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mercoledì 12 marzo 2014

Cave signatos – il partito del contagio

Togliatti avrebbe fatto la riforma costituzionale? Si.L’avrebbe fatta con Berlusconi? Si.Qual è il problema allora? Che Bersani non è Togliatti, certo: uno che ha perso elezioni già vinte, e poi si è messo a fare il governo con due parlamentari ignoti, forse due burloni – nemmeno con Grillo, con due provinciali mal assortiti. Ma è anche vero che Togliatti non sarebbe stato Togliatti dopo il Muro. Anzi molto prima: Togliatti era un ipocrita ma non quanto Berlinguer, che fingeva di criticare l’Urss mentre se ne approvvigionava nei conti cifrati in Svizzera.E insomma ognuno porta colpe non sue. Ma il risultato è quello: non si può fare niente, si può solo disfare. E allora un altro approccio può aiutare: è la vendetta degli sconfitti, della storia e del partito. Il “muoia Sansone con tutti i filistei”. Ancorché un’opinione truffaldina, effettualmente filistea, li omaggi e li introni – per servirsene meglio: le mafie adorano lavorare per procura, dietro visi pallidi fegatosi. Anche a rischio di obliterare la storia, e la propria buona coscienza.
L’ex Pci ora Pd fa di tutto per dare ragione a chi lo critica ab imo, dagli inizi e dalle fondamenta: nel 1948 con la Costituzione e l’art. 7, nel 1946-1947 con la Repubblica e le larghe intese, nel 1945, alla Liberazione, e già prima nella Resistenza. Che lo liquida come un partito di doppiogiochisti, furbi, violenti. Che senza lo stigma del potere si aggirano quali montoni infuriati, menando testate in ogni direzione. Certo, la rapidità con cui fanno la festa a Renzi è impressionante, alla Rai, in Parlamento, nel partito. La protervia residua pure: non si può criticare il Pd, nemmeno in una burla di comici. E non se ne rendono conto – e nessuno glielo rimprovera, gli opportunisti già si lisciano furbeschi le mani.
Si veda alla Rai, su Rai 3. “Ballarò” fa tre ore contro una legge che il governo non ha ancora varato, nemmeno delineato, con smorfie e ghigni, e un fuoco di sbarramento di politici, giornalisti, manager, economisti, sindacalisti, opinionisti, sondaggisti (e comici: questo si può). Lo spettatore non sa di che si parla, ma sa che è tutto malvagio. Da Fazio Litizzetto inveisce per mezz’ora, insinua, ammicca, contro il film “La grande bellezza” di cui il presentatore si era appena fatto bandiera, contro Roma, contro il cinema italiano, contro i registi e contro i produttori. Gruber, Annunziata e ogni altro reduce moltiplicano i veleni - dopo aver beneficiato di incarichi e prebende.
Si discute se il “cave signatos” sia evangelico, ma alla larga dagli sfigati si può e si deve, perché no. Questo comunismo che ha fallito sembra il sangue di Nesso, corrode chi tocca. Più che un Dio che ha fallito, sembra il diavolo: ha liberato il male. 

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