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giovedì 30 ottobre 2025

Pasolini nostalgia

Una raccolta di interventi brevi, ricordi, evocazioni, letture di Pasolini, e qualche analisi. Sul tema: “La sua forza 50 anni dopo”. Perfino crescente, si direbbe, oggi più vasta, se non più robusta, di quando fu ucciso. Testi vari ma tutti curiosamente virati a “salvare” di Pasolini la poesia. Più che – come ci si aspetterebbe da un quotidiano – il suo impegno civile, giornalistico. Da ultimo con i famosi “fondi” corsari, allarmati e allarmanti, sul Corriere della sera”. Il rifiuto del presente, l’insofferenza per l’“Italietta” - “L’Italietta è piccolo-borghese, fascista, democristiana” di una lettera a Calvino.
Con articoli sulla morte tragica: la scoperta del cadavere, l’idroscalo, “Pommidoro”. “Biondo Tevere”. Goffredo Bettini illustra la curiosa benevolenza che sempre riservava a lui e agli altri “giovani del Pci”. Matteo Palumbo la passione per il calcio, sport di contatto ma di squadra. Silvia De Laude, la curatrice con Siti dei “Romanzi e racconti” di Pasolini nei Meridiani, fa uno spaccato della “scrittura” del secondo Novecento, al tempo della nascente industria editoriale – che ha ribaltato il laboratorio creativo: “Ragazzi di vita”, in fattura dal 1950, “finito” dall’autore il 13 aprile 1955 e subito mandato dalla redazione in composizione, “in tempo per poter partecipate al premio Strega”, bloccato da Livio Garzanti per timore di un sequestro per oscenità, viene rapidamente censurato in bozze dallo stesso autore all’inizio di maggio.
Vittorio Giacopini, “Il profeta e il poliziotto”, prova ad addentrarsi nelle incoerenze del personaggio, tra il “desiderio folle di regresso” e il “non c’è niente di più bello che inventare giorno per giorno il linguaggio della protesta”. Pasolini non ci perderebbe se contradetto – molto intelligente, e per questo più narcisista. Giacopini parte col corvo di “Uccellacci e uccellini”: “È il suo autoritratto in maschera, e un enigma”. Non propriamete un enigma, sotto l’aureola - lo studioso di Orwell, Chiaromonte, Camus avrebbe potuto fare un passo avanti.
Il contributo critico più interessante è di Davi Pessoa, che smonta e rimonta “Petrolio”. Il libro che Pasolini voleva “una sorta di «riassunto» di tutte le esperienze, di tutti i miei ricordi”. Ma di cui ha lasciato una babele, di testi e di propositi - “siamo convocati dallo «scrittore argonauta» a vivere un altro «schema di viaggio», ancora da farsi” (da solo, in automatico?).
Con una cospicua documentazione fotografica. Che accentua il contrasto - che non si rileva, benché forte, quasi indisponente - tra propositi, modi di vivere, affetti, per come dichiarati, sempre movimentati, e il Pasolini invece “preciso”. In posa in tutte le foto, anche quelle di scena, suppostamente rubate (in realtà programmate). E in abbigliamento in ordine, sempre “giusto” per l’occasione, comprese le tenute da calcio, o i nudi, autoindulgenza da cinquantenne, ordinati a Pederiali con minuzia, angolazioni, luci, tagli – il lato Mishima, D’Annunzio, o più semplicemente Malaparte.
AA.VV., Rivoluzione Pasolini, “la Repubblica”, 2 voll., pp. 167 + 143, s.p. (gratuito col quotidiano)

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