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sabato 2 luglio 2016

Secondi pensieri (268)

zeulig

Anti-Machiavelli – Federico II di Prussia fu ben machiavelliano, che volle dirsi contro. E machiavellico. Ma anche il suo “Anti Machiavelli” lo è. Al punto centrale dove, commentando il cap. XXV del “Principe”, sull’apporto necessario che la Fortuna deve dare al “nostro libero arbirtrio” (“che la Fortuna sia arbitra della metà delle actioni nostre, le altre lasciando a governare a noi”), concorda: Machiavelli “trasferisce il problema della predestinazione dalla metafisica alla pratica,”, ed è qui che “si deve sviluppare il proprio acume e la propria prudenza, invece di discutere se siamo liberi o no”. Solo, non voleva riconoscere il debito – era già nordista?

Dio – È con Abramo che diventa divino: onnisciente, onnipotente, e intrattabile. Un Dio di necessità.
È in Abramo la passività di cui si fa colpa all’islam.

Empatia – È la carità cristiana, a quanto se ne legge in san Paolo, che la diceva la più grande delle tre virtù teologali. Sotto la massima evangelica: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. La capacità cristologica di mettersi al posto dell’altro, di desiderare il suo bene, di condividerne le fatiche e i dolori, e al limite si prenderne il posto nella sofferenza, perlomeno spirituale. Ritorna nella fenomenologia, anche per la penna di santa Edith Stein, sotto forma di Einfühlung, o della compartecipazione, l’empatia come potenziale comunicativo.
Einfühlung è termine e concetto derivato, uno fra tanti presi in considerazione (era in voga per la filosofia dell’arte a fine Ottocento) , per il complesso di sentimenti, risentimenti e linguaggi che fanno la vita di relazione: memoria, ricordo, fantasia, radicamento, sensibilità, linguaggi. “Un’esperienza vissuta originaria”, la dice Stein, “la quale non è stata vissuta da me, eppure si annunzia in me”. In alternativa, nei numerosi testi che Edith Stein prese in esame, si proponeva associazione, fusione, inferenza per analogia, co-sentimento (Mitgefühl), risonanza, comprensione (Erfassung).
Husserl, che diede il concetto da sviluppare come compito per la dottoranda Stein, la individuava come una forma di unitarietà tra corpo e psiche: “Il corpo proprio e la psiche formano una peculiare unità per l’esperienza”. E incaricava Stein di approfondire il “vissuto” di Max Scheler.
Ripresa subito da Freud, l’empatia (anche “enteropatia”) è divenuta nozione corrente nella psicoanalisi, con una notevole bibliografia. Psicologico fu anche la trama che su di essa imbastì la futura santa. Il parlare o comunicare è l’Io, “l’Io puro”. Una forma di compartecipazione, anche se si esprime in contrasto col “Tu” e col “Lui”. Oppure sgranandosi col “flusso di coscienza”. L’Io che si esprime è l’anima – “l’Io puro” è inafferrabile, e forse inconsistente, la “coscienza pura.

Fede – Manca, non si è fatta, non si fa, una storia della fede religiosa. Delle fedi. Una storia, non le sociologie tedesche, Sombart, Max Weber, che tanti danni ha prodotto.  La storia calerebbe la fede nel divenire, fuori dalle assolutizzazioni, sempre per ogni aspetto perniciose.

Figli – Sono merce per la prima volta nella Storia – come un influsso retrogrado della psicologia del pet. Si litiga sul’utero in affitto, ma a opera del settore adozioni. Tra due settori cioè di interessi economici – piuttosto rilevanti, ma alla portata di tutti: come aprire o rilevare un negozio. Senza scandalo, peraltro. Né è scandalo l’utero in affitto, che è un’etica puramente economica, da mercato, consentendo di scegliere il colore della pelle e del pelame, e il sesso, ogni scelta con una tariffa. Una mutazione antropologica.

Intelligenza – La “scommessa” di Turing (“Computing Machinery and Intelligence”), la dice artificiale: programmabile e non innata  - l’intelligenza o coscienza. Il fisico contesta com’è noto ogni obiezione all’intelligenza artificiale: le macchine non soffrono, non hanno gusto e nemmeno capricci, e fanno quello per cui sono state programmate. Proponendo invece questo criterio di verità: la macchina è capace di far credere a un uomo che la pensa come lui? Turing risponde di sì. Ma riducendo la coscienza a un fenomeno “interno”: so che ne ho una, ed è anche grazie a essa che  il punto di arrivo della rflessione, ne è il presuppostoparticolari mimici e verbali, di cui per analogia con i miei deduco che pensate e sentite come me”. Questo non esclude che in un avvenire prossimo o lontano una macchina possa essere programmata in modo che emetta in riposta a tutti gli stimoli dei segnali egualmente convincenti.
È quello che fa lo schizoide – in casi anche noti, come quello dello scrittore Philip K. Dick: lo schizoide combina instancabilmente le 26 lettere – o, se è un computer, le due cifre 0 e 1. Come se le combinazioni obbedissero alle leggi della chimica organica nel caso dello schizoide, combinazioni di neuroni, in forma di algoritmi, nel caso dell’intelligenza artificiale. Ma quanta intelligenza ci vuole per queste classificazioni-ordinazioni?

Libero arbitrio – Nietzsche lo strapazza nel “Crepuscolo degli dei” malamente. Insolentisce il  “libro del famoso Cornaro (“Discorsi della vita sobria”, n.d.r..) in cui egli suggerisce la sua parca dieta come ricetta per una vita lunga e felice - e anche “virtuosa”. Dicendosi sicuro che “pochi libri (escluso, com’è ovvio, la Bibbia) abbiano abbreviato tante vite come questa curiosa opera, piena di così buone intenzioni”. Cornaro visse 91 anni, tra Quattro e Cinquecento, che non era facile.
Peggiore la giustificazione della condanna: “Non dipendeva dalla sua libertà mangiare poco o molto, la sua frugalità non era un «libero vivere», egli si ammalava se mangiava di più”. La libertà a costo della vita? In Nietzsche c’è molto il piacere della battuta.
Più in generale, col libero arbitrio, “il più malfamato trucco dei teologi”, “si è spogliato il divenire della sua innocenza”. O non lo si è liberato? Poi c’è “la metafisica del boia”, il cristianesimo: “La dottrina del libero volere è intesa essenzialmente allo scopo della pena, cioè del voler trovare una colpevolezza”. È la perdita opera dei teologi, naturalmente – e di Kant. Se non fosse opera di Nietzsche, sarebbe opera di un pazzo?

Psicoanalisi – Dissecca o è creativa? Allarga o restringe la fantasia e l’impulso creativo? Vista in rapporto all’arte. Lou Salomé, psicoanalista, la sconsigliò a Rilke, per il rischio di inaridimento. E come terapia, cura e guarisce o stabilizza la malattia? Senz’altro curerà, poiché è rimedio generalizzato, ma a che costo? Delle terapie non si fa un rapporto costi\benefici, e questo è il loro grande limite. In rapporto alla creatività, per esempio, quanto ha dato o ha tolto la psicoanalisi a Fellini o Moretti? A Berto? In Berto, come nei tanti autori Usa (da Woody Allen a Philip Roth), è diventata liberatoria in quanto materia di narrazione.  

Verità – Preesiste, non si raggiunge? Non è il risultato della ricerca della verità, ne deve essere il presupposto: senza un concetto (un’esperienza?) della verità, nessuna riflessione, di nessun tipo, in realtà si può sviluppare.

Virtù – Quella di Machiavelli non è la forza ma il fondamento di una “sana” libertà. La virtù è “generosità”, “impeto”, passione e calcolo, anche. A difesa dalla Fortuna o ananke.

zeulig@antiit.eu

Il paradiso del credente traviò gli arabi

I tre monoteismi sono divisi dall’aldilà.”Il giudaismo segue con serietà il presupposto più intimo della fede: «Ciò che Dio promette, dev’essere a sostegno della vita»”, al di qua. L’islam “ha proceduto in senso opposto. Ha sottratto agli antichi culti arabi ogni forza vitale e ha seppellito il mondo arabo antico e la sua gaiezza attraverso la creazione di un paradiso futuro, nel cui splendore tutto sensibile e colorato  si manifesta ancora, in una certa misura, la vigoria propria dei semiti”. Gesù sta nel mezzo, un ebreo che invoca la vita eterna.
Un testo breve, ma un’acuta disamina del religioso – del perturbante in altra terminologia, non ancora la sua. “L’autentico fenomeno religioso consiste negli effetti che provoca la risposta della divinità” alla creazione (ipostatizzazione) umana del divino: “Come può la divinità, originariamente creata dall’uomo, grazie alla sua influenza, avere assunto l’uomo al proprio servizio?” Presupposto: “Tutte le religioni si fondano su una sorta di rapporto contrattuale, cioè su una mutua relazione, in qualche modo preordinata, fra Dio e l’uomo”. E: “Com’essa, pur sempre creatura dell’uomo, è potuta diventare a sua volta il principio creativo dell’intera sua vita, di ogni suo aspetto, tanto interiore quanto esteriore?” E come “una rappresentazione di Dio, rozza nella forma e nei contenuti, può provocare in un popolo una singolare pienezza di vita religiosa” - questo a proposito dell’islam.
Gesù è speciale in questo: “Di tutti gli incantesimi che Gesù esercita, uno dei più grandi è quello che può esercitare nei confronti degli uomini privi di fede”.. E il segreto, “la forma più elevata di religiosità”, è di dichiararsi figlio di Dio: “È proprio nella relazione padre-figlio, in cui l’insegnamento di Gesù racchiude Dio e mondo in un’unica immagine d’amore, che viene portata alla sua espressione classica per ogni tempo la forma più elevata di religiosità”. Attuando “con ciò, contestualmente… il più compiuto capovolgimento della teoria secondo cui gli sei sono stati originati dagli uomini”.
Fu una invenzione straordinaria. Lou Salomé dice il Cristo solo permeato di cultura ebraica (Bibbia, Torah). Contrariamente alla tradizione laica, che lo vuole in formazione, negli anni del silenzio, a Cafarnao, un centro carovaniero, da dove inizierà la predicazione. E anzi: “Il fatto che Gesù giunse a vedere il suo Dio in modo così incomparabile è strettamente connesso con il carattere specifico del giudaismo, che in questo lo agevolò. La religione ebraica si differenzia  almeno per un aspetto: per la sua autenticità profondamente religiosa, giacché non si è mai mescolata con dispute di natura intellettuale”, teoretiche: “L’intero suo contenuto consiste esclusivamente nelle preoccupazioni del cuore che sorgono tra Dio e l’uomo”. Senza cerebralismi: “L’ebreo non si interroga sul proprio Dio; egli soffre, vive e prova sentimenti. In questo senso Gesù appare come l’espressione più nitida del giudaismo stesso e in nessun modo come «colui che lo ha superato»”. Una tesi non fortunata, presso lo stesso ebraismo, ma certo ben unitaria. E un principio di storia delle fedi..

Lou Andreas-Salomé, Gesù l’ebreo, il melangolo, pp. 47 € 8

venerdì 1 luglio 2016

Ombre - 322

Coldiretti scopre ora che in Russia si vendono prodotti “italiani”, cioè contraffatti, in virtù delle sanzioni, che bloccane le esportazioni: “Ci perdiamo 600 milioni l’anno”, lamenta. Prodotti copiati magari dagli stessi russi, che lucrano su marchi. Le sanzioni sono un business. O altrimenti la loro stupidità è senza limiti.

Angela Merkel prima dice no a un allentamento del bail-in – il fallimento della banca è pagato dai risparmiatori, oltre che dagli azionisti. Poi dice sì, dopo che Fmi e Federal Reserve hanno lanciato un allarme su Deutsche Bank, a rishio fallimento. Naturalmente non cambia le regole per questo, che malignità sono?

Deutsche Bank è  trovata semifallimentare, niente di meno, agli stress test della Fed Usa. Non invece a quelli della Bce di Draghi e della terribile signora Noys.  Singolare, no?
Deutsche Bank ha una esposizione sui derivati pari a 15 volte il pil tedesco...

Che il bail-in destabilizzi le banche invece di consolidarle è chiaro a tutti – e una pacchia per le banche non europee. Per tutti eccetto i governatori delle banche centrali europee, Bce compresa.
Che Merkel dica di no – oppure sì - è parte del suo sistema politico, del tutto-solo-se-e-quando giova-alla-Germania. Ma i banchieri centrali? Fanno parte del sistema banche d’affari, per cui tanto peggio tanto meglio?

Dopo l’euro, l’Europa, lo stadio  della Roma e l’Olimpiade, Grillo si ricrede sull’Italicum, che ora dice ottima legge, intoccabile. Su Mastella quando? È la Imu del Vaticano?

È un’Europa Minor in effetti, qualche giorno dopo il Brexit. Rimpicciolita, sia pure a opera di nani incontinenti. Lo snob le ha cambiato colorito, e quasi rinsecchita.
Senza Russia, senza Inghilterra, e con i mediterranei indigesti, che Europa è questa? L’indovinello è facile, ma non è necessario rispondere (esporsi).

Volkswagen riconosce di avere barato sul mercato Usa. Accetta anche una penale carissima, 15 miliardi di dollari – in pratica rifonde a ogni acquirente il prezzo della macchina attualizzato. Ma le sue vendite non ne soffrono. Non in Italia (sì negli Usa e nella stessa Germania): la reputazione del marchio resta altissima e le vendite aumentano. Gli italiani puntano a un rimborso a futura memoria?

Si fa molto il caso della identità tra gli emigrati italiani. Della patria ingrata. Dell’Italia invibile. Del lavoro che manca – meglio in Germana, a dieci euro l’ora, a fare le pulizie per terra, o a Londra a fare il cameriere nel bar. E come si vive meglio in Argentina, a Barcellona, a Londra. Poi basta la Brexit e tutti – tutti – scoprono di avere un bisonnno italiano, che gli dà diritto al passaporto. Però, in effetti, sono italiani.

Sarà l’Europeo delle simulazioni. In certo senso paradigmatico della vera Europa. Alcune perfino eccessivamente teatrali, per esempio un ridicolo Alli, un inglesone, nell’area di rigore dell’Islanda. Tutte impunite. Anche questo è molto europeo: una specie di free for all del falso.

L’arbitro turco che fischia la rovesciata acrobatica di Giaccherini, e non l’incedibile simulazione dello spagnolo che non toccato si accascia, quello invece è ils embolo del calcio che non è più atletismo ma business. La Spagna vale molto più dell’Italia in termini di business calcistico – audience, ingaggi, premi, acquisti.

Lo spagnolo che si accascia in area non toccato, fa smorfie di dolore, e si agita di fronte all’arbitro, non sanzionato, non è Sergio Ramos, il capitano della squadra spagnola? La dignità non fa più parte del gioco.

Il Belgio, favorito al torneo, vincerà senz’altro  l’Europeo delle capigliature. Impareggiabili quelle di Fellaini, Lukaku, Nainngolan e un paio d’altro. Si alleneranno dal parrucchiere.

Hollande e Renzi vanno a Berlino. Dove “Merkel dà la linea: l’Europa dà più tempo per la Brexit, Commissione ai margini, Londra resti partner. Potevano risparmiare sul viaggio, in armonia con questa Europa dei risparmi. La linea non la sapevano già?

Sarà la scenografia, l’Eliseo, ma Renzi e Hollande evocavano sabato irresistibilmente i paladini di Francia. Quelli dei pupi siciliani – “vile marrano, tirati di panza…”: petto in fuori e parole ardite. Tanto per loro avrebbe deciso lunedì Angela Merkel. Poi dice che gli inglesi se ne sono andati.

Fa sensazione – è spettacolare – l’uscita della Gran Bretagna dalla Unione Europea. Ma ancora più spettacolare è l’incupimento della Ue, a tre, a quindici, a ventisette. Tre gufi e un codazzo di asini. Tutti sanno cosa non va: l’austerità ha sfinito l’Europa, tutto il mondo va, l’Europa arretra. Ma non osano dirlo: hanno pura di Merkel, che di suo non sa cosa sta facendo, tiene solo banco.

La Gran Bretagna è il paese europeo col più basso tasso di criminalità straniera sulla criminalità generale, attorno all’1 per cento (in Italia è il 6 sei per cento) – la statistica è fornita da Luca Ricolfi sul “Sole” domenica. Ed è il Paese che più pensa di essere aggredito dall’immigrazione. Qual è il ruolo della opinione in democrazia

“Fucoammare”  si è venduto in 64 paesi, Cina e India compresi, cioè in tutto il mondo. Non  se ne parla in Italia perché non è un film Rai. E neanche Mediaset (Medusa).

Virginia Raggi “chiamatemi Virginia” posta “lacrime e proclami” su facebook, riferiscono i cronisti romani. Emozionati o interdetti?

Il conte romano von Neuburg und Hohenstein, 76 anni, è condannato a tre anni  “per aver menato e maltrattato la moglie”, la principessa donna Sofia Borghese, “figlia di Ascanio, discendente diretto di papa Paolo V”. Però, quel discendere diretto fa impressione – con Paolo V, Camillo Borghese, siamo nel Seicento..

Donna Sofia ha un amante, cioè un compagno – questa la causa dello scontro uxorio: Franecsco Maria De Vito Piscicelli. Che oltre che per i nomi doppi è famoso per le risate con cui si congratulava per il terremoto del’Abruzzo - è un costruttore, la nuova aristocrazia.

Limerick osceni contro l’oscenità

Una cinquantina di limerick. Commentati uno per uno con una scheda dei nomi – un indice geografico la completa (con aggiunto un repertorio delle “Osterie”). Quasi un’edizione “critica” dei lazzi, in inglese e in italiano – contemporaneamente, Douglas ci informa nella fertile introduzione, stava raccogliendo le imprecazioni dei vetturini fiorentini.
I limerick sono proposti in originale - sono brutti cioè anche in originale. Ma l’edizione italiana conferma che solo in inglese si possono gustare, malgrado l’impegno del traduttore, Bruno Iezzi. Il genere è intraducibile, Douglas lo sa: “Il culto dei santi”, che rimprovera a mediterranei, “è un riflusso medievale”, dice, “Il culto dei limerick, come adesso mostrerò, è il cemento dell’Impero”. Propositi bellicosi che l’arrendevole italianato non mantiene, ma l’oltraggio resta. Al puritanesimo, la bestia nera che gli offusca l’inglesità – del tempo in cui l’inglesità era ambita, anche da un Douglas, che per metà era scozzese e per metà tedesco.
Meglio delle poesiole, oscene (letterariamente) più che “spinte”, affascina il contesto della pubblicazione. Recuperata nel 1990 da Alesandra Caròla, avventurosa editrice napoletana, è una raccolta del periodo fiorentino di Norman Douglas, lo scrittore viaggiatore “panerotico” poi divenuto caprese. A Firenze Douglas preparò anche una raccolta di 1.800 giochi di strada, che pubblicò, e di “imprecazioni dei fiaccherai” toscani, prevalentemente blasfeme, che non pubblicò – qui ne spiega le tematiche alle pp. 19-22. Giustificandosi col dire che le raccolte erano un hobby senza costo, a differenza del gioco o del vino. Questi limerick, che non piacquero nemmeno ai cuoi amici,, mise assieme in fretta dopo la lettura che D.H.Lawrence gli fece, nel gruppo degli anglo-fiorentini, di “Lady Chatterley” prima versione, un romanzo che non gli piacque, per l’eccessivo ricorso del verbo scopare – “otto volte in una sola pagina”, lamentò. Di un’oscenità falsata dalla pruderie dell’autore. Ma più che altro non amava Lawrence, che vedeva esemplare del puritanesimo che detestava. Gli contrappose allora questa raccolta ancora più sboccata. La pubblicherà, malgrado le critoiche, e de ne glorierà come di “una protesta contro il puritanesimo”.
L’edizione italiana si avvale anche di una nota viperina di Busi, cui non piacciono gli inglesi, i limerick, e le raccolte. Douglas avrebbe concordato, che il genere diceva non mediterraneo, benché licenzioso e antipuritano, perché “gioviale”. E la giovialità si vuole pasciuta, aggiungeva, roba di “universitari, agenti di Borsa, commessi viaggiatori di rinomate ditte”, nonché di “tre  quattro letterati”, non dell’indigenza, mentre “i mediterranei tendono alla sottoalimentazione” - il caffè per mera colazione al mattino lo aveva scandalizzato per tutto il famoso viaggio a piedi in Calabria prima della guerra.
Norman Douglas, Certi limerick

giovedì 30 giugno 2016

Sopra la corruzione niente

Cinque spending review, con commissari ad hoc, Bondi, Canzio, Cottarelli, Gutgeld, Perotti, e commissioni al seguito, e nessun taglio. Mentre si sa, tutti lo sanno, che è possobile risparmiare subito un terzo della spesa pubblica in appalti, almeno sette miliardi l’anno, di quanto gli appalti pubblici sono più cari in Italia rispetto alla media europea. E di altrettanto le spese sanitarie - che alla fine ritornano allo Stato: sempre sovrappagati (medicinali, accertamenti diagnostici, posti letto), rispetto alla media europea. Di che pagarsi ampiamente lo spread sul debito pubblico italiano, senza nuove tasse.
Nessuna indagine su questi appalti e su queste forniture palesemente sovrafatturate. Cioè sì, la Guardia di Finanza ha accertato che è “irregolare”, cioè sovrastimato, un appalto su tre. Ma niente si fa, non si procede. La corruzione è solo nelle piccole cose.
La Autorità Anti Clorruzione sarebbe una delle cose da eliminare?     

Fisco, appalti, abusi (89)

Un libro spedito da una libreria in Germania viene consegnato a destinazione il giorno dopo in Germania, al costo di € 1,40. Lo stesso libro viene consegnato in Italia dopo un mese, al costo di € 3,90.

Prendi uno paghi due. La Banca Popolare di Milan vi offre ben due carte Cartimpronta, Visa e Mastercard. Con un credito l’una di € 1.300, l’altra di € 1.600. In realtà con un credito complessivo di € 1.600, quello Mastercard. Per il quale però pagate due volte – la certe infatti costa no, € 30 l’anno.

Si faccia ricorso a ottobre 2013 a Roma Capitale, U.O Gestione Entrate da Contravvenzioni, contro un’ingiunzione Equitalia per morosità, interessi, spese, etc., su una multa mai notificata. A metà giugno 2016 arriva la risposta – a mezzo raccomandata non consegnata, da ritirare presso lo spedizioniere ex Vigile Urbano, di fronte ai Vigili Urbani,  in zona senza parcheggio all’Ostiense.

L’U.O etc. respinge il ricorso: “La cartella esattoriale è stata notificata entro il termine di cinque anni dalla data di notifica del verbale”. Mentre il ricorso verteva sulla notifica del verbale, che non c’è mai stata.

L’U.O. continua: “È facoltà dell’intestatario qualora ravvisasse motivi d’impugnazione, proporre ricorso dinanzi al Giudice di Pace”. Quando l’ingiunzione Equitalia, bene o male, si è dovuta in qualche modo soddisfare, pena pignoramenti e altre leziosaggini dello strozzino statale. Tre anni per una risposta, sbagliata? Perché pagare un signor Paolo Sassi per una risposta inutile, raccomandata?

Per un consumo di gas zero l’Enel fattura € 12,79. È un furto? Sì. Con chi protestare? Non c’è modo, è un furto abituale. Si arriva ai 12,34 euro fatturando un consumo stimato di 3 mc. Costo € 0,48. Più € 10, che si scoprono per l’occasione, di “prezzo fisso”. Con l’Iva si arriva al totale.
Una pratica illegale, che si lascia correre perché allo Stato incassare l’Iva? È possibile: nelle altre fatture non c’è il “prezzo fisso”.
Cos’è questo “prezzo fisso” nel sito Enel non si può sapere.


Passione transgender d'antan

La bibbia transgender nel 1959. La futura direttrice editoriale di Gallimard si diverte. De Ceccaty, in un medaglione di Monique Lange che arricchisce la traduzione, la avvicina a Natalia Ginzburg, per il ruolo editoriale e per la sensibilità. Ma sono due mondi diversi. Lange è qui – di proposito – leggera e non riflessiva, gradevole. Una se stessa che si diverte: ragazza inesperta e sola tra uomini non uomini, che odiano le donne, così come lei stessa del resto, anche lei però frivoleggia. I temi e la trattazione sono piuttosto quelli di Rachilde, Fine Secolo – fine Ottocento.
Moglie di Juan Goytisolo, separata ma convivente. Infanzia in Indocina col padre ufficiale. Potente dirigente editoriale: era forse una che si divertiva. Scrive qui cose come: “Solo le checche possedevano davvero il segreto della femminilità”. Che non è vero, ma l’epoca vuole così, settant’anni dopo, il papa compreso. Lei però si salvaguarda disincantata – crudele non si può dire: “Le checche”, dice anche, non muoiono, “sono già un po’ morte”. L’ultima parola, quando abbandona i pescigatto, elevando a proclama: “Sono libera”. Un’educazione sentimentale particolare, una simpatica ossessione.
Monique Lange, I pescigatto, Cargo, pp. 89 € 8

mercoledì 29 giugno 2016

Problemi di base - 282

spock

Senza gli inglesi, l’Europarlamento è meglio o peggio?

Però, non verrebbe a risparmiare (42.000 euro al mese, tra competenze, spese, gettoni presenza, viaggi, collaboratori, per 73 deputati)?

Anche sulle liquidazioni (un mese per anno di attività)?

Anche sui vitalizi – a 63 e non a 67 anni?

Sono eroici i parlamentari britannici che non lasciano l’Europarlamento, oppure tengono all’appannaggio? Vitalizio compreso (più ci sto, più guadagnerò)?

E Farage, che non si dimette dopo tanto antieuropeismo, non sarà il novello Robin Hood? Dell’appannaggio, con vitalizio?

Ma nel nuovo Commonwealth conterà più l’Inghilterra, senza più la Scozia e l’Irlanda, oppure l’Australia? Il mondo si rovescia?

Grillo si ricrede sull’euro, sull’Europa, sullo stadio della Roma – e perché no sull’Olimpiade: tutto come prima?

spock@antiit.eu

Il segreto del romanzo è la lettura al caminetto

Tre prose sui libri scelte e tradotte da Cristina Guarnieri, filosofa germanista prima di dedicarsi eroica alla inafferrabile America Latina. Benjamin vi divaga sui libri, più che sulla biblioteca – su di lui si riflette cupa la fine, ma era un tedesco col dono della disinvoltura. Note sull’acquirente compulsivo – il collezionista. Sui venticinque anni di un romanzo di Arnold Bennett (chi era costui?) – sulla gioia di leggere i romanzi sdraiato sul divano, davanti a un camino crocchiante. E su un libro di erbe svizzero, che si vendeva a centinaia di migliaia di copie – sul successo editoriale. Nel mezzo nozioni sparse. Sulla necessità dei libri non letti. Sulla tipologia degli acquisti di libri: il libro in esaurimento (è necessario possederlo prima che scompaia), in viaggio se da soli, sui cataloghi, irresistibili quegli elenchi, anche se di titoli modesti, alle aste. Latitano le bancarelle, per esempio i bouquinistes dei Lungosenna, che per Benjamin, teorico praticante della flânerie, s’immaginano occupazione libresca prioritaria.
Tre prose leziose che l’introduzione di Mauri nobilita. Aggiornando Benjamin, “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”, all’autoscrittura. Non solo l’arte si riproduce per multipli, anche la poesia e la narrazione, il lettore essendosi fatto ora scrittore, tra blog, forum, social, e il libro che si autoproduce.
Il caminetto per il romanzo può comunque risolvere un enigma sociologico di lunga durata: perché gli inglesi leggono così tanti romanzi - anche gli americani, in certi Stati - e gli italiani no.  I tedeschi, che ne leggono anche loro meno degli inglesi, delle inglesi in realtà, si sapeva già che la sera passano in famiglia preferibilmente a fare musica invece che in silenzio al caminetto. Restano da indagare i francesi, soprattutto le francesi, che fanno anch’esse grande il consumo di romanzi.
Walter Benjamin, La mia biblioteca, Elliot, pp. 57 € 7,50

martedì 28 giugno 2016

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (291)

Giuseppe Leuzzi

Si cattura Fazzalari, secondo latitante più pericoloso in Italia. È un successo o uno scacco delle forze dell’ordine? Si cattura a casa sua.

“Potevamo salvare Aldo Moro ma Gava ci fermò”. Lo dice in carcere il capo camorra Raffaele Cutolo – in carcere dal 1979. Gli danno credito Bianconi, cronista giudiziario principe del “Corriere della sera”, e lo stesso giornale, diretto da Luciano Fontana, napoletano. Gava capo dei camorristi, come no.

“Era pronta un’irruzione con uomini armati”, aggiunge don Raffaele, in astinenza da giornali da tropo tempo. L’esercito della camorra, come no. Comandato dal (futuro) ministro dell’Interno. La camorra al comando.

Nel Regno di Napoli o delle Due Sicilie, negli anni pressanti dopo la rivoluzione francese, i giudici si prendevano pure la difesa degli imputati, attesta Nico Perrone, “Il truglio”: “A fine di meglio convergere nell’unica, risolutiva e suprema funzione di una repressione senza appello, come si legge negli atti”. Avevano la funzione dei Procuratori della Repubblica Italiana. Ma solo per due terzi: i Procuratori della Repubblica sono infatti, oltre che accusatori e difensori, anche giudici.

Il “truglio” Nico Perrone dice istituzione “peculiarmente meridionale, figlia del bisogno di accomodamento” che caratterizzerebbe la vita e la cultura al Sud. Per ché meridionale - il truglio è il patteggiamento, per ricconi?

L’importanza di essere inglesi
Inghilterra-Islanda 1-2, con merito, non è male. Per un paese che ha appena scelto di alsciare l’Europa perché indegna – è stata l’Inghilterra a volere l’exit, fra tutte le componenti del Regno Unito. A opera della nazionale di una paese di trecentomila abitanti, dove è notte e ghiaccio la metà dell’anno. La gloriola, il bullismo, il campanilismo, l’orgoglio anche, a volte sono controproducenti: quando non hanno una base solida – il calcio inglese, multinazionale per motivi di business, che nulla ha a che vedere con l’atletismo, non ce l’ha. Lo stesso la napoletanità, la sicilitudine, i primati, gli antenati: possono essere controproducenti, agitazioni sul vuoto.
Ma non è male neanche che un paese notte e ghiaccio riesca e tenere in forma una squadra migliore degli inglesi. Che fa il paio col piccolo popolo di 300 mila persone, abitanti di un’isola incoltivabile e inclemente, che riescono a produrre 28 mila euro l’anno di reddito pro capite. Il doppio del reddito dl Mezzogiorno d’Italia, area ubertosa quante altre mai, superdotata di bellezze naturale e artistiche, che al giorno d’oggi sono una mininera. Chi ha il pane non ha i denti?

Perché il Sud non divenne Inghilterra
Perché non possiamo fare un Exitalia? Abbiamo avuto i Normanni, anche noi come gli inglesi. Per altrettanto tempo. Un po’ d’orgoglio ce ne dovrebbe essere rimasto. E invece no, il Sud è inerte.
Abbiamo imbastardito anche i Normanni? O i Normanni erano bastardi – bellicosi sì ma predoni – e ci hanno imbastardito.
Viene il dubbi leggendo il saggio di Giuseppe Galasso  “Normanni e prenormanni” nel suo libro “crociano”, di riconoscimenti e contestazioni con Croce - “La memoria, la vita, i valori”.
Del resto dei Normanni ci resta poco. Poco, purtroppo, feudalesimo. Quello che viene chiamato spregiativamente feudalesimo al Sud è il fedecommesso, di padroni remoti e assenti, anche non interessati, e sodali dei re di Napoli, remoti, non loro antagonisti – erano in genere creditori insoddisfatti dei re. Ci restano gli occhi cerulei, molto diffusi, da Foggia a Trapani, e molte fisionomie da arazzo di Bayeux. Spersi su fondo arabo-saraceno – questo soprattutto, il fondo ottomano è molto sottovalutato al Sud.
Galasso qui concorda con Croce: i Normanni furono inefficaci al Sud per la differenza di culture. Con un curioso rovesciamento: l’avanzamento colto del Sud Italia gli nocque, la semibarbarie dell’Inghilterra le giovò. Il Sud era già “strutturato”, diremmo oggi, l’Inghilterra no, e quindi si avvantaggiò molto dei Normanni.
Guglielmo I si impadronì dell’Inghilterra con un paio di battaglie campali e con un paio d’anni di campagne militari distruttive in alcune regioni”, nota Galasso: “Nell’Italia meridionale e in Sicilia occorsero, invece, decenni di azioni politiche e militari perché il dominio normanno vi si stabilisse”. Ma di più ha pesato il fondo culturale: “Da una parte, il Mezzogiorno pluriculturale e pluriconfessionale, legato alle due aree più fiorenti del mondo medievale, quando l’Europa ancora appariva barbara e infedele, la bizantina e la musulmana, con un frazionamento politico per cui vi si distinguevano varie zone politiche rivali, ma anche in stretto contatto fra loro; tutte partecipi di commerci di ampio raggio; con una forte presenza di fenomeni cittadini importanti (e, in qualche caso, Palermo, di grande rilievo). In un tale paese poco avevano i Normanni da insegnare e molto da apprendere, come, infatti, avvenne. È stato detto da tempo che la loro «bella monarchia» assimilò e utilizzò i criteri dell’amministrazione bizantina e musulmana. Il geografo del re Ruggero era un musulmano, Edrisi. I mosaici di Monreale e di altri luoghi celebri della Sicilia normanna sono di scuola bizantina e portano iscrizioni in greco, oltre che in latino. E si potrebbe proseguire con questa interazione mediterranea di cui si fa ancora grande merito al nipote di Ruggero II, Federico II”.
Tutto l’opposto per l’Inghilterra: “Qui erano i Normanni a poter giocare il ruolo di una aristocrazia colta e raffinata, espressione di quella grande Francia che dal Mille fino a tutto il secolo XIII fu al centro della vita, innanzitutto culturale, dell’Europa di allora. Poco o nulla, rispetto a Sicilia e Mezzogiorno, il precedente mondo anglo-sassone aveva da offrire ai conquistatori”.
Galasso tende peraltro a dare un pese eccessivo al feudalesimo al Sud, introdotto dai Normanni: “Tutto sommato, il punto di maggiore contatto fra le due esperienze rimane l’introduzione normanna del feudalesimo in entrambi i Paesi (e non è un caso che ne siano rimasti in entrambi due documenti fra i più importanti della storia europea di allora, il Catalogus baronum in Italia e il Domesday Book in Inghilterra, che danno l’impressione di una maglia feudale più stretta e di un controllo regio più forte in Inghilterra)”.
Più interessante è il contrasto come Croce lo rilevava, nel passo della “Storia del Regno di Napoli”  che Galasso riporta criticandolo: “È stato almanaccato più volte sul problema del come mai il regno di Ruggiero e quello di Guglielmo il Conquistatore, fondati da uomini della stessa razza, ordinati allo stesso modo, tenessero così diverso cammino e avessero così diversa fortuna, splendida questo e misera l’altro: ma la ragione è evidente, perché in Inghilterra i baroni adottarono presto fini generali e difesero interessi di tutta la loro classe e poi di tutto il popolo e questo chiamarono alleato nell’opera di mantenere bensì un potere regio, di cui sentivano la necessità, ma di piegarlo e foggiarlo a uso della nazione». Perciò, nonostante le diversità etniche «e il contrasto di conquistatori e conquistati, si formò sin da allora una nazione inglese. Nella monarchia normanno-sveva non accadde lo stesso: un popolo, una nazione non nacque, non ci fu nemmeno un nome unico nel quale le varie popolazioni si riconoscessero come subietto: siciliani, pugliesi, longobardi, napoletani erano tutti nomi parziali; popolani e borghesi non fecero pesare la loro propria volontà, e i feudatari solo in maniera individualistica e contraria allo Stato... Baroni e borghesi rimasero come estranei alla politica dei loro sovrani; e non furono a fianco di Federico e di Manfredi nella lotta contro i pontefici, come la Francia fu poi a fianco di Filippo il Bello contro Bonifacio VIII. Invano tra i baroni meridionali si cercherebbero figure che avessero qualche tratto della religiosità, dell’austerità, del sentimento d’onore che si notano in un Simone di Montfort, e che spiegano la fecondità delle agitazioni e ribellioni da costui guidate, e ne fanno il martire di una causa nazionale. E dov’è poi, nella agitata e folgorante storia della monarchia normanno-sveva, qualche traccia di epica, di quell’epica che accompagna la coscienza del sorgere di un popolo?”.
I Normanni erano all’origine predoni - benché Galasso li pregi della civiltà francese di corte che invece era meridionale - e tali furono nel Meridione, benché molto copiassero. Che “alla politica e civiltà normanno-sveva fece difetto il carattere indigeno e nazionale”, si vede per Croce anche dal fatto che “i Normanni misero fine alla libertà delle città marinare e delle altre città, specialmente pugliesi”, mentre «i re svevi, per la linea politica che seguivano e per l’esperienza dell’indomabilità dei comuni settentrionali, repressero con severissimo rigore ogni accenno di formazione comunale”.
Croce parla con commozione del Mezzogiorno pre-normanno, e dei suoi “nuclei nazionali” presso i Longobardi o ad Amalfi, a Napoli, nelle città pugliesi. “Una storia più modesta”, così Galasso sintetizza Croce, “ma più propria, di cui i meridionali possono legittimamente vantarsi, laddove a torto si gloriano delle imprese di Roberto il Guiscardo o di Ruggero II d’Altavilla o di Federico II di Svevia, protagonisti, gloriosi bensì, ma di un’altra storia: la storia delle loro dinastie e delle genti a cui appartenevano”.

leuzzi@antiit.eu

Recessione – 50

Il pil riprende a crescere, ma la recessione morde ancora:

È l’economia debole la causa delle debolezza delle banche italiane, ora sotto attacco sui mercati e a rischio destabilizzazione. Fortemente capitalizzate, e quindi solide, sono indebolite da livello elevato delle sofferenze, dei crediti a rischio. Sono per questo il primo obiettivo della speculazione post-Brexit.

Retribuzioni in calo nel primo quadrimestre del 2016, dell’1,5 per cento (Eurostat). Caso unico tra i 28 Paesi della Ue. Altrove ci sono stati aumenti salariali: i più alti in Romania (10,4 per cento) e Bulgaria (7,7), che però hanno dopo l’aumento una paga oraria molto bassa, di 5 e 4 euro – in Italia è di 28 euro (di 41 e 39, il top, in Danimarca e Belgio).

In Italia “nel 41,7 per cento delle famiglie almeno una persona ha dovuto rinuincira a una prestazione sanitaria” negli ultimi tre anni. Lo rileva il Censis. Il motivo? “Le lunghe liste d’attesa nella sanità pubblica e i costi probitivi di quella privata”.

Secondo una ricerca Censis-Rbm relativa al 2013-2015, è aumentato il numero degli italiani che rinuncia alle cure mediche a causa di difficoltà economiche: da nove milioni nel 2012 sono passati in tre anni a undici milioni.

In particolare, del costo\inaccessibilità delle cure sanitarie soffrono 2,4 milioni di anziani e 2,2 milioni di millennials, i nati tra il 1980 e il 2000, i venti-trentenni, al meglio precari senza assicurazione medica.


Campione d’Italia

Un libro non libro: una raccolta di discorsi e scritti d’occasione del fondatore dell’Eni. Una documentazione. Che però evoca una storia recente e una sfida formidabile riuscita, a un uomo praticamente solo.
Una sfida al mondo degli affari anglo-sassone, protetto dagli scudi Nato, e alle sue propaggini italiane, soprattutto in Cuccia e la Confindustria. Se ne fa per questo un Cavaliere Nero, corruttore, improvvisatore, intrigante. Mentre fu un imprenditore visionario. E amministratore oculato. Integerrimo comunque, le tante bio demistificatrici non sono riuscite su questo tasto.
Sua creazione sono il gruppo italiano più solido e redditizio in Borsa, e da sessant’anni la politica estera italiana verso la Russia e il Medio Oriente, fino all’Iran: occidentale ma attenta agli interessi nazionali. Suo anche il primo progetto inter-europeo dopo quello dell’acciaio nel 1950: l’integrazione della rete degli oleodotti, da Trieste e Genova verso l’Austria e la Germania, cui nel tempo subentrerà la rete dei metanodotti.
Enrico Mattei, Scritti e Discorsi 1945/1962, Rizzoli, remainders, pp.1.057, ill., € 14,50

lunedì 27 giugno 2016

Chiama Grillo, i Carabinieri corrono

Un  giovane consigliere-assessore non rieletto del Pd alla XIIma circoscrizione di Roma, via Fabiola, impacchetta le carte per lasciare l’ufficio. I Carabinieri arrivano improvvisi e sono inflessibili: la legge prescrive che le carte degli uffici pubblici siano inamovibili.
Non è vero, la legge non lo prescrive. Né ci sono sospetti di reato: niente viene contestato al consigliere-assessore – l’assessorato era alla Cultura, dove il giovane consigliere non ha gestito quasi niente (anche per questo è giusto che se ne vada, non ci facciamo complimenti, che gli elettori abbiano punito il suo partito). I Carabinieri sono intervenuti su segnalazione di un dipendente della circoscrizione.  
Il dipendente è grillino – non si sa chi è, ma si sa, i militi non dicono di no. Chiama Grillo e i Carabinieri accorrono? Giusto, era “grillo” un capolavoro di design di negli anni 1970, quelli del trionfo del comico.
I dipendenti circoscrizionali a Roma non  hanno buona fama: in soprannumero, non vanno a lavorare preferibilmente, e se ci devono andare hanno stabilito, sindacalmente, una pratica ogni dodici minuti – la stampa dal computer di un certificato non prende più di dodici secondi. Del resto, i soli addetti alle Relazioni Esterne della XIIma sono dodici. I Carabinieri però la pensano diversamente, si fidano – i Carabinieri, come si sa, “obbediscono”,.
E quindi, tutto cambia perché nulla cambi?

Era vero, l’Europa è questa

In effetti, non è che la Ue non meriti il disprezzo che monta. Basta la scansione di oggi. La solita albagia britannica: “Ce ne andiamo quando diciamo noi”. La solita irresolutezza degli statisti europei - forse perché non sanno l’inglese, sarà un complesso. L’economia, le banche, la speculazione, il ruolo dell’Europa, diplomatico, politico, militare?
Sullo sfondo i “caratteri nazionali” da macchietta. Lo snobismo (micragnoso) dei (piccolo) borghesi inglesi – le volgari baggianate dei fratelli Johnson sui social. La gloriola francese. L’alterigia tedesca del “troppo poco troppo tardi”, sempre magistrale – in un certo senso a ragione: peggio va per Francia, Italia e Spagna meglio va per la Germania (tutti a comprare titoli tedeschi, e la Germania ci guadagna invece di pagare gli interessi). La solita buffoneria italiana, che media, progetta, rivoluziona e costruisce ponti. I tre ridono, Merkel, Holande e Renzi, il “direttorio”, e non si capisce di che.

Letture - 263

letterautore

Philip K. Dick – È l’autore che più ha ispirato Hollywood, e più di tutto i blockbuster, i film campioni d’incassi e di culto. Film peraltro d’autore, che i registi rimontano, specie “Blade Runner”, il primo, di Ridley Scott. Altri titoli derivati dai suoi racconti sono “Tre Truman Show”, “Matrix”, Total Recall”, “Minority Report”. Uno scrittore che pur avendo vissuto tra San Francisco e Los Angeles, non aveva curiosità per il cinema.

Femminicidio – Nella forma più classica, se non diffusa, era il vuoto attorno all’amata. Sempre  a opera del marito\amante geloso. L’annientamento non dell’amata ma di tutto quello che poteva turbarne i sentimenti. Michel Bussi, il giallista francese, ne fa il romanzone in “Ninfee nere” – qui il vuoto che il marito geloso crea è fisico, chi lo turba è eliminato fisicamente

Libro – Possederlo più che leggerlo è vecchia prassi, oltre che mania di bibliofilo. Walter Benjamin ricorda, “Disfo la mia biblioteca. Discorso sul collezionismo”, Anatole France, che al “borghesuccio” che si meravigliava dei suoi tanti libri e gli chiedeva: “Ma li avete letti tutti, signor France?”,  rispondeva: “Neppure un decimo. O forse lei mangia quotidianamente col suo Sèvres?”

Thomas Mann – Sulla nave olandese che lo porta in America, in esilio dal “fratello Hitler”, nel 1938,ai primi rumori di guerra, riflette sul tempo, racconta la biografa Britta Böhler. Mentre sposta le lancette, mano a mano che la nave va a Occidente. “Ha convenuto che non sono necessarie grandi teorie scientifiche”, sintetizza l’argomento Giorgio Montefoschi, al momento in cui Thomas Mann va a incontrare Einstein, “per scoprire che la durata del tempo è relativa e dipende sopratutto dall’intensità della vita”.
Altra intensità aveva lo scrittore nella guerra contro l’Italia, per esempio, e contro la Francia – contro l’Italia, che aveva frequentato, in special modo. Non si poneva problemi. La latinità, contro cui imprecava, lo aveva irrobustito? La germanicità, da cui temeva di allontanarsi, lo indeboliva: parlare con Einstein del tempo invece che di Hitler…
Aveva bisogno di odiare? Ne aveva bisogno anche in famiglia, con la moglie o i parenti della moglie, se non con i figli, che tutti se ne sono allontanati. Con l’ebraismo della famiglia della moglie – “L’eletto”, “Sangue velsungo”.

Medio Evo – È il passato che non passa? Ignoto, inalterabile. Ma ricorrente, come una riserva di caccia. Ora in forma di fantasy. Nel primo Ottocento con Walter Scott, Manzoni, Hugo, in chiave romantica, ma con pretese storiche. Nel Novecento in chiave esoterica – Graal, Sion, etc.

Proust – È praticante dell’opera aperta. Benché protagonista, se non teorico, dell’opera conchiusa, il Grande Progetto, la Grande Opera. La “Ricerca” si è srotolata con grandi lenzuolate di bozze, di cui non rivedeva mai l’ortografia, la punteggiatura, la corrispondenza all’originale, mentre ne riempiva copiosamente i margini, di aggiunte e divagazioni. Non si rileggeva a stampa, a opera definita, ma sì in bozze. E alla rilettura riscriveva, moltiplicava.

“Un lavoro di Penelope dell’oblio”, dice la sua scrittura e la sua ricerca Walter Benjamin, che in qualità di esperto francesista e coordinatore della traduzione della “Ricerca” in tedesco, ne indagava gli orditi. Un fare e disfare che sembra bizzarro per lo scrittore del ricordo, che si esaltava alla rimembranza. Ma Penelope c’entra come tessitura instancabile: “Se i romani hanno chiamato il testo «tessuto», niente lo è più e niente è più serrato di quello di Marcel Proust”, continua Proust. Per l’esercizio ma anche per la materia stessa del ricordo: “L’unità del testo non è che l’atto puro della rimemorazione stessa”.
Senonché: perché Benjamin ne fa una sorta di “scrittura automatica”? Se la cosa nasce con la sua forma, una sola, da ricordare, riscoprire.  

Romanzo – A cinquant’anni dalla morte è in gran voga. Anzi, tutto è da qualche tempo romanzo: i ricordi d’infanzia, i saggi letterari, quelli filosofici, perfino quelli scientifici, l’arte, la politica naturalmente, l’economia, specie quella finanziaria, avventurosa, banditesca, ma anche il management, abbottonato, e la vita stessa.
Le morti del romanzo sono state molteplici. Dal Futurismo alle Avanguardie europee del dopoguerra, il Gruppo 47 in Germania, la Scuola dello sguardo in Francia, in Italia il tardo Gruppo 63, animati peraltro da scrittori di romanzi, Grass, Eco, Robbe-Grillet etc. Se ne profetava e anzi preconizzava la morte come un esercizio di scrittura. Ci fu anche – c’è tuttora – la voga dei romanzi di romanzi.

Sci-Fi – Sembra finita – dimenticata, trascurata – nel momento in cui trionfa. L’idea che l’immaginazione della realtà  si sovrapponga alla realtà stessa, e la obliteri, sembra proprio avverarsi nel virtuale, che ogni trip rende possibile. Nel mentre che la fantascienza come genere decade. Un caso della realtà che supera l’immaginazione.

TuttiAutori  - È la collana di un service per autoedizioni, una sigla. Ma è il confine verso cui si sposta la scrittura, essendo ora la pubblicazione possibile a costo zero, e senza più bisogno di mediazione: i blog, i forum, i social, l’autoedizione a stampa – anche in copia singola. È lo sviluppo che Walter Benjamin antevedeva quasi un secolo fa, “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproduzione tecnica”. Solo in parte però: per la riproduzione delle opere (riproducibili), e non per la creazione. Questa invece era intravista, nel senso di TuttiAutori, due secoli fa, da Jean Paul – umoristicamente ma con spirito profetico? Il maestro Wuz dell’omonimo racconto, “La vita del maestrino Maria Wuz”, maestro di scuola, non potendo comprare libri tanto è povero, se li scrive da sé sotto i titoli che vede esposti alle fiere.

letterautore@antiit.eu 

Quando la scuola voleva diligenti e sinceri

Un com’eravamo. Dai sussidiari degli anni 1950-1960, quando a scuola c’era ancora la maestra vice-mamma, le poesiole che vi si insegnavano.  Un patrimonio ideologico ben preciso, arguisce Manni, che lo ritrova anche dichiarato, nelle sezioni dei sussidiari: Famiglia, Scuola, Affetti, Religione, Patria, Lavoro, Povertà, Storia, Natura, Giocose. Da cui inferisce una continuità – una delle tante - della Repubblica col fascismo: “L’esaltazione dei valori quali religione, patria, famiglia, conformismo, etica del lavoro, propria del fascismo, prosegue infatti nel dopoguerra, e il libro di testo si presenta uno strumento di costruzione del consenso come era avvenuto nel passato”. Se non che Carducci, Pascoli, Leopardi naturalmente, Manzoni, Foscolo, Belli, Giusti, Cavallotti, De Amicis non c’entrano. E Palazzeschi, Ungaretti, Sbarbaro, Rilke, Gozzano, Saba, lo stesso D’Annunzio dei “Pastori”?
L’idea è però geniale, e la scelta godibile. Piero Dorfles, che introduce la raccolta, dopo essersi divertito conclude: “Neanche nello scherzo, nel sussidiario del dopoguerra, si perdeva l’occasione per lanciare duri ammonimenti: studia, sii diligente, onesto e sincero: solo così diventerai un bravo cittadino. Un po’ schematico. Ma come messaggio, in fondo, non era poi tanto male”.
Piero Manni, a cura di, Che dice la pioggerellina di marzo, Manni, pp. 192 € 16

domenica 26 giugno 2016

Torna il rischio Italia

“L’uscita della Gran Bretagna dalla Ue aumenta la pressione (la speculazione, n.d.r.) sulle nazioni con debito pubblico elevato e crescita debole”, titolano i giornali concordi. Sull’Italia per prima. Ma il governo italiano non ha fatto nulla per prevenire l’attacco domani sui mercati. Il secondo e più incisivo attacco, dopo quello di venerdì, pure senza precedenti nella storia.
Che cosa hanno da tenere le banche italiane dal Brexit? Nulla. Che cosa ha da spartire Mps con le banchle inglesi? Nulla, ma non è una buona risposta per la speculazione, che si è già scatenata. Mps va comprata gratis,  anzi con un contributo dello Stato italiano, tutto qui.
Il governo e la Banca d’Italia dovrebbero intervenite con 40 miliardi per mettere le banche al sicuro dall’attacco, liberando una congrua quota di sofferenze. Non necessariamente per spendere questi fondi, che comunque verrebbero recuperati, è una partita di giro, giusto per scoraggiare la speculazione. I calcoli sono stati fatti, le procedure studiate, i fondi trovati, e nulla. Renzi si occupa di Fazzalari – vero.
Non sembrava: l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue non avrebbe danneggiato l’Italia, era il consenso. Non falso, i fondamentali restano saldi. Ma era la previsione di chi evidentemente si ostina a vedere il mercato come la “mano invisibile” di Adam Smith. O una mano benefica, non invece distruttiva quale è – peraltro molto visibile.

Speculate, speculate, le banche centrali vi proteggono

Si riunisce il consiglio Bce, si riunisce il consiglio Bri, e niente. Molto rumore per nulla, soprattutto alla Banca dei Regolamenti Internazionali, che riunisce i trenta banchieri centrali delle maggiori economie industrializzate e emergenti, i quattro quinti della ricchezza mondiale: non si può turbare il mercato.
Dopo il crollo senza precedenti nella storia mondiale della finanza venerdì, il week-end è passato nell’inattività. Qualche buon proposito e nient’altro. È di fatto un invito alla speculazione. Che a questo punto, non sembrerebbe, ma è la logica evidente del mercato.
Non sembrerebbe che la speculazione sia la ratio del mercato, ma evidentemente è così. Venerdì uno scossone senza precedenti è stato impresso ai mercato finanziari con la scusa del Brexit. Si dice a causa del Brexit, ma il referendum inglese è stato solo un appiglio, un innesco involontario. Cos’hanno da temere le banche italiane o il debito italiano dall’Uscita dela Gran Bretagna dalla Ue? Nulla, però devono pagare dazio, salato
Dove si lavora alacremente anche nel week-end, cioè nei fondi speculativi, è alla distruzione di più banche possibili e di qualche paese cui si possa imputare un debito eccessivo. Non gli Usa, che hanno la forza di prendere a sberle la speculazione, non il Giappone, o la Cina, ma i paesucoli europei perché no, una strizzatina?

Fermi tutti, Merkel non vuole

Come si sapeva, la Germania ha i suoi legami con Londra, e Angela Merkel intende mantenerli. Inoltre candida Berlino o Francoforte - a preferenza di Parigi o di Bruxelles – per la piccola lucrosa “industria” delle rappresentanze delle multinazionali globali (arabe, asiatiche, americane, del Nord e del Sud) in Europa al posto di Londra.
Il tempo sarà lungo per il Brexit: quanto sarà necessario per un accordo tra Berlino e Londra. Non sarà punitivo, quindi potrebbe rilanciare i fautori dell’uscita. I dossier europei che il Brexit avrebbe dovuto aprire saranno ricoperti. Per primo la ripresa dell’economia: l’Europa rimane l’unica grande area economica in ristagno o in crisi da dieci anni.

Il mondo com'è (266)

astolfo

Arsenico – Nel primo Ottocento era popolarissimo in Inghilterra per sbarazzarsi del coniuge. Del marito, di solito, era arma femminile. Si rischiò un’epidemia, e nel 1851 l Camera dei Lords passò una legge apposita, che proibiva la vendita di arsenico alle donne. Ma più che la legge, il rimedio fu la facilitazione del divorzio legale.

Internet – Sdogana e assolve, incorona anche, come si vede con i followers di Grillo. Massime su iphone. Si prendano appunto sul telefono, con Keep o altre app: tutto normale. Si predano gli stessi appunti su carta, si è originali, o posatori. La neo sindaca di Roma Virginia Raggi posta tutto, “lacrime e proclami”, su facebook, anche se che gli spazzini evidentemente non possono essere suoi followers, e nemmeno gli autisti dell’Atac – per non dire i funzionari della “corruzione normale”. Usa adesso attraversare la strada imbambolati, attaccati all’auricolare, o anche lo sguardo incollato sule immagini e la posta dell’iphone: un attraversamento incauto qualche tempo fa avrebbe comportato stridore di gomme e imprecazioni, ora rispettose fermate a distanza. C’è anche chi scede dal marciapiedi sovrapensiero, senza strisce bianche né semafori in vista. Un po’ meno degli attraversatori incantati - è più pericoloso - ma sono rispettati anche loro. Il collegamento è tutto: siamo tutti navigatori e il collegamento è la terra promessa, il paradiso in terra – si può negare a qualcuno il paradiso?
Nessun paragone naturalmente tra i messaggi in rete, da Obama a Grillo, presto dimenticati e comunque volatili, e gli  impegni su solida carta: la credibilità viaggia su internet. Sarà per questo volatile, e comunque inconsistente, è fatta d’aria.

Italia – “La favola triste e paranoica della decadenza italiana” lamenta Amedeo Quondm su “La lettura”commentando la sua edizione delle prime edizioni del “Cortegiano”, grande immediato successo editoriale internazionale quando uscì nel 1528.  Per una sorta di complesso d’inferiorità di cui prova a cercare le cause: “Le persistenti difficoltà nei confronti delle culture del Barocco”, lo “spagnolismo” e la “decadenza” italiana, “anche morale”, “o ancora il luogo comune dell’invidia della Riforma (figli, noi italiani, di un Dio minore perché non abbiamo avuto Lutero)”. Ma è l’indigenza della sua professione, della storiografia italiana. L’esterofilia ne è un esito, a fronte della messe di dati e letture della storia del mondo, in Europa e altrove: di che sentirsi al confronto dei babbuini – anche se l’esterofilia italiana è più spesso di luoghi comuni (anche questo un effetto indotto dalla misera cultura storica).

Nativismo – Ha fatto vincere il Brexit ed è il maggior propulsore della campagna elettorale di Trump. A lungo sinonimo di innatismo, del carattere innato di linguaggi, idee, funzioni, e anche cognizioni, è da alcuni decenni un’estremizzazione dei nazionalismi. Nel senso di escludere le immigrazioni. Oppure di rallentarne la nazionalizzazione, condizionandola al possesso della lingua, e più ancora al passare delle generazioni – esigendo una sorta di quattro quarti di nazionalità.
È questa la sola accezione che Wikipedia regista del termine: “un movimento anti-immigrazione, non razzista, per motivi sociali: la concorrenza sleale che il lavoro immigrato farebbe al lavoro locale. Un movimento che Wikipedia registra nel mondo anglosassone, Australia, Canada, Nuova Zelanda, Usa, e da alcuni anni, aggiunge, in Europa – il Brexit è stato determinato soprattutto da questo, l’opposizione alla immigrazione..
Già Benjamin Franklin ne era un sostenitore: opponeva il nativismo ai tedeschi in Pennsylvania. Qualche anno questo fu il motivo della rottura tra Jefferson e i Federalisti: il partito Federalista nel 1798 approvo una serie di leggi anti-immigrazione, gli Alien and Sedition Acts. Che anticipano un altro dei temi odierni: l’immigrazione veniva collegata al disordine politico e alla criminalità. Erano diretti contro l’immigrazione dalla Francia postrivoluzionaria e dall’Irlanda antibritannica, con elementi politicamente radicali. Alle elezioni di due anni dopo i jeffersoniani fecero campagna contro queste leggi, vinsero, e le abrogarono.  

Nazionalismo – È l’ideologia cardine, politica se non economica, dell’Europa da un quarto di secolo, dalla guerre jugoslave in poi. Del continente cioè che per il nazionalismo aveva combattuto le due guerre mondiali, e quindi se ne riteneva esorcizzato. Anche all’Est, nel blocco sovietico, l’Urss si qualificava per il rifiuto del nazionalismo, pur codificando le minoranze e in qualche modo proteggendole – era la dottrina di Stalin, ma non contestata.
In Europa Occidentale il nazionalismo è stato per alcuni decenni un’ideologia al bando. Si pregiava il cosmopolitismo, parola oggi desueta, e l’incrocio delle culture o meticciato era ritenuto il motore della civiltà. L’unico nazionalismo che si accettava era, al tempo delle indipendenze coloniali, negli anni 1950-1960, una sorta di nazionalismo antinazionalista, per la libertà e l’indipendenza.
Oggi l’atlante del nazionalismo europeo è estremamente frastagliato e complesso. Nazionalisti sono i movimenti anti-Ue in molti paesi: in Gran Bretagna naturalmente, e in Francia, Germania, Spagna, Italia, Grecia. Tenuti a freno dalla convenienza economica, ma non del tutto. Il Belgio è diviso irreparabilmente tra fiamminghi e valloni. La Gran Bretagna tra inglesi, scozzesi e irlandesi. In Spagna la Catalogna potrebbe aprire la via alla secessione anche dei Paesi baschi e della Galizia. I problemi più ardui sono posti dalla Russia, che non ha confini naturali a Ovest, e vi ha avuto frontiere ondeggianti negli ultimi due secoli: quelli con l’Ucraina sono da qualche anno materia di conflitto aperto, altri se ne potrebbero aprire con la Polonia, la Romania e la Turchia.

Siriani – Steve Jobs era uno di loro. Uno degli immigrati per antonomasia dell’attuale ondata di sbarchi in Europa. Era nato negli Usa ma da padre siriano: il personaggio eponimo degli Stati Uniti oggi faceva parte in qualche modo del mondo eponimo degli immigrati che ora si rifiutano.
Il padre, che all’epoca lavorava da meccanico (ma era uno dei più giovani dottorandi negli Usa, e sarà poi professore di Scienza politica), e la madre, una ragazza svizzera, lo diedero in adozione appena nato, a Paul e Clara Jobs. Che adotteranno anche una bambina, ma pochi anni dopo, quando Steve aveva sette anni, divorzieranno. I genitori naturali invece si sposeranno, e  daranno a Steve una sorella, Mona Simpson, che sarà romanziera e autrice cinematografica. Steve Jobs sarà sempre molto legato ai genitori adottivi, e si rifiuterà di incontrare i genitori naturali.

astolfo@antiit.eu

Speculatori uniti

La finanza si preferisce romanzarla. Col sottinteso che se ne condanna l’avidità, ma poi contribuendo a spettacolarizzarla – a immortalarla. Bechis, che ci lavora dentro ogni giorni da qualche decennio, non ci illude. Il piglio “narrativo” non gli difetta per farcene vedere i congegni nudi e crudi, che sono tutti più o meno truffaldini. A partire dalla semantica: market riggingspoofing, front running, o un confusione di sigle, Cds,  Cdo, Rmbs, etc., fino a Swap, “come ti cambio le carte in tavola”. Ma questo è vero di tutta la terminologia affaristica, di cui è quasi vano venire a capo, poiché viene cambiata in continuazione – come le parole in codice delle mafie.
 “Viaggio nella savana della finanza tra prede e predatori” è il sottotiolo. Senza leoni ma con molte volpi, da clima temperato. Sembra troppo, soprattutto per un giornalista del settore, che bene o male ci convive, un eccesso polemico. Ma il fatto è incontestato: nessuno pretende che non sia vero. Solo che nessuno ci mette mano. Bechis non propone soluzione perché non solo non si adottano ma non sono nemmeno materia di discussione.
Guadagnare impoverendo gli altri è sempre stato un brutto mestiere. Per questo tenuto in punta di bastone e regolato. Oggi è invece mestiere eccellente, “il” mestiere, e del tutto svincolato, padrone delle coscienze e dei governi. L’esito è noto: la depressione dell’Occidente. Che però non sa essere altro, all’ombra del free for all.
Franco Bechis, Bestiario di finanza, Castelvecchi, pp. 187 € 16,50