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Se lo sfacelo ex Agnelli è colpa dell’allenatore
Un centravanti che fa fare gol al
terzino avversario, nella propria porta, roba da Ridolini, era ancora da vedere
in campo. Comprato a caro prezzo, come uno che fa molti gol – mentre di suo non
gliene riesce nemmeno uno.
Succede alla Juventus, il club degli Agnelli,
con l’ultimo acquisto strombazzato come letale – giustamente? Ma la colpa è
dell’allenatore, non di chi ha fatto l’affare. Che non è l’unico, sono ormai una
dozzina gli acquisti di brocchi a Torino, a caro prezzo.
L’eredità Agnelli, l’impero d’Italia, è
una serie di rovine, in tutti i settori non solo nel calcio. Dove hanno vinto
quando hanno avuto dirigenti capaci, Giraudo e Moggi prima, poi Marotta - che
variamente hanno provveduto a liquidare. Quella del calcio è un aspetto minore
della rovina, dopo quella della Fiat-Chrysler, ora perfino di Ferrari. Il capitalismo
familiare è alla moda in Italia, gettonato anche dai giornali di Elkann, l’ex
signor Fiat, ma il suo caso maggiore è da spavento.
Nel calcio è tale l’insipienza che si
vorrebbe fosse la coperta di un qualche mercato corrotto, di affari poco puliti –
tangenti, sfioramenti, pizzo. - dietro l’apparente scelleratezza di gestione.
Ma può darsi che non ci sia nemmeno quello – e non per buon’animo.
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