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venerdì 1 agosto 2025

Giorgetti al Quirinale, o la Dc in agguato

Paolo Mieli apre inconsultamente sul “Corriere della sera” la corsa al Quirinale – fra due anni e mezzo, se tutto va bene. Per candidare il ministro leghista Giorgetti.
Giorgetti? Nessun altro nome, solo Giorgetti, che tra l’altro non avrebbe nemmeno l’età.
Si può pensare che Mieli fa un favore all’editore Cairo, per i suoi traffici bancari. Giorgetti si sa che è il dominus bancario, col suo impensabile affondo (tramite Mps…) su Mediobanca-Generali. E col niet a UniCredit su Bpm, a favore del gruppo francese Crédit Agricole – con l’arma del golden power, che è una legge a protezione degli “interessi nazionali”.   
Poi viene il sospetto che l’assurda candidatura sia per mettere Giorgetti nel mirino. Era vechia pratica democristiana, di creare agli avversari piedistalli insostenibili, per “bruciarli” - di De Mita con Andreotti, e viceversa, di Moro con Fanfani, di tutti quanti con Rumor, etc. Si crea un “falso scopo”, come si dice in artiglieria, per colpire meglio il bersaglio vero.
Se così è, resta da capire in che senso. Milano si è svegliata dal torpore, col passaggio di Bpm in mano francese invece che della milanese UniCredit? Si dice Giorgetti-for-president per metterlo nel mirino?
Giorgetti al Quirinale non raccoglierebbe nemmeno i voti leghisti.

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