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domenica 30 gennaio 2011

Poste Italiane fa la cresta all’e-commerce

Le tasse sui libri e i dischi sono specialmente odiose. Specie se vengono messe due e tre volte. Ma non per Tremonti, o chi per lui, insomma per il ministero italiano del Tesoro, che attraverso le sue Dogane e le sue Poste Italiane ci riesce. Ma bisogna essere onesti: non a fini speculativi, il Tesoro non lo fa per incassare, solo per bloccare il famoso mercato. Si sa che Tremonti è un antimercatista, come dice lui. Quindi bisogna bloccare il mercato soprattutto là dove è più conveniente per i consumatori. Una convenienza che nel caso di eBay e di Amazon arriva al 100 e anche al 200 per cento, e quindi è specialmente pericolosa.
Il prezzo dei libri è negli Usa un terzo, mediamente, di quelli europei. Il prezzo dell’abbigliamento è, stessi marchi, stessi modelli, mediamente del 50 per cento inferiore. Ma agli italiani è impedito comprare negli Usa. Anche se nessuna legge lo prevede, non c’è protezionismo italiano o europeo contro gli Usa. Ecco allora cosa le Dogane e le Poste hanno escogitato. Si ordinino, per esempio su Amazon, libri per 40,51 dollari ad aprile del 2008, allora corrispondenti a € 25,80, più 14,46 dollari per trasporto e assicurazione, in totale 54,57 dollari, corrispondenti allora a € 41,35, in un pacchettino di piccole dimensioni. Le Poste pretendono altri 3 euro per spese postali, 2,50 euro per una cosiddetta presentazione in dogana, che non si sa cosa sia, e 2,16 euro di Iva, il 4 per cento, su tutto il valore della spedizione, compreso il trasporto e l’assicurazione. Oppure si ordinino oggi tre Dvd per 21 dollari. Le spese di spedizione siano 9 dollari, pagati all’origine. Alla consegna le Poste esigono 11,50 euro in più, l’80 per cento del costo originario, spese di spedizione incluse: 3 euro per spese postali, 2,50 per la famosa “presentazione in Dogana”, niente dazio, 6,10 euro di Iva, il 20 per cento. Pagare due volte le spese di spedizione, e due volte l’Iva sulla stessa transazioneè una truffa, ma non per Poste Italiane. Per non dire della costosissima, fantomatica, presentazione.
Che sia una truffa il destinatario lo sa quando fa reclamo alle Poste. Le Poste hanno un call center affabile, che risponde e prende nota del vostro reclamo, assicurandovi che riceverete la spiegazione richiesta entro trenta giorni per posta. Il destinatario ne lasci passare sessanta, senza ricevere la promessa lettera, e poi richiami. Gli verrà risposto, con cortesia, che una lettera gli è stata inviata, così risulta nel sito, ma che l’operatore non può leggerla. E gli verrà proposto di rinnovare il reclamo, assicurando che un’altra pratica, con nuovo numero, è stata aperta, in base alla quale riceverà una risposta entro trenta giorni. Il destinatario ne lasci passare sessanta, eccetera. Questa pratica è stata rinnovata tre volte, o quattro, ogni volta completa con numero di identificazione, e potrebbe sicuramente essere rinnovata all’infinito (sono passati quasi tre anni…).
Un’ultima cosa: si sa che uno non fa causa per 15 o 20 euro. Ma la pratica non ha interessato nessuna delle associazioni a protezione dei consumatori – tutte hanno accordi vantaggiosi con Poste Italiane?

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