Giuseppe Leuzzi
Si legge su Instagram una tabellina degli
“espatriati” per regione, costruita all’inverso, dal meno al più:
10.Calabria 290.00
9. Puglia 300.000
8. Toscana 320.000
7. Emilia-Romagna 420.000
6. Piemonte 470.000
5. Lazio 510.000
4. Campania 530.000
3. Veneto
614.000
2. Lombardia 690.000
1. Sicilia 844.000
Uno scherzo? Non è detto il periodo, né la
fonte, né i motivi. Ma la migrazione dice una costante “normale”, un modo di essere
e di vivere come un altro.
Parla sul “Corriere della sera” Allegra
Gucci, che a 14 anni ha perso il padre Maurizio, fatto assassinare dalla madre
Reggiani, e per i sucessivi trenta si è occupata della mare assassina, in carcere
e fuori. Sempre insolentita, da bambina e dopo, dalla stessa. E dalla madre di
lei – “una dona malvagia”. Entrambe di Vignola, il cuore dell’Emilia tutta
cuore. Che eprò non si dice: la malvagità non fa parte del “racconto” Emiliano.
“Data Center, 14 nuovi progetti, per un investimento
da 2,5miliardi”. Tutti attorno a Milano. Ricchezza chiama ricchezza. Magari
saranno serviti da tecnici meridionali, magari formati al Sud, ma il “processo
di sviluppo” no si raddrizza, al meglio va per accumulo – chi più ha più ha.
Il “Sole
24 Ore” compila la graduatoria della “qualità della vita” in cu le ultime 25
posizioni sono di città meridionali. E nelle prime 40 c’è una sola, Cagliari - peraltro
39ma. Senza ironia. È una classifica dura, ma per Miano, per chi l’ha
compilata.
La giustzia settentrionale
Dialogo sul “Corriere
della sera” tra Giuseppe Guastella, corrispondente a Bruxelles, e Alessandra Moretti,
eurodeputata del Pd, inquisita dall’apparato repressivo belga:
“Lei è sospettata di associazione
criminale finalizzata alla corruzione”.
“Non mi viene imputato nessun passaggio di denaro. Non ho mai ricevuto
benefici, regali e vantaggi da nessuno e tanto meno dal Marocco o dal Qatar”.
“Le contestano viaggi in questi
due Paesi”.
“Smentiti documenti alla mano. Mi è stato contestato di aver viaggiato più
volte in Marocco, dove non ho mai messo piede in vita mia, come ho dimostrato
producendo i miei passaporti dai quali emerge chiaramente. Mi è stato
contestato che sarei andata ad assistere a una partita di calcio durante i
Mondiali in Qatar, e anche questo ho smentito. Mi è stato contestato di aver
fatto dichiarazioni in favore del Qatar, che poi sarebbe un mio diritto, ma ho
prodotto in commissione un video dal quale emerge che non è vero. Contestazioni
tutte smaccatamente false”.
Questo il giorno in cui il Belgio
arrestava l’ex ministro degli Esteri Federica Mogherini, in qualità di rettrice
del Collegio d’Europa, l’ambasciatore Stefano Sannino, direttore generale della
Commissione per l’area Mena (Medio Oriente e Nord Africa), e un ex direttore
del Collegio, Cesare Zegretti. Con sei imputazioni, tutte gravi: turbativa d’asta,
frode in appalti pubblici, conflitto d’interessi, violazione del segreto
professionale, violazione delle norme sulle gare d’appalto, e naturalmente
corruzione. Poi i tre sono stati rilasciati senza nessuna restrizione. Ma dopo
che la carcerazione aveva fatto la cronaca di tutto il mondo per tre o quattro
giorni, che Mogherini si era dimessa, che Sannino se n’era andato in pensione.
Un processo mediatico, di grande impatto. A carico di tutti italiani.
È il secondo. Il primo è quello
detto “Qatargate” nel qale ha impattato Moretti. Anche qui arresti, tre anni fa.
Di tutti ialiani – con la vice-presidente del Parlamento europeo, Eva Kaili,
greca, perché moglie di un italiano. Il giudice di quel caso finì lui per primo
malamente, e il processo dopo tre anni ancora non è stato istruito. Il Belgio non
era il posto giusto per un’Europa che avesse avuto ambizioni. È razzista – lo è
stato feroce con gli italiani quando aveva le miniere – ed è tribale. Non per
nulla inviso ai franecsi, quando era francofono – anche ai francesi esuli, Victor
Hugo, Baudelaire. Insomma, un Nord con molti limiti, conclamati. Ma si prende
sul serio – viene preso sul serio dai media italiani. Il Nord ha sempre
ragione - Nord, basta la parola.
Il “trattameto inumano” che Eva
Kaili, la vicepresidente greca sposata con un italiano, subì a Natale del 2022
in carcere – sedici ore in camera di sicurezza, senza cappotto e senza coperta,
con la luce accesa, con perdite copiose per il ciclo, senza potersi lavare – “è”,
secondo i suoi avvocati, “estremamente rara, la si usa nei crimini di mafia”.
Questa invece, se non fosse stata una tortura, si direbbe una vendetta:
italiani tutti mafiosi, nel tutto è mafia – nel Qatargate e nel Collegiogate
sono tutti settentrionali.
Il Sud indigesto a Pasolini
Nelle molteplici celebrazioni
di Pasolini si trascura la trascuratezza per il Meridione – quando non insorge
per l’urgenza sessuale. Non c’è traccia nella sua straripante opera. Nemmeno
quando per ragioni di location e di budget dovette lavorarvi,
come nel “Vangelo secondo Matteo”. Ha vari accenni, specie nelle prose
giornalistiche, a giovani napoletani, calabresi, africani, ma giusto per il
bisogno sessuale, vissuto come vergogna e quindi rifiutato con tutti i
comprimari – nulla al confronto con l’esasperato sentimentalismo di analoghe
esperienze della prima mitizzata giovinezza, nel Friuli di pianura. Il rapporto
speciale, “paterno”, che aveva instaurato con Ninetto Davoli, calabrese, ruppe
quando Ninetto decise di sposarsi.
Qualche apprezzamento, ma
locale, e sempre legato al sesso, giusto in “La lunga strada di sabbia”, il reportage
delle coste d’Italia che fece nel tra il giugno e l’agosto del 1959,
commissionato dal mensile “Successo”. Sembrerebbe di no, arrivato al Circeo
annuncia: “Il cuore mi batte di gioia, di impazienza, di orgasmo. Solo, con la
mia millecento e tutto il Sud davanti a me. L’avventura comincia”. Ma non sa
che dirne, eccetto qualche luogo comune – come il viso scuro dei mafiosi…
Giusto a Portopalo si emoziona: “La gente è tutta fuori, ed è la più bella
gente d’Italia, razza purissima, elegante, forte e dolce”.
Nel poemetto “L’umile Italia”,
della raccolta “Le ceneri di Gramsci”, 1957 (ma già pubblicato nel 1954, sulla
rivista “Paragone-Letteratura”), mette a fronte il Meridione, nella
fattispecie dell’Agro romano, di cupa tristezza, e la limpida luminosità del Settentrione.
Il Nord, connotato dal volo delle rondini, è puro e umile, il Sud è “sporco
e splendido” – l’antinomia del peccato. “È necessità il capire / e il fare: il
credersi volti / al meglio”, cercando di lottare, pur soffrendo, senza
lasciarsi andare alla “rassegnazione-furente marchio/ della servitù e del sesso
-/ che il greco meridione fa/ decrepito e increato, sporco/ e splendido".
Reggio Calabria, o
del sottosviluppo
Per il secondo o terzo anno
consecutivo “Il Sole 24 Ore” mette Reggio Calabria all’ultimo posto per qualità
della vita. Scandalo, proteste, il lungomare, lo Stretto, il museo, l’aria, l’università,
i licei, l’ospedale etc. - e poi, non è la città cn il clima migliore a dicembre, “Men’s Health” dixit? In buona fede, chi abita a Reggio fatica ad accettare
la degradazione. Per chi vive nel reggino no, compresa la cintura di paesini che
fanno la conurbazione di Reggio, da San Roberto e gli altri santi viciniori, a Fiumara,
Villa San Giuseppe, e giù, per gli stessi ex paesi ora rioni periferici della città,
Spirito Santo, Consolazione, Ravagnese, eccetera: lo stato di abbandono è
visibile, fisico, nella viabilità, nella segnaletica, nel disordine edilizio, nel
disordine. Come una putrefazione.
Dello stesso tipo è la
percezione nelle tre grandi aree della provincia, di cui Reggio è la “città
metropolitana”, che perciò dipendono da Reggio: la Piana di Gioia Tauro sul
Tirreno, la Jonica che ora si vuole Locride sull’altro versante, e nel mezzo le
pendici dell’Aspromonte. Di povertà in froma di degrado – in mezzo a consumi privati
in stile lombardo, voyant.
Nonché lo sviluppo, al Sud, comunque
a Reggio e dintorni, sarebbe più utile studiare il sottosviluppo, come si
sperpera il capitale invece di metterlo a frutto. Bisognerebbe studiare il
sottosviluppo perché delle tre province calabresi Reggio era in partenza, ancora
nel secondo dopoguerra e per tutti gli anni 1960, la più ricca e la meglio organizzata.
Poi, all’incirca con la rivolta “Reggio capitale”, si è abbandonata. La città
non si è amministrata, se non per un breve periodo in coincidenza con l’interramento
della ferrovia per magnificare il lungomare. Che portò all’assassinio di
Ludovico Ligato, il presidente di Ferrovie dello Stato che aveva propiziato l’opera.
Abbandonandosi a piccole mafie – che agivano alla luce del sole. E all’inerzia.
Mentre le province di Cosenza e Catanzaro, e le neonate province di Vibo
Valentia e Crotone marciavano spedite sulle regolarità della vita politica
(sanità, istruzione, comunicazioni, regolamenti edilizi, etc.). Con università,
ospedali, centri urbani regolati e curati.
Il passaggio di molti poteri alle ex province, specie le
strade, ha ridotto il reggino a una realtà impraticabile. Anche fisicamente, visibilmente
- oltre che politicamente, amministrativamente. Per frane, abusi, cattiva
manutenzione. E niente ospedali: la Regione non riesce a venire a capo dell’inerzia
reggina. Reggio ha avuto l’aeroporto da tempo immemorabile, ma i nuovi aeroporti
di Catanzaro (Lamezia) e Crotone lo surclassano – ogni anno di Reggio si discute
la chiusura.
Cronache della
differenza: Puglia
Bari festeggia san
Nicola, insieme a mezza Europa, da Rowaniemi a Venezia, di cui è compatrono con
san Marco, e alla Turchia – dove a Myra (Demre) ancora lo celebrano, benché in
ambito islamico. E di fama ora mondiale come Santa Klaus, il Babbo Natale. Era
di culto nell’odierna Turchia - Costantinopoli contava 26 chiese a lui dedicate.
Le spoglie furono rubate a Myra dai pugliesi, non dai veneziani: era il 1087 e
Venezia era di là da venire, mentre Bari e la Puglia erano molto “levantini” – ancora
nel dopoguerra avevano legami commerciali fino all’area del mar Nero.
Il trafugamento
delle reliquie da Myra la città celebra il 7-9 maggio, con un corteo storico che
è un festa anche per gli ortodossi, specie i russi.
Sentendo parlare i genitori di Tatiana, la giovane di Nardò, vedette di Instagram, si
capisce perché ha voluto isolarsi per una settimana – non osando abbandonare la
famiglia: due mondi antitetici. Uno passivamente tradizionale, seppure di buonissime
intenzioni (i genitori hanno adottato Tatiana e il fratello, ucraini) e un modo
di essere e vivere totalmente diverso – Nardò è una cittadina, ma pur sempre di
provincia.
Tatiana non ne poteva più? Tra due mondi, due generazioni, un salto, nn un moto progressivo, un adattamento. Tale è il balzo che ha fatto la Puglia in pochi anni. Tutta la Puglia, non solo Bari, dalla Capitanata a Santa Maria di Leuca.
L’ex presidente del consiglio e capo dei 5 Stelle
Conte si può dire l’ultimo “uomo forte” della Puglia, di cui è originario, dopo
Aldo Moro e Massimo D’Alema. Ma al voto regionale ha preso meno voti della Lega
di Salvini. La Puglia si libera dall’assistenzialismo? Votando Lega?
All’impovviso è
Foggia l’epicentro nazionale della malavita. Caporalato, pizzo, rapine, evasion
fiscal, e pure la violenza giovanile. L’Italia ha bisogno - l’abitudine - di un
centro del male. Su cui scaricare tutte le sue infamie. Era Palermo – non senza
ragione – poi l’improbabile ‘ndrangheta, proclamata tale dai servizi segreti,
ora Foggia. Senza una causa o congiuntura che vi porti. L’antimeridionalismo non
sa più che inventare?
Si vota in Puglia
per la Regione e molti capoccioni della politica restano fuori. Il più illustre
è Vendola, ma anche altri, specie del Pd: il capogruppo al consiglio regionale
uscente Paolo Campo, gli assessori Pd uscenti Stea, Amato e Lopane, Licia Parchitelli,
candidate di Elly Schlein, e il potente direttore 5 Stelle della Cultura,
Patruno. Mentre non si è potuto ricandidare il president uscente Emiliano, uno
di quelli che brigavano per il terzo mandato. Un voto contro il padrinaggio?
leuzzi@antiiti.eu

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