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domenica 25 ottobre 2020

Il mondo com'è (412)

astolfo

Antisemitismo – Nell’accezione moderna, tra Sette e Ottocento, è stato essenzialmente francese. Come teorizzazione e come sentimento diffuso, mediato dalla pubblicistica. Il caso Dreyfus, che divise la Francia tra fine Ottocento e primo Novecento, condensava le teorie di Vacher de Lapouge e del franco-tedesco de Lagarde. Lunga è la lista del sentimento antisemita espresso o coltivato dagli scrittori, da Voltare a Michelet e Céline. Compreso il socialismo di Saint-Simon, Fourier, Jaurès. 
Diffuso anche il risentimento popolare. Ancora nel 1944, con la Germania in rotta, all’Est, a Sud, nel Mediterraneo e in Italia, e sullo stesso fianco Ovest, si facevano denunce di singoli ebrei e arresti a Parigi. Max Jacob, che pure era buon cristiano da molti anni, molto pio, fu arrestato il 24 febbraio 1944 all’uscita dalla basilica dove aveva servito messa, la messa del mattino – morirà nel campo di Drancy.
 
Drôle de guerre – Poco analizzata la dissoluzione della Francia sotto l’attacco di Hitler, in quaranta giorni nl 1940, si presta a contrastanti illazioni. Pesò il sabotaggio del partito Comunista Francese e della Cgt, il sindacato legato al Pcf, essendo la Germania l’alleata dell’Unione Sovietica? O il francese medio era giunto a rallegrarsi, vendicativo contro l’esperienza governativa del Fronte Popolare, socialcomunista: “Adesso ci penserà Hitler a tenere a bada i comunisti!”.
 
Francia-Germania – Giacomo Devoto, “Civiltà di persone”, 131: “I germanici «Franken», in quanto «Frànconi», hanno definito la regione tedesca della Franconia, e in quanto «Franchi», la Francia. Ad  essi risalgono anche due parole italiane, derivate secondariamente da «Francia»: l’una, nome di popolo, «Francesi», l’altra soprannome individuale, «Francesco». Quest’ultimo dall’Italia è rientrato in Germania, e sotto l’influenza del pesante accento iniziale, si è ridotto a «Franz» - “gli rimase vicino la forma latineggiante «Franziskus», che, nel rituale ecclesiastico, è rimasta a indicare (più di) un santo». Franchi uber alles?
I tedeschi sono in realtà “francesi” anche in questo, nota Savinio, “Scatola sonora”, 137-8: “I Tedeschi, tre volte in meno di un secolo, hanno mosso guerra ai Francesi. Per vincerli? No. Per distruggerli? No. Per manducarli a scopo eucaristico. Per infranciosarsi (per indiarsi… Dieu est-il français?”.
Con una coda: “In altri tempi, e quando non la Francia ma l’Italia era la sirena di turno, i Tedeschi, e con lo stesso fine eucaristico, cercavano di manducarsi l’Italia (Goethe)”.
Jünger, che è nazionalista sensibile, voleva dare “tutto Stendhal per un poesia di Hölderlin” - poi si pentì, e riscrisse il romanzo, ma fu l’edizione originale a fare il successo di “Cuore avventuroso”.
La “linea Sigfrido” e la “linea Maginot”, residuati delle fortificazioni tedesca e rancese della Grande Guerra, Jünger vede fronteggiarsi, nel diario di guerra dell’inverno 1939, sulle due rive del Reno come cannicciati, “paraventi” o “contrevents” di canne.
Stefan George, che ha rifatto la poesia germanica, solo da grande a Berlino scelse il tedesco, essendo cresciuto col francese lungo il Reno, dopo aver fatto tesoro a Parigi di Mallarmé e Verlaine. I casi di tedeschi che si preferiscono francesi sono numerosi: da “Anacharsis” Cloots a Heine, Walter Banjamin, Heinrich Mann, Ernst Jünger. Anacharsis Cloots, il barone prussiano educato dagli oratoriani di Juilly, collegio colto ma civicamente salesiano, cioè laico, compagno di Héraut de Séchelles, il bello della Rivoluzione - tanti i nobili tra i boia del Terrore - e di Bonald, teorico della reazione, dapprima si volle l’Anacharsis in viaggio dell’abate Barthélemy, confutatore del cristianesimo col maomettismo, quindi si ribattezzò Jean-Baptiste, e “oratore del genere umano” - e fu feroce coi girondini, i liberali della Rivoluzione, ma era del gruppo estremista perdente e gli tagliarono la testa, anche a lui.
Il contrario è pure vero, di francesi che si vogliono tedeschi, ma in minor numero. Nerval al Reno esclama: “Germania, nostra madre a tutti!”. O Mme de Staël. Il Reno commuoveva anche Hugo e perfino Dumas.
 
Ma, poi, i francesi – galli e franchi – sono dappertutto. Nell’anno 49 a.C. , del ritorno di Cesare dalla Gallia, “un gran numero di Germani – centoventimila venne riferito – ha attraversato il Reno e si è stabilito nelle terre degli Elvezi, una tribù bellicosa, la cui risposta è stata di spostarsi a loro volta verso ovest, all’interno della Gallia, in cerca di nuovi territori” (R.Harris, “Conspirata”, p. 336). Con una distinzione, però, tra galli e franchi: molta letteratura d’appendice nell’Ottocento, diecine di migliaia di pagine, divide la Francia tra franchi oppressori e galli onesti lavoratori, oppressi.
Simone Weil, “La prima radice”, ha l’atroce conquista della Francia sotto la Loira da parte dei francesi-franchi - i tedeschi di un tempo erano i francesi, nella Francia attuale sotto la Loira, di Albigesi e trovatori che non erano francesi, in Borgogna, nelle Fiandre, in Sicilia. Così S. Weil: “La Franca Contea, libera e felice sotto la lontanissima sovranità spagnola, si batté nel Seicento per non diventare francese. La popolazione di Strasburgo si mise a piangere quando vide le truppe di Luigi XIV entrare nella sua città in piena pace, con una trasgressione della parola data degna di Hitler”.
Franck, barbaro libero, la cui lingua s’impose quando il latino fu desueto, nei secoli ha significato europeo, nel Mediterraneo e oltre. Carlo Magno, che s’illustrò battendo i longobardi per il papa, regnò su una Francia Occidentale e una Francia Orientale. Prima di Carlo Magno, Pipino il Breve fu franco e tedesco. Le parti s’invertivano ancora nel 1746, quando Maurizio di Sassonia sconfisse Carlo di Lorena per conto del re di Francia. Teutonicissime le mogli dei conti-duchi normanni, Adelasia, Eremburga, Fressenda, Sichelgaita, che s’incontrano a Mileto in Calabria, prima capitale del Regno del Sud.
I normanni, uomini del Nord, erano vichinghi, cioè tedeschi, anche loro.
 
La Francia identifica per la Germania anche l’antisemitismo moderno, ottocentesco. I migliori teorici in Germania furono francesi: Paul Anton de Lagarde, che scelse di essere tedesco malgrado le ascendenze lorenesi, e Vacher de Lapouge. Collaboratori volenterosi in questo campo degli occupanti germanici dopo la drôle de guerre.
 
Francia-Italia – Pesa sempre Cesare col “De bello gallico”, e la serie di Asterix, ma prima e dopo l’impero romano i rapporti sono stati sempre a senso unico, con le truppe e le signorie francesi in Italia. Cominciò Brenno nel 393 a. C. I galli-celti restarono nella Gallia Cisalpina, cacciando gli Etruschi: tutta l’Italia settentrionale fino al Rubicone, divisa dal Po tra Gallia Transpadana  e Gallia Cispadana. Bologna è nome gallico, dai Galli Boi che la abitavano (gli stessi che daranno il nome alla Boemia) – con gli Etruschi era Felsina. Senigallia è la città dei galli Senoni.
Poi vennero i Normanni, gli Angioini, i Valois. Carlo di Valois a Firenze nel 1301 sconfisse e scacciò dalla città la parte Guelfa Bianca – Dante compreso, condannato a morte e da allora in esilio per ventiquattro anni, fino alla morte. Disastrosa pure la spedizione di Carlo VIII nel 1494, per le distruzioni materiali da lui ordinate, e per la rottura degli equilibri italiani, che avrebbero potuto altrimenti assestarsi nel segno dell’unità nazionale. Lo seguì il successore Luigi XII ai primi del nuovo secolo, da ultimo chiamato dal papa Giulio II. E poi Francesco I – che il marchese di Pescara Ferrante D’Avalos sconfisse a Pavia e fece prigioniero.
Tra Carlo VIII, fine Quattrocento, e la fine del Cinquecento furono ben undici le “grandi guerre d’Italia” registrate dalla storiografia francese, condotte dai re di Francia in Italia, per presunti diritti sul regno di Napoli e\o sul ducato di Milano. La prima, di Carlo VIII, è per il regno di Napoli. La seconda, di Luigi XII, per il ducato di Milano. La terza, 1501-1504, per il regno d Napoli, con numerose battaglie, a Capua, Seminara (due battaglie), Barletta, Ruvo, Cerignola, Garigliano. Le altre sono tutte per il milanese. La quarta fu combattuta in tutto il Nord,  in una ventina di battaglie. La quinta, il battesimo del nuovo re di Francia Francesco I, è la battaglia d Marignano.  Le sei guerre successive sono repertoriate come “duello Valois-Asburgo”. La prima vide Francesco I sconfitto a Pavia, prigioniero di Carlo Quinto.
Poi venne Napoleone. Con la Repubblica Cisalpina, la Repubblica Italiana, le occupazioni di Roma, e la lunga guerra nel regno borbonico di Napoli. E con le enormi depredazioni di opere d’arte.
Saranno le truppe francesi a fiancheggiare il Piemonte nelle prime guerre del Risorgimento, Con la  parentesi, subito dopo il 1848, del 1849, quando abbatterono la Repubblica Romana per conto del papa.
Da parte italiana c’è solo la mini-invasione decisa da Mussolini due giorni prima che la Francia si arrendesse a Hitler con l’armistizio di Compiègne, e l’occupazione della Provenza per tre anni.  

astolfo@antiit.eu

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