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La Cina è lontana quando invece è qui
La Cina era “vicina” con
Bellocchio quando era lontana, remota,
estranea – mentre oggi, che è prospera a
casa nostra, si tende a non vederla per quello che è, presente e possente, e
gentilmente minacciosa.
Non si penserebbero possibili le
“dottrine “ di cinquant’anni fa, ma il repertorio che Giulio Meotti resuscita
sul “Foglio” è perfino divertente tanto è balzano. Franco Basaglia: “In Cina i
malati sono curati politicamente, col pensiero di Mao”. Umberto Eco, che curava
“I fumetti di Mao” (ora escluso dalle sue opere): “L’uniformità del costume
cinese è il segno del sacrificio che tutta una comunità fa per garantire un
minimo di benessere a tutti”. Dario Fo: “Qui sa noi l’uomo è una merce, in Cina c’è una concezione profonda
della vita che determina tutto quanto”. Maria Antonieta Macciocchi, dapprima
giornalista, poi europarlamentare Pci, che in “Dalla Cina “ fa parlare operai
che rifiutano gli aumenti salariali.
Questo nel pieno della “rivoluzione
culturale”, con la quale Mao, armando i giovani in qualità di Guardie Rosse,
seminava il terrore tra i quadri del (suo stesso) partito e nelle (sue stesse)
istituzioni.
Oggi che la Cina siamo noi, da Huawei
e TikTok, a Temu, Shein e Uniqlo, e alle auto a metà prezzo, non se ne sa niente, se
non che se la passa bene. Mentre la Cina è un regime, e un disegno politico,
egemonico.
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