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martedì 28 ottobre 2014

Fisco, appalti, abusi (60)

Equitalia manda con data 1 luglio una “comunicazione preliminare all’avvio delle procedure esecutive e cautelari”. Col conteggio degli interessi di mora al 5 agosto. Consegnando la lettera il 25 agosto. Senza timbro.

Indagando su  tanta sbadataggine, si apprende che la legge 228\2012, contro gli abusi di Equitalia, pone un termine di 120 giorni prima delle “azioni cautelari (es. fermo amministrativo dell’autovettura) ed esecutive (es. pignoramento)”. E questo termine calcola “dall’invio, mediante posta ordinaria, di una comunicazione contenente il dettaglio delle somme dovute a seguito di iscrizione a ruolo”.
Il dipendente pubblico in Italia (Equitalia è un ente pubblico) è più che altro uno sbirro: bara con la legge.

Perché il dipendente pubblico è in Italia sbirro? Perché la legge glielo consente, cioè i giudici. Stessa pasta?
Non si contano i casi in cui Equitalia esce perdente in giudizio, perché non esistono.

Rispondere a Equitalia richiede due ore mediamente di lavoro: reperire i titoli di debito, redigere le risposte, preparare il dossier. Più l’attesa alla Posta e le spese di raccomandata – della posta elettronica non ci si può
fidare, i giudici la contestano. Per ogni pratica infondata Equitalia manda mediamente tre-quattro comunicazioni,. Obbligando quindi a otto ore di lavoro. Più una-due di attesa alla Posta. Più 22,40 euro – o 24 - di spese postali. Ammettendo che Equitalia spenda altrettanto per ogni singola pratica, quanto ci costa?

Ma Equitalia spende di più. Meno per la Posta, e non fa la coda all’ufficio postale, ma più per la redazione delle contestazioni e relative subordinate. Una giornata di lavoro, anche due. 

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