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mercoledì 13 febbraio 2013

Ombre - 165

Corsa non più solitaria quest’anno dei giudici alle elezioni. Allo squadrone Democratico (Busto Arsizio, Roma, Milano, Bari), si affianca quello Montiano (Siena, Palermo) e quello Finiano (Firenze, Bari again). La lepre invece è sempre Berlusconi.
Il giudice Ingroia, che corre da solo, fa perfino simpatia.

Due pagine del “Corriere della sera” e due di “Repubblica” per ridurre a due i contestatori di Crozza a Sanremo. Come ha detto Fazio – e Giancarlo Leone, dietro le quinte. Ma non vedono la televisione?

Il “Corriere della sera” è recidivo. Quando Mike inaugurò “Lascia o raddoppia” il suo redattore capo Nottola sostenne a lungo che, se il “Corriere” non se ne occupava, nessuno ne avrebbe saputo niente.
È così che ogni pochi anni hanno una crisi, e devono tagliare questo e quello?

Berlusconi è atteso da tre condanne certe dopo il 24 febbraio a Milano.Ma si fa campagna elettorale come se non. Fair play? Sono processi per burla?

Dunque è accertato che il Comune di Firenze ha distribuito dal 1999 almeno 50 milioni a titolo di “compensi per progressioni orizzontali” – aumenti di stipendio senza cambio di mansioni. A tremila impiegati. Lo avevano denunciato ad aprile gli esperti dell’Economia, e si poteva pensare a una diatriba politica. Ma il Procuratore Generale della corte dei conti Giampaolino lo dà per accertato. Senza che si sapesse: niente scandalo?
Cinquanta milioni di gratifiche. Nel Comune che ha il più alto assenteismo d’Italia.

Gli uffici della Roma Eur Spa sono perquisiti. Il sindaco di Roma telefona all’amministratore delegato e gli dice: “Che avete combinato? Hai fatto un casino”. La telefonata è su tutti i giornali, quattro pagine, due in cronaca nazionale e due in cronaca locale: il fato sembra gravissimo. È uno.

Due. La Procura di Roma fa un comunicato, il giorno dopo, per dire che la telefonata, che ha registrato e diffuso, non è agli atti dell’inchiesta e che il sindaco non è indagato. Dovrebbe dire “abbiamo scherzato”, ma non lo dice. Il comunicato rientra nella tecnica del marketing politico di avere pubblicità gratis sui giornali due volte, con la smentita della “notizia”. Dov’è il delitto?

Chiara Di Domenico si è appena illustrata con una storia strappalacrime di precaria a 35 anni. Un applauso la sommerge di otto minuti, più lungo del suo intervento. Bersani la cerca per abbracciarla. Ma non è commozione. È odio. Per Pietro Ichino. E Giulia Ichino, che è colonna portante della Mondadori, ma ha la ventura di essere figlia di Pietro, e quindi secondo Chiara Di Domenico e secondo il partito è una raccomandata.

Mucchetti dice, nel libro-intervista con Cesare Geronzi, che Fazio pretese nel 2001 il licenziamento di Giulio Anselmi dall’“Espresso, non lo ottenne, ed da allora escluse De Benedetti dall’assemblea annuale. Geronzi assicura che non è vero. Ma è vero che da allora l’attacco alla Banca d’Italia s’intensificò. Un dubbio contro una certezza.

L’articolo dell’“Espresso” contro cui Fazio protestava, “Little Bank of Italy”, riduceva la Banca d’Italia a sussidiaria di Banca Intesa, sua “padrona” al 40 per cento. È quello che è successo.
Quello che non si capisce è perché l’“Espresso”, tradizionalmente schierato per le istituzioni, per l’autonomia della Banca d’Italia, l’abbia voluta asservita a Bazoli. Perché era nell’interesse di De Benedetti. E perché era nell’interesse di De Benedetti?

Nel quindicennale del “Dio dei mafiosi”, Scarpinato diventa il Procuratore Generale di Palermo. Predestinazione?
Ma Scarpinato, bisogna dire, ha fatto altro: ha tenuto per tre mesi la requisitoria contro Andreotti mafioso, una dozzina di udienze, cento ore. Dev’essere un record mondiale. E ha battezzato “il Fatto Quotidiano”.

Nel “Dio dei mafiosi” Scarpinato ha fatto la teologia di Cosa Nostra. È un saggio apparso sulla rivista “Micromega” quindici anni fa, la ricorrenza andrebbe celebrata.

Ingroia al Parlamento, Scarpinato Procuratore Generale: non si potrà dire che “Il Fatto” non ha padrini.

La “braschiana” è contagiosa. Ha argomentato l’arbitro degli arbitri Braschi che in Juventus-Genoa, il calciatore genoano  non ha commesso fallo di rigore in quanto “colpisce la palla, non se la tira da sé sul braccio”. Subito l’arbitro turco Cakir.si è adeguato in Olanda-Italia: Lens fa lo stesso, non “si tira” il pallone sul braccio ma il braccio manda sul pallone, e poi segna, un goal valido. 
Cakir ha pagato i diritti a Braschi? Il know-how va protetto. 

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