzato in arresti di massa – la maggior parte abusive. Pescava a strascico. Adesso che ha culminato la carriera  a Napoli non più. Non ci sono delinquenti a Napoli.
 
Da Napoli, calcola Laura Valente sul “Robinson”, tra il 1860 e il 1960  “ha preso vita l’esodo di circa trenta milioni di italinai”, che vi si imbarcavano per gli Stati Uniti. Non solo italiani, si partiva per la Terra Promessa da Napoli soprattutto, più che da Marsiglia, nel Mediteraeo, e da Le Havre sull’oceano. A Napoli arrivava in Europa tutta l’Asia, Cina, India, Giappone.
 
Scomparsa nel “colore”, resta presente nel linguaggio e negli usi. C’è ora anche l’aperitivo “sospeso”, come tradizionalmente il caffè – e la pizza, pare, secondo la rete, e il giocattolo.
 
Saviano celebra sul “Corriere della sera” lo scudetto del Napoli: “Tutti i napoletani in diaspora e in città hanno rancore per la propria città”, afferma entrando in tema, dopo il ricordo commosso del padre, che per lui bambino ci passava il tempo. Possibile? La città è “difficile, incasinata, piena di miseria e imbroglio, niente che funziona mai”. Era “Napoli gentile”, anche “Napoli nobilissima”, benché gravata da lazzari, circumvesuviani, e casertani.
 
Ma poi aggiunge:“Ogni volta che il Napoli vince, soprattutto con squadre del Nord, sento come un riscatto”. Proprio lui, che è “Saviano” grazie al Nord, al tradimento di Napoli con “Gomorra”, e le successive puntate. Tanto gradite al Nord.
 
Il Napoli Calcio vincente è prima di tutto opera imprenditoriale e manageriale. La passione conta, ma poco – si veda l’As Roma, che ha il (grande) stadio sempre pieno, 63 e 65 mila spettatori, anche con l’Avellino, e non vince mai.
 
Prima Caivano, poi l’America’s Cup – e magari ripuliscono anche Bagnoli. Berlusconi che al tempo liberò la città dai rifiuti in pochi giorni – e poi anche dalle costossissime ecoballe. Napoli si può dire ben governata da destra – anche se a distanza. Cose solide, niente a che vede col “Rinascimento” del Pci-Pds-Ds che deindustrializzò la città – per l’“economia dei camerieri” dello sconsolato, e vero compagno, economista Mariano D’Antonio. Ma vota sempre a sinistra.


leuzzi@antiit.eu

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