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venerdì 7 novembre 2025

Il giacobino che fece fallire le riforme a Napoli Poderosa biografia, con molta ricerca archivistica (Tigani Sava lavora a una “monumentale bibliografia calabrese”), di un personaggio che fu molto attivo nel riformismo napoletano di fine Settecento e poi , col suo giacobinismo, che qualcuno sospetta finto, lo perdette. Originario di Parghelia (Tropea), abate di malavoglia, giusto per profittare degli studi gratuiti in seminario, presto in corrispondenza col Genovesi a Napoli, dove si trasferì alla maggiore età, e fece rapida carriera nelle istituzioni – sempre protetto da Genovesi. Al protrarsi della rivoluzione francese, andò a informarsene a Marsiglia, ospite di alcuni parenti Mazzitelli, con i qiuali i suoi frataelli avevano commerci, era il suo terzo viaggio di formazione\informazione, e ne tornò giacobino repubblicano. Quanto bastò, anche per la successiva esecuzione di Luigi XVI e poi di Maria Antonietta, soprattutto di questa, sorella dela regina di Napoli Carolina, per schierare la corte contro i riformisti, specie se massoni, cioè all’“aria di Francia”, come l’abate. Massone, libero pensatore, riformista divenne sinonimoldi terrorista. Non però per Jerocades, che l’anno dopo il viaggio a Marsiglia, nel 1791, ebbe la cattedra di Filologia all’università, e nel 1795 quella di Economia – da qui la nomea che fosse un moderno “provocatore”, uno che “esponeva”, se non li “indicava”, amici e compagni (TiganiSava non prende posizione). Quando la Repubblica Partenopea cadde sotto l’invasione delle “masse” del cardinale Ruffo, Jerocades era già a Mariglia, dai parenti Mazzitelli. E fu anche capace, nel 1801, di ottenere un lasciapassare per il ritorno in patria, a condizone che non risiedesse a Napoli. Tornò a Parghelia, e morì pochi mesi dopo. Antonio Jeorcades poeta, lo dice google appena richiesto di informazioni. Fu in effetti poeta prolifico. Da giovane prete fu anche creatore, al suo paesino, di una scuola per bamini che anticipava don Milani: la scuola propriamente detta, per leggere e scrivere, era assortita di un “Giardino del lieto lavoro”, nel quale i ragazzi si esercitavano secondo proprie tendenze. Treccani lo beneficia di una amplissima laudatio. Francesco Tigani Sava, Antonio Jerocades, Sensazioni mediterranee, pp. 363, ill. € 10

 

Il giacobino che fece fallire le riforme a Napoli

Poderosa biografia, con molta ricerca archivistica (Tigani Sava lavora a una “monumentale  bibliografia calabrese”), di un personaggio che fu molto attivo nel riformismo napoletano di fine Settecento e poi , col suo giacobinismo, che qualcuno sospetta finto, lo perdette. Originario di Parghelia (Tropea), abate di malavoglia, giusto per profittare degli studi gratuiti in seminario, presto in corrispondenza col Genovesi a Napoli, dove si trasferì alla maggiore età, e fece rapida carriera nelle istituzioni – sempre protetto da Genovesi. Al protrarsi della rivoluzione francese, andò a informarsene a Marsiglia, ospite di alcuni parenti Mazzitelli, con i qiuali i suoi frataelli avevano commerci, era il suo terzo viaggio di formazione\informazione, e ne tornò giacobino repubblicano. Quanto bastò, anche per la successiva esecuzione di Luigi XVI e poi di Maria Antonietta, soprattutto di questa, sorella dela regina di Napoli Carolina, per schierare la corte contro i riformisti, specie se massoni, cioè all’“aria di Francia”, come l’abate.

Massone, libero pensatore, riformista divenne sinonimoldi terrorista. Non però per Jerocades, che l’anno dopo il viaggio a Marsiglia, nel 1791, ebbe la cattedra di Filologia all’università, e nel 1795 quella di Economia – da qui la nomea che fosse un moderno “provocatore”, uno che “esponeva”, se non li “indicava”, amici e compagni (TiganiSava non prende posizione). Quando la Repubblica Partenopea cadde  sotto l’invasione delle “masse” del cardinale Ruffo, Jerocades era già a Mariglia, dai parenti Mazzitelli. E fu anche capace, nel 1801, di ottenere un lasciapassare per il ritorno in patria, a condizone che non risiedesse a Napoli. Tornò a Parghelia, e morì pochi mesi dopo.

Antonio Jeorcades poeta, lo dice google appena richiesto di informazioni. Fu in effetti poeta prolifico. Da giovane prete fu anche creatore, al suo paesino, di una scuola per bamini che anticipava don Milani: la scuola propriamente detta, per leggere e scrivere, era assortita di un “Giardino del lieto lavoro”, nel quale i ragazzi si esercitavano secondo proprie tendenze.  Treccani lo beneficia di una amplissima laudatio.

Francesco Tigani Sava, Antonio Jerocades, Sensazioni mediterranee, pp. 363, ill. € 10

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