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Frantumare l’individuo, il lungo potere maoista
“Nella
primavera del 1967 la Rivoluzione Culturale era in Cina all’apogeo. In un
centro di rieducazione per Famiglie del CCP, il partito Comunista Cinese, una
“sessione di denunce” si concentrava sugli individui “neri” – quelli così
etichettati intendendosi “cattivi elementi” in quella stagione politica
maoista. Sei persone vennero denunciate quel giorno: cinque adulti e un
adolescente, il figlio di XI Zhongxun (1913-2002), che era stato capo della
propaganda e vice-primo ministro, prima di cadere vittima di una purga
brutale”. Con prigione e confino, nel quadro della Rivoluzione Culturale
maoista, governata dalle Guardie Rosse, e del programma di Ritorno alla Terra,
o rieducazione politica.
Una
storia a lieto fine di un regime comunista, che in genere non ne annovera – Mao
“rieducava”, seppure col confino e la fatica (umiliazione) nei campi di lavoro,
e non fucilava.
La
prima vera biografia del presidente cinese – sembra strano ma è così. Thibault,
corrispondente da Pechino, ne fa la recensione. La scena così prosegue:
“L’umiliante berretto d'asino che è costretto a portare in testa perché suo
padre è stato accusato di slealtà verso Mao è così pesante che il ragazzo
tredicenne deve aiutarsi con le mani. Di fronte a lui l’assemblea, a pugni
alzati, urla “abbasso Xi Jinping”. E sua madre non ha altra scelta che fare lo
stesso”.
Il
titolo di “Le Monde” scimmiotta la
Trinità, ma il comunismo cinese è qui per restare, sebbene solo come sistema di
potere e non professare giustizia, eguaglianza, etc., sul vero principio
maoista del potere: frantumare l’orgoglio, l’individuo.
Harold Thibault, The father, the son and the Party, “Le Monde” (leggibile
anche in francese, En Chine, Xi le père, le fils
e le Parti)
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