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mercoledì 26 novembre 2025

Tokyo dice Cina per non dire riarmo

Il militantismo anticinese di Sanae Taichi, primo gesto della premier giapponese appena eletta, si riallaccia al riarmo variamente decretato nel dodicennio di premierato di Shinzo Abe. Un riarmo anche nucleare, con la possibilità di operare anche fuori ai confini nazionali, dichiaratamente anti-cinese – decretato per contrastare la bellicosità della Corea del Nord e il riarmo cinese. La Cina è dunque il fronte più impegnativo della politica militare giapponese.
Il militantismo non ha però scalfito i legami economici. Non per ora. La Cina resta il principale partner commerciale del Giappone – il secondo mercato per le esportazioni e il primo per le importazioni. E il Giappone è il secondo o terzo maggior mercato di esportazioni della Cina, dietro agli Stati Uniti e, qualche anno, alla Corea del Sud. Nel 2024 gli scambi sono ammontati in totale a 308 miliardi di dollari.
Contro le iniziative pro-Taiwan della premier Taichi, Pechino ha messo ora il Giappone al primo posto tra i paesi sconsigliati ai suoi turisti. Il turismo cinese è al primo posto in Giappone, per numero e per spesa.
I mercati non credono a una riduzione sensibile dei rapporti. Il militantismo anti-cinese di Abe e Taichi sarebbe a copertura del riarmo giapponese. Deciso e perseguito come disegno autonomo – parte della rinnovata assertivenes nipponica nel Pacifico. La disputa sulle isole Senkaku, nel mar Cinese Orientale, è di minore importanza di quella sulle isole Kurili, che vede il Giappone in lite con la Russia senza particolare animosità.

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