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sabato 31 maggio 2025

Ombre - 776

 Volendo spartire il diritto e il torto fra pro-Palestina e pro-Israele, Adriano Sofri mette in guardia   contro “la sete di sangue dei guerrieri pseudoislamisti”. Insegnare all’islam come è l’islam – la religione fra tutte forse la più totalitaria – è tentazione ricorrente: sono parenti fastidiosi?
 
Fa senso leggere nella stampa informata e di opinione, fino al “Foglio” antigovernativo, o al “Sole 24 Ore” (al “Sole 24 Ore”….) la pretesa del governo di fare gli affari sotto il mantello del golden power. Uno strumento creato per proteggere l’economia nazionale da raider o altri soggetti poco affidabili – c’è scritto nello statuto, la legge non è vecchia, e nell’aggiornamento del governo Draghi. Oggi imposto contro Unicredit a favore di Bpm, vecchia Popolare ambrosiano-democristiana passata sotto bandiera ambrosiano-leghista – ora anche meloniana? Contro la legge, contro la Banca d’Italia, contro Draghi, contro la Consob, e contro la Ue. Ignoranza non è. Stupidità nemmeno.
 
E adesso povero Elkann è – è stata? – rubrica di questo sito. Che va aggiornata: Elkann non solo tiene alla Ferrari un manager francese, Vasseur, che in due anni non ha vinto nulla e non ha nemmeno imparato a parlare con le maestranze, in italiano, ne ha assunto un altro per la Juventus. Un certo Comolli, che anche lui non parla italiano malgrado il nome, ed è famoso solo per avere cambiato otto club in venti anni o poco più: Monaco, Arsenal, Saint-Etienne, Tottenham, Saint-Etienne di nuovo, Liverpool, Fehnerbaçe, Tolosa.
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Per “scoprire” i dazi interni alla Ue, tutte le pratiche restrittive che la Ue tollera (i controlli “chimici” tedeschi possono prolungarsi all’infinito, le commesse saltano come caramelle), ci voleva al governo una donna, per giunta “fascista”. Nessun vigoroso cultore della libertà del mercato ne ha mai fatto cenno solo Draghi, di sfuggita, nel megarapporto che nessuno ha letto.
 
Ora che la questione dei “dazi interni” viene posta, l’unica reazione dei media è di affrettarsi a spiegare che non sono della Ue ma dei singoli Stati miserabili – per miserabile intendendosi l’Italia, naturalmente. Provincialismo non è – sarò odio-di-sé, sotto specie Meloni.
 
È sempre Meloni, la “fascista”, che porta agli industriali, contro le “storture” ancora in essere nell’Unione Europea, la presidente del Parlamento europeo. La quale non fa scena muta: le solleva, le critica, e chiede-promette di risolverle. Non c’è più religione? O la politica ha le sue ragioni, che la ragione non conosce – sempre ferma, Confindustria compresa, all’antifascismo?
 
Fausto Brizzi vince anche lui a Genova, sposo felice di Silvia Salis, la neo sindaca. Articolesse d’obbligo nel dopo-elezioni anche per lui. Senza ricordare che fu processato per tre denunce di molestie sessuali. Archiviato dai giudici sulla sua assicurazione: “Mai e poi mai nella mia vita ho avuto rapporti non consenzienti”.
È anche vero che le denunce si riferivano ad anni precedenti il suo rapporto con la neo sindaca, 2014, 2016, 2017. Un raro esempio di rispetto dell’integrità delle persone.
 
Partite di calcio chiave, concerti di celebrità, e ora le mostre (Caravaggio) e i monumenti (Colosseo), tutto è offa per molteplici mafie: fare incetta di biglietti per rivenderseli al doppio e al triplo. Una piaga: sconcerto, lamenti, denunce, esornazioni. Ma mafia inattaccabile: tutto è anonimo, si ammassano i biglietti tramite bot, chi incolpare? Mentre basterebbe l’identificazione dell’acquirente. Una mail di conferma, come avviene per ogni altro acquisto, un numero di telefono,  un codice fiscale.
 
La distruzione di una palazzina ai Parioli, via Petrolini, per costruirci un palazzone, fa le cronache romane. La costruzione su un giardino, in altra area della città, Monteverde Vecchio, a via Innocenzo X, con affaccio su Villa Pamphili, di un megastabile di sette piani, per sessanta metri di prospetto, con impatto di valore immobiliare oltre che psicologico, un palazzone contro il quale  i residenti sono anche andati a processo, non ha fatto le cronache – e il processo è stato perso (anche se il costruttore era in carcere, condannato). Perché il giardinetto era di proprietà del Vaticano, del Vicariato. Negli anni del papa Francesco.
Fa senso che il papa sia il vescovo di Roma. Va bene che il Vicariato è di fatto gestito da un cardinale, il papa non c’entra, ma è pur sempre l’origine  dei “sacchi” urbanistici e edilizi della città. Tutti debitamente autorizzati e protetti. Poi si dice la mafia.
 
Incr edibile Merckx, il ciclista che si pensava il più leggero e simpatico, oltre che il più vincente, che (per vendere qualche copia in più delle sue memorie?) dice e spergiura a Bonarrigo e Cazzullo sul “Corriere della sera”: “Mi dissero: tanti soldi se perdi il giro. Gimondi sapeva”. Per giustificare la sua squalifica per doping. E per infangare il rivale di sempre Gimondi dopo morto. Dopo la morte anche del corruttore per conto di Gimondi,  Rudy Altig – “Rudy Altig della Salvarani…. Un suo compagno di squadra… Credo proprio di sì”, che Gimondi sapesse. E perché non “l’aveva mandato lui, a ricattarmi”? Non ci rimangono che Coppi e Bartali.
 
Poi aggiunge – sempre Merckx - a proposito di Pantani: “L’ha rovinato la cocaina, che ad andare in bici non serve a nulla”. Cioè, l’ha provata.
 
Lo splendido goal di McTominay che ha dato il campionato al Napoli – dopo una stagione di partite sempre eccellenti, partendo da sconosciuto, se non da fallito, rimanda a un’altra vicenda del Napoli, quella del predecessore di McTominay, Kvaraskelia. Se n’è voluto andare, ed è finto nel “cono d’ombra”, come diceva Scalfari a chi lo abbandonava. Il calcio è sport di squadra, di club, di tifo.
 
“Sono stato indagato più di Al Capone, che era un mostro”, il messaggio di Trump ai cadetti di West Point, l’accademia militare americana: “Battetevi e non fkatevi buttare giù”. Si sottovaluta Trump. Lo sottovalutano i tanti giudici che si ergono a difensori della democrazia, per conto del partito Democratico. I giudici in politica sono rimasti alla noblesse de robe, dei giudici “in camera”. All’ancien régime.
 
Singolare vuotaggine dell’intervistona a Elly Schlein sul “Corriere della sera” una settimana fa – benché aiutata da un’intervistatrice complice, Maria Teresa Meli.  Vuole guerre dappertutto, a Israele, agli Stati Uniti. E molti miliardi di spesa – per la sanità, certo, per la scuola, certo, per i poveri, certo. Come se fosse su Instagram, ma senza appeal – una battuta, una smorfia.
 
O è un fiancheggiamento del giornale da “amico del giaguaro”? Nella pagina precedente sostiene – fa sostenere a un “esperto” – che “l’Italia è un obiettivo primario della guerra ibrida russa”, che “con gruppi di hacker mira a ritrarre il governo come subordinato a Washington”.
 
Fa ancora meraviglia il sorpasso di Unicredit su Intesa per capitalizzazione in Borsa. E allora Ferrari, che capitalizza sugli 82 miliardi, contro i 26 di Stellantis – che raggruppa 14 marchi, altrettanto “storici”? Il concetto di valore oggi è aleatorio, si direbbe un’economia di scommesse. Non ce n’è altra, nell’informazione e nell’opinione, all’infuori della Borsa, che non molti anni fa era un recinto chiuso, addirittura gestito da specialisti, gli agenti di cambio. Il mondo è sempre più chimerico, ipotetico.

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