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sabato 13 agosto 2016

Recessione – 51

L’economia è ancora in crisi:

Il debito pubblico avrebbe raggiunto i 2.250 miliardi a giugno, nuovo record.

Il pil non cresce più, a partire da aprile. (Istat)

Pesano il rallentamento del valore aggiunto dell’industria manifatturiera, e le minori vendite, malgrado la piena utilizzazione degli impianti Fiat-Chrysler, e il comparto costruzioni, malgrado l’incremento di un terzo della spesa pubblica per “grandi opere” e la deduzione fiscale straordinaria del 50 per cento  sulle ristrutturazioni.

Produzione industriale in calo dello 0,4 a giugno, per la terza volta nel trimestre – corretto degli effetti del calendario (giornate lavorative), a giugno l’indice è diminuito del’1 per cento.

Nel 2015 l’industria ha avuto un calo delle vendite dell’1,3 per cento: effetto di una frenata nelle esportazioni e di un calo del 2,2 per ceto nel mercato italiano. (Mediobanca, “Dati cumulativi di 2060 imprese italiane”).
Il calo è stato attutito da Fca e Grandi Opere (investimenti pubblici), con una crescita del 6 per cento – Fca ha aumentato le vendite del 12 per cento, il settore Grandi Opere del 39.

I margini industriali restano molto al di sotto dei livelli pre-crisi (2007): le imprese sono ancora sotto del 32 per cento, l’industria manifatturiera del 20.

L’occupazione è cresciuta in diciotto mesi di 600 mila posti come stabilizzazione di posti precari, di consulenza, non contrattualizzati, per i benefici del Jobs Act. Ma lavora chi lavorava, seppure statisticamente non censito.

I prezzi restano deboli: meno 0,1 a luglio malgrado un incremento del turismo – meno 0,5 a Milano e in molta parte della Lombardia.

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