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sabato 13 gennaio 2024

Ritorno allo Stato

Dopo l’ex Sip-Stet, ora Tim, l’ex Italsider – quello che ne resta: Taranto. Si rinazionalizza ciò che era stato privatizzato venticinque anni fa - da Draghi – trionfalmente. Non per una migliore gestione ma per l’ideologia del “mercato”. Come se l’acciaio pubblico non si vendesse, con un utile. Si rinazionalizza, non “si salva”: si rimette in moto un’impresa che funziona, se gestita bene. Senza una nota critica, una sola, alle privatizzazioni di programma e al mercato.
C’è il miracolo, nelle privatizzazioni, di Eni, Enel e Poste, che macinano profitti – a vantaggio soprattutto del Tesoro. Ma non sono un’eccezione, sono gruppi privati solo in parte, la gestione è pubblica.
Curiosamente, solo le banche sono state privatizzate integralmente con successo, con i miracoli Intesa e Unicredit. Lo stesso settore nel quale un vero e proprio salvataggio è ora in atto, del Monte dei Paschi. La banca che venticinque anni fa, prima delle “privatizzazioni”, figurava la più solida.
Si deve il miracolo delle banche a Fazio, il governatore della Banca d’Italia che ne gestì la privatizzazione, l’unico governatore condannato per questo al carcere, per il crimine “attaccapanni” di aggiotaggio? Antonveneta, per la cui “sistemazione” Fazio è stato condannato da Milano, è poi costata il fallimento al Monte dei Paschi. Bnl, per la quale Fazio è stato a lungo processato (condannato e assolto), era la prima banca per “attivo tangibile”, ora è l’ottava – preceduta perfino da Crédit Agricole Italia, che raccoglie briciole locali.   

Gadda e Montale fascisti, naturalmente

Lo storico di maggiore esperienza, con Emilio Gentile, del fascismo dedica la sua curiosità da “emerito” degli studi accademici alla parabola fascista di due dei maggiori autori del Novecento. Entrambi fascisti anche entusiasti, nella Grande Guerra, che combatterono, e dopo. Poi perplessi. Montale anzi presto contrario, poco dopo la “marcia su Roma” - apprezzata, seppure col ligure riserbo, con uno “speriamo nel futuro”: non prese la tessera, pubblicò con Gobetti, subito poi vittima del fascismo, delle bastonate, e firmò il manifesto Croce degli intellettuali contro il nascente regime. Senza militare nell’antifascismo, anzi con qualche condiscendenza, dato che ebbe per dieci anni la direzione del gabinetto Vieusseux a Firenze, un incarico politico. Protetto a Firenze dalla famiglia Pavolini, di caratura e peso nel regime. Per questo forse, oltre che per il carattere schivo, poco propenso dopo la guerra a proclamazioni. Nel 1938, quando si sente in disgrazia (lui o i sui protettori Pavolini?), scrive a Mussolini. Prova a iscriversi al partito. E avvia un progetto di trasferimento in America, che a lungo ha vagheggiato nelle forme d Irma Brandeis, l’talianista di New York che era stata per un lustrio il suo grande amore (la Clizia delle “Occasioni” e “La bufera”) – in contemporanea con Drusilla Tanzi, che poi sposerà - chiedendo aiuto fra tutti a Prezzolini, allora molto vicino al regime.
Gadda fu invece fascista convinto e a lungo, anche se poi dirà il suo fascismo “una ragazzata”. In tema è famoso il tardo pamphlet “Eros e Priapo”, che satireggia Mussolini – “Somaro principe, Giuda imbobettato”, eccetera. Ma sul suo filofascismo non ci sono dubbi. E non solo per motive “alimentari” – per l’“omerica mendicità” che rabelaisiano sempre lamenta. Lo fa anche convintamente. Zunino dice bizzarramente. Il suo primo romanzo”, nota, “La meccanica”, avviato nel 1928, ha per protagonista un socialista – ma  sarà pubblicato solo nel 1970, per “tenere botta” in libreria dopo il successo del “Pasticciaccio” (e rivisto, come?). In uno scritto che Zunino dice “privato” parla di tempi “profondamente corrotti”. Ma di entrambi, poi, Gadda e Montale, lo storico documenta l’adesione, se non l’entusiasmo, al progetto di impero, alla guerra d’Abissinia. Dubbi e paure verranno con l’Asse.
Zunino tratteggia di entrambi passioni, vincoli e vicende con una bibliografia vastissima, e col riscontro dei tanti epistolari che di Gadda e Montale si sono venuti pubblicando, nonché con le loro opere.Più succose sono le note biografiche negli anni del fascismo, più delle adesioni\riserve politiche dei due impolitici. Di Gadda ingenere sperduto in Argentina. O a Roma. E più di tutto di Montale con la musa maggiore, Irma Brandeis: il lungo capitolo della vicenda è quello che si legge con più interesse, specie per quanto riguarda Irma, che non è affatto muta o evanescente.
Per Montale e Gadda, come per tanti altri scrittori, il regime, va aggiunto, fu anche provvido per la sussistenza. Gabriele Turi e Massimo Raffaeli hanno documentato, dagli archivi dell’Accademia d’Italia, che entrambi chiesero e ricevettero sussidi ancora durante la guerra.
L’Asse fu un discrimine sicuramente per Montale. Non altrettanto però, va aggiunto di nuovo, fu per Gadda.
Del fascismo di Gadda, è utile ricordare, sono assertori radicali, quasi violenti, ma documentati, i suoi specialisti britannici, dell’“Edinburgh Journal of Gadda Studies” - da ultimo Peter Hainsworth e Robert S. Dombroski. Che molto ironizzano sull’intervista a Dacia Maraini nel 1968, il testo di fondazione dell’antifascismo di Gadda – forse non opportunista, lo scrittore non si analizzava (non faceva “autocoscienza”), ma del tutto inventato. E molto si basano sull’analisi delle opere, sia narrative (fino alla “Cognizione del dolore”) che giornalistiche o saggistiche, anche tarde, del 1942, del 1943, non del tutto “alimentari” e innecessariamente “allineate”, nelle tematiche e nei “valori”. Se non che è impossibile che Gadda credesse in qualcuno o qualcosa, in politica più che in ogni altra cosa. E che bisognerebbe - bisognerà un giorno - prospettarsi come non si era fascisti sotto il fascismo, e nemmeno antifascisti. 
Di Gadda si può aggiungere che è immerso, da reduce, nell’ideologia irredentistica del primo Novecento, della Grande Proletaria. E dei pregiudizi dell’epoca. Scorrendo i progetti di romanzo pubblicati col titolo “Un fulmine suil 220”, frammenti del 1933-34, si leggono anche nozioni antiebraiche:  “Fuggiti i topi, come ebrei di Germania”, a p.204. O prima, p.109, al cap. Terzo del II progetto, di Strawinski, “l’ebreo russo dal nome polacco, approdato nella villa di Sguizzera”. Senza essere antisemita - questo come ogni altro pregiudizio.
Pier Giorgio Zunino, Gadda, Montale e il fascismo, Laterza, pp. 408 € 28

venerdì 12 gennaio 2024

Secondi pensieri - 533

zeulig
 
Amicizia – Ritorna prepotente (grandi audience, grandi incassi) ìn tv (“L’amica geniale”, “Un professore”) e al cinema (casi innumerevoli, da ultimo “Enea” di Pietro Castellitto). È femminile, oltre che maschile, come da tradizione e mito, e questa è una novità. E fa aggio sull’omosessualità – la pulsione sessuale arretra di fronte all’amicizia. Manca quella maschile e femminile, tra maschi e femmine, che è poi la più duratura, nella pratica comune più che in quella letteraria, nella contemporaneità come nella classicità.
 
Democrazia – Fa malinconia “Il futuro della democrazia”, la compilazione di saggi che Bobbio è venuto ripubblicando (aggiornando) per vent’anni. Come una corsa a ostacoli su distanza indefinita. Su un pista a una corsia, non accettandosene – contemplandosene – altre.
Democrazia, basta il nome, si direbbe come di una nota pubblicità. Che lo studioso Bobbio pensoso però non accetta, concludendo la sua ricerca già cinquantennale, nel 1991, con l’elenco delle (tante) novità in materia di democrazia degli ultimi pochi anni: democrazia e socialismo (C. B. Macpherson, Frank Cunningham), democrazia e corporativismo (corporate state, Ph. C. Schmitter), democrazia e tecnocrazia (Robert Dahl), democrazia e capitalismo (S. Bowles-H. Gintis), leadership e democrazia (Luciano Cavalli), e la riscrittura del lavoro seminale di Sartori, “Democrazia e definizioni”, 1957, in “The Theory of Democracy Revisited”.  In aggiunta a quelle che lui stesso è venuto via via analizzando nella sua raccolta: “Democrazia rappresentativa e democrazia diretta”,  “La democrazia e il potere invisibile”, “Contratto e contrattualismo”, “Democrazia e sistema internazionale”, “Governo degli uomini o governo delle leggi”, “I vincoli della democrazia”. E mancano democrazia e ideologia, specie quella variamente rivoluzionaria, apocalittica, risolutiva della storia, la sciarada che ha dominato un secolo di storia, di storia universale, comprese dell’Africa, l’America Latina e la Papuasia, e delle religioni, israelitica, islamica, cristiana, buddista.
Un concetto al più rinforzato col liberalismo – da non molti peraltro, se non dal solo Bobbio (già Sartori è in dubbio). Mentre il metro è il buongoverno – tutto ciò che si sottintende con “democrazia”: l’auctoritas (il potere politico) indirizzata al buongoverno, due categorie medievali (ma la Auctoritas ha resuscitato un secolo fa con succeso in ambito anglosassone Alessandro Passerin d’Entrèves). E come definire il buongoverno? Solo dai risultati. Ce ne sono stati di tirannici, oligarchici (i principati), assembleari (comitato dei dieci, degli otto, delle arti e mestieri….), e anche democratici.
Il governo migliore della Germania Federale sarà stato quello esercitato dal leader politico più esecrato, anche se semrpe attivo in ambito (cristiano)democratico, Franz Josef  Strauss, che dello stato più povero a erretrato, la Baviera, ne ha fatto il più ricco, e lo ha proiettato in anteprima nell’economia verde – disinquinamento delle acque (fiumi e laghi, di cui la Baviera abbonda), controllo degli scarichi, controllo dei concimi e pesticidi, cura dei boschi, controllo degli incendi.
In Italia tutto quello che la Repubblica ha realizzato, quasi tutto, è dovuto al primo centro-sinistra, Dc-Psi, e a un uomo politico, anche lui largamente avversato dall’opinone pubbica, Amintore Fanfani. Si devono a Fanfani la riforma agraria, il piano casa, la liberazione delle campagne dalla mezzadria, i piani verdi, che finanziano l’agricoltura con risultati ottimi, i rimboschimenti, le autostrade, la Rai, gli Enti economici (Eni, Enel), l’edilizia popolare, la scuola media unificata, superba istituzione, con i libri e la mensa gratis, e il doposcuola, gli edifici scolastici, di cui metà degli ottomila Comuni d’Italia non disponeva, si andava a scuola dove capitava, il centrosinistra, il centrodestra, il quoziente minimo d’intelligenza per i diplomatici, che ne erano privi, la moratoria nucleare, la nazionalizzazione dell’elettricità, seppure a caro prezzo, le regioni, idem, la direttissima Roma-Firenze, col treno veloce, il referendum popolare, gli opposti estremismi, infine l’austerità, nel 1974 - e i dossier, di cui montò il primo, lo scandalo Montesi, contro il venerabile Piccioni. 
Il primo centro-sinistra promosse e realizzò le parità professionali (l’apertura alle donne di tutte le attività pubbliche, magistratura, forze armate, polizie), i primi interventi in materia di aborto, la Rai liberata di Fo, Biagi, Gaber, 
l’assegno sociale, il nuovo diritto di famiglia, compreso il divorzio, del lavoro, dell’urbanistica, coi limiti alla cementificazione delle periferie e delle coste e la creazione dei parchi azionali, e il sistema sanitario nazionale.

  
Filosofia  - Ritorna (viene, va) col tempo, atmosferico? “Ha notato come il sole odia il pensiero?”, chiedeva affermando Oscar Wilde a passeggio per Algeri ad André Gide, esule volontario dopo la condanna e il cercere - due amici “innominabili” allora al primo incontro. “Lo costringe a indetreggiare”, spiegava: “Sempre scoraggia il pensiero, che vola nell’ombra. Il pensiero un tempo abitava in Egitto; il sole conquistò l’Egitto. Visse a lungo in Grecia; il sole conquistò la Grecia, poi l’Italia, poi la Francia. Oggi ogni pensiero è spinto lontano, nella Norvegia, nella Russia, dove il sole non arriva. Lo costringe sempre a indietreggiare”.
 
La riflessione è lenta, aveva premesso Wilde: “L’anima viene in età dentro il corpo, che deve invecchiare per darle giovinezza. Platone era la gioventù di Socrate”
 
Imperialismo - È anche a perdere, economicamente e talvolta anche militarmente. Nelle forme del colonialismo otto-novecentesco, e in quelle delle “guerre giuste” o “guerre di liberazione” post-1945, in Vietnam, Afghanistan,  Iraq, Siria, Libia, sicuramente. Un paese a ruolo politico e peso economico modesti come l’Italia, ha speso in Iraq ventidue miliardi solo per la presenza, e in Libia 4 miliardi con nessun beneficio – in Libia, anzi, col sacrificio di posizioni acquisite di notevole vantaggio da quasi mezzo secolo, dalla “rivoluzione” gheddafiana del 1969.
 
Nietzsche – Non sorprese Gide quando lo lesse perché aveva già incontrato Oscar Wilde, che passeggiando per Algeri, dopo la condanna e la prigione,  si esprimeva con enfasi. Nel tardo testo “In Memoriam”, confluito in una celebrazione postuma, amichevole, di Wilde, Gide annota: “Nietzsche non mi sorprese molto, più tardi, perché avevo sentito Wilde dire: “Niente felicità, o nient’altro che felicità! Ma piacere sì; piacere, gioia! Bisogna volere sempre quello che è più tragico!”.
 
Rivoluzioni – Al plurale, uscendo dall’astratto (intenzioni, vocazioni, fianalità), le rivoluzioni sono totalitarie, e imperialiste – sono sempre state imperialiste. A partire dalla Magna Charta, l’inizio o la base del liberalismo - della limitazione del potere, della protezione dell’individuo di fronte al potere. Sotto le vesti di missione civilizzatrice, alla base delle razzie e del colonialismo. Una missione evocata ancora vent’anni fa, nell’invasione  dell’Iraq, e poi nella “liberazione” della Libia - sempre da parte degli Stati Uniti, la prima, più duratura e più potente nazione democratica, con i soliti “volenterosi” di contorno.
 
Storia - “What’s past is prologue”, Shakespeare, “La tempesta”.  Il passato è prologo.
 
Ma è fatta di imperi – anche le rivoluzioni, sono imperialisti

zeulig@antiit.eu

L’orgasmo femminile - il ritorno

Eroica persistenza del primissimo femminismo, non ancora dei diritti e delle quote rosa. Quello del piacere femminile, dell’orgasmo o eiaculazione femminile, del punto G e dello squirting. Che Gigliotti  (“nasco a Modena ma sono di origine calabrese, vivo e lavro a Roma, mi occupo di yoga ratna, tantra, sessuologia e letteratura, di studi sul corpo, squirting e piacere femminile”), animatrice dei Laboratori sull’Acqua Sacra, propone in saggio, dopo averne fatto spettacolo a teatro. Stimolata dalla pièce di Eve Ensler, “I monologhi della vagina”, e dal documentario “”The sacred water” di Olivier Jourdain - qui intervistato, in inglese.
Una lettura fortuita, ma a un secolo esatto dal saggio di Marie Bonaparte che sanciva il pari diritto femminile al piacere sessuale. L’inizio di un discorso. Che Gigliotti ha poi ampliato in “Squirting. Un discorso sull’acqua”. Una serie di impressioni e riflessioni, in forma di verso o illuminazione. Che la stessa Gigliotti ha ripreso in un lungo articolo su “Dagospia”, qui riproposto. Con un saggio di Stefania Di Sante, endocrinologa dell’università dell’Aquila.
Maura Gigliotti, Lo schizzo, la mongolfiera, pp. 65 € 10

giovedì 11 gennaio 2024

Appalti, fisco, abusi (237)

Il Comune di Roma ha dovuto procedere a un appalto, il cui costo non comunica, per “lo sfalcio del verde infestante e delle piante”, e per “la rimozione dei materiali abbandonati”, sulle piste ciclabili,  70 km di piste. Sulle quali non si vede nessuno a nessun’ora del giorno – qualche, raro, runner all’alba. Si sono fatte le piste ciclicabili per lucrare sugli appalti, specialmente con la sindaca Raggi.
 
Il Comune di Roma ha inventato anche la “multa volante”: pattuglie mobili di vigili che non contestano l’infrazione né si fermano a redigere il preavviso di accertamento infrazione, per poi gravare l’ammenda delle notevoli “spese procedurali e di notifica”.
Con i vigili, specie con le vigilesse, il denaro non ha valore – la rottura di un incantesimo che in altra situazione sarebbe anche grata: se possono fare tre multe in una, sosta vietata, sul marciapiede, in prossimità d’incrocio, le fanno.
 
Primaria assicurazione simula incidenti a carico di propri assicurati a vantaggio di altri assicurati propri – meglio di società sussidiarie. E poi abbuona le classi di (de)merito, che invece si moltiplicano nell’albo nazionale. È semplice: rende così impossibile il cambio di società assicuratrice.
Vani i ricorsi all’Ivass, l’autorità di vigilanza sulle assicurazioni: all’Ivass le assicurazioni hanno sempre ragione, anche di far avvenire incidenti che non sono avvenuti.
 
Sdegno contro Ferragni, l’influencer. Che sicuramene non è in malafede (non si approfitta della carità agli ammalati) ma una superficiale. Come tutte le (belle) ragazze diventate milionarie perché fanno vendere – mettono a guadagno la mania del cellulare – senza che né le arcigne Entrate, che fanno pagare anche l’aria che respiriamo, né qualche parlamentare, né nessuna delle Autorità che vigilano sul mercato intervenisse. Prima della denuncia del Codacons che l’Autorità Antitrust, unica fra le tante, ha indagato. Senza, saremmo ancora con Ferragni santa a Sanremo.
Non ci voleva molto a scoprire questo incredibile mercato parallelo della pubblicità. Così diffuso, così celebrato.

L’irredimibile Orlando

Il prode Orlando, ultimo sopravvissuto del Pci nella politica, si direbbe un reduce irreducibile. Dice no a tutto nel partito – il Pd. Niente abolizione del delitto di abuso d’ufficio, nel nome della questione morale. E niente armi all’Ucraina, nel nome della pace.
Olando è onesto, come si suole dire degli ex Pci. Nel senso che non ruba. E non capisce – ripete i mantra di un Comitato Centrale che non c’è più, da mezzo secolo o quasi (Berlinguer l’aveva soppiantato, uomo forte). È sempre l’uomo del partito impegnato per la “pace” – manifestazioni “oceaniche”, dietro l’Armata Rossa. E del partito della questione morale – sostenuta con i dollari, l’oro e le pelli di Mosca.
Orlando, che pure molto è stato impiegato come ministro, da una dozzina d’anni circa, è sempre giovanissimo. Forse sarebbe l’ora anche per lui di andare a scuola. 

Il calcio de noantri

Instancabile Mourinho, quando perde attacca l’arbitro – avrà accumulato squalifiche fino a fine campionato e al prossimo. Ma non è un nevrotico, fa teatro. A sue spese. Per tenere su la baracca. La sua squadra, attualmente la Roma. Un club a proprietà assente. Senza dirigenza sportiva (dimissionaria). Con mezza squadra sempre in infermeria. E l’altra metà avventizia, per prestiti e riscatti. Una squadra zoppa, per così dire, che una volta vince e una perde, a caso. E ciononstante riempie lo stadio, che è il più grande d’Italia, sempre, per ogni partita, anche la più scalcia. Che tributa comunque ai rari campioni di passaggio, Dybala, Lukaku, e naturalmente Mourinho, stima e affetto come non ne hanno sperimentato altrove, in club prestigiosi e vincenti.
Come sia arriva a una situazione del genere? Ci sono club che spendono miliardi e fanno flop, di risultati ma anche di pubblico. Dal Paris Saint-Germain al fantomatico campionato delle stelle saudita. E ci sono club impecettati che stringono i denti e provano a divertirsi. La cosiddetta riforma del calcio, che si rimprovera al governo di non avere fatto (la “riforma” del dateci la grana)  non vedrebbe ottimamente i club cittadini - finché rimarranno cittadini e non membri di una  superlega, continentale, mondiale - proprietà dei cittadini? Su base volontaria certo, abbiamo già abbastanza tasse comunali e regionali, imu, tari, addizionali, ticket, multe. Un club come la Roma guadagnerebbe molto a capitalizzare l’entusiasmo indefettibile dei suoi supporter, il campionato sarebbe più equilibrato, e anche gli arbitri non avrebbero motivo di sbagliare.

L’era delle democrazie

Una raccolta che non fa un saggio, un pensiero in qualche modo assestato, “definitivo”, ma un work in progress. Un segmento, vari segmenti, di un’opera interminabile: più che del futuro si dovrebbe dire dei problemi della democrazia. Lo stesso Bobbio lo dice indirettamente, con le prefazioni che hanno aggiornato le precedenti edizioni della raccolta.
Bobbio ne tratta alcuni: “Democrazia rappresentativa e democrazia diretta”,  “La democrazia e il potere invisibile”, “Contratto e contrattualismo”, “Democrazia e sistema internazionale”, “Governo degli uomini o governo delle leggi”, “I vincoli della democrazia”.  E li tratta al suo modo, pessimista più che dubitativo, e quasi scoraggiato-scoraggiante. Da pensatore solitario e isolato, liberale e socialista in un’Italia prima fascista poi compromissoria, tra le due culture politiche dominanti in combutta totalitaria, la confessionale e la comunista – uno stato di fatto che peraltro, difetto di coraggio o di sintesi?, manca di registrare nella copiosa produzione analitica.
Qui Bobbio si vuole ottimista. Siamo nell’“era delle democrazie”, premette nel 1991, al crollo del sovietismo: “La democrazia è diventata in questi anni il comune denominatore di tutte le questioni politicamente rilevanti, teoriche e pratiche”. Non c’è in effetti altro pensiero. Ma perché la democrazia ha bisogno di tante riflessioni?  
La prefazione del 1991 spiega il senso della trattazione, con la sintesi più efficace della riflessione che Bobbio era venuto facendo sul tema: “Sia ben chiaro, non faccio alcuna scommessa sul futuro. La storia è imprevedibile”. La filosofia della storia è in discredito per le numerose topiche accumulate. Anche Tocqueville, “che filosofo della storia non era”, ha sbagliato la previsione del mondo dominato da due imperi, Stati Uniti e Russia, poiché “uno dei due è crollato”. Quindi, anche l’“era della democrazia” è incerta?
Ma poi a una profezia si lascia andare, seppure basata su Hegel, “che filosofo della storia era”, sul “percorso della civiltà” da Oriente a Occidente: “Tanto più stupefacente questa profezia in quanto Hegel si era fermato all’Europa, mentre il movimento è continuato nella stessa direzione,  dall’Europa agli Stati Uniti, e negli stessi Stati Uniti dalla costa orientale a quella occidentale”. E non è finite: “Se poi il moto fosse destinato a proseguire verso il Giappone – previsione non del tutto campata in aria – il  ciclo sarebbe chiuso”. “Verso il Giappone”, cioè includendo la Cina? Ma non è colpa dell’avvenire: della Cina Bobbio, e con lui tutto il 1991, non sapeva e non immaginava nulla, anche se la globalizzazione era in pieno sboccio.  
Chiuso il libro, la democrazia si direbbe come la civiltà, vagante. Sia pure nella direzione di Hegel, da Est a Ovest. Ma poi, essendo la storia fino ad ora, compresa quella contemporanea, stata di imperi, Hegel non avrebbe fatto meglio a sostituire “potere” a civiltà”?
Norberto Bobbio, Il futuro della democrazia, “Corriere della sera”, pp. 207 € 8,90

mercoledì 10 gennaio 2024

Problemi di base d''Intelligenza Artificiale (786)

spock


L’IA non fa che dire quello che tutti dicono?
 
È una ripetente?
 
E quando non sarà più una (bella) modella?
 
Tutti si preoccupano dell’IA eccetto i giornalisti, gli scrittori, gli artisti, quelli che si copiano?
 
Se l’IA fa il lavoro, noi che faremo – oltre che parlare dell’IA ?
 
Ma questa IA non sarà un Russiagate – una app del sovietismo (Popov, Lyssenko, Pavlov, l’Istituto delle Resurrezioni)?
 
Tutta l’IA  è bugiarda, disse l’IA?
 
spock@antiit.eu

Fanon e James Bond uniti nella lotta

Che avevano in comune il teorico della guerra di liberazione e il creatore di 007? Nulla, si direbbe. Ma il giovane storico americano dell’imperialismo Usa (“Thinking small: the United States and the Lure of Community Development”, e “How to hide an empire: a History of the Greater United States”, best-seller dell’anno del covid) ci trova più di un punto di contatto. Il primo è la teorizzazione della forza – la “liberazione” tramite la forza: “Per entrambi, il conflitto coloniale era un fatto di mascolinità,  e l’impegno fisico una via alla realtà”.
“La violenza disintossica”, scriveva Fanon in qualità di terapeuta, specie per il colonizzato: “Libera i colonizzati dal complesso d’inferiorità”. Il colonialismo Fanon fanciullo aveva vissuto alla Martinica come razzismo (violenza dei soldati  della France Libre sulle donne durante la guerra, il bambino Frantz confinato a una scuola-ghetto benché di discendenza mista,  afro-euro-asiatica. Fleming non lo teorizza ma lo racconta, sdogana la forza alle imprese “giuste”.
Il collegamento non è arduo – si può collegare Fleming anche a Sartre, in chiave di “liberazione”…. Più curioso è come lo storico arriva all’accostamento.
Fanon è lo psichiatra martinicano attivo in Algeria negli anni 1950 come come medico, e poi sostenitore della guerra algerina di liberazione . Espulso nel 1957, riparato in Tunisia, presto famoso per  “I dannati della terra”, e presto anche morto di leucemia, dopo vane cure tra la Russia e gli Stati Uniti, dove morì a fine 1961, il tutto in 36 anni di vita. Fu espulso dalla “Francia” (l’Algeria era Francia) ai primi del 1957, dopo che la guerra d’indipendenza algerina aveva virato a terrorismo urbano. Il 30 settembre 1956 una ragazza algerina, Zohra Drif, lasciò una bomba a tempo al Milk Bar di Algeri, che fece tre morti e dodici mutilati, tra essi un bambino. Era la risposta a un attentato dei coloni un mese prima, che avevano fatto crollare una casa nella casbah, uccidendo settanta persone. Ma la bomba al Milk Bar fece sensazione – Camus, che sosteneva la guerra  algerina, si dissociò: avrebbero potuto uccidere mia madre, scrisse, e “se questo è giustizia, preferisco mia madre”.  Fanon, che dirigeva un ospedale psichiatrico vicino Algeri, giustificò l’attentato: gli attacchi contro i civili disse “la conseguenza logica” della “deumanizzazione sistematica” degli algerini da parte della Francia. Il suo ospedale fu assaltato, un collaborato reucciso, un altro gettato malconcio in pasto ai porci (sopravvisse). Fanon si dimise. Ma presto fu espulso.
Nello stesso torno di tempo nasceva 007. Fra ottobre e novembre 1956 si produceva la crisi di Suez. L’Egitto aveva nazionalizzato il canale, di proprietà anglo-francese, e Francia e Inghilterra, con Israele, mossero guerra all’Egitto. L’America si oppose, la reazione fallì, e il primo ministro inglese Eden, già provato e uso alla amfetamine, ebbe un esaurimento nervoso. Per riposarsi, dopo il fallimento e le dimissioni, volò in Giamaica. “Non penso che nessun altro posto al mondo avrebbe potuto darmi il riposo di cui ho benefictito”, scriverà riconoscente al suo ospite. L’ospite di Eden era Ian Fleming – “è dalla sua proprietà in Giamaica, Goldeneye, che scriverà tutte le sue storie di James Bond” (ma lui era partito prima della rivolta algerina, nel 1953: scriveva nei due mesi invernali che passava in Giamaica, tra gennaio e marzo – sei settimane in tutto, quattro ore al giorno, 2000 parole al giorno senza correzioni, più una settima settimana per rileggere e correggere gli errori).   
Daniel Immerwahr, What Franz Fanon and Ian Fleming agreed upon, “The New Yorker”, 8 gennaio 2024

martedì 9 gennaio 2024

Letture - 541

letterautore


Austria-Polonia – La storia è di inimicizie: guerre, spartizioni, trattati “ineguali” (la pace di Versailles). Ma polke e mazurche sono biglietti da visita austriaci made in Polonia – la mazurka da mazur, contadino in polacco.
 
Bassano – Jacopo da Ponte, un latro lungovivente veneto del Cinquecento come il conterraneo e  concorrente Tiziano, detto Jacopo Bassano, è oggetto di una rara professione di amore-ammirazione di Gadda, in una delle redazioni di “Un fulmine sul 220”: “Jacopo da Ponte, il mio Bassano adorato” (p.105 dell’edizione Garzanti).
 
Cina – Era vicina, la Cia comunista, già sessant’anni fa. “Il Venerdì di Repubblica”, a caccia di Marco Polo, riscopre Renata Pisu, la prima sinologa dell’Italia repubblicana, che nel 1953, ai diciotto anni, aveva deciso di studiare il mandarino a Pechino. Al ritorno, non sapendo come mettere a frutto il suo cinese, aveva tradotto le poesie di Mao – il Grande Timoniere si dilettava di versi elegiaci e idilliaci, oltre che marcianti. Mal gliene incolse, “bisognava parlare unicamente di operai, contadini e soldati” – “soltanto adesso, passato quasi un secolo dal mio primo ritorno in Italia, oso raccontare di «cineserie», di «vecchiume feudale», come un tempo si diceva, sulla scorta del Maozedung pensiero”. Pisu aveva provato a trovare conforto tra i grandi letterati. “A F.F. raccontai dell’assurdo che si viveva in Cina (la guerra ai passeri, il «Grande Balzo», le fornaci in cortile, le critche e le autocritiche, i campi di lavoro), e lui mi scrisse di «limitare al massimo le persone con le quali discorrere di questa esperienza,… l’orrore e la ripugnanza per troppe cose non debbono vincere il consenso radicale di fondo”. A F.F. la richiesta di consiglio era stata fatta di persona: “Con F .F. c’erano quella volta ad ascoltarmi sua moglie e C.C., un noto scrittore che era stato in Cina nel 1955 e aveva pubblicato un libretto dove aleggiava la noia di visite interminabili a cooperative, scuole, fabbriche, miniere, cantieri navali….”. F.F. è Franco Fortinim, C.C. Carlo Cassola. Il comunismo cino-sovietico non era sconosciuto.
Il viaggio Cassola aveva fatto con Fortini, nel settembre-ottobre 1955, con la prima “delegazione culturale” italiana, presieduta da Piero Calamandrei ed organizzata dal Centro Studi Ferruccio Parri. Un viaggio “esplorativo” nella nuova Repubblica Popolare Cinese. Ne facevano parte eminenti personaggi della cultura quali Franco Antonicelli, Carlo Bernari, Norberto Bobbio, Ernesto Treccani, Antonello Trombadori, Cesare Musatti, oltre Calamadrei, Cassola e Fortini.
 
Classe dirigente – “Un tempo questi paltò pieni di sapienza si adornavano dell’appellativo di classe dirigente: adesso dirigono quel che possono,, e verrà presto il momento che degli altri li sostituiranno, più rapaci e più ignoranti di loro” – Caro Emilio Gadda, “Un fulmine sul 220”, uno degli appunti per il romanzo che non scrisse, presumibilmente del 1932. La crisi della “classe dirigente” viene da lontano.
 
Dante – Al paradiso passando dall’inferno, la “Commedia” è tutta qui – per arrivare in paradiso bisogna passare-essere passati dall’inferno?
 
È scultore per Rodin, nel complesso del “Pensatore”. Rodin è molto dantesco, anche nella sua opera più famosa: “Il bacio” è Paolo e Francesca.
 
Edilizia – “Nata cadente”: così, con un ossimoro, la sintetizza Arbasino nel saggio “Viaggi Perduti” con cui aveva accompagnato la mostra da lui allestita, con Daniela Palazzoli, alla Mole di Torino nel 1985, ripreso oggi in “Arbasino A-Z”, a cura di Andrea Cortellessa: “«L’aura»”, della vecchia edilizia, monumentale, duratura, “è svanita, il contesto è devastazione, e sovrappopolazione; e un’edilizia generica, pressoché identica e nata cadente ovunque” – tanto che “soffoca e vanifica i siti più monumentali e più illustri”.
 
Italia socialista – L’Italia non è mai stata socialista, unico paese europeo, per l’influsso congiunto di Mussolini e Gramsci. La sintesi è di Carioti, che sul “Corriere della sera” ieri recensisce Orazio Niceforo, “I socialisti italiani e la rivoluzione bolscevica”. Dell’idealismo di Gramsci. E del movimentismo di Mussolini. Nel 1912 “i rivoluzionari, detti poi anche massimalisti, presero il controllo del Psi”, il partito Socialista Italiano: “Artefice principale della svolta fu un battagliero agitatore nemmeno trentenne, Benito Mussolini, portatore di istanze volontariste e attiviste ostili alla tradizione del riformismo. A Mussolini toccò la direzione dell’ “Avanti!”, il quotidiano del Psi, col quale “condusse una campagna martellante contro ogni compromesso nei riguardi delle istituzioni parlamentari”. Poi, appena due ani dopo, Mussolini fu espulso  - faceva campagna per l’entrata in guerra dell’Italia, cui il Psi “massimalista” era contrario, “ma i danni che aveva provocato all’interno del Psi si mostrarono duraturi”. Presto radicalizzati dalla rivoluzione bolscevica, con la creazione del partito Comunista.
 
Maometto – È un musone? Anche Gadda potrebbe incorrere in una fatwa capitale, benché postuma, al pari di Rushdie. “L’allegrezza move da Dio”, annota nel “quaderno bleu”, uno dei quaderni in cui scriveva il romanzo, rimasto frammentario e ora pubblicato come “Un fulmine sul 200”, ma non nell’islam: “L’allegrezza move da Dio, come, nel mattutino faggio, il pispigliante mercato dei passeri, che è preghiera e contratto di loro ciarle e di bròccoli; e la musoneria muove da Maometto e dagli imbronciati e gelosissimi suoi diavoli che chiudon le donne in casa a quattro giri di chiave”.
 
Parità di genere – Nel 1955, nella conversazione radiofonica intitolata “Il seccatore” (forse mai andata in onda, recuperata da Dante Isella fra i racconti “dispersi”, “Le bizze del capitano in congedo”), Gadda dà per fatta la parità di genere: “Il seccatore è necessariamente un uomo, un maschio. Una profonda e felice esperienza della vita mi induce ad escludere che esista il seccatore femmina, mentre esistono oggi le femmine ossia donne brillantemente parificate all’uomo: donne ambasciatori, donne senatori, donne pittori, donne scrittori,  donne critici, donne ministri, donne giudici, donne poliziotti”. Ironicamente? Ambasciatore americano a Roma era la temibile Clara Boothe Luce.
 
Radetsky March –Chiude gioiosamente ogni concerto di Capodanno al Musikverein di Vienna. Il maresciallo era e resta popolare. Il governatore del Lombardo-Veneto, nemico dell’Italia, nelle Cinque giornate di Milano – dove morirà - e nella prima guerra del Risorgimento. Ma Milano ha buona memoria dell’Austria.
 
Trash – È genere del Duecento, in immagine, prima dell’“Inferno” di Dante”? L’uomo-bestia di Guillermo del Toro, che si mangia gli animali vivi, con scricchiolio di ossa, è già nel Battistero di Firenze, col diavolo che si mangia gli uomini – opera forse di Coppo di Marcovaldo, il “pittore di Firenze” prima di Cimabue e forse suo maestro, comunque il primo pittore che anima i soggetti (sacri).

letterautore@antiit.eu

La storia degli anni brutti di Mussolini

La storia parte dal 1938, con le leggi razziali, seguono la guerra, i bombardamenti, i rifugi, la fame. L’implosione della meteora Mussolini, catastrofica per tutti.
 Il romanzo storico di Elsa Morante c’è tutto nel film, ma Archibugi lo racconta senza l’enfasi dell’originale. Si entra nella vicenda, comune e tragica, pianamente, come per i più avviene. Nei toni del grigio-tortilla. Con la recitazione piana – parlano i visi, drammatico Ida, sornione Remo, sventato Antonio “Nino” – il lavoro della regia è già svolto dagli attori che li impersonano, Jasmine Trinca, Mastandrea, Francesco Zenga, una rivelazione. Magistrale – mai visto a questo modo, piano e efficace –  il bombardamento di San Lorenzo.
Programmata per un giorno in cui la guerra al governo Meloni verte sul fascismo, è specialmente da apprezzare la messa in onda della serie, che comincia sintetizzando le tare di Mussolini già prima degli errori del 1938, le leggi razziali e l’Asse, con l’irreggimentazione dei ragazzini, e con lo svilimento della scuola. Realizzata nel 2022, dalla precedente gestione Rai, Pd-5 Stelle, questa “Storia” va in onda, con adeguata promozione, con la Rai meloniana.
Francesca Archibugi, La storia, Rai 1, Raiplay

lunedì 8 gennaio 2024

Cronache dell’altro mondo – razziali (249)

C’è la vecchia faida ebrei-neri nello “scandalo” che ha portato alle dimissioni di Claudine Gay, la politologa (prima) rettrice donna e afro di Harvard. Non più fra i vecchi ghetti di traffichini piccoli e micro di Brooklyn e New Jersey, ma ai piani alti della finanza e dell’istruzione.
Gay è stata costretta alle dimissioni dopo essersi rifiutata di condannare, alla Camera dei Rappresentanti, le manifestazioni studentesche pro palestinesi. Dopo la sua testimonianza al Congresso non è successo nulla, la sua posizione rientrava nel diritto all’opinione. Ma subito poi sui social ha preso a circolare la “rivelazione” che nella sua produzione scientifica la rettrice aveva utilizzato materiali altrui. Come sempre si fa, si riflette tenendo presenti le riflessioni precedenti. Ma, dicevano i social, senza una proper (netta, dettagliata, alla virgola) attribuzione. Il consiglio d’amministrazione di Harvard ha aperto una procedura per plagio, Clay non ha aspettato per dimettersi.  
Ora altri social spiegano che la signora Neri Oxman, una imprenditrice  di “ecologia dei materiali”, con un dottorato in Economia al Massachussetts Institute of Technology, anch’esso, come Harvard, basato a Cambridge, Massachusetts, ha “plagiato” alcuni paragrafi nella sua tesi di dottorato. Oxman non è costretta a nessuna dimissione, ma è la moglie di Bill Ackman. Che è il creatore e gestore del fondo speculativo più aggressivo e ricco (per i sottoscrittori). Laureato di Harvard, e grande finanziatore dell’università. Nonché critico acerrimo di Gay, su X-twitter e ogni dove, dopo la sua testimonianza al Congresso. Ackman e Oxman sono ebrei ortodossi, molto praticanti, filo-sionisti, cioè filo-Israele.

Destra-sinistra, e il debito

Il bollettino della Banca d’Italia calcola il debito pubblico a fine ottobre a 2.860 miliardi. Con un incremento nei dieci mesi di 98 miliardi.
Non faceva meglio il governo Draghi. Il debito era cresciuto nel 2022 di 84 miliardi, a 2.762. A fine 2021, sempre col governo Draghi, era a 2.678 miliardi, dopo aver fatto un balzo di 105 miliardi, record annuale.
Il debito cresce verso i 3.000 miliardi. E non è un problema di destra o di sinistra, o di governi politici contro governi tecnici. Cresce per moto interno – per natura. Per essere un debito improduttivo in gran parte, poiché si confronta con incrementi del pl modesti, i più modesti di tutta la Ue, e anzi motore di inefficienza. Chiunque lo sperimenta a scuola, se ha figli, o in ospedale, quando deve ricorrervi, oppure, se abita a Roma, non potendo nemmeno camminare sul marciapiedi, rotto e sporco - dopo aver pagato il record mondiale di prelievo fiscale, diretto e indiretto.
I “mercati” non si mostrano preoccupati, tollerano questa espansione, perché l’Italia, ancora, paga. Quest’anno paga 90 miliardi soli interessi, e ne pagherà 95-100 nel 2025.

Destra-sinistra, e le concessioni balneari

Ma chi è che non vuole mettere a gara le concessioni balneari? I concessionari attuali naturalmente. Ma a ragione: quasi ovunque hanno fatto investimenti fissi, in legno e in muratura, che qualcuno non ha neanche ammortizzato, e non vogliono perderli. Dappertuto ci sono bar, ristoranti e cabine, oltre agli ombrelloni. E in alcuni posti anche la piscina.
Non c’è neanche la questione fiscale. Le Regioni prendono poco dai canoni di concessione. Ma i concessionari non si sottraggono all’Iva, alle imposte sul reddito e a ogni altro adempimento – controllatissimi, peraltro, dalle capitanerie di porto e la Guardia Costiera.
E dov’è la questione politica, destra contro sinistra e viceversa – la destra che critica la sinistra quando governa la sinistra e non mette e bando le concessioni, e ora il PD che critica, partendo dal presidente Mattarella, il governo di destra?
Ci sono 104 mila concessioni balneari in essere (103.620 per l’esattezza). E quasi due terzi di esse  sono in cinque Regioni amministrate, tuttora o fino a recente, dal Pd: Emilia-Romagna (15,649), Toscana (9.788), Marche (10-402). Liguria (20.513) e Sardegna (11.884).
All’estremo opposto è la Sicilia. Che è tutta coste ma ha solo 488 concessioni (niete clientele in Sicilia? No, niente o poche concessioni a lungo termine. Bandi annuali invece, per strutture mobili - e fedeltà rinnovata).

Virginia sfida il lettore

Il racconto del niente – una famiglia modesta va in gita.
Si parla anche poco.
Virginia Woolf, Al faro, Feltrinelli, pp. 224 € 9.50

domenica 7 gennaio 2024

Ombre - 701

“Nel 2023 i contribuenti in regola hanno subito un prelievo fiscale del 47,4 per cento” del reddito, “quasi cinque punti in più del prelievo ufficiale, 42,5” – Cgia di Mestre. Nell’un caso e nell’altro un record, mondiale. Obiezioni? Come non detto.
Preliivo forzoso e evasione-elusione vanno insieme. Basterebbe quindi poco per riequilibrare il sistema fiscale – e per ridare fiato ai tartassati. Ma questo non è tema d’informazione.
 
Oggi si vota in Bangladesh, paese ancora esotico benché molti bengalesi siano ormai italiani. Un paese democratico. Solo che le elezioni le vince sempre la stessa persona, Sheikh Hasina, che è una donna, di 76 anni, da venti a capo del paese, e ora vuole farlo per altri cinque. Bollando di corruzione e imprigionando gli avversari. Che sono avversarie.


Sheikh Hasina è il premier donna più longevo del mondo, più di Thatcher, Indira Gandhi, e Merkel, altre donne ferree al comando ultimamente. La differenza di genere sarà sbagliata, ma la performatività di J.Butler (la perfomance di genere crea il genere) dice che il potere è genere spaventoso – altro che maschilismo.

45 domande alla presidente del consiglio ha contato “la Repubblica” per la conferenza stampa. Quindi in Italia ci sono 45 giornali, radiogiornali e telegiornali. Non si direbbe, da quello che si legge – cioè niente: i media non fanno più l’opinione pubblica (si fa giornalismo come fanno i social, per catturare pubblicità, qualche briciola). Vi concorrono forse, ma da gregari: tutte le ultime elezioni, i governi, le leggi si sono fatti senza e contro i media.
 
Fa scandalo il giudice Devi perché ha esposto – su X-twitter – la forma mentis del giudice italiano, contabile e non: uno sbirro irresponsabile. Fa scandalo agli italiani perché sono ipocriti.
 
La benedizione alle coppie omosessuali va data, il papa non torna indietro. Ma distrattamente, per  10-15 secondi, non di più, il tempo del gesto con la mano, chiarisce il cardinale del papa per la dottrina della fede. Distrattamente, senza guardare in faccia la coppia? La chiesa in mano a due argentini, non ci si pensa, ma nemmeno Fo l’avrebbe immaginato.
In effetti, dev’esserci sotto lo Spirito Santo -  dopo Avignone il papato non sembrava potesse inventarsi altre stranezze.
 
L’“Economist” dice l’Europa “un’area che conta per un quinto dell’economia mondiale”. Non “conta”, lavora un quinto del pil mondiale conta poco più di nulla. È curioso come l’Europa non conti nel mondo, nella finanza, il commercio (le regole del commercio, o Wto, le sanzioni, i dazi, i contingenti), la guerra e la pace, anche il cinema e la letteratura, lo sport. Non eccelle in niente. Neanche nella corruzione: è corrotta ma non abbastanza.
 
Alfier e della scalfariana “questione morale” “la Repubblica” fa Conte. Non l’allenatore, peraltro da qualche anno disoccupato, il Conte che ha fatto il presidente del consiglio, col reddito di beneficenza e la casa gratis, un paio di centinaia di miliardi presi dal risparmio forzoso dei lavoratori per pagarsi la campagna elettorale.  
 
Il Conte ex presidente del consiglio ora capo dei 5 Stelle si querela (vuole un giurì d’onore in Parlamento)  contro l’accusa di avere formato il Mes riformato quando non era più capo di un governo, dimissionario. Però lo ha firmato, su questo non ci piove. E ora in Parlamento gli vota e fa votare contro – contro il Mes da lui approvato.
 
Si direbbe questo Conte poco serio. Ma non per i media. Che anzi lo magnificano come un capo della sinistra politica. Anche per questo i media non sono più in Italia l’opinione pubblico, perché dicono scemenze.
 
Giuliano Amato, che Meloni ha messo a capo della commissione Intelligenza Artificiale per l’informazione, teme, confida a “la Repubblica”, una “deriva autoritaria” del governo che lo ha nominato. Ma non rifiuta l’incarico, e non di dimette poi. Si dimette dopo che Meloni lo irride come quello che alla Corte Costituzionale vorrebbe solo giuristi democratici, cioè del suo partito. Si direbbe una prima applicazione dell’IA, che, come si sa, non può dire che quello già si sa.
 
Sullo stesso giornale che con Amato teme e lamenta la “deriva autoritaria”, “la Repubblica”, la redazione romana scopre: “Al Quisisana”, la clinica romana  dove morì, “una targa per ricordare Gramsci. L’ha chiesta Sangiuliano”. Sangiuliano è il ministro della Cultura – dobbiamo dirlo erede di Gentile (ma Gentile non salvò Grasmsci)?
 
Gli Stati Uniti sono diventati il primo esportatore al modo di gas naturale. L’Europa è il primo cliente degli Stati Uniti. Di gas naturale liquefatto, gnl. Un po’ più caro e più rischioso quindi di quello russo che arrivava via tubo, e non si doveva liquefare e poi rigassificare, e non aveva bisogno di costose infrastrutture (impianti di liquefazione, navi metaniere, impianti di rigassificazione). L’effetto sostituzione era pronto e si è realizzato subito, anche se il gnl richiede infrastrutture complicate.
 
Trump si lamentava che l’Europa non spende abbastanza per la difesa. Biden ha trovato il modo di farla spendere di più, anche se per l’approvvigionamento energetico. Trump parlava, Biden fa.
 
Dunque Pignatone, l’inquirente integerrimo nominato dal papa suo giudice, ha “regalato” le condanne a suoi imputati, Becciu&co, spiega il pio Filippo Di Giacomo. Non irrogato – altro giuridicismo letterario – ma regalato. Solo che “questa letteraria sentenza”, nota il vaticanista, è “sospettata di essere stata fabbricata in anticipo per alzare una cortina fumogena sulle vere «menti» del vecchio e nuovo mondo, con o senza tonaca, autori del pastrocchio londinese”, un palazzo comprato a perdere, “per il quale le condanne sono state «regalate»”. Pignatone come Babbo Natale, seppure di parte, papale papale.
 

Roma fast & furious

In questa decima puntata della serie, “Fast X” è “Fats&Furious X”, gli scontri, gli scoppi, i tranelli, le vendette si spostano a Roma. Il figlio del re del narcotraffico brasiliano assassinato Reyes, che ha passato dodici anni a meditare le vendetta, si chama Dante. E quindi inseguimenti, bombe e devastazioni si producono nella Cità Eterna, sul Tevere e sopra. Per una parte, l’altra  si produce a Los Angeles, casa di Hollywood.
Una sintesi non è possibile, e s arebbe inutile. È l’adrenalina che il film vuole agitata per un paio d’ore, non la testa, o il cuore.
Per chi vive a Roma sembra bizzarro, ma dev’essere una dimensione della città se altri ce la vedono, non paciosa.
Louis Leterrier, Fast X, Sky Cinema