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sabato 8 luglio 2017

Lo Stato-mafia di Caselli e Violante

La vicenda Contrada è un fatto di diritto: il ristabilimento da parte della Corte Europea della non retroattività della norma, il concorso esterno in associazione mafiosa – norma peraltro confusa . Un fatto di civiltà minima del diritto, di cui in questi ultimi venticinque anni il giudiziario ha fatto strame. Ma il fatto è anche politico, e coinvolge la gestione Caselli-Violante della Procura di Palermo.
Contrada fu arrestato a Natale del 1992. Mori e De Donno, i capi dei Carabinieri a Palermo, furono mandati a processo diciotto mesi dopo. Imbracare Polizia e Carabinieri si può certo fare se ci sono colpe. Ma nei due casi non ci sono state, e le iniziative sensazionali della Procura hanno solo avuto l’effetto di sterilizzare l’apparato repressivo. L’esito è che da vent’anni non c’è più mafia a Palermo e dintorni. Non nei tribunali. Carabinieri e Polizia si limitano a compilare dossier, in genere di fatti noti, e aspettano. Qualche politico è stato colpito, ma senza referenti: c’è il concorso ma non c’è il mafioso. Se c’è stato uno Stato-mafia, è questo.
Nessun complotto, l’incapacità basta e avanza. I sostituti su cui Caselli e Violante hanno fatto perno erano quelli di cui il Capo dei giudici istruttori Chinnici apertamente non si fidava, dicendoli “manutengoli” Dc. E Ingroia.
Il duo ha anche imbastardito il pentitismo. Passando sopra con superficialità a tutte le dighe che gli Usa, dove l’accorgimento investigativo era stato messo a punto, avevano eretto contro questi testimoni delinquenti. Le audizioni da Violante furono apoteosi. Buscetta fu un eroe. Mutolo anche, benché sia scomparso dopo avere inguaiato Contrada – Mutolo, sarà uno scherzo? 
Un complesso sempre formidabile. Di Chinnici è tuttora proibito coltivare la memoria, c’è riuscito solo Pif, un comico.

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