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venerdì 15 maggio 2009

Fuori Lepore, lotta continua a Napoli

Giandomenico Lepore dovrà lasciare la guida della Procura di Napoli. Il Csm lo ha deciso, anche se ritarda la pronuncia in omaggio alla richiesta di Napolitano di un “recupero di serenità”. Si farà quindi prima un processo interno alla stessa Procura, convocato dallo stesso Lepore ma in realtà promosso dai Procuratori a lui ostili.
L’ostilità nasce dal fatto che Lepore non ha avallato dieci mesi fa, come questo sito tempestivamente segnalava (“L'arresto era per Bertolaso", Anti.it del 28 maggio 2008), la decapitazione della Protezione Civile che si apprestava a liberare Napoli dai rifiuti. Lepore, contrario al procedimento, che a tutt’oggi è inceppato, ottenne solo che esso fosse limitato alla tecnostruttura della PC, con alla testa Marta Di Gennaro, che ne era il direttore generale, lasciando fuori il sottosegretario Bertolaso e quindi il governo. Ma questo era quello che i promotori dell’accusa volevano, e ora intendono comunque ottenere attraverso l’allontanamento di Lepore. L’intento è preciso: non si dirà che il procedimento non aveva fondamento, si dirà che Lepore ha salvato il governo, Berlusconi per intendersi.
Non è la prima volta che i Procuratori della Repubblica napoletani, “piuttosto che lavorare”, come rimproverava loro il predecessore di Lepore, Cordova, fanno il processo al Capo ufficio. Il primo ad essere allontanato fu lo stesso Cordova, ora toccherà a Lepore. E l’avvertimento vale per il successore. D’altra parte, niente di più “napoletano”, in questo senso, del Csm.

Ombre - 19

Entra Veronica, esce la suina. Perfetti i tempi, riuscita la drammatizzazione, i macellai ringraziano.
Ma purtroppo Veronica non ci libera, non di Berlusconi né di se stessa.
Era sembrato, i blogger democratici avendola eletta a capo della opposizione, ma i sondaggi dicono che nessuno si intenerisce ai suoi tormenti.
Domenica lei non ha mancato il pranzo con le amiche, mentre lui si è intrattenuto, addirittura un'ora, pare, anzi due, il tempo della partita, con il figlio Luigi. Che alcuni dicono parteggiare per lui, altri per la madre. E così è: a Silvio Veronica ha aggiunto se stessa. Le sue aggressioni al marito continueranno, nessun dubbio, manca per esempio ancora il book sull’“Espresso” dell’harem di Berlusconi, e quindi ne avremo due sul gobbo invece di uno. Fino ai pranzi con le amiche.

Ieri D’Avanzo ha mandato a Berlusconi due pagine ultimative di chiarimenti sui Letizia di Casoria. Oggi il suo direttore Mauro lo difende su “Repubblica”. Le richieste di D’Avanzo, che di Casoria sa tutto, sono dieci: “1. Quando e come Berlusconi ha conosciuto il padre di Noemi Letizia, Elio? 2. Nel corso di questa amicizia, che il premier dice «lunga», quante volte si sono incontrati e dove e in quali occasioni?... 6. Quante volte Berlusconi ha avuto modo di incontrare Noemi e dove?.......”. Senza virgole, proprio come nei verbali di polizia, incalzanti. Forse per ragione di economia?

Per "Fahrenheit" di Radio Tre Marino Sinibaldi presenta con enfasi alla Fiera del Libro di Torino "la filosofa indiana" Vandana Shiva, che condivide con Ermanno Olmi il progetto di Slowfood “Terra Madre”. “Nessuno, di nessuna parte politica, può dubitare che le elezioni non siano in Italia una farsa”, dice Vandana Shiva a metà dell’intervento. La traduttrice non traduce, e del resto alcune scariche rovinano l’audio – per imperizia del fonico, per intervento del regista? Sulle elezioni indiane, che durano un mese, Vandana Shiva sorvola. E trionfale conclude: “Ci sono al mio paese due milioni di coltivatori, e questo significa che l’India non muore”, intendendo forse venti milioni, o duecento.
I numeri non difettano all’India. Ma nessun filosofo, sia pure indiano, scambierebbe la democrazia italiana con quella indiana. E infatti Vandana Shiva non è filosofa. È certamente indiana: la filosofia, sua e dei suoi intervistatori, è sempre quella velenosa del nazionalismo, dei primati.

Cannavaro ha una villa a Posillipo, che abita. Ma ora che ha firmato per la Juventus, la Procura della Repubblica di Napoli ha accertato che la villa è fuorilegge. Il manufatto è sequestrato, il calciatore andrà sotto processo. Proprio come si fa, qualche volta, con i camorristi.
La villa ha un muretto in cemento invece che in tufo, alcune aperture del prospetto non combaciano col progetto, i metri quadrati costruiti potrebbero essere in eccesso, rilievi di poco conto. Ma il processo contro la Juventus impegna la Procura antimafia e tutta la magistratura inquirente di Napoli, che come si sa è in Svezia, e il fronte della resistenza è compatto e determinato. Tutti per uno e uno per tutti, come i moschettieri.

Muore il chirurgo Marcelletti, forse suicida. Senza pietà, non dei giornali, solo curiosità. All’ombra dei torvi palermitani che lo hanno demolito, alcuni procuratori della Repubblica, alcune amanti, e Ignazio Marino, un medico in carriera politica. Era un chirurgo dalla mano felice col cuore dei bambini. Ma il Vaticano ha dovuto allontanarlo dal Bambin Gesù, il pediatrico di Roma, per aveva l’amante, benché donna. E, forse, era un corrotto.
Sul “Corriere della sera” Paolo Di Stefano, che pure è uno scrittore, rimesta la salsa nella chiave ambrosiana del gossip. Sì, è “uno che ha salvato diecimila bambini”, ma amava i ciondoli d’oro e teneva la Ferrari in garage a Modena. Allo stile milanese il rivierasco esuberante tra Pesaro e Rimini è in genere simpatico, ma per “uno che ha salvato diecimila bambini” e muore di crepacuore non c’è nemmeno pietà, nonché interesse.

Una signorina Borromeo, cognata del padrone della Fiat, che Santoro ha eletto a giornalista, lamenta che una sua intervista a Daria Bignardi su Rai 2 non vada in onda prima delle elezioni perché lei tratta male Berlusconi. Non avendo la giornalista di Santoro fatto nulla in vita sua degno di nota, si suppone che sia stata intervistata per sue specialità antiberlusconiane - Daria Bignardi è l’intervistatrice, la nobilsignorina il personaggio, i mondo va ‘narreri, direbbe il siciliano Domenico Tempio.
Chissà perché gli antiberlusconiani più feroci sono di destra, dichiarata, indefettibile: i Borromeo d'Adda appunto, Travaglio, D'Avanzo, Zucconi, Di Pietro. Che sono vedettes della sinistra.

Le gentile Daria Bignardi invita su Rai 2 due feroci critici di Berlusconi, e poi si lamenta sul suo blog: lei non ha attentato alla par condicio. Poi uno si chiede perché la destra vince.
È però vero che la gentile Bignardi non ha detto taroccate senza ombra di dubbio le foto di Berlusconi al compleanno della minorenne. Non sul blog, non sul suo.

Si richiudono a uno a uno i quadri di Berlusconi poligamo: non s’è fatto la signora Letizia, non ha regalato un bracciale di diamanti a Letizia figlia, non ha taroccato le foto della festa della stessa, conosce da vent’anni Letizia padre, con testimone attendibile, e non ha candidate veline - ce ne sono, ma per il Pd. Le scenette si richiudono come finestrelle del calendario dell'avvento, fino al prossimo scandalo cioè: inalterate e scontate.
Chiedersi perché si montino questi siparietti è inutile: ogni giornale si fa scudo della copia in più di vendita. Ma a chi giovino dovrebbe essere ormai chiaro, il ruolo di certi giornali non è di portare sfiga alla sinistra, la sfortuna come si sa non esiste, ma di imbracarla a mali passi.

Nel bosco di Bagno a Ripoli, a Firenze, un giovane sgozza l'ex fidanzata, e si sgozza. “I carabinieri”, dice l’Ansa, “non escludono che Lapo abbia portato il coltello con sé solo per un «gesto dimostrativo», per «mostrare di essere capace di suicidarsi per lei», e che invece abbia perso la testa, uccidendo Giulia. poi, colto dal rimorso, avrebbe deciso di farla finita”.
La psicologia dei carabinieri, se ne sentiva la necessità in questo delitto..

Non usano la psicologia i carabinieri quando invece vanno a prelevare due bambini a scuola, lontani da casa e dalla madre, per spedirli in Germania. Perché così ha deliberato un tribunale tedesco, noto per essere razzista - i figli di un genitore tedesco, è la filosofia del tribunale, in nessun altro posto possono essere felici che in Germania.
Ma, a parte la psicologia dei carabinieri, un giudizio tedesco non dev’essere delibato in Italia per essere efficace? Un giudice italiano l’ha delibato, secondo l’ordinamento italiano? Il razzismo non è reato in Italia?

Emma Bonino va da Santoro e accusa Berlusconi di sessismo. Lei che è stata l’unica donna, per di più non velina, portata da Berlusconi a Bruxelles. Nella stessa trasmissione una giornalista, che non si sa a quale titolo è arrivata alla Rai, tenta in tutti i modi di far dire all’ex preside della ragazza di Casoria che la sua ex allieva è una puttanella. Il preside resiste in tutti i modi, insistendo che è una brava ragazza. L’avvocato Ghedini, avvocato di Berlusconi, deve rimproverare ripetutamente Santoro e i suoi fans: “Continuate così”, a fare le vergini snob, “e Berlusconi vincerà sempre le elezioni”.

“Io sempre ho una parola buona per gli umili, per chi lavora ai piani bassi, nelle cucine, nelle rimesse, e se ne hanno piacere mi faccio fotografare con loro”. È la prova suprema di Berlusconi a “Porta a porta” che lui è un democratico, e non l’imperatore tiranno che dice sua moglie. Lui se la fa con gli “umili” e non con le minorenni: lo dicevano le mogli dei prefetti ed è la verità profonda sua, e di sua moglie, la cafoneria.
Ma è anche la verità dell’Italia, cioè della sua opinione pubblica. Quella del gossip cioè, che è milanese ma a questo punto ci ha infettati tutti. E quella del “popolo”, che Berlusconi lo vota e lo ama. Nonché quella degli stessi “intelligenti”, i “belli-e-buoni” della Repubblica, che non lo sopportano, la società civile. È un chiama e rispondi, di due mondi che si tengono l’uno con l’altro - come la moglie di Berlusconi, che si confida sempre trepida a “Repubblica”, tiene il marito.

mercoledì 13 maggio 2009

Torino "risorpassa" Milano

Mediobanca che insegue la Fiat è una notizia. Ma è tutto l’asse Mi-To che si ribalta: con gli Agnelli Torino aveva abdicato alla leadership industriale e finanziaria, e quindi politica, in favore di Milano. Con la conquista del “Corriere della sera” si disse che Torino conquistava Milano, ma in realtà ci portava le carte, anche nel senso del diritto fallimentare. Il passaggio dei poteri fu sanzionato da Mani Pulite, l’offensiva moralistica di Milano, e culminò nella cessione dei telefoni, nel fallimento di Olivetti, nel quasi fallimento di Fiat Auto, e nella cessione del San Paolo. Ora la bascula funziona all’inverso. Le banche milanesi sono in coda alla Fiat, compresa l’onnipotente Mediobanca. La Fondazione San Paolo si rafforza in Intesa. Mentre Milano affonda nelle sue ridicolaggini, l’Expo, Mourinho, il gossip, i vagoni riservati nella metro, e i Berlusconi stile “Verissimo”.
Le Olimpiadi e Marchionne hanno rilanciato Torino, che non si preoccupa più di bypassare Milano. Mentre Milano, pur dominando ancora la politica e l’opinione, sembra tornata alla sua vocazione provinciale e anzi strapaesana, con la Lega e lo stesso Berlusconi, Torino rilancia il suo ruolo di guida industriale e morale, dall’agricoltura di Cavour al cinema, ai telefoni e ai mezzi di trasporto. Si è dato un ruolo di punta in tutte le aree di ricerca, teorica e applicata, con le sue fondazioni e finanziarie regionali, il Politecnico, e l’informatica applicata. E anzi punta a tornare il pivot dell’Italia in Europa con l’alta velocità, la Livorno-Civitavecchia, e la rete della autostrade padane.

Speculazione libera in Borsa sulla Roma

I Flick veri, quelli della Bmw, non c’entrano con la Roma. Hanno lasciato correre perché qualche nipote scapestrato s’è fatto mettere in mezzo dalle finte cordate romaniste. Neanche Spalletti c’entra. Ma lo “Spalletti juventino” ha consentito un’altra settima di delirio contro i Sensi. Poi è stato di turno il gruppo Unicredit, e il debito dei Sensi con Unicredit-Banca di Roma, che esiste da una diecina d’anni, e ultimamente semmai s’è ridotto. Ora gli acquirenti si moltiplicano: tutti i tifosi, in pratica, pensano a un’offerta. Il partito di chi gioca sull’As Roma, apparentemente contro i Sensi, si sta concedendo un pantagruelico bis. Dopo la farsa, di cui ancora non si è finito di ridere, di Soros giallorosso. Ma quel gioco ha pagato, e anche molto, e dunque…
Si dice - si sa, i portavoce di entrambi gli affari sono i suoi portavoce - che dietro le due campagne c’è Franco Baldini, l’ex direttore sportivo della Roma degli stessi Sensi, che dopo aver demolito la Juventus sui applica alla sua ex squadra. Un personaggio di cui non mette conto chiedersi le motivazioni - lui si presenta, ed è accreditato dai magistrati, come un onesto ingenuo. E può darsi che lo sia, anche se si è fatto mettere in carico da Capello alla nazionale inglese.
Né c’è da chiedersi che gioco giocano i proprietari della Roma, la famiglia Sensi. I quali si difendono ma non molto, non come potrebbero e dovrebbero. Non come ci si aspetterebbe, se si pensa che la farsa Soros ha demoralizzato la squadra e quindi indebolito i bilanci (di una sessantina di milioni tra diritti Champions e tv, abbonamenti, biglietti), e ridimensionato il patrimonio.
Non si capisce invece come mai ci sia libertà di speculazione in Borsa sulla Roma. Perché il titolo non venga sospeso, quando le prime pagine dei giornali romani lo pongono in cessione. Quando la proprietà smentisce e non. E' un aggiotagio neanche mascherato. Che solo passa attraverso le cronache sportive invece che finanziarie: la Consob non legge le pagine dello sport?

Il mondo com'è - 17

astolfo

Antifascismo – Da tempo è scaduto a maschera della conservazione. Contro un esecutivo elettivo e in grado di governare, e a favore dei poteri forti (burocrazie, giudici, affari). Contro una progettazione locale del territorio. Contro l’aggiornamento sindacale. Contro un’opinione pubblica critica (intelligente). Contro l’insegnamento e la ricerca. Contro la libertà di giudizio e per la faziosità. È un trapianto del fascismo, per la stessa paranoia del complotto (la “reazione in agguato”), l’ottimismo della storia, la durezza (la verità). Per le masse.

“Che” - Si consacra eroe romantico a quarant’anni dalla morte, e venti dalla caduta del comunismo sovietico, in attesa che si levi l’embargo, e Cuba entri nell’immaginario Usa. Per una furbata commerciale: l’eroe romantico nell’epoca degli interessi e della competizione - del mercato, che mette a frutto pure la sbrindellata cialtroneria latinoamericana.
Le librerie Feltrinelli hanno un intero scaffale a lui dedicato, una cinquantina di titoli. È un simulacro. Dopo James dean, Marylin, Jim Morrison, Presley, in contemporanea con Lady D. Ma è anche un Ersatz. Ritorna del resto con costanza.
Il “Che” è eroe negativo sotto tutti gli aspetti: vanitoso, incostante, irresponsabile. Negativo per gli africani in Congo, per il governo di Cuba, per i boliviani. Negativo per i latinoamericani, di cui perpetua l’irrealismo (azteca, inca), la millenaria irresolutezza, il languido veleno dell’isolamento, la passione vacua, il ribellismo mortuario. E il machismo, da drogati o ubriaconi, che sterilizza il subcontinente – solo le donne vi pensano fattualmente, ma limitano l’attività a una buona posizione da seconda, o terza, moglie.
L’immagine del “Che” viene però incontro a bisogni, da noi, diversi. Uno è il comunismo, che si abbranca naturalmente a uno dei suoi pochi esponenti che non ha commesso delitti. L'altro è che l'Italia è un paese ancora sovietico – non nostalgico, proprio sovietico. E che la stessa destra vi rincorre eroi romantici, rivoluzionari - di marca comunista non avendone di suoi propri.

Demoralizzazione - L'ha studiata Santo Mazzarino alla caduta dell'impero romano e si riproduce oggi - la demoralizzazione è dell’Occidente. Motivation from demotivation? A che fine? Si chiama flessibilità, mobilità, mercato, ma è un concorso verso la distruzione della fiducia nei soggetti - il mercato è, in teoria, uno stimolo. Quasi una strategia di “mercato negativo”: dallo slittamento costante del desiderio ai fini del consumo, all'incertezza.

Destra-sinistra - La capacità mitologica è tutta di sinistra. La destra non ha eroi e rincorre quelli di sinistra, Gramsci, il “Che”, i palestinesi, perfino i terroristi. Gli stessi miti che morfologicamente sono di destra, Elvis o Lady D., sono virati a sinistra.
Sono questi miti inerti per questo, per essere mal localizzati – la sinistra in teoria è razionale? O è la sinistra che li anestetizza?

Regimi – Alcuni nascono all’improvviso, con sforzo minimo (fascismo, nazismo), altri all'improvviso si cancellano, da soli (scià di Persia, comunismo sovietico). I corpi politici hanno esistenza organica: durano a lungo se robusti o curati, altrimenti deperiscono in fretta.

Togliatti – Per i molti è uno stalinista – per gli anti e per buona parte dei comunisti del suo partito: Gramsci, la Spagna e l’eliminazione dei non comunisti, i patti di opportunità col fascismo (Hitler), la prima Praga, l’invasione dell’Ungheria, l’indifferenza e il sospetto per il Terzo mondo. L’uomo di Stalin, di cui ebbe la freddezza ma non le passioni e il genio politico. Per i molti è anche quello che ha risparmiato all’Italia dopo Salerno la guerra civile. Ma il Pci a Salerno era minoritario, sarebbe finito presto.
Fu invece abile creatore del mito comunista nella Repubblica, o gestore dell’opinione pubblica. Che ha portato dagli anni Settanta ad appiattire la storia e perfino la natura sulla rivoluzione proletaria. Che non si sa cos’è, ma ha marciato sul deserto che Togliatti aveva fatto, col sostegno convinto delle maggiori intelligenze nazionali, quando si rilegge la migliore cultura degli ultimi cinquanta anni, questo 2009 incluso, si resta di stucco, per la melensaggine e il conformismo - forse opportunista? Di un Seicento ricchissimo, e anche del Settecento, dell’Umanesimo e del Medio Evo, dei romani, dei greci, e di chiunque altro, delle Cinque Giornate (di Milano, di Napoli) e le Trenta Gloriose, di Dante e Brunetto, Bruno, Galileo e Campanella, Gregorio Magno e Giovanni XXIII, hanno fatto e fanno un mondo a una sola dimensione, il riscatto sociale secondo Bertolucci (l’hollywoodiano “Novecento”). Senza passioni, illusioni, destini, né mattinate piane in barca al mare di maggio.
Un effetto Togliatti a lui posteriore, quindi non imputabile, che anzi ne dice la grandezza. Di questa intelligencja conformista, molto tattica, un po’ imbrogliona, Togliatti è il maestro, oltre che lo specchio.
La sua grandezza si misura oggi che l’ex partito Comunista si mostra nudo, retrivo cioè e esclusivo (arroccato, minoritario, fazioso). È togliattiana la cultura italiana della Repubblica, compresi i lampi liberali - quando questi non erano all’origine, con Spaventa-Croce, idealisti, hegeliani, e quindi “togliattiani”. Una cultura costantemente di sinistra, dopo essere stata di destra (conservatrice, bozzettistica, eroica, decadente) per oltre un secolo. E ciò è opera di Togliatti: è togliattiano l’egemonia di sinistra della funzione mitologica. La spinta al rovesciamento, impressa dalla guerra perduta con il re e con il fascismo, fu colta dal colto Togliatti che ne pose alla testa il partito Comunista. La natura del suo Pci è manifesta al raffronto col partito francese o spagnolo, o di altri paesi europei che pure apprezzano la cultura più di quanto si apprezzi in Italia: un partito culturalmente aperto, fino all’opportunismo, e sicuramente egemonico, tanto più di fronte alle chiusure grette degli altri Pc.
Sotto la sua leadership si posero i socialisti, dal praticone Nenni al farfallone Pertini, e i laici. Acquisendone indirettamente quel peso specifico del tutto sproporzionato rispetto alla loro massa: se la cultura laica ha tanto prosperato in Italia nel dopoguerra, da Einaudi a Ernesto Rossi e a Pannunzio, pur non avendo capacità e seguito in politica, si deve alle aperture e alle annessioni di Togliatti. Il cui impianto culturale era talmente radicato da persistere anche in quest’ultimo quindicennio in cui il paese è voltato sicuramente a destra.

Totalitarismo – È sempre legato al segreto. Ed è sempre quello hitleriano. Ma il totalitarismo di Hitler era dichiarato, anche in campagna elettorale. È la verità strumento d’inganno?

È, anche nella scienza politica, quello di “1984”, un'invenzione d'autore e un sistema gotico. Mentre ha creato, crea, vaste aree per l’esercizio critico, assumendosi intero l’onere del potere. Il fascismo degli italiani, o il comunismo dei russi. La dittatura, anche nella forma totalitaria, non è esclusiva. Si regge anzi sulla possibilità, per l’onore dei sudditi, di spostarsi ora su questa ora su quella casella libera. A questo gioco induce anzi, più che tollerarlo - è una facile forma di compensazione. Si può condannare l’invasione di Praga se si apprezza l'impegno dell’Urss per la pace e la distensione, cioè contro gli Usa. E così via: condannare i missili a Cuba e (per) apprezzare Krusciov, condannare lo stalinismo stando dentro lo zdanovismo, e naturalmente giustificare Stalin contro Hitler - e Stalin e Hitler insieme contro l’Occidente capitalista. Il totalitarismo, come l’Inquisizione, non manca di ragioni: le dittature anzi si reggono su queste riserve di libertà, che esse stesse creano monopolizzando il potere, con le relative responsabilità. La capacità di circonvenzione si basa anzi sull'illusione dell’autonomia, in interiore e nel foro pubblico. Non si spiega altrimenti l’adesione di tanta intelligenza, anche dotata di cultura politica, al totalitarismo sovietico. Crollano, anche senza spinte, le dittature che tolgono il respiro, per quanto totalitarie.

Usa – Erano lo Stato razzista che smentiva il razzismo. Sul più inverosimile calderone di razze “biologiche” avendo costruito in poco tempo, il tempo di una costituzione di diritto, la nazione (tribù, razza) più monoliticamente omogenea.

astolfo@antiit.eu

Secondi pensieri - (25)

zeulig

Ateismo - È una forma d’idolatria, come si sa. Non è mai, in nessun caso, una forma della verità.
Bambini – Quando vanno via dagli adulti hanno lo sguardo ironico e assorto. Fio ai quattro-cinque anni, si finisce di essere bambini, un mondo a parte, a quell’età, entrando nell’accumulo delle esperienze.

Conoscenza - È catalogazione e riordino. È acquisizione e scoperta in quanto i fatti ordinari, anche quelli che si presentano normali e già ordinati, sono di per sé bruti, cioè insignificanti.

Corpo – È l'espressione dell’anima, o il suo stampo. È l’unico suo modo di essere.
In città è il codice preminente di linguaggio, e dell'estetica. La civiltà urbana è visiva, sta a quello che si mostra. In Africa – o in Calabria, in Garfagnana – il corpo viene dietro ad altre considerazioni, di carattere, fisionomia, ingegno, applicazione.
Il corpo è una semplificazione. Non difficile – le ragazze nigeriane del bush si trasformano in pin-up senza sforzo se indirizzate alla prostituzione in città. È la città che privilegia l’occhio. Per cortezza di vedute? Per velocità – la mancanza del tempo. Per cinismo, la disaffezione alle persone, sovrastando le cose.

Cristo – Ha desacralizzato il mondo, ponendolo alla ricerca della verità – filosofica. Il Messia arriva con la salvezza. Ma la salvezza si fa attendere: il Mondo non è finito duemila anni fa, il Tempo non è finito. I riti che la chiesa ha elaborato aiutano a ingannare l’attesa, ma non molto.

È la responsabilità individuale. In questo senso si è ribellato a Dio ancora prima dell’invettiva sul Calvario. L’urlo sacrilego è l’epilogo della rivolta, il suo fallimento. La resurrezione non è un riconoscimento postumo ma la continuazione del calvario. E non interrompe la deriva aperta verso la secolarizzazione, la ragione laica.
Né è un rimedio l’invenzione della grazia, assurda. Di anime – Lutero, Calvino – forse caritatevoli ma facinorose, piccoli cristi ribelli. Il cristianesimo è la liberazione dell’uomo, sì, ma da Dio

Non muore in realtà, né può risorgere. Il cristianesimo pone, per prima tra le religioni, la religione come un problema: la teologia vi è filosofia, anche se con fastidio.

Darwinismo - È stato decretato certo, fino a coprire le forme deteriori e più povere del progresso, perché si ha bisogno di certezza. Ma resta ancora da provare. Che organismi monocellulari diventino sempre più complessi, fino a costituirsi in mammiferi e altre specie.

Elettronica - È la parodia radicale dell’individuo, di cui sarebbe la materializzazione. Nel mondo virtuale ognuno è al centro. Di niente.

Eternità - È umana, si sa: solo l’essere umano la concepisce e la vive, solo in funzione dell’essere umano l’eternità è concepibile. Ma ha a che fare con la storia. Non col mero fluire del tempo, ma col progresso – il miglioramento, il perfezionamento, la santificazione.
È un metronomo dell’umano sentire e agire. Non neutro: è una calamita, seppure lieve, che accresce-rallenta il movimento in rapporto alla sua stessa complessità, al senso morale (a un senso morale che ne è la complessità).

Filologia – Tristissima ne è l’età, una vecchiaia prolungata, a rimuginare la creazione, da troppo tempo sempre già avvenuta. La mucca ebbe in India 21 nomi segreti. Oggi si possono ricostruire i significati, anche con scrupolo, ma non più nominare.

Labirinto – È una costruzione e non una prigione, uno spazio definito (predeterminato). Nel quale si vaga per curiosità, per vezzo, per sfida. Di cui non si è prigionieri in realtà, se non al modo del ragno nel suo reticolo, per il piacere dell’attività – e per la natura?

Legge – Quando è l’ordine, crea il massimo di disordine. È un principio fisico, e dei gruppi sociali.

Passione – È un modo d’essere, più spesso che non un atto, più o meno volontario. Gli stessi impulsi nascono da un modo d’essere: la “natura”, la Bildung.

Realtà - È comunicazione. E la comunicazione è rappresentazione: una immagine della realtà

Rimozione – Senza, non si sopravvive.

Riso – È invenzione recente, poiché non c'è nella Bibbia, dove pure succede di tutto. Nella Bibbia s piange, ma non si ride. Dio dunque non ride. Né mai ha riso Gesù.

Storia – La memoria libera il passato. Anche l’oblio. Ma quanto è libero il passato? Morto o rivissuto che sia?
La verità è che il passato continua. E non è libero né coatto, è in divenire.

“La memoria va ‘narreri” dice Domenico Tempio, oscenamente intendendo: il mondo va in culo! Ma anche figurativamente: è la cecità della storia. E fisicamente: il mondo finisce in un culo di sacco se la materia finisce nel buco nero.

Tempo – Una città come Roma ancora non lo ha inventato (scoperto): una cosa vi può succedere, indifferentemente, in un minuto, un giorno, una settimana, un mese, un anno.
Una professione come quella giornalistica l'ha abolito, tutto è istantaneo.

Ma l'uomo è il tempo. Che è il presente, ieri non 'era, domani non ci sarà. Il presente esteso nella memoria e nell'immagoinazione.

Viaggiare - Sui viaggia per stare soli. Senza perdersi: nella differenza ci si ritrova.

zeulig@antiit.eu