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Londra 1939, profughi brutti, sporchi e carttivi
La
“missione confidenziale” è dell’agente D., anonimo ma personalizzato: un
professore spagnolo di letteratura romanza inviato in Inghilterra per
provvedere il carbome per la Repubblica nella guerra civile ancora in corso. Ce
la farà naturalmente, anche perché in qualche modo è determinato, avendo perso
nella guerra la moglie, ”ficilata per errore” – da chi? E tra errori e
imbranamenti fa quello che deve fare, la spia.
Nel
1939, alla vigilia della guerra, G. Greene scrisse un paio di romanzi per
ragioni “alimentari”, sposo fresco, per mantenere la famiglia, non sapendo ancora
che sarebbe stato anche lui un professor
D. al servizio di Sua Maestà. Ma, al suo modo, spiegando e circostanziando, fa
funzioare sia la trama che il personaggio. Un romanzo che classificherà un
“divertimento”, e invece dura – l’altro “divertimento” del 1939 era
nientedimeno che “Il potere e la gloria”. Con una sorpresa, una sorta di
preveggenza – oppure è l’Inghiltera di sempre, che avevamo dimenticato e ora un
governo laburista riporta a galla, incalzato dall’esterma destra dilagante di
Farage: un’idola che si sente aggredita da “sporchi continentali”, “clandestini”,
“vi infilate in casa nostra come vermi”. Brutta sorpresa – oppure no, un racconto ben lavorato. Ma, anche allora, con una guerra alle porte?
Graham
Greene, Missione confidenziale, Sellerio,
pp.392 € 16
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