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martedì 23 giugno 2020

Viaggio attorno a Ceronetti

L’invito non è allettante: l’Albergo Italia è il luogo delle insonnie, agitato, occupate da “una folla immensa e minacciosa di cretini – di cretini tutti uguali”. Che l’autore guarda “con faccia lewiscarrolliana di uccello notturno che non fa capire i geroglifici che pensa”. Il che non esclude che “ci siano dei piaceri anche per noi arrostiti”. Barocchetto, troppo. Ma il libro no, è pieno di umori.
Un viaggio per modo di dire, fra le cose che Ceronetti ama e quelle che odia, tutte sghiribillose. Virgilio lombardo – e Mantova tra Virgilio e la Montedison (ma in lode dell’Italsider a Cornigliano, e a Bagnoli, che fumigava dietro Posillipo, con questo incipit: “Nessun luogo, in Italia, mi sembra più insopportabile e disumano, per viverci, di Napoli, ma se si va a Bagnoli, nel recinto dell’Italsider, è un’oasi”). I cimiteri, Staglieno, il Père-Lachaise - il segno della forza della Francia. Don Bosco satanico, ex intrattenitore di paese. Venezia. “Ci vado, di solito, in pieno inverno, incontro solo ubriachi.
Tutto questo e molto altro, le occorrenze quotidiane dell’umorale Ceronetti, entusiasta o cattivo senza criterio. Nostalgico per lo più: le Canzoni da una lira, il Gelato da una lira, i Preti da un lira. Genova e Trieste. Roma, e a Roma il quartiere Prati. Si finisce con “Italoshima”, che è tutto dire – ed era il 1985, l’Italia era la quinta, o la quarta, potenza economica mondiale.
Un viaggio nelle fisime di Ceronetti - “Ci sono vari gradi nella fisionomia melensa: il primato ce l’ha il turista giapponese”. Sciltian celebrato in morte con una deprecazione – lo salva solo il cappello Borsalino. L’elogio del Borsalino. La celebrazione, invece, di Sironi, “questo notissimo sconosciuto”, il miglior fabbro. Ma un giusto recupero di Foscolo, “Alla sera” – eravamo rimasti al vituperio di Gadda.

Guido Ceronetti, Albergo Italia


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