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martedì 10 novembre 2020

Rommel, la volpe della Padania

“In una condizione tendenzialmente sub-umana com’è quella di un esercito in guerra” Morselli pacifista fa risolvere anticipatamente la Grande Guerra con un’azione di commando austriaca, organizzata e comandata dal capitano tedesco Rommel, che dalla Valtellina dilaga in Lombardia fino a Brescia, prendendo l’esercito italiano alle spalle. Un’idea geniale. Fatta sbocciare da Morselli in un’Austria tirolese, marginale, minuta, piccoli borghi, piccoli fiumi, piccole perfino le montagne. Benché sotto al sigla ubiqua A.E.I.O.U., che Federico III (1415-1493), il creatore della dinastia asburgica, aveva voluto su tutti gli oggetti e i palazzi imperiali – “Alles Erdreich ist Österreich Untertan”, o, in latino, “Austriae est imperari orbi universo”,  Austria über alles, il vizio è antico. Poi Morselli ci deve aver preso gusto, e l’accerchiamento replica, con Ludendorff in Francia. Replica due volte: con von Tirpitz, l’ammiraglio, contro l’Inghilterra, aggirata dalle isole irlandesi. E il divertimento non c’è più, solo lunghi, probabilmente ingegnosi, piani militari. Anzi, un tedioso manuale di Arte militare.
Morselli abbozza anche un aggiramento degli Stati Uniti, con Lenin che un po’ va un po’ viene inviato negli Stati Uniti invece che in Russia. Ma poi si deve essere stancato anche lui. Peccato, aveva cominciato con un delizioso personaggio, un ambiente e una vicenda da fine impero. Musiliani senza il sopracciò critico - Musil è anzi sbeffeggiato – e di sottile graziosa ironia. Protagonista uno “speculativo von Allmen”, maggiore dello Stato maggiore, cultore delle chiesette disusate e pittore della domenica - “aspirante alla Biennale”.
Con un curioso apprezzamento dell’ordine germanico. Le occupazioni militari sono pacifiche: generose, provvide, liberatorie. Gli eserciti germanici quasi perfetti – Morselli li loda col razzista britannico Houston Chamberlain: “Le forze militari tedesche sono le prime istituzioni morali che esistano oggi al mondo”. Il made in Germany è il giusto contraltare all’introspezione. Una celebrazione ripetuta tre o quattro volte – forse per questo non tradotta in tedesco, dove si è tradotto praticamente tutto di Morselli.
Nel mezzo una garbata contestazione della storia, dello storicismo. Con applicazioni, però, paradossali: la Germania doveva vincere la Grande Guerra, solo questo sarebbe stato giusto e buono, ma i tedeschi sono fatti male… È su questo argomento che Morselli innesta il secondo e il terzo aggiramento tedesco, interminabili. Con un solo senso, altro paradosso per un pacifista: la celebrazione del militarismo tedesco, tutto Blitz, intelligenza, risparmio, cavalleria, generosità. Perfino quando tenta il colpo di Stato.
Guido Morselli,
Contro-passato prossimo, Adelphi, pp.261 € 24

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