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domenica 21 febbraio 2010

L'orrore dell'antipolitica

La democrazia si deve ricostruire, dopo questa spanciata di liberismo che corrode. Si pensa che Bobbio avrebbe reagito così alla crisi, e al dominio imperante dell’interesse, che ci ha buttati nella crisi e ci tiene buoni col gossip, lo scandalismo, l’antipolitica. “Tra due Repubbliche” è una pubblicazione poco fortunata del filosofo, forse perché poco corriva. Le cinquanta pagine della Parte Seconda, che commentano la Prima Parte, i testi da lui pubblicati all’indomani della Liberazione, evidenziavano già nel 1996, ma dopo la vittoria del centrosinistra alle elezioni di aprile, gli equivoci di cui la Repubblica è ostaggio. C’è d’acchito il rifiuto dell’antipolitica, specie sotto la forma insidiosa del “tecnico specialista”, già in atto gol governo Scalfaro-Dini. C’è insistita, pur senza ancora sapere come sarebbe finito il centro-sinistra di Prodi, l'esigenza di partiti di massa, o di coalizioni omogenee: non c’è democrazia senza. Senza una mediazione politica dell’opinione pubblica.
Il saggio della Prima Parte del volumetto su "I partiti politici in Inghilterra" si legge peraltro come nuovo. Quello sulla concezione dello Stato, "La persona e lo Stato", liquidato dai curatori come un saggio di "personalismo", il liberalismo di Emmanuel Mounier e, a un certo punto, della Chiesa, è ancora singolamente nuovo. Per essere didascalico, e per avere anticipato l'assestamento poi intervenuto della dottrina hobbesiana dello Stato, la sua anima "divina", "etica", e il suo essere tecnico, di "cosa", "macchina". Là dove specifica il limite del liberalismo, dopo il merito di avere affermato i diritti dell'uomo prima dello Stato, che lo Stato concepisce come macchina, da far funzionare meglio e da asservire, sembra di leggere l'errore di oggi.
Bobbio non ha avuto il tempo o la voglia di approfondire il fenomeno Berlusconi (contro il quale si limita al sarcasmo, il difetto degli azionisti) e il fenomeno Bossi. Ma ha ancora la pazienza, contro il plebiscitarismo incipiente, nelle elezioni locali e nell’uninominale, di spiegare la necessità dei partiti per la governabilità. Che da studioso di Hobbes considera il bene di tutti, la radice della politica. Da scienziato della politica sapendo che la politica non si può configurare senza una stabilità, d’indirizzo, di fede. Contro i taumaturghi, i semplificatori, gli opportunisti, le scorciatoie, le furbate.
Norberto Bobbio, Tra due Repubbliche. Alle origini della democrazia italiana, Donzelli, pp. 151, € 4,13 (Remainders)

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