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zeulig
Bene
– È la risultante di una concezione ordinata e
progressista – teleologica – del mondo. Del “Giudizio” di Kant soprattutto, più
che di sant’Agostino – fino alla deriva hegeliana. E di Candido.
Globalizzazione
– Ha rovesciato il mondo. L’ha proposta e gestita l’Occidente – gli Stati Uniti di fatto, l’Europa l’ha
subita (l’Occidente è poco europeo) – a scopi di maggio profitto. Ma ha
liberato il resto del mondo, aprendo le porte al commercio, senza dazi né
contingenti, e ha portato al declino o eclissi dell’Occidente stesso. Comunque ha
creato un altro rapporto di forze, rompendo l’equilibrio plurisecolare dalla
navigazione oceanica e le scoperte in poi, dal ‘400.
Le sanzioni contro la Russia,
gesto isolato dell’Occidente, e lo stesso conflitto, una guerra Nato per
procura, alla Russia per mezzo dell’Ucraina, cadute nel nulla nel Resto del
Mondo ne sono un esempio: una guerra che, a differenza di quelle del Novecento,
non si può più dire “mondiale”, per nessun verso. Compresa forse la minaccia nucleare.
L’Occidente finisce da apprendista stregone: ha aperto i cancelli del mercato
al mondo – per guadagnare di più, non per generosità naturalmente ma nemmeno
per disegno politico – e in pochi anni ne è diventato una parte, non più il
tutto: non decide e non governa.
Felicità
–
Prima che nella Costituzione americana era in Aristotele, come si sa, che alla eudamonìa
ha dedicato lunghe considerazioni - e si direbbe la pone al centro della sua
etica. Ma la più pratica la dà nel trattato “Politica”: “Da che cosa dipende la
felicità? La felicità è costituita dalle seguenti parti: buona nascita,
abbondanza di amici, ricchezza, abbondanza di figli e buoni figli, buona
vecchiaia, buona condizione fisica. Cioè: bellezza, forza, statura alta,
atleticità, oltre a fama, onore, fortuna e virtù”. Come un medico che ordinasse
tuta la farmacia.
Intelligenza
artificiale – Emilio Segré era
scettico, ancora negli anni 1970, dal punto di vista neurologico, delle
ricerche sui neuroni. Eco ne parla nel 1991 come un dato di
fatto, a proposito dei frames, schemi
di azione (andare al ristorante, alla stazione, aprire l’ombrello) conoscendo i
quali un computer è in grado di capire diverse situazioni. Anche di gestirle,
si direbbe, già negli anni di Eco, p.es. il navigatore. Ma di capire nel senso
di riflettere? No, di recepire, che è diverso. Le ultime applicazioni
d’intelligenza artificiale, ai testi, fanno pena – gli input non sono
all’altezza di essere intelligenti.
Natura – È incoercibile. Nella sua costruttività\distruttività – imprendibile,
indomabile. Ma è un mezzo. “Usare la natura come mezzo” è di Kant, “Critica della
facoltà di giudizio”, Einaudi, p.264, per
realizzare attraverso di essa la libertà.
Ortodossia –
Le buone azioni vi contano meno delle parole – Dio raggiunge con la preghiera
(le fede).
Storia
- Luigi XIV, che non si lavava, non era figlio
di Luigi XIII? È possibile: la regina Anna d’Austria potrebbe averlo fatto con
un amante, o non averlo fatto. La sua gestazione fu tenuta nel mistero da
Richelieu, che la odiava per tanti motivi, tra l’altro perché faceva figlie
femmine. Ma ciò non è indifferente alla storia, la Francia sarebbe bastarda. O
no, cioè sì, è la storia che è bastarda: la materia essendo ignota, è la terra
nata da un uovo, in Australia, o da una goccia di latte?, tutti siamo figli in
realtà di NN - se la storia degli uomini fosse scritta dalle loro donne, ci
sarebbe assai poco da studiare, celia Alvaro. La storia universale è quella di
Borges, storia di un uomo solo: dell’uomo senza la donna, che ora si rivela e
rifiuta i figli. Se il cuore ha una storia, si spiega che la storia sia scienza
dell’infelicità umana: gli uomini, e le donne, non si amano. Gli aztechi
cavavano il cuore agli uomini vivi per ridare energia al mondo. Temevano
l’entropia.
Il movimento si vuole autonomo, sempre la
rivoluzione si fa in avanti. E la realtà è sempre anacronistica. È
anarchica. Ecco dov’è l’autonomia della classe operaia: c’è e non c’è, figlia
anch’essa di padre ignoto. La storia è
l’attività attraverso cui si realizza la libertà, il fine assoluto del mondo,
si può marciare con Hegel, perché no, e Croce, quel convinto hegeliano: la
storia del mondo è la storia della libertà dell’uomo. C’è da crederci. Che
altro? Ma
la storia è anche rimozione. Memoria
selettiva, per conservare la libertà - rimuovere è muoversi, senza rimozione è
un mondo di statue, figure senza ombre. Storia è imparare a ridere delle ori-gini.
Delle genealogie. Della questione dell’essere. Ma
bisogna ricordare che si rimuove, il rifiuto della storia non esime. Il rifiuto
di quale storia?
La storia è del
passato, non c’è dubbio, lo attesta il filosofo Gentile. Dove si trova di
tutto, la storia è una puttana vecchia. Non da buttare: nei cambiamenti la
tradizione pesa, e il modo d’essere, più che l’ideologia e i programmi. Ma i
giorni trascorsi non tornano, se non nel ricordo. Che è asfittico, spiega
Yourcenar: “La vita passata è
una foglia secca, screpolata, senza linfa né clorofilla, crivellata di buchi,
lacerata e sfrangiata, che, vista in controluce, presenta soltanto lo scheletro
delle sue nervature sottili e friabili. Ci vuole un certo sforzo per renderle un
aspetto carnoso e verde”. È un classico: “Il campo della storia mi è sempre
sembrato simile alla valle di Giosafat, un campo pieno di ossa; ed ecco, erano
molto secche”, lo diceva già Hamann – Johann Georg Hamann,
concittadino, amico, beneficiato, ma disistimatore di Kant, autore della
massima: “Solo la discesa all’inferno ci apre la via dell’apoteosi”.
Secondo il Burckhardt di Cantimori la minoranza, vinca o perda, fa la
storia in ogni tempo. Chateaubriand è apocalittico, forse in colpa per aver
scopato tutte le signore: “La storia è il braccio secolare della vendette dei
popoli”, dice. Mentre Vattimo sostiene che la storia ricorda solo ciò che ha
vinto, ma va bene lo stesso. La fanno gli uomini, si capisce. La storia è lo
stampo che l’uomo libero appone al destino, Jünger attesta che le ha viste
tutte, la storia autentica non la possono fare che uomini liberi: “È lì che si trova la sostanza della storia,
nell’incontro dello uomo con se stesso, cioè con la sua potenza divina”. La
storia parte dall’ozio. Per il
bisogno di battere la noia. Quando l’ominide si stancò di vivere in branco,
saltellare, ruminare, accoppiarsi, come le scimmie oggi, e prese a ululare alla
luna, modulando poi l’urlo, scagliare pietre, affilare selci. Da qui la luna
nella poesia: è un reperto protostorico. Finché Marx insuperabile, filosofo
della storia, ne ha fatto la libertà, e la scienza insieme della libertà.
Perfino il giornale di Giolitti la diceva Grande Vergine.
Uguaglianza
– “Uno vale uno” in diritto, una bestialità
nel resto.
zeulig@antiit.eu
Sorprese , cose viste, emozioni della
scrittrice, russa emigrata, quarantenne, “somigliante a Katherine Hepburn”, vedova
dello scrittore Chodasevič, sposa dal 1936 di un V.N.M., a Parigi durante la Guerra
e fino a qualche anno dopo. Tra il 1939 e il 1950. A Longchêne, a due ore da
Parigi. Con due pause in Svezia. Anni ridotti “allo stendhaliano lectutre et
agriculture” – l’unico piacere possible sotto la Restaurazione, “dopo la
caduta d Napoleone”.
Il quaderno si apre col patto Stalin-Hitler. Una
conferma per gli emigrati di stare dalla parte giusta, e l’inizio di nuove
disgrazie. Prima a opera dei francesi, poi dei tedeschi occupanti, quando la
Germania invade l’Unione Sovietica – i russi emigrati vengono censiti, molti
reclusi in campi di concentramento, altri arruolati come forza lavoro, in
quanto anti-comunisti.
Il diario registra la vita degli emigrati russi
nella guerra, le cene tra amici, le serate di poesia, feste e balli, e anche la
miseria, dei tanti finiti male per malattia, alcol, miseria. Con commedie e
sceneggiate. Per lo più per promuovere raccolte fondi per i letterati poveri, “per
attrarre le persone facoltose (soprattutto ebrei generosi e di buon cuore, gli
emigrati russi non si interessavano alla letteratura o erano troppo poveri)”.
Ricordi di un mondo com’era. Di Blok, che Berberova
studia, Belyi, Gor’kij, che l’ha ospitata a Sorrento nel 1925, Tolstoj,
Strindberg. E di Nabokov (da lei stimato – sarà la prima e massima filologa del
fenomeno “Lolita” – ma non popolare tra gli emigrati), il Nobel Bunin,
Chodasevič, Merežkowskij, Zajcev, Remizov, Rozanov, di passaggio Erenburg, “funzionario
sovietico” . Con una peculiare attenzione alla massoneria, alle due massonerie:
di destra. Grande Loge, e di sinistra, Grand Orient, intercambiabili, divisioni
cioè bonarie, ma non senza rilevare che “la massoneria politica ebbe un ruolo
fondamentale” nell’avvio della rivoluzione russa, nel 1917 (e sottolineare: “Non
fecero mai parte della massoneria le seguenti persone: Chodasevič, Merežkowski, Bunin, Remizov, Zajcev, Muratov”).
Particolari le annotazioni sulla guerra: i bombardamenti,
prima tedeschi, subito poi alleati, le notti nei rifugi, gli sfollati. “Quanto
più rimbomba l’artiglieria, tanto più cantano gli usignoli, ogni notte…. (nel
rifugio) i bambini tremano…le fragole sono mature e tutte nere…”. O le donne e
la guerra - questione sempre omessa: che fare? “Tricotez”, consiglia
Colette, fate la calza.
Con poco di se stessa, ma impregnante. In
Svezia, ospite di due gentildonne nella loro villetta estiva, dalle notti
bianche, riesce una notte, sola ai remi, a vincere la fobia dell’acqua che la
perseguita da una vita. A Natale del 1941 i bambini di un tagliaboschi spagnolo,
un dei profughi della guerra civile che la Francia aveva internati, vanno a casa
di Nina e il marito per cantare le canzoncine, due ragazzi e due bambine, Anita
di tre anni e Ramona di sei, con tromba e tamburino, “tutti con vestiti puliti
e in ordine”, e un groppo di lacrime le sale agli occhi: regala a Ramona un nastro
e glielo annoda sulle trecce a coroncina – “era come se in lei convergessero
tutta la compassione, la tristezza e la bellezza de mondo”. Conosceva Ramona: “Un
mese fa l’incontro con la piccola mi ha liberato – grazie all’ammirazione, alla
compassione, alla rassegnazione – da uno dei miei stati d’animo più opprimenti,
dalla sensazione di aridità e di gelo”. In poche righe, con discrezione, il cruccio
di una vita, la mancata maternità – Ramona, incontrata per caso dal lattaio un
mese prima, coi suoi stracci, coi “suoi occhi mansueti”, aveva scatenato una tempesta, “era comparsa per risvegliarmi, per capovolgere le morte stratificazioni
dentro di me, per togliere via dall’anima il sangue e la muffa”.
Tardi, nel 1949, brusco il congedo dal marito, l’enigmatico
V.N.M.: “L’uomo con cui continuo a vivere (smetto di vivere):\ non è allegro,\
non è buono,\ non è tenero.\ Non riesce a combinare nulla. Ha dimenticato tutto
quello che sapeva fare. Non ama nessuno e anche gli altri smettono a poco a
poco di amare lui”. Ma con un elogio della femminilità che la fa tanto più
grande oggi, nel deserto del viragismo – “se un giorno scriverò di me, dovrò
dire di non avere mai sofferto del fatto di essere nata donna”, etc. etc..
Un estratto
dalle più ampie memorie, (“Il corsivo è mio”), con un “regesto dei nomi più rilevanti.
Nina Berberova, Il quaderno nero, Adelphi,
pp.175 € 12
Il debito americano è
raddoppiato in dieci anni in rapporto al pil, dal 60 al 120 per cento. E cresce di
100 miliardi ogni dieci giorni. Ma di questo non si fa caso – giusto in
“controluce”, una noticina di Graziani, della redazione Finanza&Mercati del
“Sole 24 Ore”.
La quota del debito
americano detenuta da investitori esteri si è dimezzata nei dieci anni, al
25-30 per cento del totale. Chi più aveva investito in Usa più ha disinvestito:
Cina, Giappone, petromonarchie. Troppa voglia di menare le mani, in America?
La “Duilio” abbatte
due droni, forse Huthi, forse non ostili, a 2 miglia di distanza, sul Mar Rosso,
e la cosa si racconta come una epopea, e una guerra vinta. È solo fantagiornalismo – ma
esulta anche il capo di Stato Maggiore, che pure è un ammiraglio, Cavo Dragone?
O ci siamo persi la nozione di cosa è una guerra?
Insiste il presidente
francese a voler inviare soldati in Ucraina. Come se questo non fosse entrare
in guerra, anche senza dichiarazione. Insiste perché sa che non si può fare e
non si farà, oppure, anche lui, perché non sa che cosa è – sarebbe – una guerra
contro la Russia?
Una stelloncino anodino
sul “Sole 24 Ore” per Meloni che pure porta al Cairo la
commissione di Bruxelles (la presidente Von der Leyen), niente sul “Corriere
della sera”. Pregiudizio politico non può essere - non per “Il Sole”, che non è
Pd, non dichiarato. Distrazione? Ignoranza? Meloni è riuscita ad avviare
una politica mediterranea europea. Nientedimeno.
Sembra niente, ma è una
politica che la Ue ha sempre evitato - quando non l’ha rifiutata, negli anni
1980, quando l’Italia con insistenza la proponeva. Nella distrazione, anche allora,
della Francia, che aveva, come ha, rapporti variamente stretti col Nord Africa
occidentale.
È strano che le presidenziali
russe non siano contestate sui dati, sull’affluenza prima ancora che sulle percentuali
di vittoria di Putin, sul voto all’estero, sul voto online. Mentre si magnifica
la resistenza, che è consistita in una molotov buttata da una donna impacciata.
Non c’è materia, o le intelligence occidentali non fanno gli
straordinari?
Il 23 agosto ricorre il
75mo del patto Molotov-Ribbentrop: Stalin si mette con Hitler per prendersi mezza
Polonia - grazie ai tank tedeschi (con la Finlandia non ce l’ha fatta). La
Russia è fatta in una certa maniera.
Roma "riqualifica" (decide di utilizzare) l'Ex
Arsenale Pontificio, una grande superficie di pregio sul Tevere. Dopo 154 anni.
Il Campidoglio è probabilmente il più grande proprietario immobiliare e
fondiario d’Europa, se non del mondo, e un soggetto pubblico fra i più
indebitati.
Il Congresso Usa non sta a sottilizzare: TikTok è
americana? No? come si permette, 200 milioni di followers americani! Cinesi
che fanno business in America? E se la prende, al ribasso. Semplice, il
mercato funziona cosi.
Ma un ragione ci vuole. E
allora, siamo puritani: Tik Tok diseduca i figli. Con un padrone americano non
li diseduca, come fanno Instagram e Meta, parola di Congresso. Ipocrisia non è, come spesso succede con i puritani, anzi è sfacciataggine.
Il Procuratore della
Repubblica (il Procuratore Generale di Perugia) che nega di avere fatto quello
che ha fatto (un richiamo alla Procura della Repubblica della stessa città) è
proprio il magistrato italico: presuntuoso e violento, che vuol essere reputato
furbo.
Il papa l’ha sparata
grossa sull’Ucraina - tanto grossa che forse ha qualche problema. Ma si può
capirne il candore – dal “Candido” di Voltaire – a fronte della pervicace ipocrisia
del conflitto, che non c’entri la Nato.
Solo due righe per dire che la Nato è presente
e opera in Ucraina –perché lo ha detto un ministro polacco, come fosse un mezza
calzetta. Quando la Nato non solo finanzia e arma l’Ucraina, ma la guerra ha provocato.
E alimenta anche con soldati: si sa che tuta l’artiglieria è Nato, dai missili
e droni ai calcolo trigonometrico del puntamento, che non s’impara leggendo le
istruzioni.
Blogger (Google) ha
sospeso un post sulla povertà in America, un anno e mezzo fa (senza
comunicarlo), in automatico, perché “non rispondente ai codici della comunità”.
Cioè perché ricorreva, tra virgolette, il termine “bianchi neri”, in uso al Sud
alcuni decenni fa per dire i bianchi impoveriti, o poveri. L’inciampo è stato
trovato dopo vari tentativi: sostituendo “bianchi neri” con “bianchi a pallini
neri” (un altro dei termini in uso) il post è passato. Un politicamente
corretto convoluto – si suole dire barocco, ma questo è proprio stupido.
La spesa per il gioco d’azzardo
in Italia nel 2022 è stata di 136, virgola qualcosa, miliardi. A cui vanno
aggiunti 20 miliardi per il gioco illegale o irregolare. Sono i numeri del
“Libro Blu” dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Alla faccia del paese
povero dell’avvocato Conte.
Un film forte, su tre temi drammatici. La
determinazione dell’imprenditore:
Ferrari ingegnere nasce artigiano e diventa industriale, con mercato
mondiale, sia perfezionando il prodotto sia superando continui buchi finanziari.
Le bigamie forzate di anni ancora recenti in Italia - il divorzio arriverà a gine
1970: di Ferrari come di De Sica o di Coppi, per stare alle più note – con tensioni
violente in entrambe le situazioni. La scarsa o nessuna sicurezza delle corse
automobilistiche, sia per i piloti sia per il pubblico: Castellotti muore in
circuito, de Portago, in testa alle Mille Miglia, una vittoria che doveva
essere il biglietto da visita per la Ferrari sul mercato mondiale del lusso,
provocando una strage di bambini per un sasso che squarcia una gomma (la Mille
Miglia anticipata nei titoli di testa con materiale d’epoca è epica, ma quanta insicurezza sulle strade di tutti – “tra
galline e bambini” si dice nel film).
Un racconto molto ben sceneggiato e montato. Girato
a Modena. Con prove eccezionali di tutti gli attori, specie di Penelope Cruz,
un cult, la moglie trascurata di Ferrari, e di Adam Driver, Ferrari.
Presentato a Venezia, è stato del tutto trascurato (che occasione persa con
Penelope Cruz, ruolo e interpretazione) – forse perché Mann vi ha presieduto
una dozzina d’anni fa la giuria?
Michael Mann, Ferrari, Sky Cinema
In Spagna, 57 milioni di abitanti, due
meno dell’Italia, il quotidiano “El Paìs” ha iniziato il 2024 con 350 mila abbonati.
Il quotidiano di Barcellona, “La Vanguardia, con 125 mila. “La Voz de la Galicia”,
altro quotidiano regionale, con un numero di lettori superiore a “La Vangaurdia”,
anche se con appena 20 mila abbonati. Il quotidiano “El Mundo”, anch’esso di Madrid,
nazionale come “El Paìs”, di proprietà di Rcs Mediagroup (Urbano Cairo), con 123
mila abbonati. Abbonamenti pagati.
In Italia, due milioni di abitanti più
della Spagna, dove tutti i quotidian perdono copie costantemente, e tutti,
eccetto il “Corriere dela sera”, vendono sotto le 100 mila copie, le maggiori vendite
per abbonamento (il giornale digitale si legge in abbonamento) sono: “Corriere
della sera” 45 mila, “la Repubblica” 26 mila, “Sole 24 Ore” 23 mila, “Fatto
quotidiano” 19 mila.
La diffusione della stampa spagnola, online,
è privilegiata dall’uso ampio del castigliano in America: l’America ispanica
conta 400 milioni di persone. Ma è un mondo poco alfabetizzato e poco
esercitato all’informazione o opinione pubblica. Il problema è italiano. Gli italiani
leggono poco? Ma in sei milioni compravano il giornale venti anni fa – “Corriere
della sera” e “la Repubblica” vendevano più di 600 mila copie al girono. Sono i
giornali non appetibili?
La Procuratrice della Georgia che vuole
incarcerare Trump per tentato colpo di Stato, Fani Willis, può continuare a
farlo, anche se dell’indagine a carico di Trump aveva incaricato un avvocato
suo amante, Nathan Wade. Un giovanissimo giudice, Sott McAfee, cui è toccato di deliberare sul caso di incompatibilità, ha espresso qualche perplessità, a
futura memoria: la condotta di Willis, in tribunale e fuori, ha giudicato “non
professionale”, e la relazione con l’amante “un terribile errore di valutazione”.
Ma salomonicamente ha solo deciso che uno dei due deve lasciare l’incarico, per
“evitare l’apparenza di un conflitto d’interesse”. Una condanna molto
dispiaciuta.
McAfee ha deciso dopo un’indagine di due
mesi, in udienze pubbliche in tv. Una serie di udienze per accertare se Willis
e Wade erano amanti prima dell’incarco, oppure lo erano diventati dopo. E chi
dei due manteneva l’altro (conti d’albergo, ristorante, vacanze, noleggio).
Netildex, un collirio antibiotico che si
usa per dieci applicazione post-cataratta, si vende in confezione di 60 fiale,
ognuna delle quali serve per tre applicazioni. Si compra in 60 fiale, di cu se
ne utilizzano tre-quattro, solo per pagare 25 euro invece di due o tre? Per poi
buttare le restanti 57 fiale – non è che si faccia una cataratta ogni poche settimane.
Il costo dei medicinali è artefatto non solo
per le grandi e grandissime specialità, ma anche, tramite le pratiche
commerciali, per la medicina ordinaria.
La spesa sanitaria delle famiglie si aggira
sui 42-44 miliardi (l’Istat non se ne occupa: l’ultima rilevazione è del 2021,
e stimava 38 miliardi). Di cui un terzo per medicinali, 14-15 miliardi. Che, nel
caso del Natildex, si potrebbe ridurre di nove decimi, diciannove ventesimi per
esser precisi. I prezzi dei medicinali
sono controllati ma la confezione base – la spesa obbligata – no.
Il costo dei medicinali resta praticamente
tutto a carico privato, mediante la riqualificazione di molte specialità in parafarmaci.
Un espediente semplice, che consente alle assicurazioni di non coprirne il
costo. E anche allo Stato, di non accettare la spesa in detrazione d’imposta.
Furbi.
Una casa, un appartamento, qualsiasi
fabbricato che abbia bisogno dell’elettricità ma venga utilizzato uno-due mesi l’anno
paga per i restanti dieci mesi € 55,68 a bimestre per zero consumi. Un regalo
nei dieci mesi di € 278,40, allo Stato (di chi?), e anche, senza nessun costo operativo, all’azienda elettrica. A gratis?
La vita e l’opera di Alda Merini, una rievocazione
basata soprattutto sul rapporto che negli ultimi anni intraprese con Arnoldo
Mosca Mondadori, giovane pronipote dell’editore, uno di convinzioni religiose
forti, come Alda (ma di questo non c’è traccia). E un dei fiduciari dell’ultima
poesia di Alda, che usava telefonare i suoi versi, apparentemente all’impronta,
a due o tre persone – un altro che ne registrò molte, anche di più e più
variate di Mosca Mondadori, è Alberto Casiraghy – che tra l’altro avrebbe bene
figurato nel racconto, un poeta anch’esso “naturale”, e pittoresco, ma qui nemmeno
si cita.
Una rievocazione commovente, conoscendo la vita
e l’opera di Alda Merini. Anche se girata, seppure da un regista molto colto,
con approssimazione: Laura Morante, che impersona Merini vecchia, non
abbandona la sua cadenza toscana, poco o minimo ricorso alla poesia, ai suoi temp, ai suoi tempi, ai riconoscimenti. E con taglio singolare, segmentato: il ruolo
di Giacinto Spagnoletti, il rapporto tempestosissimo con Giorgio Manganelli, il
lungo corteggiamento telefonico e poi il matrimonio con Albino Pierro, un altro
mondo. Molto anche manca: Casiraghy, gli amori senili, l’editore Scheiwiller, l’invasione
di ammiratrici, soprattutto, e ammiratori nel suo modesto riparo, i locali dei
Navigli per i quali si trascinava. Prodotto dalla Rai, evidentemente, che pure
fa grandi produzioni per niente, con la lesina: tre o quattro scene, pochi giorni
di lavorazione, e via al montaggio.
Una seconda consolazione è che molti hanno continuato
a vedere il docufilm, malgrado lo scarso appeal. Non un grande successo
ma tre milioni di spettatori per la vita di un poetessa, senza grandi colpi di scena,
eccetto quello, non attraente, del manicomio, non sono pochi.
Roberto Faenza, Folle d’amore, Rai 1,
Raiplay
spock
Il giornalismo è
meglio che lavorare?
Spiegare quello
che non si sa e non si è capito?
Celebrare un
morto di cui non si sapeva che fosse vivo?
Dire la verità
oppure occultarla?
Scoop nel
senso di scopare (spazzare) o di scoppiare?
La verità che
non ti ho mai detto?
spock@antiit.eu
La sanità pubblica è in difficoltà dappertutto.
Si dice a causa dell’aggravio della “crisi fiscale degli Stati” per effetto
della crisi bancaria (moltiplicazione del debito per salvare le banche, minori
capacità di spesa). Ma questo è vero solo in parte: le spese militari sono
cresciute, per la guerra in Ucraina e anche prima, mentre quelle sanitarie non
si sono incremetarte o si sono ridotte.
La pandemia ha mostrato ovunque, secondo
i rapporti unanimi delle commissioni internazionali, un sottofinanziamento
diffuso dei sistemi sanitari (s’intende pubblici). Con gli effetti noti sui
bisogni terapeutici ordinari: visite, accertamenti, interventi, e anche sulle
prime cure ospedaliere (pronto soccorso).
Anche la causa è nota. A seguito della crisi
la spesa pubblica per il personale è stata bloccata: niente assunzioni, e niente
aumenti. L’effetto è la carenza di personale. A fronte di abbandoni senza nuove
assunzioni. E per l’aumento dela domanda
La carenza di personale affligge molti paesi
europei e gli Stati Uniti. L’Italia è uno di questi. Secondo le statistiche Ocse,
l’Italia ha 6,5 infermieri praticanti ogni mille abitanti, la Germania il
doppio, 12,8. L’Italia ha 1,5 infermieri per medico ospedaliero, la Germania e
la Francia ne hanno 2,7.
Un libro curioso
per due ragioni, anzi per tre. La terza essendo che è una critica letteraria a
più mani, come in conversazione. Ma non in contemporanea, di persona. Per
iscritto, attraverso uno scambio di lettere - da qui il titolo. Per
sperimentare una forma di critica co-dipendente, una forma di “intelligenza
collettiva”. Come è di tutte le forme culturali. Per questo esperimento quattro
giovani accademiche americane hanno scelto Elena Ferrante, il Quartetto
Napoletano, perché la stessa autrice ha posto il suo metodo di lavoro, di creatività,
in questa prospettiva: “Non c’è lavoro di letteratura che non sia il frutto di
tradizioni, di molte capacità, di una sorta di intelligenza collettiva” (intervista
a “The Paris Review”). Queste sensibilità e questo metodo applicando nella
quadrilogia, con le compenetrazioni fra i due caratteri, Lenù e Lila, l’una
antitesi dell’altra. Una compenetrazione che Lenù, la scrittrice, dichiara
scoprendo il quadernetto di Lila alle elementari: “Le pagine infantili di Lila
erano il cuore segreto del mio libro” – un’amicizia stretta che fa il
libro, lo scrive.
Le altre due curiosità
sono che il libro è di quattro anni fa e non è stato tradotto, nemmeno citato. La seconda è che su “Elena Ferrante” non c’ è
in Italia una mobilitazione critica pari solo anche a una frazione di questo
libro e al dibattito che ha acceso. Non c’è più la critica?
Sarah Chihaya-Merve
Emre-Katherine Hill-Jill Richards, The Ferrante Letters, Columbia University
Press, pp. 288 $ 25
La spesa sanitaria “catastrofica” è
crescente in tutti i Paesi europei, compresa l’Italia.
S’intende per “spesa sanitaria catastrofica”
quella che assorbe il 40 per cento del reddito familiare una volta detratte le
spese necessarie. Per spese necessarie s’intendono alimentazione, abitazione e
utenze – non l’abbigliamento, per esempio, o gli svaghi, sport etc., per quanto
anch’essi necessari. La crescita di questa spesa è il segnale del ricorso, più
o meno obbligato, alla sanità privata. Anche se con gli obblighi fiscali si è
finanziata la sanità pubblica.
L’ultima
rilevazione Ue di questo indicatore è pre-covid e non è buona – anche perché si
sa che è peggiorato con la pandemia. La quota di famiglie oberate da “spesa
catastrofica” era mediamente il 7 per cento di tutta l’Unione. Con una
variabilità ampia, dal 15 per cento (Romania) al 2 per cento (Islanda). L’Italia
era sopra la media, al 9,4 per cento – un famiglia su dieci ha una spesa medica
catastrofica”.
Ci sarà ancora Putin a capo della Russia
per san Giuseppe, il voto di quest’anno è scontato. Anche la partecipazione al
voto è scontata, superiore alle medie occidentali. Ma non ci sarà più Putin fra sei anni: la previsone è scontata alla Farnesina e nelle altre cancellerie europee. A fine mandato Putin avrà eguagliato, forse superato di qualche mese, come uomo solo al comando, al governo o alla presidenza, il lungo potere di Stalin - dietro la recordwoman Caterina II di tre anni. E non potrà carcerare, esiliare o uccidere chiunque faccia politica. Per un’inquieudine
crescente tra le sue stesse file, anche se l’opinione a lui contraria in Russia
è ancora minoritaria – urbana e professionale. E prima o poi l’errore della “guerra
lampo” contro l’Ucraina peserà.
L’opinione è invece generale in Russia che
il futuro del più grande paese del mondo è in Europa e con l’Europa. Malgrado
lo stato di quasi guerra attuale. Tutti i think-tank di politica estera,
a Mosca e San Pietroburgo, centri studi o centri universitari, nelle esercitazioni
di questi due anni di guerra hanno solo rilevato l’impossibilità per la Russia
di asiatizzarsi, malgrado i cerimoniali Brics – che non sono un’alternativa
all’Occidente, non avendo strumenti monetari propri, e restando produttivamente
e finanziariamente connessi a Usa e Ue - e comunque sono a trazione cina. La quale non è e non può essere un alleato
militare. E come partner economico apre poche prospettive: ha bisogno di
petrolio e gas, ma di nient’altro dalla Russia, che quindi non può comprare
molto in Cina. Inoltre, la lunghissima frontiera che corre tra i due paesi non
è tranquilla - l’ex impero russo-sovietico sopravvive solo in Asia, lungo la
Cina.
Il regime sembra seguire un disegno opposto,
ma in chiave contingente, della guerra in corso. “L’obiettivo della Russia nel
2024”, ha statuito a inizio anno il ministro degli Esteri Lavrov, “è di eliminare
qualsiasi forma di dipendenza dall’Occidente, sia in termini finanziari che di catene
di approvvigionamento”. Ma lo stesso ministro in interventi meno ufficiali si richiama
spesso alla necessità – “non in questo momento” – di tornare alle “virtù del
multipolarismo”.
La vita della famiglia
Höss, del carceriere capo di Auschwitz, nella villa accanto al lager,
dotata di un grande giardino, dove i figli giocano con i figli degli altri carcerieri,
e le mogli passano le giornate facendo le signore, servite a tavolino, quando
non usano la piscina, o pareggiano un rampicante. O fanno i romantici sul Soła,
che costeggiava il campo, prima della confluenza nella Vistola. In una eterna
primavera: non piove mai e non nevica, né c’è l’afa con le msche, nel terribile
clima continentale che aveva promosso la scelta di Auschwitz-Oświęcim.
In una scena Höss,
promosso capo dei carcerieri del Governatorato Generale, è in conferenza con i
suoi capi, grigi e molli come lui, per discutere l’arrivo di 700 mila ebrei
dall’Ungheria. Senza pathos – forse per sottolineare la “banalità del male”. In
un’altra riceve in ufficio una giovane – una prostituta (troppo in carne e ben
vestita per essere una prigioniera)? – e poi passa qualche minuto a ripulirsi
lo scroto.
Un onesto film da
Giorno della Memoria, ma spento. In una scena si adombra un istante una nuvola
di cenere, e poi si discute ingegneristicamente come va migliorato il forno crematorio.
Ma la specificità dell’Olocausto non è il forno crematorio, quello è una misura
d’igiene, è come ci si arriva.
Niente a che vedere
col romanzo di Martin Amis da cui si vuole tratto, che è tutt’altra storia, e
comunque vive di un linguaggio brioso. La simulazione placida è stupidità. I
tedeschi erano stupidi? Qui sono massicci e pallidi, come malati, specie le donne.
E parlano poco, non sapendo che dire, se non la loro mediocrità quotidiana. Con
due o tre serve che non parlano (saranno polacche?), solo ingombrano la scena
andando avanti e indietro, come in un vaudeville. E forniture quotidiane
di ogni ben di Dio. Perfino i ragazzi, i figli del carceriere, sono inautentici
– è difficile farli scemi?
Una produzione
abborracciata. Un minuto di schermo grigio apre e chiude il film. Che scorrerà
però anch’esso grigio e piatto – nemmeno arrabbiato. Il tempo primaverile non è
l’unica incongruenza. Le immagini, anche, sono grigie, come sfocate, riprese a
malincuore – e montate peggio. Oscar miglior film e migliore musica – inavvertita
– forse in omaggio alla Memoria.
Jonathan Glazer, La
zona d’interesse
Un
quarto degli italiani paga tre quarti di tutte le tasse (“Libro Blu”
dell’Agenzia Dogane e Monopoli). Esattamente, il 22,5 per cento paga iil 74,26
per cento delle Entrate, cioè tutta l’Irpef, e e la maggior parte di Irap,
Ires, imposte sostitutive, imposte indirette.
L’evasione
dell’Iva, elevata, al 22 per cento, è la parte maggiore dell’evasione fiscale. L’ineludibilità
dell’Iva è infatti anche la causa maggiore dell’evasione Irpef, che è dovuta
soprattutto ai fornitori di servizi (elettricisti, idraulici, meccanici,
carrozzieri, etc.): evitando la fatturazione, molto onerosa per l’utente, evitano
ii denunciare il reddito maturato.
La
bolletta del gas è pià che raddoppiata.
444 mc l’anno scorso tra dicembre e gennaio hanno pagato € 217, quest’anno
nello stesso periodo 321 mc rilevati pagno 333 euro.
Cento
euro sono di spesa da trasporto e gestione contatore – 100 euro per due mesi di
trasporto, e una sola lettura del contatore. Altri 100 di tasse, metà Iva e
metà “oneri di sistema”, finanziamenti a fondo perduto alla fonti di energia
cosidette “pulite”.
Gli
“oneri di sistema” – una tassa di scopo – sono l’abuso maggiore della
“transizione verde”. Un caso fra i tanti della disonestà statale – tante
piccole patrimoniali camiffate variamente, di “boli”, “tasse di scopo”, etc.
Con un distinto odore di sottogoverno, cioè di corruzione. Si prendono soldi
sui consumi irrinunciabili per regalarli, senza controlli, ai cosiddetti
gestori di energia verde (essenzialmente pale eoliche e pannelli solari) senza
alcun controlo sugli investimenti effettivi, e sula, resa di questi investimenti.
Da un paio d’anni anche ai fabbricanti di auto elettriche. Un obolo ai ricchi.
Umiliato dalla violenza paterna, che lo costringe alla sedia a rotelle, ma aiutato dai cani, di cui
condivide la vita (che il padre invece sfruttava per le corse), finito
disabile in un orfanotrofio-casa di correzione, impara a leggere e vivere con
Shakespeare, grazie a una insegnante di sostegno che vive e fa vivere di
teatro, fa vita comune con i cani, dapprima in un canile protettivo dello stato di New Jersey di cui ha la gestione, poi da solo, malgrado
tutto si diverte, e diverte. E quando alla
fine decide di lasciarsi andare, regala un’iniezione di fiducia alla psichiatra
cui la Polizia aveva dato l’incarico di analizzarlo.
Nulla a che vedere col
“Dogman” italiano - il delitto del “Canaro”. Tra horror e mélo, sul filo
dell’inverosimile, Besson costruisce una serie di sequenze tutte accattivanti,
rapide e lente, repulsive e commoventi, tragiche e ridicole. Imperdibili le
serate nel locale dragqueen. O i cani
ladri di notte. Con la violenza americana, tutta benedizioni e invocazioni
divine.
Una prova mostruosa di Caleb
Landry Jones – per questo non premiato a Venezia? Se poi è lui che canta al
club dragqueen (rifà Piaf e Marlene
Dietrich), e non mima il playback,
diventa memorabile. Anche la psichiatra non è male: sfiduciata,
divorziata-con-madre-e-neonato, è Jojo T. Gibs, un’attrice comica. Cosa
condividono i due? Il dolore. Ma non lo fanno pesare.
Luc Besson, Dogman, Sky Cinema
Prima Trump, poi Putin, con la
Cina naturalmente, nuova grande potenza, e Giappone e Germania progettano
l’atomica. Abbandonando le preclusioni che si erano imposte, politiche o
costituzionali.
Senza censure, senza neppure
annunci espressi, il panorama è passato dalla rigida non-proliferazione, il
trattato con cui le potenze nucleari hanno escluso fino ad ora la
disseminazione dell’armamento atomico, alla proliferazione libera. Con Giappone
e Germania, anche la Corea del Sud valuta l’ipotesi. Tutt’e tre i Paesi si
ritiene che potrebbero sviluppare l’armamento atomico in poco tempo.
In Giappone e in Corea del Sud
l’ipotesi è stata avanzata dai primi ministri. In Germania il cancelliere Scholz
è personalmente impegnato a tenere il paese fuori dal nucleare (“il governo non
valuta altra ipotesi se non quella di continuare la partecipazione nucleare con
gli Stati Uniti all’interno della Nato”). Ma tra i Liberali, che sono parte del
governo Scholz, e tra i media, specie la “Frankfurter Allgmeine Zeitung”, il
“Corriere della sera” tedesco, e “Handelsblatt”, l’equivalente del “Sole 24 Ore”,
l’ipotesi viene discussa, con favore.
La transizione energetica
(risparmi, nuove tecnologie) si fa in parallelo con lo sviluppo di tecnologie
e mercati altamente tossici.
L’intelligenza artificiale è ad elevatissimo
consumo di elettricità. La sola ChatGPT consuma oltre mezzo milione di kWh al
giorno. Una sola transazione di bitcoin consuma più energia del consumo medio
giornaliero familiare in America.
Il mining di Bitcoin (la rete globale di computer che opera per
garantire che le transazioni siano legittime, e siano aggiunte correttamente
alla blockchain della criptovaluta) si
alimenta con 145 miliardi di hWh l’anno – che è un po’ più del consumo annuo
dell’Olanda. E la dispersione di due biliardi di litri d’acqua, per il
raffreddamento dei server –venti miliardi
di ettolitri.
Produrre l’energia necessaria ad
alimentare il mining di Bitcoin
implica la produzione anche di 85 milioni di tonnellate di anidride carbonica,
che è più di quanto tutto il Maroco immette nell’atmosfera in un anno.
Una
lunga serie di riscritture, diciassette, di altrettante fiabe dei Fratelli Grimm.
Comprede le più note, “Cappuccetto rosso”, “Biancaneve”, “Cenerentola”,
“Hânsele e Gretel”. Qualcuna aggiornata: “Comare morte” diventa “Padrino
morte”, il godfather di Mario Puzo.
Tutte rivestite di un nuovo linguaggio, un po’ insolente. Un po’ sbugiardate, specie
le inverosimiglianze, un po’ arricchite, anzi parecchio, rispetto agli
originali.
Una
scrittura divertita, e anche divertente. Dell’autrice e della traduttrice, un vulcanica
Rosaria Lo Russo. Anne Sexton, lei stessa “strega di mezza età” al secondo
verso della raccolta, le pubblicò nel 1971, quando era, a 43 anni, all’apice
della fama, come poetessa, già premio Pulitzer, e come performer – in parte già pubblicate su riviste di largo consumo, “Playboy”
e “Cosmopolitan”. Con la presentazione di Kurt Vonnegut, per sancire lo spirito
irriverente o ludico dei rifacimenti. Uno scherzo più che una cattiveria, di
spirito lieve – anche se tre anni dopo l’autrice si suiciderà.
Originali
con traduzione.
Anne
Sexton, Trasformazioni, La nave di
Teseo, pp. 196 € 19