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Regina
Burckhardt Bardili
– La bisavola materna (1599-1669) di Hölderlin François Fédier dice
“capostipite di molti fra i più illustri scrittori tedeschi”. Detta la “signora
dello spirito” sveva. Dalla sua numerosa figliolanza, col pastore poi spretato
e medico Carl Bardili, nascquero Uhland, Wilhelm Hauff, Hölderlin, Ottilie
Wildermuth, la scrittrice per bambini, Justinus Kerner, il medico scrittore di
Ludwigsburg, e Friedrich Schelling, il filosofo. Nonché altri “poeti svevi” (di
Germania naturalmente, non di Sicilia, come vorrebbe l’IA) – la targa commemorativa
la dice “madre spirituale sveva”, oltre che “personalità rara e forte”.
Hőlderlin – Si diceva e si firmava
volentieri Scardanelli, nei lunghi anni della “pazzia”. Un nome italiano, di cui
però non si conosce l’etimo e non esiste un repertorio, in nessuna regione d’Italia.
Suona lombardo-veneto – e questo potrebbe
spiegare la sua declinazione in ambito austro-tedesco. Uno Scaramelli era
l’ambasciatore veneziano a Londra ai funerali della regina Elisabetta – quella
di Shakespeare. Non propriamente presente, la repubblica veneziana non volendo
dispiacere al papa, ma come tutti gli ambasciatori di Venezia bene informato
nei suoi rapporti confidenziali.
La bio più veridica di Hölderlin curiosamente
si trova in una lettera di Ernst Zimmer, il falegname (colto: non solo sapeva
scrivere, aveva anche letto Hőlderlin) che lo ospitò in casa, al piano alto,
per 36 dei suoi 73 anni - una lettera del 22 dicembre 1833 (Hőlderlin vivrà ancora dieci anni):
“L’infelice H. era destinato alla sventura fin dal ventre materno. Mentre sua
madre era incinta di lui, fece il voto che se fosse stato maschio lo avrebbe
destinato al signore, come diceva, cioè farlo diventare teologo. Quando giunse
il momento di andare in seminario, H. cercò di resistere, voleva diventare un
medico, ma la sua religiosissima madre lo costrinse e così contro la sua
volontà divenne teologo. Quando finì gli studi, l’allora cancelliere Leebret volle
riceverlo come parroco in Wolfenhausen e che sposasse per questo sua figlia, ma
H. rifiutò l’offerta, per primo perché non voleva obbligarsi per il servizio e
poi perché non aveva mai avuto inclinazione alla teologia e non avrebbe mai
potuto familiarizzarsi con essa, mentre gli piaceva molto la filosofia della
natura. In seguito H. andò a Francoforte come istitutore nella casa di un ricco
commerciante di nome Gontard, dove divenne molto intimo della padrona di casa,
da ciò nacque un dissidio, H. lasciò la casa e si ritirò a Homburg…”.
In effetti, orfano di padre a due anni, di patrigno a
nove, figlio della madre, ribelle (non farà il pastore, per cui aveva i titoli,
ma solo l’istitutore), ma per questo sempre innamorato di una sola unica donna, Suzette, un amore di sguardi e
parole.
Muore
nel 1843, di 73 anni, vergine, di cui 36 in cattività, dal falegname Zimmer.
Cattività per modo di dire, è operosa: disegna e scrive, saggi e poesie –
scrive bene, con la rima, con la metrica, con idee fini. Negli ultimi anni
firmandosi con nomi di fantasia, italianati, Scardanelli, Salvator Rosa,
Buonarotti (sic), Rosetti.
Letterato
esistenziale – Una (rara) figura satirica di Heidegger al § 128 del quaderno “nero” XIII: tutto “spirito” e
“valori supremi”, “che naturalmente legge «Hölderlin» e «Nietzsche», tiene in
considerazione Spengler e Jünger, conosce Rilke e avverte inclinazioni
romantiche verso la chiesa cattolica, rende attuale Pascal e non dimentica
l’elemento popolare”.
Manomorta – Data dallo scisma
protestante, in Inghilterra prima che in Germania e in Francia: i nuovi ricchi
di Enrico VIII furono numerosi e subito potenti, come lo saranno i boiardi nell’Est
Europa alla dissoluzione dell’Unione Sovietica, appropriandosi di abbazie e ricche
parrocchie. Ne fa il caso Ramie Targoff, la filologa americana di italianistica
e di anglistica, a proposito degli svelti arricchimenti – con titolo onorifico –
dei coniugi di alcune delle sue “Sorelle di Shakespeare”.
Ottava rima – “Il salmo78”
del Salterio Sidney (la traduzione di Philip Sidney e della sorella Mary), “il
secondo più lungo di tutti i salmi, è nella sofisticata forma italiana dell’ottava
rima (abababcc)” – Ramie Targoff, “Le sorelle di Shakespeare”, 79. La
“stanza” ritmica, “cantabile”, quella dell’“Orlando Furioso”, dei poemi
epico-cavallereschi, e ora dei residui cantastorie.
Pasolini – È uno “preciso”,
con molta cura di sé. Si pubblicano per i cinquanta anni della morte molte foto
anche inedite (i nudi commissionati da ultimo a Pederiali), e in tutte Pasolini
appare in posa, e estremamente curato, dalla pettinatura alla calzatura. Non se
ne trova una “istantanea”, rubata, a sorpresa, o con figura per qualche motivo
scomposta. Pasolini è sempre in posa, e con l’abbigliamento giusto – quello
(che riteneva) adatto all’occasione. Anche dei nudi, si precisa che non sono
pose rubate, ma al contrario contrattate e organizzate, nei dettagli.
Si confessa impolitico, scrivendo al\del fratello Guido, ucciso in
montagna da altri partigiani (negli scritti commemorativi recuperati da Graziella
Chiarcossi come “Lettera al fratello”, p. 21): “In quelle questioni di
patriottismo eri cieco… mentre io ero come protetto da quel mio continuo sognare
e vivere dentro me stesso, e da quella mia assoluta sfiducia in ogni illusione
che non fosse puramente mia”. Come a dire che la Resistenza non meritava.
Pasolini ha nell’Occupazione lo stesso sentimento di Pavese (il Pavese
del famoso “Taccuino segreto”) – al quale però è molto rimproverato.
Un Pasolini “schivo, a tratti burbero”, ricorda il barbiere di Torpignattara
a Roma, Franco Umbro, che qualche volta gli fece i capelli (lui dice la barba)
durane le riprese di “Accattone”.
Lo stesso lo ricordava, “scostante, superbo”, il signor Mario, del salone
in via Carini al piano terra dello stabile dove Pasolini ha abitato per un
periodo, vicino dei Bertolucci – Attilio Bertolucci era invece “comunicativo”,
cioè accettava di conversare.
Philip Sidney – Il poeta petrarchesco,
a lungo favorito della regina Elisabetta I, dedicatario, ancora in vita e ai
suoi vent’anni, di Giordano Bruno (“Spaccio de la bestia trionfante”, “Degli
eroici furori”), morto di soli 32 anni in guerra in Olanda, “fu onorato con uno
dei più grandiosi funerali mai organizzati per qualcuno fuori della famiglia reale”,
racconta Ramie Targoff trattando di Mary
Sidney, la sorella, una delle sue “Sorelle di Shakespeare”: “Storici moderni lo
hanno paragonato al funerale per Winston Churchill”. Se ne era fatto un eroe
della guerra contro la Spagna nelle Fiandre – era morto ad Arnhem di cancrena,
quattro settimane dopo una ferita al ginocchio non curata. Il funerale, opina
Targoff, serviva anche a distrarre l’attenzione: la cerimonia si tenne “otto giorni
dopo che Mary, la regina di Scozia, era stata decapitata”. E “dopo che la salma
era stata tenuta per tre mesi nella chiesa di Holy Trinity, Minories, mentre il
suocero provava a risolvere la questione dei debiti enormi che il poeta si lasciava
dietro”. Da questa chiesa, nell’East London, “un corteo di settecento notabili marciò
fino alla cattedrale di St. Paul”, e le strade erano cosi affollate che i partecipanti
ufficiali alla cerimonia ebbero difficoltà a seguire la bara.
Marcella Spann
Booth -
Alain Elkann, “Il silenzio di Pound”, p. 77, le attribuisce una relazione col poeta
- una delle di lui tante, secondo Elkann, anche se Pound risulta essere stato piuttosto
monogamo. In realtà Marcella Spann frequentò Pound negli anni in cui era
detenuto in America in ospedale psichiatrico. Collaborando, da americanista, all’antologia
poetica “Confucius to Cummings”, partendo dalle traduzioni di Confucio che
Pound aveva operato in gioventù. Fu, principalmente per questo, destinataria di
numerose missive – la corrispondenza ammonta a circa 700 lettere.
Il contenuto del
lascito Spann Booth nella collezione manoscritti dello Harry Ransom Center (“10
scatole, 3 scatole di grandi dimensioni, 4,87 piedi lineari”) è così sintetizzato:
“La collezione Marcella Spann Booth di Ezra Pound è composta da voci di diario,
bozze di manoscritti, frammenti e appunti di poesie, bozze di stampa,
corrispondenza, ritagli di giornale, fotografie, materiale pubblicato, un album
di ritagli e cimeli relativi al poeta Ezra Pound e alla professoressa Marcella
Spann Booth”.
Titania - Ma non è la
lady Chatterley di D .H.Lawrence? La Regina delle Fate di Shakespeare, “Sogno di
una notte di mezza estate”, che al risveglio da un incantesimo s’innamora di
Bottom – il fondo schiena, un bruto dalla testa d’asino.
letteratore@antiit.eu

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