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lunedì 16 giugno 2008

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (19)

Giuseppe Leuzzi

“Non sono un pirla”, dice il portoghese Mourinho, che l’Inter paga il doppio di ogni altro allenatore. E “conquista Milano”, assicura il “Corriere della sera”, dove pirla significa coglione.

La palamita
Il signor Lega di Chioggia, che non è mai stato in campagna, l’ha scoperta al Sud. Non ha mai vissuto la vita di paese, solo al Sud. Non ha mai visto un matrimonio in paese, lo ha visto al Sud. Non ha mai mangiato dai parenti, solo al Sud. È stato sposo giovane di Adriana, giovane chimica siciliana della Montedison a Marghera, che lo innamorava in ogni piega. Col tempo Adriana sviluppò un ritorno sentimentale alle radici, passando parte delle vacanze e qualche Pasqua nella casa di famiglia ereditata in paese in Sicilia. Il signor Lega volentieri l’accompagnò.
Fu così che scoprì la vita di paese, la campagna, i contadini, i parenti, i matrimoni, il controllo sociale, le chiacchiere. Con curiosità, ma con un sottile effetto: tutto fu per lui estremamente siciliano. Compresa la strana usanza di meriggiare con le imposte chiuse. Lo pensò e prese a dirlo in ogni occasione.
Adriana se ne risentì. Provò a spiegargli che la campagna nel Veneto è probabilmente uguale, rispettosa e dispettosa, amichevole e insolente, come forse dev’essere in tutte le comunità piccole e chiuse. Lo spiegò ripetutamente. Ma il signor Lega la spiegazione prese a conferma della diversità. Nel caso, come una prevaricazione – anch’essa caratteristica, meridionale, siciliana, eccetera.
Il dissidio si complicò quando con la ristrutturazione il signor Lega fu prepensionato, mentre la moglie restò in azienda in attività fino all’età canonica. E ora il signor Lega è uno di quelli che alla panchina sul canale dicono che gli immigrati ci tolgono il lavoro.
Ma un problema è sopravvenuto. Nella sua scoperta del Sud il signor Lega aveva scoperto il palamito. Che, non ci credereste, è il pesce sott’olio come lo chiamano al Sud. Non tonno all’olio ma palamito. Se lo scambiano per i morti – i parenti del mare lo mandano a quelli di campagna - e lo mettono in conserva per l’inverno. Il che in sé non è un problema, Il problema è che ora il sindaco di Grado e Matteo Piervincenzi fanno la sagra della palamita. Anzi, non la sagra, una festival. Una festa a cui invitano storici, geografi, artisti, e filosofi – Piervincenzi è cuoco di stelle Michelin, e quindi cucina col pensiero. La Festa della palamita, che secondo loro si è sempre pescata nell’Adriatico, e sarebbe nientemeno sorella-fratello nobile del tonno. L'ultima speranza del signor Lega è che la palamita non sia il palamito.

Il Nord non esiste, perché il Sud non l’ha inventato.
Il Sud invece esiste, perché il Nord l’ha inventato.

Andando alla spiaggia, al mare cristallino della Tonnara di Palmi e delle Pietre Nere, si attraversa la contrada Scinà. Un posto dove ora molti magistrati e avvocati, e noti mafiosi hanno costruito le loro ville sul mare. Che altro non evoca se non lo studioso di cui Sciascia scrive: “Scinà è il miglior scrittore in italiano che ci sia stato in Sicilia prima dell’unità”. Ma noto solo per “L’arabica impostura” dell’abate Vella, un ignorantone che “con accento maltese pronunciava un bastardume di linguaggio arabo”, e fabbricò falsi documenti arabi, dapprima per certificare l’indipendenza dei nobili siciliani dagli statuti napoletani, dal riformismo, poi per assoggettarveli. Scinà è uno dunque che i falsi denunciava, “la minzogna saracina” del poeta Meli.

Dumas, instant antropologo, fulmineo d’intuizione, esatto nel rilievo, anche nella prosa minore di “Maestro Adamo”: «“Ammazzagesù” sono chiamati gli sbirri» in Calabria, racconta.

Nei caffè di Brindisi si fa (si faceva dieci anni fa) la tratta del lavoro. Albanese e asiatico. Ancora da arrivare.
Nella stazione di servizio di Monopoli si fa (si faceva) ufficio al cellulare, ordinando partite d’abbigliamento per centinaia di milioni, di scarpe, di mobili, di giocattoli, a produttori e distributori del Nord. Complici? Partite che si rivendevano a sconto a veri commercianti, con fatture false, e non pagate.
È lo stesso gusto degli affari di Milano, mediato magari a Milano, senza capitali. La moralità è diversa?

Avendo una Mondadori al Sud, o una Rizzoli, si potrebbe agevolmente comporre un libro alla Bocca o alla Stella sulla mafia a Milano. Non manca nulla.
Hanno colpito il Sud ripetutamente, ci hanno preso la politica, hanno colpito Roma e ora si prendono anche le banche, hanno colpito Torino col calcio, la cupola della mafia che non si trova è a Milano, che si proclama la capitale morale d’Italia. Non c’è infamia che Milano si sia risparmiata.
Se al tempo del Ripamonti i bravi erano sessantamila, non possono essersi dileguati senza traccia – anche seimila sono troppi, a voler concedere un errore di stampa.

Sudismi\sadismi. “Perché il Sud è senza voce”, un articolo di riflessione di Galli della Loggia il 29 maggio sulla scomparsa del Sud dall’Italia, ha aperto un dibattito sul “Corriere della sera”, all’uso di una volta. Che ha raccolto in dieci giorni tre interventi. Di ottantenni, La Capria, Giovannino Russo e Emilio Colombo - che forse va per i novanta. Con argomenti non si può non dire giovanili, di cinquanta e sessant’anni fa.
Il direttore del “Corriere” Mieli sarà stato generoso ad aprire il dibattito - se non voleva divertirsi. Gli intervenuti potrebbero non averlo deluso: ognuno a suo modo - ma tutti poi al modo napoletano - hanno testimoniato l'assenza del Sud più efficacemente di quanto abbia saputo dire Galli della Loggia. Il fatto è che il Sud può essere molto meglio, e molto peggio, di Napoli. E che comunque non va cercato a Napoli.Che dire di Napoli? “Il fatto è che per decenni”, scrive Galli della Loggia, “le sue classi dirigenti hanno tratto proprio dalla centralità ideologico-culturale della questione meridionale l’essenza del proprio profilo e del proprio ruolo politico sulla scena nazionale”. Il “fatto”? quale fatto? Ogni parola suscita meraviglia: classi dirigenti? centralità? ideologia? cultura? questione meridionale? profilo politico? ruolo? Lo storico fiuta la novità, ma la riporta alla solita “vecchia tesi” (non c’è saggezza se non è vecchia): alla “antica vocazione delle classi dirigenti siciliane a bypassare Napoli e il Mezzogiorno per mettersi direttamente d’accordo con l’Italia settentrionale”. No, lo sforzo è di tutto l’ex Regno di liberarsi di Napoli e mettersi d’accordo col mondo – liberarsi dei baroni? dei Borboni? No, di Napoli, dell’inferno.La parte più nobile di Napoli, “Gomorra”, nel libro e al cinema, è proprio napoletana, molto furba. Accattivante, suadente, e traditrice – mai un briciolo di verità a Napoli, è roba da poveracci. La questione morale della mafia, se se ne potesse impiantare una, è significativa: a Palermo costruisce e innova, a Napoli litiga per le strade e accoltella i bambini. La città sa fare (ancora) molte cose, ma non lo sa dire, o non vuole. E si crogiola – la crogiolano i suoi giornali, i suoi scrittori, i suoi intellettuali – nel tricche e ballacche. Eh sì, Napoli nobilissima e crudelissima è folklore stomachevole. Quell’essere e non essere vischioso, che da tropo tempo mostra un ordito camorristico, marcio anche se da teatro d’infimo ordine, dai disoccupati organizzati agli assenteisti e sabotatori dell’Alfa Romeo, e ai rifiuti, che si vogliono ecologia pura e sopraffina. L'ultimo ministro di Napoli è Pecoraro Scanio. A Pomigliano, dove la Fiat ha concentrato l’Alfa Romeo per farne un marchio da mezzo milione di autovetture, alle maestranze non gliene frega nulla, a loro interessa poter non andare il lunedì. Che Sud è questo? Meno male se non ha più voce.Il problema è alla radice. Che deve dire il Sud di fronte a Napoli? Che cosa di diverso può dire rispetto al Nord, e al resto d’Italia e del mondo? O di fronte a tutto il sentimentalismo e la rancida sociologia dei polemisti anziani del “Corriere”? Per una diversità del Sud che, insomma, si sa, è l’intervento straordinario? Ma la chiusura della Cassa per il Mezzogiorno è la cosa migliore che sia stata fatta nel dopoguerra per il Sud.Il problema è che il silenzio del Sud è un’ottima novità, se non sa che parlare sguaiato, nella forte indignazione delle sue figuranti popolane, che non si capisce se sono veline locali o guappe furbe. Per fortuna, avrebbe dovuto dire Galli della Loggia, che il Sud tace, raccoglie l’immondizia e, dove possibile, va di giorno a lavorare.La questione meridionale è la questione settentrionale. Di uno Stato che si dice meridionalizzato. Lo dicono i corrispondenti del “Corriere”, lo diceva Sciascia, lo dice il Meridione insomma, e questo è parte del problema, è la parte più importante. Mentre si sa che è settentrionalizzato. Perché il Sud non ha mai contato nulla, non sono gli sbirri che fanno la polizia. Perché è corrotto e imbelle, soggiogato al denaro in tutte le sue forme, dal sussidio alla termovalorizzazione e alle energie alternative, cosa di meglio c’è per le coscienze?, passando per la criminalità. La colpa specifica del Sud in questa Italia è di non saper far fruttare il crimine.

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