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venerdì 31 ottobre 2025

Letture - 594

letterautore

Regina Burckhardt Bardili – La bisavola materna (1599-1669) di Hölderlin François Fédier dice “capostipite di molti fra i più illustri scrittori tedeschi”. Detta la “signora dello spirito” sveva. Dalla sua numerosa figliolanza, col pastore poi spretato e medico Carl Bardili, nascquero Uhland, Wilhelm Hauff, Hölderlin, Ottilie Wildermuth, la scrittrice per bambini, Justinus Kerner, il medico scrittore di Ludwigsburg, e Friedrich Schelling, il filosofo. Nonché altri “poeti svevi” (di Germania naturalmente, non di Sicilia, come vorrebbe l’IA) – la targa commemorativa la dice “madre spirituale sveva”, oltre che “personalità rara e forte”.
 
Hőlderlin – Si diceva e si firmava volentieri Scardanelli, nei lunghi anni della “pazzia”. Un nome italiano, di cui però non si conosce l’etimo e non esiste un repertorio, in nessuna regione d’Italia. Suona lombardo-veneto – e questo potrebbe  spiegare la sua declinazione in ambito austro-tedesco. Uno Scaramelli era l’ambasciatore veneziano a Londra ai funerali della regina Elisabetta – quella di Shakespeare. Non propriamente presente, la repubblica veneziana non volendo dispiacere al papa, ma come tutti gli ambasciatori di Venezia bene informato nei suoi rapporti confidenziali.
 
La bio più veridica di Hölderlin curiosamente si trova in una lettera di Ernst Zimmer, il falegname (colto: non solo sapeva scrivere, aveva anche letto Hőlderlin) che lo ospitò in casa, al piano alto, per 36 dei suoi 73 anni - una lettera del 22 dicembre 1833 (Hőlderlin vivrà ancora dieci anni): “L’infelice H. era destinato alla sventura fin dal ventre materno. Mentre sua madre era incinta di lui, fece il voto che se fosse stato maschio lo avrebbe destinato al signore, come diceva, cioè farlo diventare teologo. Quando giunse il momento di andare in seminario, H. cercò di resistere, voleva diventare un medico, ma la sua religiosissima madre lo costrinse e così contro la sua volontà divenne teologo. Quando finì gli studi, l’allora cancelliere Leebret volle riceverlo come parroco in Wolfenhausen e che sposasse per questo sua figlia, ma H. rifiutò l’offerta, per primo perché non voleva obbligarsi per il servizio e poi perché non aveva mai avuto inclinazione alla teologia e non avrebbe mai potuto familiarizzarsi con essa, mentre gli piaceva molto la filosofia della natura. In seguito H. andò a Francoforte come istitutore nella casa di un ricco commerciante di nome Gontard, dove divenne molto intimo della padrona di casa, da ciò nacque un dissidio, H. lasciò la casa e si ritirò a Homburg…”.
In effetti, orfano di padre a due anni, di patrigno a nove, figlio della madre, ribelle (non farà il pastore, per cui aveva i titoli, ma solo l’istitutore), ma per questo sempre innamorato di una sola  unica donna, Suzette, un amore di sguardi e parole.
Muore nel 1843, di 73 anni, vergine, di cui 36 in cattività, dal falegname Zimmer. Cattività per modo di dire, è operosa: disegna e scrive, saggi e poesie – scrive bene, con la rima, con la metrica, con idee fini. Negli ultimi anni firmandosi con nomi di fantasia, italianati, Scardanelli, Salvator Rosa, Buonarotti (sic), Rosetti.
 
Letterato esistenziale – Una (rara) figura satirica di Heidegger al § 128 del quaderno “nero” XIII: tutto “spirito” e “valori supremi”, “che naturalmente legge «Hölderlin» e «Nietzsche», tiene in considerazione Spengler e Jünger, conosce Rilke e avverte inclinazioni romantiche verso la chiesa cattolica, rende attuale Pascal e non dimentica l’elemento popolare”.
 
Manomorta – Data dallo scisma protestante, in Inghilterra prima che in Germania e in Francia: i nuovi ricchi di Enrico VIII furono numerosi e subito potenti, come lo saranno i boiardi nell’Est Europa alla dissoluzione dell’Unione Sovietica, appropriandosi di abbazie e ricche parrocchie. Ne fa il caso Ramie Targoff, la filologa americana di italianistica e di anglistica, a proposito degli svelti arricchimenti – con titolo onorifico – dei coniugi di alcune delle sue “Sorelle di Shakespeare”.
 
Ottava rima – “Il salmo78” del Salterio Sidney (la traduzione di Philip Sidney e della sorella Mary), “il secondo più lungo di tutti i salmi, è nella sofisticata forma italiana dell’ottava rima (abababcc)” – Ramie Targoff, “Le sorelle di Shakespeare”, 79. La “stanza” ritmica, “cantabile”, quella dell’“Orlando Furioso”, dei poemi epico-cavallereschi, e ora dei residui cantastorie.
 
Pasolini – È uno “preciso”, con molta cura di sé. Si pubblicano per i cinquanta anni della morte molte foto anche inedite (i nudi commissionati da ultimo a Pederiali), e in tutte Pasolini appare in posa, e estremamente curato, dalla pettinatura alla calzatura. Non se ne trova una “istantanea”, rubata, a sorpresa, o con figura per qualche motivo scomposta. Pasolini è sempre in posa, e con l’abbigliamento giusto – quello (che riteneva) adatto all’occasione. Anche dei nudi, si precisa che non sono pose rubate, ma al contrario contrattate e organizzate, nei dettagli.
 
Si confessa impolitico, scrivendo al\del fratello Guido, ucciso in montagna da altri partigiani (negli scritti commemorativi recuperati da Graziella Chiarcossi come “Lettera al fratello”, p. 21): “In quelle questioni di patriottismo eri cieco… mentre io ero come protetto da quel mio continuo sognare e vivere dentro me stesso, e da quella mia assoluta sfiducia in ogni illusione che non fosse puramente mia”. Come a dire che la Resistenza non meritava.
Pasolini ha nell’Occupazione lo stesso sentimento di Pavese (il Pavese del famoso “Taccuino segreto”) – al quale però è molto rimproverato.
 
Un Pasolini “schivo, a tratti burbero”, ricorda il barbiere di Torpignattara a Roma, Franco Umbro, che qualche volta gli fece i capelli (lui dice la barba) durane le riprese di “Accattone”.
Lo stesso lo ricordava, “scostante, superbo”, il signor Mario, del salone in via Carini al piano terra dello stabile dove Pasolini ha abitato per un periodo, vicino dei Bertolucci – Attilio Bertolucci era invece “comunicativo”, cioè accettava di conversare.
 
Philip Sidney
– Il poeta petrarchesco, a lungo favorito della regina Elisabetta I, dedicatario, ancora in vita e ai suoi vent’anni, di Giordano Bruno (“Spaccio de la bestia trionfante”, “Degli eroici furori”), morto di soli 32 anni in guerra in Olanda, “fu onorato con uno dei più grandiosi funerali mai organizzati per qualcuno fuori della famiglia reale”, racconta Ramie Targoff  trattando di Mary Sidney, la sorella, una delle sue “Sorelle di Shakespeare”: “Storici moderni lo hanno paragonato al funerale per Winston Churchill”. Se ne era fatto un eroe della guerra contro la Spagna nelle Fiandre – era morto ad Arnhem di cancrena, quattro settimane dopo una ferita al ginocchio non curata. Il funerale, opina Targoff, serviva anche a distrarre l’attenzione: la cerimonia si tenne “otto giorni dopo che Mary, la regina di Scozia, era stata decapitata”. E “dopo che la salma era stata tenuta per tre mesi nella chiesa di Holy Trinity, Minories, mentre il suocero provava a risolvere la questione dei debiti enormi che il poeta si lasciava dietro”. Da questa chiesa, nell’East London, “un corteo di settecento notabili marciò fino alla cattedrale di St. Paul”, e le strade erano cosi affollate che i partecipanti ufficiali alla cerimonia ebbero difficoltà a seguire la bara.
 
Marcella Spann Booth - Alain Elkann, “Il silenzio di Pound”, p. 77, le attribuisce una relazione col poeta - una delle di lui tante, secondo Elkann, anche se Pound risulta essere stato piuttosto monogamo. In realtà Marcella Spann frequentò Pound negli anni in cui era detenuto in America in ospedale psichiatrico. Collaborando, da americanista, all’antologia poetica “Confucius to Cummings”, partendo dalle traduzioni di Confucio che Pound aveva operato in gioventù. Fu, principalmente per questo, destinataria di numerose missive – la corrispondenza ammonta a circa 700 lettere.
Il contenuto del lascito Spann Booth nella collezione manoscritti dello Harry Ransom Center (“10 scatole, 3 scatole di grandi dimensioni, 4,87 piedi lineari”) è così sintetizzato: “La collezione Marcella Spann Booth di Ezra Pound è composta da voci di diario, bozze di manoscritti, frammenti e appunti di poesie, bozze di stampa, corrispondenza, ritagli di giornale, fotografie, materiale pubblicato, un album di ritagli e cimeli relativi al poeta Ezra Pound e alla professoressa Marcella Spann Booth”.
 
Titania - Ma non è la lady Chatterley di D .H.Lawrence? La Regina delle Fate di Shakespeare, “Sogno di una notte di mezza estate”, che al risveglio da un incantesimo s’innamora di Bottom – il fondo schiena, un bruto dalla testa d’asino.  

letteratore@antiit.eu

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