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sabato 3 settembre 2022

Ombre - 630

“Nemmeno il Padreterno sa cosa passa per la testa di un gesuita”. Non è male la battuta del vescovo di Milano Delpini, della diocesi più grande mondo, che non è fatto cardinale, mentre lo è il vescovo di Como, una delle diocesi più piccole, che lo ha invitato nel suo duomo per una celebrazione. Papa Bergoglio ha fatto cardinale anche il parroco si una diocesi di mille anime, in Mongolia. Forse gli passa per la testa di distruggere tutto, poiché non costruisce nulla – Chaouqui, Balda, Becciu?

Fantastica battaglia aerea su “la Repubblica” attorno all’aereo di Putin. “Un Gulfstream dell’Aeronautica militare svedese si è lanciato a tutta velocità in direzione di Putin”, “l’Estonia ha fatto decollare i suoi velivoli militari”…. Che sono due, due Albatross, monomotori cechi,  lenti, da ricognizione e addestramento – ma un miracolo non è da escludersi, se hanno affiancato Putin. Il Gulfstream l’Aeronautica Italiana lo usa per la sorveglianza e le comunicazioni. C’è voglia di guerra alla “Repubblica” di Elkann – la battaglia è giocata da Di Feo, che al tamburino risulta vice-direttore.

Rita Dalla Chiesa, candidata con Forza Italia, trova di cattivo gusto la presentazione a Venezia di un documentario sul fascismo, “Marcia su Roma”. “Inappropriata” la dice. Risponde il direttore del festival Barbera: “La Mostra dl Cinema è uno spazio di libertà d’espressione. La Mostra non prende posizioni politiche”. Cioè, non sa quello che fa? No, è solo un ipocrita, del vecchio superiority complex che Eco stigmatizzava già sessant’anni fa. C’è altro a sinistra?

Il governo assegna l’ex Alitalia a un consorzio guidato da Certares, uno di quei fondi american che prosperano sui cadaveri spolpandoli, sezionandoli e vendendoli. Col sostengo nominale di tre o quattro linee aeree. Certares ha vinto perché promette assunzioni. Assunzioni nell’ex Alitalia? Che ha oggi qualche migliaio di dipendenti in cassa integrazione.

Il signor Mustafà Al Audi, nato in Marocco, ma residente in Italia dal 1980, ambulante, con banco presso l’ospedale di Crotone, è cavaliere della Repubblica da quattro anni per aver salvato da un’aggressione nel parcheggio dell’ospedale una dottoressa. È anche cittadino onorario della città. Ma non può avere la cittadinanza, che richiede da vari anni: manca sempre una “ulteriore acquisizione documentale”. Non c’è rimedio.

Conte ha aumentato, in due anni e sette mesi di governo, il debito di 140 miliardi. Solo in parte per fronteggiare il covid. Draghi, in un anno e sette mesi, lo ha accresciuto di soli 40 miliardi, per il covid (i “ristori”) e per i sei mesi di guerra. Conte, con l’allegra brigata leghista, ha moltiplicato il debito per regalarlo con i bonus, di cittadinanza, edilizi, pensionistici, e con le una tantum in busta paga. Sembra incredibile che ci sia stato in Italia al governo il famoso partito della Bistecca, sia con la destra sia con la sinistra, nel 2020, ma è così, è l’Italia.

“Nuovi aiuti alle imprese sono come i danni di guerra”: interrogato da Fubini, il ministro leghista Giorgetti va diretto al punto: la percezione di quello che succede c’è, al governo. Non nell’opinione,  gingillata dai media sulle sciantose ucraine in mimetica e sull’orso russo che commette atrocità – di fronte agli angelici ucraini.

Il ministro Giorgetti, modesto leghista, cità Lenin, a proposito del “mercato” di Amsterdam che i media celebrano: “Lenin diceva: i capitalisti provvederanno la corda a cui li impiccheremo. Oggi il presso del gas è legato legato al Ttf di Amsterdam, un piccolo mercato speculativo  che Vladimir Putin si diverte a fare impazzire”. Speculativo ad Amsterdam? Non sia mai detto 

Isabella Bufacchi, spiegando sul “Sole 24 Ore” che Isabel Schnabel, del direttivo della Banca centrale europea, vuole e imporrà aumenti elevati del tasso di sconto, non ne dice mai la nazionalità. Schnabel è tedesca, e rappresenta nella Bce la Bundesbank, la banca centrale tedesca. Non c’è un mondo europeo fuori delle nazionalità, fingere che ci sia è sbagliato, e pericoloso.

Dunque, non va a votare il 72 per cento dei poveri, cinque milioni di famiglie, venti milioni di persone, il 37 per  cento dei ceti a reddito medio e il 21 per cento dei ricchi. Se lo studio dell’astensione alle ultime amministrative di Tecné Italia, cui i vescovi danno credito, è nel giusto, si capisce la disaffezione alla politica. Confermata dal dato succedaneo che sono gli ultra 54nni ad andare a votare. Niente per le masse, niente per chi lavora.

Il mercato Ttf (Title Transfer Facilty) di Amsteram è un indice di scambi ipotetici di gas. È un mercato spot, quindi per definizione volatile. Di prezzi future, senza scambi reali di gas; si saldano i conti sulle differenze di quotazione. È un gioco speculativo. Che però ha licenza di dettare le politiche degli Stati, fiscali e energetiche. Ingovernabile per definizione, si dice: è la logica del mercato. E sarà, ma è un mercato dissolvente, non produttivo.


Cronache dell’altro mondo - divisive (216)

Il presidente Biden, prima conciliante con i Repubblicani e Trump, in una logica politica di conciliazione, ha assunto un atteggiamento militante approssimandosi le elezioni di mid-term a novembre - per le quali Trump sponsorizza alle primarie repubblicane candidati vincenti. Ha definito Trump “un semifascista”. E denunzia i repubblicani come succubi della “componente MAGA”: “Donald Trump e i Repubblicani MAGA rappresentano un estremismo che minaccia le stesse fondamenta della nostra repubblica”.

MAGA è acronimo per “Let’s Make America Again”, che era di Reagan nella sua prima campagna elettorale, 1980, ed è stato ripreso da Trump nel 2016.

MAGA il Thesaurus.com, il dizionario americano, apparenta, in “parole prossime a Maga”, a “mafioso”.

Quando il mondo morì, una prima volta

L’etere è avvelenato, già in questo racconto del 1913. Il professor Challenger ha comportamenti strani: si nasconde sotto i tavoli, morde al polpaccio la governante. E strani sono diventati i suoi compagni di altre imprese da lui convocati per affrontare il mistero. La natura è offesa, il Grande Giardiniere, con un “disinfettante” daturon (dalla datura), dà una lezione all’umanità. Per lo meno, si suppone. Il resto non si può dire, ma l’indice reca, al cap. 5, “Il mondo morto”, e al 6 “Il grande risveglio”.

Un racconto profetico, 110 anni fa: “La nostra razza umana è debole davanti alle infinite forze latenti che ci circondano”. Il finale anticipa perfino il “postumano”: “Non è la prima volta che il mondo resta vuoto”, filosofeggia il professor Challenger, “si è popolato grazie a leggi il cui inizio è al di fuori o al di sopra della nostra portata. Perché non dovrebbe verificarsi di nuovo lo stesso processo?”.

Un racconto, non un romanzo. Breve, cioè semplice, malgrado il rigaggio diffuso, e più un apologo, a difesa della e dalla natura. Di un Friday for Future conservatore – l’ambientalismo è nato conservatore, e anzi reazionario: “Gli effetti velenosi cominciano con un’eccitazione mentale; a Parigi”, come al solito, “i disordini sono stati  molto violenti, e i minatori gallesi”, come al solito, “sono in tumulto” – uno “stadio di eccitazione che varia da razza a razza”.  

Il “risolutore” professor Challenger, col quale Conan Doyle voleva sfidare l’antipatizzante Sherlock Holmes, non è però simpatico: “Nessun tacchino del creato avrebbe potuto batterlo”. Ed è anche autoritario – si direbbe spicciativo, come se Doyle raccontasse questi “risolutori”, ai quali pure tanto doveva, con fastidio. Insomma, l’ironia non manca neanche nel fosco dramma. E questo forse è la parte più attraente della lettura, più del salvataggio del pianeta: il combattimento dello scrittore con i suoi personaggi. 

Arthur Conan Doyle, La nube avvelenata, SugarCo, pp. 123 € 4,50

venerdì 2 settembre 2022

Secondi pensieri - 492

zeulig

Anima – “Fuori da ogni possibile equivoco religioso, «anima» è il corrispondente latino del greco «psiche»” – lo psicoanalista junghiano Luigi Zoja (Jung ha “inventato” l’anima). Psiche, da cui la religione (miti, dei) è germogliata?

Classico – “Infinitizza” il tempo. Il tempo, necessariamente di una stagione, il classico ipostatizza come eterno, comunque ricorrente. Da qui il disagio delle attualizzazioni dei classici, quando ne eliminano questa dimensione di “eternità”: è opera “classica” quella che il fatto contingente eleva, in parole o successione di eventi, a una sorta di dimensione eterna, metastorica.

È il contrario dell’individualizzazione, cui ambisce invece l’opera romantica.

Corpo – “Più che altro, per noi il corpo è una fonte di dolore e di fatica”, argomenta il prof. Challenger dello scrittore Arthur Conan Doyle in “La nube avvelenata”, 76: “È l’indice costante dei nostri limiti”. Ma è una macchina, anche, prodigiosa – produttiva, inventiva, alla fine senza limiti. La più prodìgiosa che si riesce a concepire – che il corpo stesso riesce a concepire. Filosofiamo sul corpo solo grazie al corpo. Con limiti, certo, il corpo non è illimitato – il suo pregio (mistero) è di riuscire a fare tanto con così poco, muscoli e acqua.

Maternità – Si contesta, ma cosa (a volte ancora si celebra, ma soprattutto si contesta)?

Qualcuno avrà detto in latino, o cinese, del bambino che ha troppi desideri, che è ancora legato al cordone ombelicale - la saggezza non difetta al latino, o al cinese. Questa è pure bella, identificando l’origine del desiderio nella madre, origine, bene o male, della vita. Così uno che non ha patria, né tribù, né famiglia, potrebbe essere rimasto legato alla madre che non può non avere avuto. Ma si può rigirarla, chiedendosi con Musil della madre che aveva perduto: sì, Edipo, “ma se la madre non ha più grembo?” Sì, proprio la pancia, “il nido misterioso che essa forma con le vesti dalle ampie pieghe” – formava, poiché “le esperienze fondamentali della psicoanalisi hanno origine certamente dal modo di vestire degli anni 1870 e 1880, non dalla tuta da sci”. Oggi, l’ingegnere scrittore fa notare acuto, “se guardiamo un costume da bagno dov’è il grembo?”.

Il figlio rimosso non è un’eccezione, per esempio leggendo la popolare Colette, che la madre nasconde al padre, o a se stessa. Anche la mamma assente non è un caso. Uno psicologo ci sarà che ha spiegato che uno è legato alla madre perché non ha patria né famiglia, che la madre è una proiezione o un Ersatz, e altrettali. Ma essere in qualcosa che non si è, questo è – sarebbe, se la maternità dura - appassionante.

La madre è diversa dal padre. La ricerca del padre, per esempio, del bastardo, dell’orfano, è pinocchiesca - quanto affettiva, effettiva, e quanto invece effetto del naso lungo, disinvolta? Un bastardo non può essere padre, non potendo amare, né può quindi soffrirne la nostalgia. Non siamo che fugaci combinazioni, dell’assoluto se si vuole ma non di necessità, solo la morte è infaticabile, lo stesso istinto a procreare si stanca.

Peggio se c’è l’amore. Allora è come Stevenson scrive a Fanny Sirwell: “I figli dei genitori che si amano sono orfani”. E dunque si è figli solo di genitori che non si amano?

Morte – In massa, sul campo di battaglia, per eventi naturali, peer stragi deliberate, fa meno senso che solitaria, della morte casuale per incidente, o di quella naturale, per sfinimento o malattia. È per questo che ora la propaganda di guerra tramuta queste morti in stragi, torture, stupri.

Così pure delle stragi di mafia, per non dimenticarle, come avveniva in passato, è necessaria una drammatizzazione-attualizzazione.

Scienza – “La vera mente scientifica non può farsi limitare dalle condizioni di tempo e di spazio”, argomenta il professor Challenger di Arthur Conan Doyle, il distillato della mentalità positivista vista crticamente (ironicamente) dall’inventore del metodo deduttivo, o di Sherlock Holmes: “Essa si costruisce un osservatorio sulla linea del presente, che separa l’infinito passato dall’infinito futuro”. Fa incursioni, non risolutive. Nell’infinito, indomabile.

Scuola tedesca - Benito Cicoria, uno dei suoi compagni di cordata per la scalata al “Monte Analogo”, René Daumal dice di “scuola tedesca”: “Una trentina d’anni, sarto per signore a Parigi. Piccolo, coquet e hegeliano. Benché d’origine italia , apparteneva a una scuola d’alpinismo che si potrebbe – grosso modo – chiamare la «scuola tedesca»”. Il cui metodo “si potrebbe così riassumere: si attacca la faccia più ripida della montagna, per il corridoio più instabile e più mitragliato dalle cadute di pietre, e si sale verso la cima sempre dritti, senza permettersi di cercare deviazioni più comode a sinistra o a  destra; in generale ci si fa uccidere, ma, un giorno o l’altro, una cordata nazionale arriva viva alla cima”.

Sublime – Oggetto di derisione in Nietzsche, caratteristicamente, all’apposito § Dei sublimi, nel secondo libro di Zarathustra. È parola e concetto latino, anche se Longino, che meglio lo teorizzò, è per molti legami greco. Categoria politica, si può immaginare, legata agli onori – come il trionfo per il condottiero, c’è il sublime per il pensatore. In contraddizione peraltro con l’etimologia: sotto il limen, la soglia, o non ben sopra? Di che screditare l’età romantica, di cui fu una specie di motore e di meta.

Il sublime, “i sublimi”, Nietzsche li ha in dispetto solo perché non prendono coscienza della loro “elevatezza”, non la fanno valere. Incedono statuari, mentre “stare in piedi coi muscoli rilassati e con la volontà staccata, questa è la cosa più ardua per voi tutti, o sublimi!” - il vero “sublime”, s’inferisce, è la postura, la démarche di Balzac. Nietzsche ragiona a modo suo, ma è pure vero che il concetto è arduo.

Tragedia – “La tragedia celebra l’insensatezza della vita umana”. Celebra è la parola giusta di questo insensato (riduttivo) verdetto di Galimberti – di tutti gli addict dell’insensato Nietzsche.

Umani – “Bipedi senza piume inadatti alla comprensione del numero π” è la definizione che il padre Sogol dà a René Daumal nel “Monte Analogo” dello stesso Daumal – sogol anagramma di logos.

zeulgi@antiit,eu



Cronache dell’altro mondo – razziali (215)

Si propone, la critica race theory propone, di considerare l’atto di naacita degli Stati Uniti non lo sbarco dei Padri Pellegrini ma la vendita dei primi schiavi africani, nel 1619, in Virginia, Jamestown. E cioè la nascita del razzismo in America.

Lo schiavismo – il mercato degli schiavi – e il razzismo a esso connesso erano nel Seicento un fatto africano, da almeno quattro secoli – lo storico americano marxista Lovejoy ne ha ricostruito le tappe, attendibilmente, pur mancando l’Africa di archivi, in “Storia della schiavitù in Africa” (una ricerca che ha aggiornato per quarant’anni).

C’erano un milione di schiavi  africani negli Stati Uniti all’indipendenza, un po’ meno di un milione. Ce n’erano altrettanti alla stessa data, un po’ di più, nel regno (califfato) del Sokoto, gli attuali emirati di Kano e Kaduna nel Nord della Nigeria.

La tratta degli schiavi fu soprattutto, per numeri e durezza, fine ed effetto dei jihad, le guerre islamiche di conquista, dal secolo VII a tutto l’Ottocento. E delle guerre tribali interne all’Africa, che sempre si concludevano con lo sterminio o con la riduzione in schiavitù.

Pioggia benedetta

Tradotta nel pieno della siccità post-covid, un’opera rinfrescante. Corbin, storico delle sensibilità (sulla scia della “storia delle mentalità” di Lucien Febvre) e dei fenomeni naturali, l’ombra, il mare, gli odori, il riposo, i suoni, il silenzio, ne fa la storia. Materiale e letteraria: il diluvio, l’ombrello, l’alluvione, la siccità, la grandine, la meteorologia. E “le emozioni provate dall’individuo in rapporto alla pioggia, alla neve, alla nebbia e alle folate di vento”. Si parte, anche qui, dal Settecento. “A fine secolo s’intensifica la sensibilità individuale ai fenomeni metereologici”. Se ne aprla e se ne scrive. Per primo l’autore di “Paul e Virginie”, Bernardin de Saint-Pierre, con degli “Études sur la nature”. Il primo anche ad annotare che “i rumori melanconici” della pioggia “accompagnano, durante la notte, in un dolce e profondo sonno” - quando non sono tempestosi, perché allora non si dorme e anzi si ha paura.

La letteratura poi diventa sterminata: Leonardo (quanti diluvi universali nel Rinascimento), Walt Whitman, Victor Hugo, Van Gogh, Verlaine. E i riti di propiziazione – e di espiazione, di celebrazione.

Una ricerca studiosa, e di diletto – l’uomo è curioso. Sapendo che, come diceva Roland Barthes, “niente è più ideologico del tempo che fa”. Ideologico forse no, ma idiosincratrico sì: c’è chi soffre nel temporale, e chi ne gode. Del resto, siamo fatti di acqua e la pioggia è benvenuta, ma non sempre.

Alain Corbin, Breve storia della pioggia, Marietti 1820, pp. 64 € 9


giovedì 1 settembre 2022

Problemi di base dell'altro mondo - 713

spock

È la sanità un diritto – in America è un problema?

È la scuola un diritto in America, per chi?

La proprietà è sacra in America, il paese della libertà, pena la morte?

 

L’odio è in America bi-partisan?

 

Il fascismo fu in Europa l’irruzione delle masse, in America di Trump?

 

La demonizzazione è arma sinceramente democratica?

 

Dare del fascista è fascista?

 

Dare del comunista pure?


spock@antiit.eu

Ecobusiness

I quasi 18 mila depuratori attivi in Italia (gli “ultimi” dati sono del 2015) trattano miliardi di metri cubi di acque reflue, depurandole, di cui solo il 3 per cento viene riutilizzato: le trattano per disperderle – i depuratori non sono collegati alla rete idrica.

Due miliardi di auto elettriche nel 2050? Con due miliardi di batterie al litio? E una potenza elettrica impegnata di dieci miliardi di kW, dieci Terawattora, mille centrali elettriche grandi, da mille Megawattora? Da alimentare a olio combustibile (petrolio), a metano, a turbogas?

La carta riciclata ha minori costi di produzione, richiedendo in particolare una quantità di energia molto inferiore a quella richiesta per la produzione della carta da fibra. Ma si vende più cara, per i costi della raccolta differenziata.

Dall'anarchia a Le Pen, vite nere e nerissime

L’editore ripropone la trilogia presentata da Luigi Bernardi venti anni fa, le tre opere del concorrente di Simenon impegnate e “nere” nel senso proprio della parola, senza luce. Tre romanzi disgiunti, non legati tra di loro, che tuttavia compongono una trilogia dei senza speranza, dei vinti della vita.

Sempre in gara con Simenon, Malet ha provato a tirarsi fuori anche lui dal successo del suo “risolutore” Nestor Burma, concorrente fortunato di Maigret in una trentina di “inchieste”, sperimentando i “romanzi duri”. Politicamente sensibile, “impegnato” a differenza di Simenon, si schierò con i perdenti, senza rimedio, con questi tre romanzi: “La vita è uno schifo” (1948), “Il sole non è per noi” (1949) e “Nodo alle budella” - “scritto a ruota”, spiega Bernardi, degli altri due ma “rimasto nel cassetto per ben ventidue anni” (venti per l’esattezza, 1969).

“La vita è uno schifo” è di un ladro e un assassino che ruba e uccide anche per cause nobili, e anche s’innamora, e sebbene vada dall’analista è condannato, si condanna, a un lungo suicidio. Il secondo romanzo è predatato, 1926, “l’epoca della gioia di vivere”, ma non per il protagonista, un ragazzo condannato alla perdizione, come usava dire. Il terzo, “Nodo alle budella”, è l’inferno dei deboli o reietti, non ci sono buoni propositi che tengano.

Tre romanzi d’azione, ma senza l’eroe – i protagonisti sono vittime della “vita”. Un po’ a tesi. Forti se uno si lascia prendere, Ma un po’ predicatori.

Malet, da surrealista anni 1930, cioè comunista quasi anarchico, è finito simpatizzante di Le Pen.

Léo Malet, Trilogia nera, Fazi, pp. 539 € 19,50

mercoledì 31 agosto 2022

Problemi di base sanzionatori - 712

spock

Le sanzioni sono di sinistra, o sono di destra?

      

Si fanno le sanzioni invece della guerra, contro chi?

 

Le sanzioni sono contro il nemico o contro se stessi, una forma di espiazione?

 

O sono una forma di pilatismo?

 

Si combatte il carogas riducendo il riscaldamento di un grado?

 

E il carogas e il caroelettricità di chi li usa per lavorare?

 

In effetti, perché lavorare?


spock@antiit.eu

La favola assurda dei Windsor

“La regina dei cuori che ha cambiato Windsor” è il sottotitolo di questa celebrazione della principessa Diana a venticinque anni dalla morte. Come se lei avesse operato le alchimie che consentono a questa casa regnante un po’ vacua un po’ balorda di prosperare, in Gran Bretagna, nel ventunesimo secolo, e anzi di dominare le cronache del mondo. Mentre ne è stata vittima. A cominciare dall’assurda prova di verginità che le fu imposta in prossimità del matrimonio con l’erede al trono – mentre, a distanza di pochi anni, diventerà regina una moglie fedigrafa, madre di due o tre figli, dal marito (si suppone) che poi ha tradito per le grazie del principe ereditario.

Questa breve ricostruzione della vicenda di Diana non si pone questo problema, anzi sottolinea la durata dei Windsor, la capacità, l’intelligenza, l’impegno, le buone cause. Occupandosi soprattutto di mettere in buona luce Carlo, il marito e padre dei principi ereditari che la tradiva con una donna sposata e in età. E questo è parte della questione: che un pubblico italiano sia più interessato a dire bravi ai Windsor invece che a deprecarne la costosa inutilità – quando non è dannosa.

La vicenda di Diana questo è: il suo brio di ventenne, la sua delusione, la solitudine, gli impulsi, gli errori sono la cartina di tornasole di questo assetto mostruoso, inutile, vacuo, che è la casa regnante inglese, che ammansisce coi suoi riti e le sue diatribe sessanta milioni di britannici e almeno la metà degli italiani. Si dice che è una favola, al di sopra per definizione dei sudori e le bassure della vita quotidiana, ma le favole non sono simpatiche, sono temibili.

Enrica Doddolo, Diana, venticinque anni dopo, Corriere della sera, pp. 47 + 49, gratuito col quotidiano

martedì 30 agosto 2022

La guerra non tocca la Russia - 10

Le sanzioni hanno colpito l’Europa invece della Russia – molto più della Russia. Quello che la Russia deve pagare agli intermediari nei mercati terzi per la triangolazione delle merci sotto embargo, all’esportazione e all’importazione, è più che compensato dalle maggiori entrate russe da export di idrocarburi, e di materiali rari, fino all’oro. Un caso sono le esportazioni di petrolio, diminuite quantitativamente ma per entrate maggiorate - trasportate da petroliere greche.

L’esclusione dal mercato occidentale degli idrocarburi russi ne ha moltiplicato le quotazioni. Le sanzioni hanno prodotto una scarsità artificiale di petrolio e gas, invece che la sovrabbondanza.

Il caro energia avvantaggia gli Stati Uniti, che ne sono grandi produttori. E indirettamente anche la Cina, che ne è grande importatore, e può ora agire su più fornitori, aggiungendo la Russia all’Arabia Saudita e agli emirati della penisola arabica. Ma è deleterio per l’Unione Europea, che dipende molto dal gas, e trova difficile la sostituzione della Russia: l’industria europea ne è minacciata, insieme con i consumi domestici. In una prospettiva di recessione con inflazione, indotta dalla stessa Unione Europea.

Il blocco navale di Prodi finì in disastro

Il blocco navale, subito smentito appena evocato, quale misura prevista da Giorgia Meloni per regolare l’afflusso di immigrati, ha un precedente letale. Fu adottato nel 1997, di fatto, su richiesta del governo ma senza una direttiva ufficiale – “regole d’ingaggio” - del governo alla Marina Militare. Presidente del consiglio era Prodi, ministro dell’Interno Napolitano – già diventato in breve popolare nell’opinione pubblica tedesca per aver adottato la politica dei rimpatri volontari, con un piccolo sussidio monetario, dei profughi che allora affluivano dall’Albania, ammonticchiati su imbarcazioni piccole o vecchie. 

Il 28 marzo 1997, Venerdì Santo, la nave militare Sibilla speronò la motonave albanese Kater i Rades, un barcone di venti metri, largo tre e mezzo, stipato con “almeno” 120 albanesi in fuga. Il “presunto comandante” della motonave albanese, Namik Xhaferi, essendosi rifiutato di invertire la rotta come richiesto dalla nave Zeffiro della Marina Italiana, e poi dalla Sibilla. Il numero dei morti è impreciso, ma nei processi che seguirono, con la condanna del capitano della Sibilla, sono stati conteggiati in 108 – una trentina i sopravvissuti.

La nave albanese, di fabbricazione russa, era stata rubata dai gruppi criminali che gestivano il traffico di clandestini dal porto meridionale di Saranda. Lo speronamento avvenne al largo di Brindisi.

Pasolini disinibito

In principio era una poesia del 1962, “Profezia”, la profezia degli sbarchi di immigrati, poi inclusa in “Poesia in forma di prosa”, concepita forse in conversazione a Roma con Sartre, a cui sarà dedicata, come al fondo di questa raccolta, con riconoscimento esplicito: “A Jean Paul Sartre, che mi ha raccontato la storia di Alì dagli Occhi Azzurri”. Da cui il nuovo titolo della poesia, e di questa raccolta, ordinata dallo stesso Pasolini nel 1965.

È la prima raccolta dei suoi “racconti romani”, più meno rifiniti e utilizzati ma non pubblicati in volume, dal 1950 allo stesso 1965. Progetti di film, soggetti, idee, “trattamenti”, e alcune sceneggiature, non si sa quanto definitive, di film già realizzati: “Accattone”, “Mamma Roma” “La ricotta”. Con qualche progetto poi non sviluppato, come “Il Rio della Grana”. Sono tutti racconti visivi, dell’autore che guarda a distanza: di personaggi e figure a tutto tondo ma visti in piano e da lontano, raffigurati più che vissuti.

È una lettura curiosa, per tre motivi. È il laboratorio linguistico di Pasolini. Il suo avvicinamento, per molti anni, a una certa cultura popolare romana, fra Trastevere e qualche borgata (le borgate non erano tutte eguali), che si sente, si avverte, è come segnalata: Pasolini non fa l’autore immerso nella sua realtà romanzesca, piuttosto manierata, come poi nei due romanzi romaneschi, ma l’osservatore di una realtà. Curioso, simpatetico, ma distanziato. E questo, curiosamente, rende il suo romanesco più vero. Cioè non finto – melodrammatico – come nei romanzi: è il romanesco di un esterno, voyeur ingordo e attento, ma sempre voyeur. Ironico, ammirato, immaginativo. Ed è reale, ben più che nei romanzi, non manierato, e significante.

Il dialetto poi, già negli ultimi di questi scritti, Pasolini stesso ripudia - e il realismo a esso connesso. Ne denuncia l’uso artefatto, come di una lingua arcaica resuscitata, creazione dell’aborrita borghesia: lo dice “uso preborghese”, come di chi aspettasse in anticamera di essere ammesso.

Il terzo aspetto è il trattamento finalmente libero del corpo degli uomini, di cui Pasolini sarà stato, alla fine, il cantore. Nelle sue tante prose e nei tanti versi, come nei film, non solo quelli della “trilogia” Boccaccio-Chaucer-Mille e una notte. Dei maschi, di preferenza giovani ma anche in età, compagni di molteplici rapporti o anche di una sola volta. Il corpo giovane, in calzoncini di preferenza, brunito, nervoso, è il più medagliato. Ma anche il segaligno allampanato, il tardone, il femminista, la tipologia pullula a ogni riga. Gabbriele, trasteverino, che non tiene il conto di quanti se n’è fatti sotto il ponte Sisto, gode, con molti puntini di sospensione, “senza i suggerimenti dell’impudicizia creatrice….del passaggio da castità a castità… dell’anestesia, oltre che dell’anonimia, del sesso….”. Il racconto biografico di Pasolini lo vuole “diverso” e per questo sofferente, ma lui no, è anzi disinibito – sessant’anni fa era un’impresa.

Pier Paolo Pasolini, Alì dagli occhi azzurri Garzanti, pp.513 € 14,50

lunedì 29 agosto 2022

Cronache dell’altro mondo – istruttive (214)

Il motu proprio di Biden di cancellare 10 mila dollari di debito scolastico per gran parte degli indebitati – entro certi limiti di reddito - non è stato preso bene. L’abbuono è inteso ad alleviare il peso dell’inflazione. Ma l’ex ministro del Tesoro di Obama Larry Summers lo critica come inflazionistico: “La cancellazione è spesa (federale) che accresce la domanda e alimenta l’inflazione”. Lo stesso l’ex capo economista di Obama, Jason Furman: la cancellazione è “benzina sull’inflazione”, e “potrebbe creare più problemi incoraggiando l’aumento dei costi universitari, e più prestiti specifici, per l’aspettativa di altre future cancellazioni”.

Biden è risalito per la prima volta in due anni negli indici di popolarità, ma non ha convinto. Abbuonando il debito, è il ragionamento, si induce maggior debito. E si invitano le università ad accrescere il caro-istruzione, irrelato con i costi. Con benefici solo per le upper-middle class, si spiega in molto critiche, gli altri non potendo permettersi l’università, neanche a debito.

Biden cancellerà debiti di scuola per un totale di 24 miliardi di dollari. Si tratta di minori entrate federali. Il credito scolastico è dagli anni di Clinton, e poi di più dal 2010 con Obama, dispensato direttamente o indirettamente dallo Stato federale. Il debito contratto per gli studi (universitari) ammonta a 1.700 miliardi.

Il debito studentesco parte dal 1965, dal progetto di Grande Società di Lyndon Johnson, il successore di Kennedy. Che creò una finanziaria federale a questo scopo, chiamata familiarmente “Sallie Mae”, dall’acronimo Students Loan Marketing Association. Il nome oggi è infausto perché analogo ai nomignoli affettuosi delle due finanziarie federali che sono state all’orgine del crac del 2007 (dei “mutui subprime: davano mutui con ipoteche di quarto e quinto grado…), “Fanny Mae” (Federal National Mortgage Association) e “Freddie Mac” (Federal Home Loan Morgage Association).

Con Obama, 210, il programma di prestiti stuenteschi diventa tutto federale. Ma resta un sistema pubblico-privato (banche), che addosserebbe allo Stato federale le inefficienze delle università, o il loro arricchimento senza controlli: il sistema è stato sempre criticato perché alimenta la spirale dei costi: le università fanno affidamento sui prestiti federali-bancari senza limiti invece di attuare una vera gestione delle risorse, limitandosi ad accrescere  il costo dei corsi universitari.


Pasolini profeta dell’immigrazione, nel 1962

Impressionante anticipazione dell’immigrazione degli ultimi trent’anni, attraverso il Mediterraneo, in una poesia intitolata per di più “Profezia”, probabilmente del 1962. Pasolini profetizza torme di “asiatici” che sbarcano a Crotone e Palmi, da “navi a vela e a remi”, “migliaia di uomini\ coi corpicini e gli occhi\ di poveri cani dei padri\ sulle barche varate nel Regno della Fame”. E “da Crotone e Palmi saliranno\ a Napoli, e da lì a Barcellona,\ a Salonicco e a Marsiglia,\ nelle città della Malavita”.

Ma tutto il poemetto è una veridica profezia, nei minuti particolari. “Profezia” è inclusa nella raccolta del 1964, “Poesia in forma di rosa”, e presto cambiata di titolo. Dedicata a Ninetto Davoli, all’incontro fulminante appena avvenuto col ragazzo che sarà l’unico “amato” di Pasolini, e ribattezzata col titolo attuale. In omaggio, dice la dedica, a Sartre, che gliene aveva raccontato la storia, la storia di Alì dagli occhi azzurri.

Pier Paolo Pasolini, Alì dagli occhi azzurri, free online

domenica 28 agosto 2022

Cronache dell’altro mondo – poliziesche (213)

Si allarga la guerra dell’Fbi a Trump. Fra i documenti sequestrati a casa dell’ex presidente l’Fbi rende noto che ce ne sono di “classificati” (segreti). Che non vuole dire nulla, ogni presidente ne ha, fra le migliaia che gli sono stati inoltrati, ma l’Fbi specifica che a casa Trump non erano protetti da adeguati sistemi di sicurezza.

Lo conferma dando come indiscrezione a un giornale locale di Pittsburg la foto di una Anna Rothschild con Trump e altro personaggio nel campo di golf della residenza Trump – uno dei tanti selfie che l’allora immobiliarista Trump si concedeva con gli ospiti. La presunta Rothschild è una truffatrice che ha vissuto a lungo alle spalle dei riccastri in Florida spendendo il nome illustre, e ora si vuole fare passare per spia – forse di Mosca.

Facebook, dopo Twitter, ha confermato che l’Fbi fece pressione in campagna elettorale nel 2000 per bloccare le indiscrezioni sul computer abbandonato da Hunter Biden, in cui il figlio del futuro presidente trattava affari illegali spendendo il nome anche del padre. L’Fbi spiegò all’epoca che era un falso, congegnato dalla Russia per influire sulla campagna elettorale. Poi si è saputo che non era un falso. Ma niente ne è seguito.

Paura e umorismo senza Sherlock Holmes, con autoritratto

Quattro superbi racconti thriller, con un po’ di soprannaturale (“Racconti dell’orrore” è il sottotitolo), coevi di Sherlock Holmes, di cui lo scrittore cominciava a stancarsi. Eccetto il primo pezzo della raccolta, “Il bravaccio di Brocas Court”, sul mondo violento della boxe in Inghilterra prima della regolamentazione e subito dopo, che è invece del 1921, del tardo periodo “spiritualista” di Conan Doyle, quando “vedeva” spiriti e fate - ma costruito anch’esso con la nota gagliardia. “L’uomo che visse tre volte”, il saggio introduttivo del curatore Sandro Roffeni, marcia anch’esso con lo stile Conan Doyle, tutto cose, per una utile lettura biografica dello scrittore.

“Il pezzo n. 249” (“Lot No. 249”, già tradotto come “La mummia”) è l’unico racconto “soprannaturale” di Conan Doyle – insieme con “Il capitano della Polestar”, non compreso in questo volume. Ma è del suo primo periodo, sherlockholmesiano, 1892. È di fatto un racconto “classico”, uno di quelli che, pur avendo prodotto numerosi adattamenti, sia letterari che cinematografici, è sempre di grande lettura. “Il demone dell’isola” (“The Fiend of the Cooperage”) è del 1897, in anticipo sulle ambientazioni coloniali di Conrad e di Jack London. Il racconto più inquietante, “John Barrington Cowles”, è del 1884, anch’esso coevo quindi del primo Sherlock Holmes: modellato forse su un romanzo di Wendell Holmes, scrittore che Conan Doyle ammirava, “Elsie Venner”, racconta il fascino inspiegabilmente mortale di una figura femminile di rara bellezza. .   

“Il pezzo n. 249” contiene anche un autoritratto, nelle sembianze del protagonista, Abercrombie Smith, studente di medicina come Conan Doyle è stato, e come lui appassionato di cricket: “Con la sua bocca decisa, la fronte ampia, e i lineamenti ben marcati un po’ duri, era un uomo il quale, se anche non possedeva un talento brillante, era tuttavia così determinato, così paziente e pieno di energia che avrebbe potuto alla fine superare un genio più eclatante. Un uomo che riesce a tenere testa agli scozzesi e ai tedeschi del Nord  non è uno a cui si mettano facilmente le briglie” – C.D. era scozzese di nobile famiglia irlandese. “Abercrombie  Smith era un uomo che era meglio non avere come nemico. Indolente e bonaccione, diventava durissimo una volta spinto all’azione”.

Con molto umorismo sempre, anche nelle situazioni truci. E con un inedito – ammesso ma poco tollerato in epoca vittoriana – cameratismo maschile, fra studenti nelle residenze di Oxford e nelle pensioni di Edimburgo: una volta due amici passeggiano a Edimburgo “tenendosi a braccetto”, anatema a Londra e dintorni ancora negli anni 1960, esibizione di un rapporto gay.

Arthur Conan Dole, Il demone dell’isola, SugarCo, pp. 125 € 7,23