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sabato 23 dicembre 2017

Secondi pensieri saviniani - 230

zeulig

Canto – Non amando il canto, e-ma non spiegandosi “il fascino che la voce umana esercita sugli italiani”, il musicista Savinio, che tale era per gli amici a Parigi da giovane, Apollinaire, Breton et al.,  arriva a questa conclusione contraddittoria - vichiano senza saperlo? – dopo aver ribadito la personale avversione alla “«corona» di un tenore”: “Chi assicura che il nostro disprezzo non è incomprensione? Quel più che canto, quell’«urlo» del tenore è forse la più suadente affermazione di un «antropomorfismo sonoro» che noi ignoriamo perché «non ne sentiamo la ragione», è forse la testimonianza più convincente che l’uomo è signore in terra”.
Il canto ha la “potenza del verbo”, riflette ancora il musicista Savinio, al di là delle parole, delle cose dette. E ricordando le interpolazioni di canti “in varie parti dei poemi omerici”, di personaggi-eroi, di gesta, di immagini portentose, si dice: “Forse l’effetto è quello di un personaggio anche maggiore: di un Dio”. Per “la potenza del verbo” – “Il canto dopo tutto non è se non «parola cantata» e dunque parola più «efficace»” (Alberto Savinio, “Scatola sonora”, d. Einaudi, pp. 410-411).

Contrappunto – “Il contrappunto è il moto «interno»della musica”. Il contrappunto, - “questo continuo rinnovamento cellulare della musica” - “non solo dà vita alla musica – una vita astratta, artefatta (intendi: fatta con arte), aerea – ma le dà anche salute, perpetua freschezza. La s coperta del contrappunto…. è la scoperta di conservare la musica in condizioni di perpetua freschezza. È per questo che Bach è sempre giovane” (Id., p. 416). Però.
Però è “nella musica drammatica”, nel melodramma, che “si perpetua l’eroica solitudine del pensiero di Eraclito”: “Il contrappunto è nella musica ciò che la dialettica è in filosofia. È la dimostrazione del principio che «da cosa nasce cosa»”. Non è musica: “È l’analogia in musica dello sviluppo cellulare della vita organica” (Ib.).   

Creazione – “C’è analogia tra il miracolo della creazione e il funzionamento dell’accendino”, trova il multiverso Savinio a proposito di Erik Satie (Id., p.281). Può scattare subito, “al primo colpo di pollice, la fiammella si leva su come un pennacch etto azzurro”, altre volte scintilla “ma fiammella non appare”, altre “la rotella rimane nera”. Funziona come lo Zippo, l’accendino americano.

Critica – “Chi ha detto che la sola funzione della critica è di criticare? La critica ha una funzione molto più importante, che è di inventare” (Id., p. 300).

Forma – “È per definizione il falso” (Id., p. 167) – la Gestalt.

Ignoranza – “Di rado l’ignoranza è schietta.  Quasi sempre è sorretta dallo studio, dal ragionamento, da una specie di intelligenza” – (id., 290).

Ironia L’ironista Savinio la vuole compassionevole: “Fine dell’ironia, diversamente da come credono i più, non è di porre uomini e cose in burla, ma di scoprire, velatamente e indirettamente, la verità più riposta in fondo agli uomini e alle cose, così da on offenderli, da non guastarli, da non colpirli a morte, come avverrebbe se questa riposta verità fosse tirata fuori direttamente e senza gli accorgimenti, la delicatezza, l’ «anestesia» che in questa operazione, di tutte la più amara, mette l’ironia.
“Donde viene quella commozione dolce, quel compatimento, che l’ironia praticata con profondità suscita nell’animo? Viene appunto dalla «compassione», da un sentire comune che l’ironia stende tra noi e gli altri”

Ortodossia – Il “greco” Savinio la lega ai riti eleusini, dei misteri: culto “profondamente greco, di più eschileo”, “che conserva tuttora l’oscurità delle origini, che non si è «liberato» dell’oscurità delle origini. Iconostasio. Messa «nascosta». Penombra della chiesa. Dio misterioso”  – “Scatola sonora” (Ib., p.166. E ancora (p.169: “Il più profondo dello spirito greco si continua nella Chiesa ortodossa, nei suoi culti gelosi e segreti, nel suo eleusinismo, nel suo ecatismo”.

Postmoderno - Dopo l’opera aperta, già negli anni 1920-1930, la non opera era presagita da Savinio attorno al 1940, a proposito del”Peer Gynt” di Werner Egk. Per incostanza? Per civiltà? Dopo il flusso di coscienza ma prima della scrittura automatica, orale (al dittafono, al magnetofono), autoptica: “Arrivati a un certo grado di civiltà mentale, l’opera conchiusa non si sopporta più”. Esempio: “La lettura che ancora riusciamo a sopportare sono i libri turistici di Stendhal”.

zeulig@antiit.eu

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