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La
globalizzazione, il libero scambio che Ricardo ottimizzava, si è sviluppata
tortuosamente. “Nei circa sessant’anni prima della Grande Guerra il
commercio globale crebbe rapidamente nonostante dazi doganali sempre più
elevati” che gli imperi coloniali imponevano. “I conflitti geopolitici e le
guerre commerciali divenivano più comuni”, nonostante la maggiore
integrazione dei mercati.
Queste
contraddizioni erano anche al centro del dibattito, se ne discuteva. Il
libero scambio non ha spazzato via il nazionalismo economico, ci ha
convissuto, nella grande fioritura ottocentesca del commercio mondiale. Al
contrario: “Accesi dibattiti sul libero scambio e sul nazionalismo
economico dominavano il mondo in via di industrializzazione all’epoca”. In
uno scambio che oggi suona familiare: “L’emergente nazionalismo economico
odierno riecheggia in modo inquietante la prima era della globalizzazione,
ed è un insieme di contraddizioni ancora più grande”.
Palen,
professore di Economia a Exeter, è autore di “Pax Economica: Left-Wing
Visions of a Free Trade World”, e “The ‘Conspiracy’ of Free Trade.
The Anglo-American Struggle over Empire and Economic
Globalisation, 1846–1896”. Il momento attuale non trova specialmente
distruttivo: “Le forze nazionaliste sono riemerse dalla Grande Recessione
del 2008-2009 come una potente forza politica ed economica in tutto il
mondo. Eppure il nostro è un mondo di straordinaria interdipendenza
economica, frutto di meraviglie tecnologiche”.
Marc-Wiliam
Palen, When Free Trade First Faltered, Imf “F&D-
Finance&Development” settembre 2025 (leggibile anche in italiano,
“Quando il libro scambio vacillò la prima volta”)
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