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sabato 4 luglio 2020

Cronache dell’altro mondo - 64

L’America dovrà abbattere, dopo le statue, la pietra di fondamento della sua identità come nazione? Si celebra il 4 luglio la festa più sentita d’America: è il giorno della Dichiarazione d’Indipendenza dalla Gran Bretagna il 4 luglio 1776, ed è anche la pietra fondatrice della moderna democrazia col suo incipit memorabile. Che però finisce nel razzismo.
Questo il primo paragrafo (il secondo in realtà): “Noi riteniamo che … tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità”. Ma finisce, all’ultimo punto di “una storia di ripetuti torti e usurpazioni” del re di Londra, abominando gli indiani e gli schiavi: “18) Egli ha incitato i nostri alla rivolta civile, e ha tentato di istigare contro gli abitanti delle nostre zone di frontiera i crudeli selvaggi indiani la cui ben nota norma di guerra è la distruzione indiscriminata di tutti gli avversari, di ogni età, sesso e condizione”. I “nostri” che il Re della Gran Bretagna ha incitato alla “guerra civile” sono gli schiavi, cui aveva promesso l’affrancamento se si arruolavano.  
Rocco Commisso, imprenditore americano di successo nato e cresciuto a Siderno (Rc), non ha mai avuto il palcoscenico del “New York Times”, benché la sua impresa sia importante, da 5 miliardi di dollari, sia in Borsa, e lui si sia segnalato come il “salvatore” dei Cosmos, la squadra di calcio di New York, oltre che della Fiorentina – e generoso donatore in beneficenza. Si merita la cronaca solo ora, che un procuratore di calciatori slavi, Fali Ramadani, da Londra o dal Liechtenstein, pretende dalla Fiorentina commissioni in forma di tangenti, per trasferimenti cioè non fatti – in forza del patrocinio che il “New York Times” indirettamente gli offre (nessuno, nel preteso santuario dei controlli delle notizie, ha ritenuto di sentire Commisso o la Fiorentina sulle pretese del procuratore)?
Un macedone contro un italo-americano si penserebbe che non faccia cronaca. E invece sì. Del tipo: che può venirne di buono?


Appalti, fisco, abusi (178

Windtre incauta ha addebitato al Capo della Procura della Repubblica di Milano Francesco Greco 10 ero non dovuti per servizi telefonici non richiesti e non fruiti sull’abbonamento mensile: il dottor Greco ha promosso un’inchiesta penale, ed è risultato che Windtre aveva gabbato non solo lui ma tutti i clienti. La cosa è stata addebitata ad alcuni funzionari fedifraghi, qualificati di ex. Ma i dodici non si arricchivano personalmente, arricchivano l’azienda. Che fatturava. 

Inutili i ricorsi all’Agcom degli utenti che hanno subito per mesi lo stesso addebito. Fino a che non è stato fatturato al Capo dela Procura della Repubblica.

Windtre ha fatturato ai clienti, nel passaggio obbligato (pena collegamenti caduchi a internet) a fibra, centinaia di euro di internet a consumo nell’arco di poche ore. Un furto. Contro il quale non c’è reazione possibile se non una causa per danni.

Il furto di pochi euro a un procuratore della Repubblica mobilita le polizie giudiziarie, e uno di centinaia di euro a privati cittadini, molto più numerosi se non influenti, nessuna reazione. Il ricorso all’Agcom si perde nella burocrazia della procedura di conciliazione.

Si sfalda il fronte Ubi anti Intesa. Alle due fondazioni che fanno i conti in termini di dividendo (senza paragone quello di Intesa, quattro e cinque volte più robusto), altri grandi azionisti pensano allo stesso modo.

Scontato il no di Ubi alla ops di Intesa. Che non essendo stata concordata è per lo stesso fatto ostile. Ma il no alla ops in consiglio d’amministrazione è solo un estremo tentativo di ottenere da Intesa un rilancio.

Il cda Ubi boccia la ops Intesa. Senza effetti su Intesa. Su Unicredit, che ha spalleggiato con varie mosse il management Ubi, invece si: il titolo perde il 2 per cento, poco meno.


Montanelli copione

A proposito diMontanelli, vale la pena riprendere la “scoperta” di questo sito una quindicina di anni fa, di un libro di Montanelli sulla resistenza tedesca a Hitler letteralmente copiato da un libro tedesco di tre anni prima:

La differenza maggiore è Ghestapo, che Montanelli italianizza anche nella scrittura, il resto è più o meno uguale: se non è una copia è un calco. Si ripubblica “Morire in piedi”, con prefazione di Sergio Romano, il libro del 1949 sull’opposizione militare a Hitler di Indro Montanelli, senza specificarne il debito con “Wehrmacht contro Hitler”, il libro-memoria di Fabian von Schlabrendorff, pubblicato nel 1946 col titolo “Offiziere gegen Hitler”, a cura e con prefazione di Gero von S.Gaevernitz, in un’edizione svizzero-americana, a Zurigo prima, poi a Askona (Ascona?)-New York, tradotto da Arturo Barone per le Edizioni Gentile La Rassegna d’Italia nel maggio 1947. Solo riconoscimento è, nell’avvertenza di Montanelli, un generico rinvio a “molti” memorialisti, “una minima parte” dei quali tradotti. Nella prima edizione, Longanesi 1949, qui indirettamente ripresa, il libro si presentava come un reportage originale: “Le grandi figure dell’ultimo esercito germanico, ricostruite sulle molteplici fonti del dopoguerra e attraverso un’inchiesta svolta personalmente dall’Autore in Germania”.
Montanelli ha qualche marcia in più di Schlabrendorff: fa leggere d’un fiato le 140 pagine di attentati falliti che si succedono uguali come in una comica di Ridolini, con interesse cioè e senza farle cadere nel ridicolo. Non a torto sanzionato da Eco quale “fenomeno” e “abilissimo autore di pastiches storico-letterari” (“Il costume di casa”, pp. 169-74), Montanelli parte con maestria, dalla rappresentazione dell’attentato del 20 luglio 1944, e col canonico “ricostruiamone la storia”. E ha un paio di storie in più, affascinante quella di Vlasov, con la caratterizzazione di Stauffenberg. Ma anche nella versione di Barone il libro è scorrevole, e talvolta meglio sceneggiato. L’edizione Gentile, benché funestata dal salto di un quinterno nell’edizione consultata, è un bel libro, con prefazione, nota dell’editore, Gero von S. Gaevernitz, e quarta di copertina precise, esaurienti, e ottime foto nel testo. Von Gaevernitz era stato braccio destro di Allen Dulles, il capo dell'Oss in Svizzera durante la guerra, ed era rimasto legato alla Cia, che succedette all'Oss: cioè spiega le plurime edizioni del libro e la loro accuratezza, nella povertà quasi bellica della grafica - è anche un indizio per la riedizione di cui Montanelli si fece tempestivo autore, ma con ogni probabilità insignificante.
Montanelli salta le pagine in cui Schlabrendorff tratteggia la resistenza non militare a Hitler, anche se vi si rappresentano belle personalità. È l’altra differenza tra i due libri. Si perde così Gustav Dahrendorf, socialista, padre del sociologo politico baronetto Ralf Dahrendorf. Ma dà più ritmo al suo racconto. Dà anche spazio alle colpe degli Alleati, che S.-von G. omettono, con le vicende dell’ammiraglio Canaris, dell’Anschluss e di Monaco. Nel dettaglio, Montanelli omette le prime dieci pagine di S., le pagine 25 (von Ketteler e Hadelmayer) e 28 (S. a Londra da Lloyd George), la p. 37 (il Vaticano all’opera contro la guerra nel 1940), il capitolo su Goerdeler, col proclama in dettaglio che il borgomastro aveva preparato per la popolazione, e le pagine conclusive. Per il resto è tutto uguale, talvolta alla pagina. Il socialista antisemita antinazista Ernst Nieskich mandato dallo Stato maggiore a Mosca a trattare intese e spartizioni col maresciallo Tuchačevskij. Lo smantellamento dello Stato Maggiore con le accuse a Blomberg (ha sposato la segretaria, una puttana) e a Fritsch (omosessualità). Il complotto contro Fritsch raccontato ai congiurati dall’addetto militare di Hitler, Hossbach (p. 24 di S., e 25 dell’edizione Rcs). Il rivolgimento allo Stato Maggiore (pp.27-28 di entrambi i libri). Poi il parallelismo si sgrana: il ruolo del cristiano-democratico bavarese Josef Müller (p.22 e p.59), il letargo della Resistenza allo scoppio della guerra (pp. 33 e 39), il “generale rosso” Hammerstein” (pp.35-36 e 53-54), Guderian che è ricevuto da Hitler ma non riesce a dire una parola (pp.43 e 86), il piano Treschkow-Witzleben (pp.53-55 e 89-90).
A questo punto ricorre l’unico riconoscimento a Schlabrendorff, obliquo. Montanelli ne cita il libro in tedesco tra parentesi a p.83 “(è Schlabrendorff stesso che ha raccontato tutto questo nel suo "Offiziere gegen Hitler", e a voce mi ha fornito particolari inediti)”, e a p.88 ne cita il piano: “S. ha lasciato il resoconto che ci ha confermato a viva voce”. Anzi peggio che obliquo: il resoconto di S., continua M., “coincide con le memorie (per ora segretissime) di Beck e Witzleben”. Si capisce che il direttore del “Corriere”, Mario Borsa, abbia dirottato sul “Corriere d’Informazione”, giornaletto del pomeriggio, le corrispondenze del suo inviato, che in teoria aveva passato così tanti mesi in Germania alla ricerca della verità: proponeva “memorie segretissime” (quello di sapere i segreti è un vizio molto italiano: sarà un format linguistico?). Di seguito, nella stessa pagina, M. riprende parola per parola da S., senza citarlo, gli usi alimentari e ipnotici di Hitler. E continua col calco. Nel cap. XI, pp.86-92, sintetizza il cap.“Il tentativo di attentato del 13 marzo 1943” di S.. Alle pp. 88-89 ricalca l’aneddoto delle pp.72-73 di S. sugli inneschi speciali che non funzionano, e delle bottiglie esplosive di pseudo-brandy che viaggiano per la Germania tra grandi ufficiali ignari. Poi Montanelli salta l’esposizione dei piani di Goerdeler (ne liquida il proclama in poche righe a p.117), e nella corrispondenza tra le pagine S. risulta avanti: il circolo di Kreisau (pp.99-100 di S., 95-96 di M.), i leader socialisti sindacali Leber e Leuschner (pp.113-115 e 98-99), il resoconto delle ore successive all’attentato del 10 luglio, che anche S. drammatizza (pp. 141 segg, e pp.120 segg.).
Un altro riconoscimento a Schlabrendorff Montanelli lo ha dato cinquant’anni dopo, nella sua “Stanza” sul “Corriere” del 26 febbraio 1997. Ma sempre indiretto. E con alcuni errori, che Sergio Romano ripete nell’introduzione all’edizione odierna: Schlabrendorff non fu avvocato a Norimberga “dei criminali di guerra”, ma consulente volontario del generale Donovan sul contributo delle chiese alla Resistenza, e non sopravisse al “bombardamento violento di Dachau (quello in cui trovò la morte Mafalda di Savoia)”, perché era in prigione a Berlino. Sul bombardamento reale subito da Schlabrendorff Montanelli si è perso una storia molto montanelliana: l’accusato si salvò e l’accusatore, l’ex comunista Roland Freisler, che giudicava in paramenti rossobruni, fu giustiziato. Avvenne durante il processo al Tribunale popolare: ci fu un bombardamento, il procuratore speciale Freisler scese con l’accusato nel rifugio, una bomba penetrò tutti i piani del tribunale, scosse la cantina, una trave si staccò dal soffitto, e lo uccise. Uccise Freisler. 
Fabian von Schlabrendorff, un avvocato che divenne a cavaliere del 1970 presidente della Corte costituzionale a Bonn, era stato segretario in gioventù di Otto von Bismarck, e aveva poi sposato Luitgarde Bismarck, nipote di Ruth von Kleist-Retzow, altra figura di rilievo della Resistenza.
Prettamente montanelliane sono solo le forzature e le inversioni di senso della storia. I ripetuti incisi su Mafalda di Savoia ogni volta che ci sono morti per bombardamenti – la principessa era dopo la guerra la fidanzata d’Italia. O Hitler “che usava fare troncare la testa con l’ascia a chi propalava barzellette sul regime”. I tedeschi “scesi in guerra senza entusiasmo”. I “campi di concentramento degli ebrei” già nel 1938. Dove già si commettevano “atrocità” e sui quali circolavano “dicerie” che suscitavano “orrore anche in molti degli stessi nazisti”. Harro Schulze-Boysen, organizzatore dell’Orchestra Rossa, ridotto a “intellettuale surrealista”. E il solito, accattivante, conformismo dell’anticonformismo: porsi dal lato dei deboli, sconfitti, perdenti, ma sempre per un altro potere vincente: Hitler voleva “consegnare l’Europa al comunismo”.
Indro Montanelli, Morire in piedi, Bur, pp. 152 € 16


venerdì 3 luglio 2020

Problemi di base grillini again - 577

spock


Gli unici a cui ha trovato lavoro sono i navigator - ne ha assunti tremila?
 
A 27 mila euro l'anno? Più tremila di rimborso spese? Esentasse? Gratis?
 
Per non lavorare – hanno mai lavorato?

L’autostrada pubblica si pagherà di più, o di meno?
 
Come l’acqua – che, certo, scarseggia?
 
La rivoluzione di Grillo è il ritorno ai carrozzoni?
 
E chi ci mettiamo in Alitalia, alla Rai, ai cantieri navali, nell’acciaio, nelle banche?
 
È il nuovismo la fame (sempre) nuova?
 
La fame è di potere: poltrone, appalti, tangenti?
 
Sono i beni pubblici le nuove terre rare?


spock@antiit.

Appalti, fisco, abusi (177)

Lunedì parte l’offerta pubblica di scambio di Intesa su Ubi Banca senza l’avallo dell’Autorità Garante dela Concorrenza e del Mercato (Antitrust). È il parere dell’Antitrust – ma è un’autorizzazione – dirimente per l’ops? Per gli azionisti Ubi sì, perché non sanno in che banca, di che dimesioni e articolazioni, potrebbero confluire. Ma anche per gli azionisti di Intesa, che non possono valutare il perimetro nel futuro prossimo della Banca di cui hanno le azioni.

Unicredit è ancora attiva contro la ops di Intesa su Ubi, con la moral suasion e qualche proposta di partenariato. Ma è poco influente sugli azionisti maggiori, le fondazioni ex bancarie - ne diffidano, dopo la cancellazione del dividendo 2020.

Le assicurazioni non pagano le morti da coronavirus perché manca la manca la “causa violenta, esterna e improvvisa”. Che per la verità c’è nel contagio, in tutt’e tre gli aspetti. Ma sull’esclusione le compagnie sono validate dall’Ivass, l’autorità di controllo di settore.
Le compagnie non hanno però sospeso le polizze per i tempi lunghi – tre mesi - del lockdown. Di cui ora sostengono, con l’avallo dell’Ivass, non essere dovuto a minaccia di morte “violenta, esterna e improvvisa”.

Per ogni ricarica mensile, come da convenzione contrattuale, da dieci euro, Windtre, sotto la dizione quota special, ne carica solo nove: “Ricarica Special 10euro: ti abbiamo accreditato 9 euro e attivato Giga e Minuti Illimitati validi per 24 ore”. Che comunque sono – erano - in abbonamento. Questo per costringere a sottoscrivere due quote special da 10 euro invece di una - o per pagare 11 euro, è possibile, sulla app windtre, pagando a Windtre anche la modesta commissione dei punti vendita.
Di fatto un aumento del 10 per cento del canone, non dichiarato.


Meraviglie di Sicilia – della lingua

Un cantico alla Sicilia, apologia, inno, elegia. La lingua rimemorandone, in una inventio lessicale straordinaria. Spontanea benché ricercata (artificiosa), come per gemmazione incontenibile – una filologia animata dalla semplicità. Da “vecchio siciliano”, cresciuto lettore di Sciascia, una vita poi funzionario Rai a Milano, ma legatissimo all’isola.
Il “gentiluomo di Milano” don Fabrizio Clerici, pittore e quant’altro, suo amico di una vita, Consolo precipita nel Settecento, in giro per disegnare alcune meraviglie della Sicilia, e gliene fa scrivere a donna Teresa Blasco, madonna corteggiatissima nella città della Madonnina - di cui il gentiluomo saprà in fine che va sposa a Cesare Beccaria. Tutto inverosimile, al quadrato, al cubo - Teresa aveva quindici anni quando veniva corteggiata, e il matrimonio con Beccaria, duramente avversato dalla famiglia di lui, farà a sedici. Giusto per dare risalto al piccolo tour, tra le meraviglie di Palermo, Alcamo, “madre di lingua e cuna di poesia”, Segesta, “Egesta degli Elimi”, Selinunte greca, Mozia fenicia, Trapani. Sotto una pioggia, un fuoco d’artificio, un’esplosione mite d’inventiva linguistica. Recuperando alla lingua un patrimonio lessicale di robusta qualità, in forme solo lievemente dialettali, isolane.
Un viaggio movimentato. Fra trappole di mezzane, banditi di passo, pastori sapienti, e il Serpotta trascurato ovunque, luminarie da festa continua, imbandigioni e notti a pane e formaggio, al chiaro di luna, ìn viaggio nell’illusione. La vita lo è, e l’arte. Sono le ombre di Platone, “nell’immensa stasi, la somma e  infinita quiete metafisica, nel modo come spiega il Campanella”. Ma senza filosofia: è un viaggio nel linguaggio, nelle sue infinite possibilità.
Alle origini di Camilleri
Questo Consolo, 1992, è all’origine probabilmente di “Montalbano”, dell’eloquio “vigatese” di Camilleri - che qui potrebbe aver pescato anche alcuni caratteri fissi: il servo buono e scemo, altrimenti impensabile quale agente di Polizia, il brigante giudizioso, e sopratutto il pastore solitario e primitivo ma sapiente. Ma non è inventato: il suo è un recupero, studiato, ampio, affascinato, di un patrimonio linguistico dismesso o in via di dismissione, e tuttavia significante. Non per essere cioè, Camilleri, modo di dire, cifra stilistica.
Il “retablo” è la forma di rappresentazione pittorica nota, di una cornice di più storie. Ma in particolare è “il Retablo de las Maravillas”, “entremès comico del celebre Cervantes”.
Fabrizio Clerici, milanese di Roma, dove si era formato tra le due guerre, personalità illustre delle arti figurative dopoguerra, era intimo amico anche di Savinio, che lo ricorda più volte, e in “Ascolto il tuo cuore città” con iperbolico affetto, come “naturalmente stendhaliano, nell’animo, nel carattere, nel costume”, la persona ideale, “che per una volta è consentito credere che la natura ha fatto le cose a dovere”.
Vincenzo Consolo, Retablo, Oscar, pp. 155 € 13


giovedì 2 luglio 2020

Problemi di base morotei - 576

spock

Veltroni, “mai stato comunista”, resuscita Pisanu sul “Corriere della sera” per dire male di Craxi: duole ancora?
 
Si osanna Moro, che dissolse la DC, e si oblitera Fanfani, che la fece governare: i DC sono masochisti?

Si vuole Moro vittima di Kissinger, ma per davvero?

Si vuole Moro vittima dei servizi segreti (dell’incongruo onorevole Misasi, facile anagramma, di una lettera) e allora perché non si sono indagati, specie da chi sapeva, da Cossiga a Pisanu?
 
Moro e Berlinguer uniti nella lotta?
 
E a che fine?

Non ci processerete nelle piazze, aveva appena finito di dire Moro: a chi?
 
La storia si riscrive a piacimento ma, anch’essa, a che fine?

spock@antiit.eu

L’Europa delle donne indecisa a tutto

L’Europa delle donne è la politica degli annunci? Finora sì. E niente promette di meglio, a sentire Angela Merkel, “miglior fico del bigoncio”, che ieri si è insediata alla guida della Ue.
“L’Europa delle donne” questo sito consacrava tre settimane fa, ipotizzando una rivoluzione infine nella sopravvivenza stracca dell’Unione Europea. Ma se il buongiorno, come dice la saggezza comune, si vede dal mattino, la rivoluzione non ci sarà.
È cambiata solo la presentazione: le tre donne al comando fanno finta di sorridere e di decidere, ma nulla è cambiato nella solita statemanship – decisi a tutto, ma….
Anche come genere, si segnalano per la mancanza, o incapacità, di emozioni. Merkel per imputazione unanime dei suoi amici Dc tedeschi, Lagarde per la carriera, von der Leyen, forse, per irrobustire il non eccelso curriculum. Donne indurite? Come tutti i carrieristi, che sono parvenu, senza l'aplomb aristocratico, racé - von der Leyen per questo si distingue un po’. Poco cattive, bisogna dire, eccetto Lagarde – alla Bce è facile, dopo Draghi marcia da sola.
Ma la psicologia conta poco. Conta quello che si vede: rinvii, mediazioni, svilimento della funzione di governo. La Ue deve a Merkel, “troppo poco troppo tardi”, l'emarginazione dopo la crisi del 2008. E ora non va meglio: di europeo in questa recessione c’e solo il rinvio. Un programma anti-crisi avviato, a cinque mesi dal lockdown, uno solo? Per non dire della fine di Hong-Kong, non pervenuta. O dei rapporti con gli Usa, con la Cina, con la Russia, politici prima che economici: il mondo non esiste?


L’arte è su misura

Montale, “Auto da fè”, ricorda “Giuseppe Rensi filosofo scettico che possedeva una notevole sensibilità per la musica e la poesia. Scrisse un geniale paradossale volume, “La scepsi estetica”, per dimostrare che non è bello ciò che è bello ma ciò che piace”.
Poligrafo razionalista, ateo, materialista, con vasta influenza negli anni tra le due guerre (presiedette alla formazione di Leonardo Sciascia), infine spiritualista-spiritista. Tutto ciò che in Italia faceva “socialista”, Mussolini compreso: nulla che non si possa condividere, ma in un contesto o in ambito di riflessione limitato, fattuale. “In un certo periodo, 1921 o 1922, esaltò la schiavitù come mezzo moderno di politica economica”, Gramsci, “Quaderni del carcere” – Quaderno 2 (XX) § (34). A lui si riferisce forse, sempre secondo Gramsci, Mussolini nell’articolo “Preludio al Machiavelli” pubblicato in “Gerarchia”, III, 4, aprile 1924.
Il paradosso geniale che Montale apprezzava viene, a fine 1920, al culmine di un crescendo scettico: “Lineamenti di filosofia scettica”, 1919, e “Polemiche antidogmatiche”, nel primo 1920. Inframezzato da una “Filosofia dell’autorità”.
Giuseppe Rensi, La scepsi estetica


mercoledì 1 luglio 2020

Problemi di base naturali - 575

spock

L’olio che non unge?

 

Il vino che non ubriaca?

 

L’acqua che non bagna?

 

Il sole che non riscalda?

 

Il fuoco che non brucia?

 

L’amore che non infiamma?

 

Il mondo ripulito dalla natura?


spock@antiit.eu

Cronache dell’altro mondo 63 - virali

Il virologo professore Fauci ammonisce: “La situazione rischia di andare fuori controllo, non sarei sorpreso se arrivassimo a 100 mila”, contagi al giorno da coronavirus, senza essere incolpato di procurato allarme. Anche perché gli americani muoiono tranquilli di virus: un infettato su quattro nel mondo è negli Usa.
Putin ha pagato i talebani per uccidere i soldati americani in Afghanistan. Lo sostiene il “New York Times”, su documentazione fornita dalla Cia. Un marziano che sbarcare a New York sarebbe sorpreso che la città e gli Stati Uniti tutti si occupino di taglie russe in Afghanistan e non, per esempio, della disoccupazione, o dello stato di polizia a Hong Kong, ma forse no: giocare al bounty killer, al cacciatore di taglie, è meglio che lavorare. E agli americani piace, anche a sinistra - all’America si può raccontarte di tutto. Restano alcune cose da chiarire: Putin pagava in dollari? Quanto? E contro che prova, la testa dei soldati americani uccisi? E, ma, questi terribili russi sono stupidi, pagare dei killer in Afghanistan?
Il presidente americano Trump è colpevole, scrive “The Atlantic”, di filorussismo, o filoputinismo, perché la Cia lo ha informato per tempo, dei bounty killer afghani al soldo di Putin, e lui non gli ha creduto.
Dopo il dossier Russiagate, commissionato dalla Cia e pagato a una ex spia inglese, ora un dossier tutto Cia. Ma la Cia lavora a difesa o contro gli Stati Uniti, con disprezzo del ridicolo?
La sindrome da complotto, sempre diffusa, nel caso del coronavirus trova spazio soprattutto a sinistra, secondo il “New Yorker”.


Spazzatura sprezzatura

“Tutta la vita l’uomo si batte con il nulla, fino a innamorarsene perdutamente”. Perdutamente seve essere sfuggito alla penna, controllata – come il pensiero, delle cose da raccontare – ma il resto è la trama dei quattro racconti: un amore incerto, l’attesa della morte, la poesia introvabile, l’amore introvabile - di Tristano poi. Temi che l’autrice sintetizza in nota in avvio come “un’educazione alla cura o, se volete, alla paternità, “un’educazione ala morte”, “una alla solitudine”, e “un’educazione sentimentale” - per spiazzare di più?
Racconti “aperti”. Sul presupposto, ripetuto, che “la ricerca della forma è spazzatura”. Che confina con sprezzatura, mentre dovrebbe esserne l’opposto. Una condanna reiterata, all’inizio e alla fine, nella specie dell’ermeneutica: “L’interpretazione è il diavolo”, p. V, e “l’interpretazione è l’inferno”, p. 122, “l’interpretazione è la forma più insidiosa d’ingiustizia”, 124.
Con qualche invenzione significante – “chiusa”. Il bosco neonato – la ragazza-natura figlia un bosco. “L’insolenza verso la bellezza degli italiani”, forse perché ne sono attorniati, che di tutto fanno pattumiera. E all’ultima o penultima pagina una sorta di invio profetico, considerando che i racconti furono pubblicati nel 1987: “Sono stati i servi a prendere il potere, né gli operai, né gli schiavi, né i negri, né gli studenti, né i meridionali, né i proletari… il potere politico è stato preso dai servi i quali, dopotutto, erano sul posto… È Arlecchino a governare”.
Quattro racconti del 1987, ripresi una quindicina d’anni fa, con aggiustamenti. Racconti arcangelici, dell’inventrice del “Pesanervi”, la collana anni 1970 di narrativa fantastica. In geometrie non euclidee, aperte, informali (“la ricerca della forma…”). Di scrittura aerea, come del vetro soffiato, e anzi incorporea, di persone e eventi disincarnati, compreso l’innamoramento, compresa la morte. “L’immaginazione è una tremenda bestia”, è avvertimento onesto. E: “L’immaginazione è il male dell’uomo. Le parole non ingannano mai, l’immaginazione, sempre”.
Di sensi (significati) profondi, probabilmente.  Ma impalpabili, inafferrabili. Un altro modo di rapportarsi col reale, di raccontarsi. Scriverne è arduo – “l’interpretazione è il diavolo”….
Ginevra Bompiani, L’incantato, et. al. edizioni, remainders, pp. 137 € 6,50

 


martedì 30 giugno 2020

Crepacuore

Sabato il padre, in quarantena per il contagio da virus Covid, chiamò Olimpo, e gli disse: “Non mi sento tanto bene”. Olimpo stava lavorando in città, e non andò subito dal padre in montagna, a L. nelle Apuane. Ci andò domenica mattina, e trovò il padre morto.
Nella notte di domenica Olimpo ebbe un attacco di cuore, a 47 anni, e morì.
Si era appena riconciliato con la compagna, madre di una figlia di dieci anni – la seconda, con la prima compagna aveva avuto un figlio che ha ora venticinque anni.


Cronache dell’altro mondo 62 – togliere ai poveri per dare ai ricchi

 “In una realtà alternativa, una che i progressisti vorrebbero, il governo (americano) non avrebbe salvato le banche nel crack del 2008. Quando i mutui senza garanzia cominciarono a prendere fuoco come la carta sotto i ceppi del camino, il governo avrebbe dato la priorità ai mutuatari in lotta per salvare la casa”, Francesca Mari (“The New York Review of Books”, 24 maggio 2020), “The housing vultures”, o “Homewreckers”: “Con gli stessi soldi, 700 miliardi di dollari, anche meno”. Questo governo avveduto avrebbe creato un veicolo societario per rilevare i mutui in difficoltà e operato per rifinanziare i mutui, riducendo i pagamenti mensili per tenere conto del valore reale delle abitazioni, o allungandone le scadenze, per rendere le rate mensili più accettabili”. Nel caso di ratei comunque non pagati, invece di avviare il pignoramento dopo appena due mesi, come le banche hanno fatto nella recessione da loro provocata, il governo avrebbe tenuto in piedi i contratti anche per un anno, o più. Nei casi estremi si sarebbe sostituito nella proprietà, avrebbe ristrutturato, e avrebbe affittato, aspettando di vendere a un nuovo acquirente.
Semplice. F.D.Roosevelt lo aveva fatto nei secondi anni 1930, con una società apposita, la Home Owners Loan Corporation. Che rilevò dalle banche oltre un mlione di mutui sotto stress. Per i casi in cui l’allentamento dei mutui non funzionò, un quinto del totale, circa 200 mila abitazioni, la Holc subentrò nella propirietà e vendette le case ad altri soggetti. Con il ricavato si pagò le spese dell’allungamento dei mutui per tutti gli altri casi. Facile, anche.   
Reagan, Bush jr. e Obama, continua Mari, hanno scelto diversamente, gli aiuti indirizzando “ai ricchi”. Reagan affrontò la crisi delle casse di risparmio – 747 a rischio fallimento – svendendo gli npl, i debiti non performanti (non ripagati o incagliati), agli “investitori avvoltoi”, che li rilevano a  prezzi infimi, per poi procedere al recupero (lo stesso che si fa in Italia, sotto le regole Bce, n.d.r.). Proteggendoli per giunta con accordi “loss-share”, di perdite condivise – l’investitore può solo guadagnarci. Al costo pubblico di 124 miliardi. Analogamente per la crisi del 2008: George W. Bush e Barack Obama hanno speso 700 miliardi di dollari per attrarre investitori nel mercato dei mutui non onorati, rivendendoli a prezzo stracciato, sempre con la clausola loss-share. “Queste politiche non solo fornirono incentivi finanziari a pignoramenti accelerati ma facilitarono un trasferimento enorme e permanente di ricchezza dai padroni di casa in difficoltà a società di capitali”, che rilevavano gli immobili per niente e li rivendevano a prezzi doppi e triplicati.


L’economia è fantasia

L’economia è immaginaria? Al 90 per cento sì. Anche al 99, tolte forse l’acqua da bere e le erbe da mangiare, crude. È inventata, è inventiva. Si moltiplicano il reddito come i bisogni non per la sopravvivenza. Non per la sopravvivenza allo stadio elementare, perché subito dopo i bisogni diventano insopprimibili - la povertà oggi comincia a ottomila euro l’anno, che una volta erano un capitale.
Su questo paradosso della “scienza triste”, l’economia, di essere essenzialmente voluttuaria, il manager imprenditore Fabbri costruisce una sua teoria, che chiama della “economia immaginaria”, estensibile a volontà, purché la fantasia aiuti: “L’economia imaginaria è quella cospicua frazione del sistema economico che produce dei servizi che hanno la sola utilità di creare dei posti di lavoro”.
Ma non solo dei servizi. Questo è il meccanismo di tutta l’economia. L’industrialista per eccellenza, Henry Ford, inventore del lavoro alla catena di montaggio, con l’applicazione rigida dei tempi e metodi di Taylor, era un immaginario per eccellenza: dava lavoro anche ai disabili e ai problematici, perché l’importante era per lui mettere in moto quelle che oggi si chiamano catene di valore, sia pure sotto forma di consumo. Della produzione primaria per eccellenza, quella agricola, uno studio appena pubblicato da The European Ambrosetti spiega che per ogni 100 euro di spesa alimentare solo 5 vanno ai produttori: dei 100 euro un terzo vanno alla distribuzione, poco meno di un terzo al personale di tutta la filiera, fino al fattorino delle consegne, e un 20 per cento allo Stato, sotto forma di imposte, Iva et al.
Mario Fabbri, L’economia immaginaria, amazon, pp. 172 € 14


lunedì 29 giugno 2020

Letture - 425

letterautore

Allogeni – Ci sono molti scrittori italiani allogeni, di origini e culture straniere, europei, africani, sudamericani. Alle quali non rinunciano. Mentre ce ne sono di espatriati in misura radicale, con ripudio espresso o in polemica con le origini: gli anglo-indiani i più numerosi, come Rushdie e Arundhati Roy, e i rumeni emigrati nel francese, Tristan Tzara, Éliade, Ionesco, Cioran, o nel tedesco, von Rezzori, Celan, Hertha Müller. Kundera si può aggiungere, che ha ripudiato il ceco quando la Cecoslovacchi era di nuovo libera e ospitale, a ridosso del 1989. Francia e Inghilterra si pongono come ceppi identitari più forti?  
 
Croce –Michel Walzer lo rasenta, lo ripete perfino, nella lunga disamina sul “pensiero liberale” che il “Robinson” propone senza nominarlo – probabilmente senza conoscerlo. “Il liberalismo è un «ismo» come tutti gli altri «ismi»”, comincia Walzer chiedendosi? “Credo che una volta lo fosse”, si risponde. Ed evita Croce proprio nell’epoca in cui Croce, “non possiamo non dirci liberali”, per primo argomentava le stesse cose: “Nel Novecento e per alcuni anni del Novecento, il liberalismo è stato un’ideologia che comprendeva: libero mercato, libero commercio, libertà di parola, frontiere aperte, uno Stato Minimo, individualismo radicale, libertà civili, tolleranza religiosa, diritti delle minoranze”.
 
Femminismo – “Mi diceva un demolitore basagliano che il maggior numero di ricoverati maschi  nel vecchio lunatic asylum di san Giovanni lo era per colpa di madri e mogli implacabilmente risucchiatrici, autoritarie, malate di risolutezza”, Guido Ceronetti – misogino? – in “Albergo Italia”, 28.
 
George Forestier – Il poeta più amato in Germania negli anni 1950-1960, nel pieno della scoperta e della polemica la Soluzione Finale, copriva con questo pseudonimo un passato da volontario delle Ss all’Est, sul fronte russo e nelle persecuzioni. Di suo Karl Emerich Krämer, con questo pseudonimo riscosse nel 1952 successo di pubblico e di critica con la raccolta “Ich schreibe mein Herz in den Staub der Strasse”, scrivo il mio cuore nella polvere. Identico successo due anni dopo, sempre come “Forestier”, riscosse con la plaquette “Stark wie der Tod ist die Nacht ist die Liebe”, forte come la morte è la notte è l’amore. E ancora nel 1955, con le lettere a una sconosciuta, “Briefe an eine Unbekannte”. In una delle raccolte successive, “Am Ende der Strasse bleibt jeder allein”, alla fine ognuno è solo, 1974, quando la questione dell’identità era da tempo già acclarata,  “Forestier” incluse un accorato “Mein Lied für Europa”, il canto all’Europa, che circola molto in rete, benché solo in tedesco.
Nato in Alsazia cittadino francese, con studi a Strasburgo e a Parigi, nel 1941 Krämersi era arruolato volontario nelle SS. Ricercato in Francia, dove si era nascosto, dopo la guerra, era sfuggito al processo per collaborazionismo con l’occupante tedesco arruolandosi nella Legione Straniera – fu combattente in Indocina. Nel 1952, a 31 anni, arrivò al successo poetico tramite un amico, intermediario con la casa editrice per conto di “George Forestier”, che si pubblicava senza nota biografica.
 
Mondragone - Oggi alle cronache per il focolaio di coronavirus tra i sinti bulgari stagionali per la raccolta dei pomodori, ha o aveva un collegio di gesuiti, che ospitava “interni”, ragazzi nobili e\o ricchi di Napoli e Roma che on ingranavano nelle scuole di città in libertà,più Corrado Alvaro, per scelta ponderata del suo generoso (la retta era cara) padre. Alvaro ne fu espulso perché sorpreso a leggere un romanzo – i romanzi erano proibiti - che il futuro marchese Sacchetti gli aveva prestato. Rettore dell’espulsione era il padre Lorenzo Rocci, quello del vocabolario greco ancora in uso.
Mondragone è poi passata all’agricoltura, come tutta la Terra di lavoro. Riccardo Pazzaglia, “Partenopeo in esilio”, ricorda “il rosso di Mondragone” della sua infanzia napoletana un secolo fa,  con cui si annaffiavano le eleboratissime “vigilie”, pranzi succulenti di tredici portate, di magro. Oggi doc, Falerno del Massico, a base di Primitivo, o di Aglianico.
 
Montale – Con Mahmud Salem Elsheikl (“Poesia tavestita”, 13) insiste per sapere  se “ci solo nel mondo arabo poeti ermetici moderni, incomprensibili, soprattutto incomprensibili”. Un lettore non di mestiere direbbe Montale non ermetico?
 
Pound - “Quando leggono Pound, capiscono perfino il cinese”, annota Celan arrabbiato e sprezzante nei “Microliti”, 129, dei letterati in Germania nel 1961, sentendo la sua poesia non adeguatamente apprezzata dagli amati tedeschi, e anzi da loro abbandonato nella canea velenosa (plagio) che la vedova di un poeta tedesco-francese gli aveva montato contro. Aggiunge  infatti a  seguire: “Questo pound (minuscolo, come per dire libbra in inglese – Celan scrive in tedesco e gioca con Pound e Pfunde, n.d.r.), lo prestano a strozzo volentieri, non da ultimo perché vogliono tenere in vita Shylock come cliché” , il cliché dell’ebreo strozzino – Shakespeare, “Il mercante di Venezia”, ha tra i personaggi l’ebreo strozzino Shylock che esige una libbra di carne del suo debitore.
Pound era per l’invelenito Celan via di fuga della poesia tedesca già due anni prima. Il 24 ottobre 1959 annotava (“Microliti”, 191): “Poiché non ne hanno abbastanza del loro Benn (Gottfried Benn, già sotto accusa per nazismo, n.d.r.), ora troveranno presto un nuovo Forestier (v. supra, n.d.r.) Intanto viene aggiunta a Benn la corrispondente dose di Pound. Tò kalon + un paio di ideogrammi cinesi, questa è al momento la cosa giusta”.
 
Roma – Apprezzando la mostra su Raffaello alle Scuderie del Quirinale, eccezionalmente ricca, dopo quella altrettanto ricca su Bernini due anni fa alla Galleria Borghese, “Mephisto” sul “Sole 24 Ore” si chiede: “Roma Caput Mundi?” E si risponde: “Per arti figurative e musica – Teatro dell’Opera e Santa Cecilia – non c’è dubbio”. In contrasto radicale con l’opacità , e anzi l’incapacità, della città di chi ci vive: disordine, sporcizia, rovine. Perla disamministrazione ormai di lunga durata. Che però è, esprime, la città. Un corpo sano con una testa malata, o la testa è malata perché il corpo lo è? La cultura può essere un mondo a sé.
 
Romanzo – Nel “canone” europeo che costruisce per “La Lettura, dieci romanzi di suol gusto, Olivier Guez ribadisce il primato: “Ricordiamo che il romanzo è un’invenzione europea. La prima  letteratura ad altezza d’uomo”. E in Cina no, in Giappone? Probabilmente anche le culture orali se li raccontavano – poiché hanno continuato a farlo anche dopo la scrittura.
Prima di Boccaccio, Chaucer, Rabelaia, Cervantes, insiste Guez, nessuno aveva raccontato destini individuali e nessuno aveva preso in giro (per iscritto) gli dei”. Come no.
 
Matilde Serao – La scrittrice di Napoli è greca, essendo nata a Patrasso, da madre greca, Paolina Borely, di “nobile famiglia decaduta”, e da padre esule politico, l’avvocato Francesco Serao in esilio politico. La famiglia Serao con la piccola Matilde, cinque anni, torna in Italia nel 1861, dopo l’unificazione, e si stabilisce prima a Carinola, di cui l’avvocato era originario e poi a Napoli, per favorire gli studi di Matilde. Una famiglia di pochi mezzi, che Matilde sosterrà presto, impiegandosi alle Poste – senza però rinunciare alla sue ambizioni: a 27 anni è già a Roma,rispettata giornalista e scrittrice.
 
Tomasi di Lampedusa – “Postumo in tutto” lo dice D’Avenia - sul “Corriere della sera” lunedì 22 – che ha scoperto la lapide del principe scrittore a Palermo postdatata di tre giorni. Postumo il romanzo, il successo, il recupero di una vita di studi, da professore, privatista.

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Poca emozione per i morti di Bergamo

Mesta esecuzione – resa più gelida dal (non) commento Rai, con la ripresa quasi fissa e un audio da spettacolo all’aperto senza amplificatori. Seguita da pochi, 2,4 milioni di spettatori, benché annunciata e spiegata dai media, e dal Quirinale – il presidente Mattarella ha speso a Bergano la giornata, facendone una sorta di giornata nazionale del lutto.  
È l’aspetto dell’esecuzione, per quanto musicalmente curata, che più ha fatto presa - più della musica triste di Donizetti per la morte improvvisa, prematura, del rivale-amico Bellini, per il quale il Requiem fu composto: la non partecipazione al ricordo di tanti morti - seimila si dice solo attorno a Bergamo. La non partecipazione al lutto, anche se non proposto come nazionale, come avrebbe voluto il presidente della Repubblica.
Il perché non si può sapere. Ma non ce ne sono molti. O è il desiderio dei più, più o meno inconscio, di lasciarsi dietro la pandemia, di fare come se fosse finita e dimenticata. Oppure Bergamo non suscita emozioni, malgrado i tanti morti: una città che spesso ha diffuso l’odio, e al contagio non ha saputo rispondere con la giusta misura – i morti avrebbero potuto essere seicento, o sessanta, o anche solo sei, perché no, in tanti altri posti è stato limitato il sacrificio umano.
Gaetano Donizetti, Messa da Requiem, Cimitero Monumentale di Bergamo


domenica 28 giugno 2020

Ombre - 519

Dai vigili urbani di Roma Nord particolarmente violenti contro le edicole, agli ispettori del lavoro di tutta Italia all’opera per comminare multe salatissime alla riapertura, il coronavirus è una palestra per le muscolari forze dell’ordine italiane. Non al modo americano, delle pistolettate e dei soffocamenti, ma in quello delle multe, milionarie. L’Italia è un paese malato, indubbiamente.
 
Sgarbi espulso dall’aula, a Montecitorio, per avere chiesto una commissione d’inchiesta sulla magistratura dopo il caso Palamara. Si è fatto espellere, di peso. Ma adagiato sulle braccia dei commessi mostrava la pancetta: la causa è disperata.
 
Si “celebrano” i settant’anni della guerra tra le due Coree. A ridosso di un’improvvisa recrudescenza, con morti, del conflitto quasi sessantennale tra Cina e India. Il governo asiatico del mondo non sarà facile.
 
A quattro mesi dall’inizio della pandemia il governo non ha fatto niente per il lavoro e la produzione. Le previsioni internazionali, da ultimo del Fondo Monetario, danno per l’Italia la recessione più pesante nel mondo. E nulla: Conte sorride, il Pd lo sostiene per castrarsi meglio, ai media piace poiché al Pd piace, e così sia. E non c’è altra politica, solo questa del nulla.
 
Il 2 per cento, anche meno, dei percettori del reddito di cittadinanza è stato avviato al lavoro. In un anno. Mentre i piani del “navigatore” in comando professor Parisi del Mississippi non funzionano – bocciati o nemmeno proposti. E nessun rimprovero. Nessuna constatazione della povertà della politica al potere. Sarà vero che i 5 Stelle sono l’Italia – l’Italia è i 5 Stelle: superficialità, ignoranza, presunzione, e andate e fare in c.
 
Dal 10 marzo, quando il campionato fu sospeso, non c’è stato giorno che a Roma, sul “Corriere dello Sport” e sul “Corriere della sera”, la Lazio non celebrasse la vittoria nel campionato – non ancora avvenuta ma certa. Uno sforzo promozionale notevolissimo, pieno d’inventiva: precedenti trionfi e precedenti fausti, pareri autorevoli, denunce anche, come se il campionato già vinto fosse sottratto. Poi la Lazio le ha prese dall’Atalanta, sconfitta preventivabile, e immediatamente è iniziato il processo, al tecnico, ai giocatori.
 
Lazio-Atalanta, da 3-0 nel primo tempo, finisce 3-3. Atalanta Lazio, da 0-2, finisce 3-2. Sono squadre che giocano a darle e a prenderle, ma che vincita al calcio scommesse.
Il pareggio dell’Atalanta fu deciso dall’arbitro con due rigori, entrambi incerti.
 
Il calciatore Pierino Prati, idolo negli anni 1970 dei tifosi di Milan e Roma, muore solo, abbandonato in una casa per anziani modesta nella sua Brianza. Non c’è gloria.
 
Sono sei mesi, anche più, che il calciatore Arthur del Barcellona recalcitra a passare in Italia, alla Juventus, dove pure raddoppierebbe l’ingaggio, e sarebbe titolare. L’Italia non attrae, nemmeno a  caro prezzo. Oggi la cosa si fa, ma giusto perché serve ai bilanci delle due squadre, che possano segnare grosse plusvalenze all’attivo.
 
Che ruolo potrà avere questo Arthur, per quanto bravo, ma finora non sembra nemmeno che lo sia, in una squadra che rifiutava? Con i tifosi che non voleva? Si fanno acquisti nel calcio, e trasferimenti di calciatori, magari incrociati, giusto per le percentuali dei procuratori.
 
Djokovic è un serbo simpatico, parla pure italiano, ma è grillino anche lui, non crede ai virus, né ai vaccini. Ora che si è contagiato, nel torneo anti-Covid da lui allestito, sembra meno simpatico.
 
200 miliardi per le infrastrutture, uno dei tanti piani che Conte annuncia a giorni alterni, #italiaveloce, ma sono i fondi per le Grandi Opere dei Grandi Progetti di Berlusconi, “Obiettivo 2001”, e di Renzi quattro anni fa, scopre Antonella Baccaro su “l’Economia”. Che si continua a non sapere come spendere. Anche perché i fondi non ci sono.
 
Il Tar ha bocciato l’acquisto dei test sierologici Diasorin da parte della sanità lombarda? No. Alora, perché si scrive? Perché i concorrenti di Diasorin hanno un ufficio stampa e pr migliore.


L’odio è insostenibile allo spirito del poeta lieve

“Alla lapidazione in corso”, nel 1960, “Celan reagisce con l’ossidiana – o con dei microliti”: così Dario Borso a conclusione della premessa. Con questi pensieri. Che però sono pensierosi, riflessivi e non polemici, e non occasionali ma caratteristkici – celaniani si direbbero anche a una proposta anonima.
Al centro le riflessioni sulla poesia. Partendo dalla coda, col “Perdersi della poesia”: “Chiunque abbia avuto colloqui sul poetare, sul poetico, avrà fatto l’esperienza che tali colloqui continuerebbero senza fine”. Ma l’esercizio è irresistibile:
“Il poeta è sempre in partibus infidelium
“La poesia è in quanto poesia oscura, e oscura perché  è poesia” 
“Il tratto sovra singolare del poetare”
“Il poetare autentico è antibiografico”, sono alcune delle annotazioni. Insieme con punte pratiche: “Le poesie  sono paradossi… Paradosso è la rima”, “no all’enjambement rilkiano”, etc.
Il diario di un io diviso – per plurime faglie, si sospetta. E cosciente di esserlo. Dopo una gioventù scanzonata. Presto subentra l’isolamento. Nella socievolezza, al di sotto di essa. Nelle tante avventure sentimentali, con Ingeborg Bachmann a lasciarsi e prendersi, “Ciuci”, “Tanja”, Rose Ausländer, et al. e sempre fedele alla moglie Gisèle. Nelle avventure editoriali. Molto reattivo contro la causa per plagio con cui la vedova di Yvan Goll, poeta tedesco-francese di origine anche lui ebraiche, lo perseguiterà per dieci anni. Contro lo strisciante 8antisemitismo  agitato contro di lui in Germania, sotto l’accusa di “sfruttare” la deportazione e la morte dei genitori ebrei. In queste schegge, “microliti”, si sente perseguitato, quasi costretto al silenzio. Fino al suicidio nel 1970.
Claire Goll, la vedova, voleva che la poesia di Celan avesse rubato stilemi e temi al marito defunto. La critica letteraria unanime ritiene di no - le procedure giudiziarie naturalmente non sono venute a capo di nulla. Celan aveva conosciuto Goll a casa di Yves Bonnefoy a novembre del 1949 – Bonnefoy e Celan erano amici di mensa universitaria, che avevano in comune alla Sorbona. Goll, molto malato, morì poco ldopo, il 27 febbraio 1950, assistito proprio da Celan. La vedova commissionò a Celan la traduzione in tedesco di tre raccolte del marito. L’editore tedesco si rifiutò di pubblicare la traduzione. Da qui l’inimicizia: Claire Goll commissionerà ad altri una ri-traduzione, e moltiplicherà il risentimento fino alla causa per plagio.
La reazione di Celan alle accuse è anche in questi frammenti pacata, serena. Ma la cosa lo tormentava. Molti brani sul poetare ne riflettono i malumori. Si interroga anche sul destino dell’ewige Jude, dell’ebreo errante. Con dispetto: “Si prenda: un ebreo ancora vivo di mezza età (un’ebrea), di media corporatura (ebrea), celibe, possibilmente senza prole, circonciso. Se si tratta di un esemplare puntualmente vestito solo a metà, lo si vesta…”
Celan è stato un emigrato di lusso – o fortunato. Laureato alla Sorbona, poi dottore, poi professore (lettore) di tedesco alla École Normale Supérieure, amato dalle avanguardie tedesche del Gruppo 47, felicemente sposato a Parigi, “poeta laureato” da Heidegger, che ne fece ricezione speciale nel suo rifugio di Todtnauberg. Malgrado le persecuzioni subite nella Romania d’origine, prima tedesche, contro i genitori, finiti in in un lager per essere ebrei, poi sovietiche. Ma con qualcosa di non ricomponibile dentro, dietro la brillantezza, e lo humour incessante, che ancora animano queste annotazioni. Non casuali, curate.
Già pubblicata da Zandonai, la raccolta è ritradotta e introdotta da Dario Borso. Con le annotazioni minuziose dell’edizione critica tedesca curata da Barbara Wiedemann e Bertrand Badiou. Con gli originali, rumeno, tedesco e francese.
Non esplorate, ci sono, specialmente evidenti nei primi “microliti”, tracce (rumene? ebraiche? rumeno-ebraiche?) di Tristan Tzara, di dadaismo. E di surrealismo. Con riferimenti precisi sia a Tzara che a Breton. Una vena ironico-comica rinforzata dalle lettura amate di Jean Paul e di Lichtenberg. Un dialogo teatrale qui abbozzato tra fratello e sorella in attesa di un mister Nessuno è in chiave Ionesco-Beckett.
Altra curiosità: i riferimenti di questo poeta tedesco - a partire dal 1948, e nella sua “produzione” più qualificata - sono francesi.
Paul Celan, Microliti, Mondadori, pp. 203 € 20