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giovedì 16 gennaio 2020

Cartagine un mito, ma non per tutti

Una mostra bellissima. Ben disposta, ben architettata. Piena di reperti che non è altrimenti possibile vedere, inviati da Ibiza e Beirut soprattutto, e da Malta, Tunisi, Pantelleria, vari siti sardi, Ischia, Pantelleria. Illustrata da didascalie tanto semplici alla lettura quanto straordinariamente centrate e complete. Con ausili video per una volta efficaci invece che tonitruanti e imbonitori. La prima grande mostra – strano ma è così – che si organizza su Cartagine e i Fenici. Ma impossibile da vedere, a meno di molto impegno e caparbietà.
Il sito della mostra dà l’accesso a via Vecchia Salara (basilica Santi Cosma e Damiano) e invece l’accesso è al Colosseo. Nel cafarnao del Colosseo, che uno magari non vorrebbe vedere. Col biglietto (giustamente carissimo) del Colosseo. E con la coda sterminata del Colosseo. Si provi a fare il biglietto online, è praticamente impossibile – anche lo 060608 comunale per le “attività culturali” sa poco della mostra (due risponditrici su tre non sapevano nemmeno che ci fosse). Per accedere alla mostra non ci sono indicazioni, bisogna rifarsi agli addetti alla sorveglianza – molti dei quali la ignorano. La parte centrale della mostra è al secondo piano del Colosseo: un corridoio aperto, gelido. Cui si accede per una sessantina di gradini da trenta centimetri l’uno – l’ascensore è in un angolo remoto, e riservato agli invalidi.
La mostra è ideata e organizzata dalla stessa direttrice del Colosseo, Alfonsina Russo. E come è possible, una mostra per non essere vista? Per aumentare il numero degli ingressi al Colosseo - e battere infine il Louvre? Improbabile – in due ore di mostra si saranno fermate a dare un’occhiata non più di una dozzina di persone.
Per limitare i danni ci si può far bastare il corridoio dei venti del Colosseo, dove è esposto praticamente tutto. La mostra prosegue nel Foro, al tempio di Romolo e alla Rampa imperiale, ma se ne può fare a meno - nel Foro non ci sono indicazioni, e i sorveglianti ne sanno poco o niente.
Il tempio di Romolo espone reperti romani… Li espone perché trovati a Pantelleria, ma più per suonare l’inno d’ordinanza all’uguaglianza, con cui i belli-e-buoni della Repubblica si conquistano il paradiso: che Europa e Africa pari sono, nel grembo del Mediterraneo. Come no, ma non diciamolo agli africani - quante guerre non si fecero, Roma e Cartagine.   
Carthago. Il mito immortale, Parco archeologico del Colosseo, Roma

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