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mercoledì 12 novembre 2025

I due duellanti in mafia - De Niro con se stesso

Frank Costello, capo delle mafie italo-americane a partire dal 1937, quando il suo amico e capo Vito Genovese aveva dovuto tornarsene in patria, a Napoli, per evitare per evitare l’arresto, si confronta ora con Vito, riportato in America dalla polizia militare Usa, in attesa di un processo per omicidio, che rivuole il suo posto di capo. Per questo lo fa anche sparare, ma l’attentato riesce male. Costello non cede, e rimprovera Vito, di persona più volte e nelle riunioni della “cupola” mafiosa, perché trafficando gli stupefacenti espone la “famiglia” a rischi gravi – condanne pesanti, anche a vita.
Un filmone, attraente in ogni imagine, costruito con poco: l’ottantenne De Niro praticamente sempre in scena, che si racconta e racconta ogni altro, tanti personaggi di complemento, e molte foto d’epoca. Con ottimo dosaggio dei toni e dei generi, crudo e ironico, sanguinario e perfido, amichevole e ossessivo. Tutto sommato, uno sguardo ironico sulla mafia. Il filone è quello di “C’era una volta l’America”, ma senza il melò: niente musiche accorate, e niente cuorinfranti, giusto la stessa coppia di amici dalla prima giovinezza sfrontata alla maturità e alla vecchiaia rognose.
Una storia senza neanche storie o figure memorabili, anzi attorno a figure brutte e bruttissime, e a personaggi e vicende alla fine di poco o nessuno spessore. Sul modello dei duellanti: Vito Genovese e il suo amico, protetto, vice capo-cupola mafiosa, suo successore, Frank Costello. Attorno a un tema, le mafie italo-americane, delle loro trame di mercato e politiche, non delle saghe familiari alla “Padrino”, alla fine di poco interesse. Che un mostruoso De Niro ravviva in ogni piega: più di tutti si diverte, e diverte, l’ottantenne De Niro, che fa Costello e anche il suo rivale Genovese, una performance memorabile.
Per il soggettista e sceneggiatore Nicholas Pileggi un ritorno alle origini, al suo primo film, pensato (suo il romanzo che ispirò il regista, “Il delitto paga bene”) e sceneggiato per Scorsese, “Quei bravi ragazzi”. Un cerchio che si chiude, come per De Niro, protagonista allora e oggi. Una specie di “tempo perduto”, di malacarne.  
Il titolo originale è il nome di un club a Manhattan gestito da Costello, molto (ben) frequentato nel primo dopoguerra.
Barry Levinson, The Alto Knights - I cavalieri del crimine, Sky Cinema

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