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mercoledì 30 luglio 2025

Hitler e la Resistenza misconosciuta

Ben argomentato, molto illustrato e con una lunghissima bibliografia, ma è l’ennesimo  tentativo di farsi una ragione della Germania nazista.  Storicamente. Spiegarla – cioè capirla, quindi giustificarla. Agli ordini di un personaggio improvvisato. Che si direbbe oggi un underdog, per giunta nemmeno tedesco, e capriccioso, un instabile. Che governerà incondizionato. Fino alla distruzione totale. Tutto ripetutamente domandato, e tutto risposto. Lo storico inglese, che di Hitler è anche biografo, analizza il consenso anno per anno e istituzione, o potere, per istituzione, specie il militare. Che però, come tutto, Hitler poté  “purgare”. Dovette, l’opposizione c’era. E questo è il punto. L’opposizione c’era, di cui non si fa la storia, se non per episodi.
Fra tutti i regimi totalitari, quello di Hitler ebbe l’opposizione più vasta. Si sa dalle centinaia di migliaia di prigionieri politici nei suoi mille lager, dall’emigrazione massiccia, dai plotoni di esecuzione e dalle forche, attive fino alla vigilia del suo personale annientamento. Che la Germania democratica poco ha indagato, se non per “personaggi”, e per nulla celebrato. Non c’è un ricordo della Resistenza, benché così diffusa, una ricorrenza, una memoria, nel calendario, nella toponomastica, nell’intrattenimento, il teatro, il cinema, la canzone. Perché dovevamo fare la Guerra all’Unione  Sovietica. E poi? Perfino nelle pensioni, tutti quelli che avevano combattuto per Hitler sono stati onorati fino all’ultimo centesimo, anche i non tedeschi – tra essi molti ucraini (centinaia di migliaia, per lo più SS, quindi miliziaxdi partito e non statali)Per le vittime di Hitler niente. 
Ian Kershaw, Hitler e l’enigma del consenso
. “Corriere della sera”, pp. 308 €9,90

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