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domenica 29 dicembre 2019

L'immagine è semplice del capolavoro

Foto affascinanti, di Venezia negli anni 1950. Della Spagna alla stessa epoca, della Cina anni 1960, della Romania e la Russia anni 1970. Di un personaggio affascinante, per non essere personaggio. Autrice di una trentina di monografie fotografiche – pregiatissime nel mercato librario. Una che comincia a fare foto per caso, in viaggio di svago a Venezia, con semplicità, e ci prende gusto. Senza una particolare tecnica, se non quello che ha imparato da Cartier-Bresson a Parigi, di cui ha fatto dopo Venezia l’assistente , e a Londra da Simon Guttmann, di cui è stata socia.
Nel 1953 l’ormai trentenne Morath entra alla Magnum, l’agenzia parigina di Robert Capa, nella quale aveva lavorato come archivista, con una serie di foto sui “preti operai”. Sarà la sua cifra, anche nei ritratti. Creando nella semplicità – nell’istantanea, in realtà scelta, ma non lavorata, niente photoshop – immagini scultoree e semplici, che si propongono parte dell’occhio comune.
Lavorerà nel 1960 per l’Onu con Yul Brinner, che era allora fotografo. È stata fortografa di scena di molti film famosi, alla cui promozione ha dato contributi semrpe apprezzati. Sarà anche moglie, nove anni dopo l’entrata alla Magnum, di Arthur Miller, reduce dal divorzio da Marilyn Monroe, e madre dei suoi figli. Restando semplice, cioè genuina.
I video che accompagnano la mostra, con numerose riprese dal vivo e molte testimonianze, anche di Arthur Miller, sottolineano questo miracolo non miracoloso.  
Inge Morath. La vita, la fotografia, Museo di Roma in Trastevere

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