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lunedì 7 agosto 2017

Ma a chi serve la Libia

L’Italia ha deciso di risolvere la questione libica per una sorta di impegno morale internazionale, ma continua a sprecarci risorse senza nessun esito. E ora con qualche rischio: affiancare una forza armata libica è quanto di più pericoloso. Molte energie, e almeno mezzo miliardo di euro di aiuti diretti a vario titolo (compresi, gratis, i mezzi navali della guardia costiera libica), più un paio di centiana di milioni come quota parte di interventi europei coordinati, buttati nel nulla. Se non nel risentimento e nell’irrisione.ù
L’Italia si fa un’immagine falsata della Libia, un paese vuoto di tutto, eccetto le chiacchiere. La Libia va presa per quello che è. Un presidente “eletto” che non riusciva nemmeno a entrare nella sua capitale, ce lo hanno portato gli aerei italiani. E un generale che non ha truppe e non ha armi, e si offre come risolutore in tutte le capitali. Dice: se non se ne occupa l’Italia, i libici vanno in Francia. Ci sono già andati, con Gheddafi, e sono tornati a mani vuote. Ma, poi, chi copierebbe mai la politica africana della Francia, tanto è costosa e inefficace?
Bisogna avere rapporti buon con i vicini. E bisogna fermare il tteffico di esseri umani dalla Libia verso l’Italia e l’Europa. Ma se i vicini non vogliono avere buoni rapporti con noi, c’è piuttosto da difendersene. E questo tanto più in Libia, dove l’unico linghuaggo che si pratica è quello dei pugni sui denti e non dei buoni propositi. L’Italia non vuole e non può esercitare la forza, e quindi meglioo sarebbe astenersi.
Questo tanto più che il traffico di africani non si è ridotto oer i buoni propositi e le sovvenzioni dell’Italia ma è cresciuto, secondo stime di agenzie di valutazione dei conti nazionali, al 40 per cento del prorotto interno lordo libico – due quinti, gli altri tre quinti sono il petrolio, nessun lbico lavora o produce alcunché.
Ci sono in ballo gli interessi dell’Eni per il petrolio e il gas? Ma non possono costare tanto. E del resto l’Eni è un grande gruppo internazionale, sicuramente saprebbe tirarsene fuor con profitto, ne ha tutti i mezzi, specie di fronte a un gruppo di governo diviso. Anche perché di petrolio non c’è carenza, e la Libia ha bisogno che qualcuno glielo venda. Quanto al gas, si può avere dall’Egitto e dall’Algeria a condizioni più sicure e meno onerose, per l’Italia se non per l’Eni.
In questo quadro, l’interesse dell’Italia per la Libia incontra quasi il vecchio leitmotiv del tipico politicante libico, che la Repubblica italiana è ancora d’impianto coloniale. La Libia si governerebbe molto meglio da sola. Cioè non si governerebbe, ma quello è affare loro. Senza la mozione degli affetti, sarebbe perfino semplice stoppare il neo schiavismo libico.

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