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mercoledì 23 settembre 2020

Il problema è Salvini

Il centro-destra non cresce più, anzi è andato sotto ai sondaggi. Per il problema del dopo-Berlusconi: con quale leader? Con le Europee l’anno scorso la leadership è passata a Salvini, che con la Lega è andato poco sotto il 40 per cento, con molti voti anche nel Centro-Sud. Sembrò un risultato straordinario, che avrebbe fatto della Lega la nuova Dc, il nuovo Grande Centro. Che era poi l’ambizione dichiarata di Bossi, il creatore della Lega, al suo primo voto nazionale, nel 1994: cacciare la Dc, prenderne il posto. Ma Salvini non è Bossi, per temperamento e per cultura. Ha gestito la leadership in questo anno e mezzo fino a dimezzare i consensi al suo partito. Creando malumori, nell’elettorato, e all’interno della coalizione.
I candidati del centro-destra  in Puglia e in Toscana, che erano dati dai sondaggi testa a testa col Pd al governo, non sono andati oltre il 40 per cento. I salviniani hanno boicottato Fitto in Puglia, e i berlusconiani la leghista Ceccardi in Toscana – è andata in minoranza perfino al suo paese, Pontassieve, di cui è anche stata sindaco.
Potrebbero avere pesato gli scandali giudiziari a carico della Lega che sono stati aperti in varie sedi sui giornali alla vigilia del voto. Ma non è il tipo di azione che impensierisce l’elettore leghista, che vota principalmente contro. Di più potrebbe avere pesato la sterilità della politica di Salvini dopo le Europee. Fuori dal governo. Senza un progetto, o una proposta forte di qualche tipo. Logorato sulla immigrazone, e sul risentiimento.
L’effetto è diffuso nel suo stesso partito e tra gli alleati. Che si sentono maggioranza nel Paese e probabilmente lo sono (crisi economica, lavoro, pensioni, immigrazione, governano anche quindici regioni su venti, e molte città (anche Roma e Milano, virtualmente), ma non sfondano. Troppi errori in poco più di un anno

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