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martedì 30 dicembre 2014

L’antifascismo contro la Resistenza

“Nessun partito deve pretendere di essere il partito degli onesti, dei patrioti, degli amici del popolo”. Sembra una critica del berlinguerismo, ma è un monito del 1947 - a riprova che Berlinguer veniva da lontano. E non una perla occasionale, fonda un’ipotesi storiografica da riprendere, finora occultata dal pensiero unico togliattiano: della Resistenza distinta dall’antifascismo. Per una differenza costitutiva: “L’antifascismo conosce tutte le cause, mortali e veniale, del disastro. L’uomo della Resistenza si domanda invece come mai tale disastro sia stato possibile”.
L’antifascismo riproduce il suo nemico - “la morale politica è una morale tragica” - la Resistenza è di un popolo che interroga se stesso. L’antifascismo è politico, partitico, settario, la Resistenza, che invece include, è un tentativo di fronte comune, di rigenerazione. Ma Noventa è già deluso. La sua non è una proposta, è una constatazione, subito nel 1947, che la grande occasione era sprecata: il Pci monopolista della Resistenza dice “l’intimo nemico” della stessa.
“Noventa” (Giacomo Ca’ Zorzi), bistrattato in vita, quale poligrafo, poeta, saggista e uomo politico, cioè uno confuso, è invece uno che ci vede chiaro. Già dagli anni del fascismo, che contrastò, al costo di una serie di occupazioni. Nel 1936-1938 anche con una rivista, “La riforma letteraria”, che editò e scrisse a Firenze, con la quale analizzò le radici culturali e nazionali del fascismo, nell’idealismo e in un certo liberalismo. Ne dà conto nel secondo, lungo testo di questa raccolta, “Comunismo-Antifascimo-Resistenza”, a commento della polemica fra Bobbio e Togliatti nel 1955. Che è quanto di più sensato sia stato letto, anche in sede storica, a proposito del fascismo, e poi del comunismo togliattiano. Dei fili contorti attraverso cui Togliatti modellò e controllava il partito Comunista – Togliatti ci fa miglior figura di Bobbio, compagno di studi e sodale politico di Noventa, duttile, avvolgente, a suo modo democratico, ma delle ingenuità politiche del filosofo della politica Bobbio sappiamo già molto, guardingo, causidico, e infine berlinguerista.
Le tela di Togliatti
Della fine ragnatela di “contraddizioni” di cui  Togliatti è maestro sta al centro la “continuazione della Resistenza”, solo utile a irretire gli “utili idioti”, gli “indipendenti di sinistra”, e dominare l’opinione pubblica: “Rompere l’unione sacra con gli ex compagni, trattarli non per quello che furono ma per quello che sono, e continuare la Resistenza”. L’illusione, non ingenua, con cui imporsi in politica (e nella storia) - anche ora, dopo la morte.
Giacomo Noventa, Tre parole sulla Resistenza, Castelvecchi, pp. 69 € 9

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