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martedì 9 settembre 2025

Letture - 590

letterautore


Marie de Gournay – Il pettegolo Tallement des Réaux narra nelle “Historiettes” che a Marie de Gournay, “figlia acquisita” di Michel de Montaigne, si presentarono tre Racan, di cui uno solo era quello vero - Racan Honorat de Bueil, “il cavaliere de Bueil”, poeta pastorale, 1589-1679 (gli altri due, nell’aneddoto alla “Amici miei”, erano il conte di Moret e un Yvrande, “letterato”, altrimenti ignoto).
Tallement non è tenero neanche con Marie Le Jars de Gournay - se non in morte, quando ne testimonia la generosità: “Mlle de Gournay era una vecchia ragazza di Piccardia molto signorina.

Non so come e dove era andata a cercare Montaigne, ma si vantava di essere la sua figlioccia (fille d’alliance, n.d.r., intraducibile, forse “spirituale”, “d’elezione”). Conosceva e faceva versi, ma cattivi”. E una serie di scherzi elenca che i tre, Racan, Moret e Yvrande, le fecero. “Per burlarsi di versi in cui avrebbe usato Tit per Tito, le mandarono questi: «Tit, fig. di Vesp, re del Rom…» … Le fecero credere che aveva scritto la parola «stronzata» (foutaison). «Merdieu», disse borbottando come era sua abitudine, «questa parola non si usa, ma la lascerò: è vero che è un po’ volgare…. Le inventarono una lettera del re d’Inghilterra, con la quale le chiedeva una biografia e il ritratto. Passò sei settimane a scrivere la sua vita. Poi la mandò in Inghilterra, dove non sapevano che farsene.  Vollero farle credere che aveva detto che fornicare non è peccato. E un giorno che le chiesero se la pederastia non era un crimine: «Dio non voglia!», rispose, «che io condanni ciò che Socrate ha praticato»”. Per poi concludere. “A suo avviso la pederastia è degna di lode. Ma questo è un po’ salace per una verginella”.
 
Corrado Alvaro – “Un pugno chiuso visto di profilo”, il ritratto che fa testo dello scrittore calabrese, è di Pietro Pancrazi, l’illustre italianista, nella recensione-commento di una conferenza che Alvaro aveva tenuto al Lyceum di Firenze, il 14 febbraio 1931 (nel quadro di un ciclo di conferenze promosso da Jolanda De Blasi sull’Italia e le sue bellezze, “Visioni spirituali d’Italia” – un ciclo che riscosse tanto successo da doversi replicare, per oltre  50 conferenze).
 
Camilleri – “Ha trasmesso la luce dell’isola, dopo gli anni del lutto”, è la notazione forse più vera di Emanuele Lauria nel ritratto dello scrittore su “la Repubblica-Palermo”, per il volume che la redazione palermitana del quotidiano ha confezionato giovedì 4 di curiosità, keyword, ottimismi (“lo sguardo rivolto sempre al futuro”) camilleriani. Basta poco, se uno confronta la Sicilia come la si viveva ancora negli anni 1990, silenziosa e sola, con quella di oggi – anche prima della celebrazione che ne ha fatto “The White Lotus”: il linguaggio – l’immagine – ha forza dirompente.
 
Ha imparato a scrivere Montalbano da Simenon, dalla serie di Maigret impersonato da Gino Cervi che lui ha realizzato come produttore Rai – lo spiega  in un’intervista sul “Corriere della sera” il 12 luglio 2013: “Da produttore del Maigret televisivo… imparai l’arte dello scrivere romanzi gialli seguendo lo sceneggiatore, Diego Fabbri, il quale destrutturava proprio il romanzo, e lo ristrutturava” – “proprio”, cioè per intero: “Da questo smontaggio e rimontaggio imparai a scrivere un giallo….. Anni dopo, quando mi venne in mente di scrivere il primo poliziesco, mi tornò in mente questo lavoro fatto accanto a Diego Fabbri”.
 
Diego Fabbri – Lo scrittore da cui Camilleri diceva di avere imparato l’arte di scrivere un giallo (v. sopra), da tempo dimenticato totalmente – nessuno ne chiese notizia a Camilleri, non durante l’intervista e neppure dopo la sua spiegazione – è stato un commediografo molto presente sulle scene negli anni 1950 e 1960. Molto romagnolo e molto cattolico - il suo “Processo a Gesù”, regia di Orazio Costa, il maestro di Camilleri all’Accademia “Silvio d’Amico”, fu il successo del Piccolo di Milano nel 1955. Autore di “quasi cinquanta drammi” – già nel 1950 aveva rubato la scena a Milano con “Inquiszione”, un dramma che fu portato anche a Parigi. Sceneggiatore di una quarantina di film, nonché di molti teleromanzi Rai, fondatore del sindacato autori teatrali con Bontempelli et al., direttore della “Fiera Letteraria”, insomma una presenza autorevole e ubiqua.
 
Follia – È (anche) un espediente politico – lo è pure letterario, famosamente (“Sarà pure follia, ma c’è del metodo in essa”, il cortigiano Polonio famosamente dice a proposito delle bizzarrie di Amleto). Machiavelli la teorizza al capitolo 2 del libro terzo del “Discorso sopra la prima deca di Titolo Livio”, titolo: “Come egli è cosa sapientissima simulare in tempo la pazzia”. Più di recente teorizzata dal famoso Comma 21 di “Comma 22”, la satira del militarismo di Joseph Heller, del regolamento dell’aviazione americana: “Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo”. Cui segue inevitabile il comma del titolo: “Chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo”.
 
A proposito di Shakespeare: “Sono molti i re pazzi in Shakespeare. Ma non lo è il più cattivo di tutti, Riccardo III” – Siegmund Ginzberg, “Il Foglio” sabato 6.
 
Inglese – Non c’è più l’inglese, constatava Patricia Highsmith in conversazione con Josyane Sauvigneau, ripresa da “Le Monde” in morte della scrittrie, il 7 febbraio 1995: “Muore di divenire una lingua di comunicazione”.
 
Italia – È litigiosa, per costituzione: “Come intuì Machiavelli…la conflittualità endemica è probabilmente l’origine del nostro dinamismo e del nostro spirito creativo”, Alessandro Campi, “Robinson”, 7 settembre: “Il conflitto fratricida è il mito fondante di Roma. Le congiure rinascimentali erano bagni di sangue in famiglia. Il Risorgimento ha avuto una componente di guerra civile. Due guerre civili sono all’origine e alla fine del fascismo. Poi gli anni di piombo. Berlusconia contro antiberlsuconiani… è la nostra storia. Il massimo del particolarismo (e  settarismo) politico in una cornice di cosmopolitismo culturale iniettato nella storia italiana del mito romano imperiale e del cattolicesimo”.
 
Selfie – “C’erano una volta i romanzi, ora qui è tutta autofiction. Un tempo, tra la metà e la fine del XX secolo, la narrativa letteraria attraeva un pubblico enorme. Oggi gli scrittori sono passati alla dittatura dell’io” - Beppe Cottafavi, editor Mondadori.
Gli scrittori o gli editori?
 
Ma delle memorie si pretende che siano “vere”. Non più o meno vere, proprio vere. Su “7” Camilla Baresani può ripercorrere una mezza dozzina di casi in cui l’autore – poi spesso l’autrice – ha dovuto confessare di essersi addossata la storia, in tutto o in parte, per andare in stampa, per farsi notare, per vendere. Anche a costo di affrontare scandali,  anche in tribunale, anche di penali e risarcimenti milionari: J.T.Leroy, “Ingannevole  è il cuore più di ogni cosa”, Misha Defonseca,  “Sopravvivere coi lupi”, James Frey, “In un milione di piccoli pezzi”, Benjamin Nilomirski, “Frantumi. Un’infanzia 1839-1948”, Raynor Winn, “Il sentiero del sale”. Due dei cinque best-seller sfruttavano i cliché  della Shoah, lo sterminio degli ebrei a opera di Hitler.
 
L’autobio non è una novità, ogni scrittore poco o molto ne ha fatto materia. Ma con incidenza e senso diversi. “Alvaro è sempre autobiografico, cioè lirico”, poteva notare dello scrittore calabrese  Umberto Bosco (“Pagine calabresi”, 1975, “ma trascende sempre il suo io, lo dissolve negli altri; negli altri capisce se stesso”…. Un autobiografismo “contrario dell’egocentrismo, la negazione del narcisismo”.
Lo stesso C.Alvaro, nelle Note autobiografiche premesse a “Ultimo Diario” (1959), si pone un limite: Il fatto dell’autobiografia nei libri è da indagare con molta cautela. Quanto a me, mi seccherebbe molto riscrivere quello che ho veduto”.
 
Tragedie – “Ci sono due modi per risolvere una tragedia. Uno è quello di Shakespeare e l’altro quello di Cechov. In Shakespeare alla fine tutti sono morti. La scena è coperta di sangue, e la Giustizia svolazza su tutto. In Cechov sono tutti frustrati e arrabbiati, col cuore a pezzi ma vivi” - Amos Oz, “In terra d’Israele”.

letterautore@antiit.eu

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