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venerdì 31 ottobre 2025

Pasolini narcisista

Elsa Morante e Pasolini, un rapporto fraterno (materno), finito male. Si dice dopo Valle Giulia, la solidarietà di Pasolini con i poliziotti. Bardotti invece trova la frattura precedente, nel 1964. E, ben delineata, di diversa natura: Morante rimprovera Pasolini di ipocrisia – una forma, si direbbe, di malapartismo, un rimestare sapiente ma “borghese”, e anche opportunista.
Nel 1964 Pasolini pubblicava la raccolta “Poesia in forma di rosa”. Nella quale “Elsa scorgerà una radice narcisistica e una vena di populismo che non aprezzerà”, e “scrive e invia all’amico un testo «scherzoso», ‘Madrigale in forma di gatto’, un calligramma”. Scherzoso tra virgolette è la parola giusta: è una critica, anche violenta. La stessa studiosa non può non rilevarlo: “Lo accusa di ipocrisia, di finto amore, di malafede ideologica”. Sottovaluta l’accusa perché parte dal presupposto che Pasolini doveva essere per Morante “il nuovo Rimbaud”, mentre era uno che cavalcava il mainstream. Il che è opinabile, l’attesa di un nuovo Rimbaud – da parte di Elsa Morante?
Per Bardotti Rimbaud è un benchmark, già autrice di “Una lunga stagione in inferno. Rimbaud nell’opera di Pasolini”. Ma non persuasivo nel caso di Elsa Morante. I rapporti si raffreddano. Finiranno del tutto nel 1971, quando Ninetto Davoli decide di sposarsi, per la disperazione di Pasolini, col plauso di Elsa Morante. Ma non ce n’erano già da qualche anno.
Non c’è ingiuria che il calligramma non sollevi, sotto la forma parodistica, già dal titolo, “Madrigale in forma di gatto”, non tanto scherzosa – questo il testo, pubblicato nella raccolta Einaudi delle “Lettere” di Pasolini, a cura di Nico Naldini:
“La rosa è la forma delle beatitudini.
Beata l’angoscia in forma di rosa.
Beato il disordine e la libidine sanguinosa
la passione di sé invereconda gli eccessi di velocità e
le orge funebri
il nero rifiuto dello sposalizio le bandiere dell’oltran-
za le corazze dell’ignoranza
i vari equivoci dell’egoismo le mascherate degli
stracci
le carità pretestuose le immondizie deificate
i pregiudizi di casta l’alibi storicistico
le complicità attuali, l’adorazione ai padri farisei, la
paura della castrazione
il candido tradimento il pianto vantone
la corda sentimentale e la spada della ragione
beate le secrezioni i visceri della letteratura l’oratorio
la mistificazione
quando finalmente s’aprono in forma di rosa!
Il ragazzo che si intende protagonista del mondo
(protagonista anche se bandito, anzi di più perché bandito …
starà sempre beato al centro della rosa.
E lui beato ignorerà gli altri peccatori al bando della rosa
e al bando di se stessi
non protagonisti del mondo
non leggenda di se stessi
soli senza nessun addio. Agonie senza nessun pianto
e nessuna rosa.
Il gatto che non crepa[vi]”.
Sandra Bardotti, La regina esigente e la madre consolatrice, Centro Studi Pier Paolo Pasolini Casarsa, free online

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