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domenica 12 aprile 2015

La Teoria della Terra – quando il tedesco era grazia

Le teorie e le informazioni possono essere discutibili e sorpassate, ma l’exploit resta memorabile: al ritorno in Europa nel 1804, dopo quasi sei anni di peripezie, quando sbarcò a Bordeaux, Alexander von Humboldt era famoso quanto Napoleone. Una riedizione che è un’evocazione. Con una patina di antico che non guasta – di come la storia avrebbe potuto essere – e anzi emoziona. Della vecchia Germania, studiosa e amichevole. Alexander e il fratello maggiore, Wilhelm, lo statista, non solo erano belli, intelligenti e prussiani, ma erano anche aperti, apertissimi a ogni diversità: giusti tra i giusti e anche tra gli ingiusti.
Alexander sarà di conforto ancora in tarda età al vecchissimo Goethe. Che Eckermann trova una mattina del 1826 “eccitato e di ottimo umore” per una visita del naturalista: “Lo conosco da tanto tempo eppure torno sempre a meravigliarmi di lui”, per la genialità, la versatilità,  “è come una fontana dai molti zampilli”. Il tipo del tedesco svanito forse con la “società soddisfatta” di Norbert Elias, nella bonaccia tronfia del 1871-1914, e poi con le due terribili guerre all’umanità. Un’albagia che Angela Merkel ha fatto rifiorire e coltiva, col pretesto di contrastarlo - se ne fa la sua forza.
Il nobile Alexander von Humboldt, in cerca di emozioni e di gloria nel mondo ancora poco frequentato della flora e della fauna, s’imbarca nell’esplorazione del Centro America a La Coruña, in Spagna. Con Aimé Bonpland, francese. La spedizione è finanziata dal marchese Raphael D’Urquijo, ministro del governo di Madrid. Anche Bonpland è botanico e geografo, ma più giovane di quattro anni di von Humbodt, che ne ha trenta. D’Urquijo sarà poi segretario dell’ambasciata spagnola a Berlino, e resterà negli annali come innamorato e corrispondente di Rahel Varnhagen – una intellettuale rubacuori negli anni delle guerre napoleoniche. Un quadro oggi inimmaginabile.
Al ritorno dalla spedizione von Humboldt redige le sue cronache in francese “Voyage aux régions équinoxiales du Nouveau Continent”. Si era recato a Parigi per imbarcarsi con Nicolas Baudin in un viaggio a vela intorno al mondo. L’impresa abortì, e allora partì per Marsiglia con Bonpland, per aggregarsi alla missione di Napoleone in Egitto. Varie peripezie portarono i due invece a Madrid, dove con D’Urquijo organizzarono la spedizione in America.
Fu un viaggio di cinque anni, e di 10 mila km., traversata esclusa, a piedi, a cavallo e in canoa. Con la risalita dell’Orinoco, del Rio Negro e del Magdalena. Attraverso Venezuela, Colombia, Ecuador, Perù, Cuba, Guyana, Messico, e sulla vita del ritorno gli Stati Uniti. Non gli esploratori pre-coloniali, al servizio dei governi, ma spiriti liberi, di avventura e di scienza. Contro anzi i miti facili, come l’El Dorado. Di spirito aperto e acuto, colto. L’idea, che Darwin realizzerà in parte, era di elaborare “una complessiva e per ciò stesso critica Teoria della Terra”, da ricercare naturalmente “sotto i fenomeni”. Un’ambizione che accompagnò Humboldt fino alla fine, di “racchiudere in un'opera tutto il mondo materiale, tutto ciò che oggi sappiamo delle apparizioni della volta celeste e della vita sulla Terra”.
Un uomo del suo tempo e tuttavia sempre giusto, dal lato giusto delle cose. Gli esiti scientifici del viaggio furono molteplici: la corrente di Humboldt, la fitogeografia, con la catalogazione di 60 mila piante, di cui 6.300 sconosciute, mappe geografiche ancora oggi accurate, la definizione di meridiani e paralleli. Anche il giudizio politico resta valido. Humboldt fu amico di Bolivar e fautore delle indipendenze americane, e contrario la schiavitù. Di cui riuscirà, dopo mezzo secolo di campagna, a ottenere l’abolizione in Germania. Si devono tra l’altro a Humboldt, che visitò speso l’Italia, ricerche sul Vesuvio che sono ancora in uso per stabilire parametri e scarti delle manifestazioni vulcaniche.
Franco Farinelli riproduce antologicamente un terzo circa dei materiali originari. Con illustrazioni di Stefano Arienti. Un’edizione poco meno che integrale si ebbe trent’anni fa, a cura di Fabienne O. Vallino, con vasta cartografia e molte delle illustrazioni originali.
Alexander von Humboldt, Viaggio alle regioni equinoziali del Nuovo Continente, Quodlibet, pp. 266, ill. € 23

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