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La Dc ritorna in banca – 2
Ricorda sul “Sole” Alessandro Profumo,
il creatore di Unicredit, da ultimo manager di Finmeccanica-Leonardo, ma una
vita in banca, delle sue prime esperienze nel mondo del lavoro, quindi dei tardi
anni 1970-primi 1980: “Nessuno dei nostri impiegati e nessuno dei nostri
clienti poteva avere il vizio del gioco”. Succedeva al Banco Lariano.
Il controllo era ovviamente più
accurato nelle rurali, le popolari, le risparmio. Per la moralità, certo, ma
non si poteva essere comunisti, neanche socialisti, neanche repubblicani. In Lombardia
e nel Veneto – in Toscana e in Emilia non si poteva non essere comunisti, al peggio
socialisti.
Curiosamente, lo stesso schieramento
si propone oggi. Fermi restando la Cariplo e il San Paolo baluardo bianco nella
pancia di Intesa, due fronti “bianchi”, un tempo democristiani oggi popolari,
si costruiscono attorno a Mps (Tesoro, Caltagirone, eredi Del Vecchio, e altri
minori) e sull’asse Bpm-Crédit Agricole. Bpm, ex Popolari milanese e veneta, è
anche parte importante di Mps.
Considerandoci assieme anche Intesa,
la banca “bianca” copre oggi abbondantemente più della metà del credito.
Al vecchio fronte opposto, tosco-emiliano,
si lascia solo Bper, l’ex popolare Emilia-Romagna. Sotto l’ombrello dell’assicurazione “compagna” Unipol. Con il contentino della
popolare Sondrio – dall’anima più “bianca” che si può.
Quanto basta per tacitare il Pd di Schlein,
che pure voleva essere di sinistra, se non più comunista. Si spiega così il silenzio
del Pd e dei suoi media sulla
stramberia del governo, che ha usato il golden
power per dare Bpm al gruppo francese “popolare” Agricole - democristiano del
resto anche il metodo di governo nella fattispecie, la nessuna considerazione delle
leggi.
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