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domenica 18 maggio 2025

Problemi di base cinematografici - 859

spock

Il pubblico al cinema non c’è più, ci paghi il pubblico?

 

Io so’ io e voi non siete un cazzo - E. Germano al governo?

 

Ma i David di Donatello sono ancora del Pci, ex – tutti?

 

E Geppi Cucciari, è una comica (brillante) o una vestale?

 

Il cinema è un divertimento o un’afflizione – a pagamento?

 

Anche le sale, meglio polverose e zoonotiche?

spock@antiit.eu

La Francia protagonista e la storia di Marx

La storia del miglior Marx, che si ripete sempre due volte, la prima come tragedia, la seconda come commedia, è bene espressa, testimoniata, certificata dall’Unione Europea. Per molti aspetti. Il più attuale è la Francia protagonista. Non a teatro, in politica internazionale - a parte il fatto che la storia può essere commedia sempre, e tragica, ma lasciamo perdere.
Al tempo di De Gaulle, sessant’anni fa, coi “non possumus”: niente Nato, o “anglosassòni”, niente Inghilterra, e niente, alla fine, di fatto, Germania (il genera le non amava Adenauer e non ne era amato) – “l’Europa dall’Atlantico agli Urali”. Un gigante, 1,96, a cui l’Italia poteva opporre, allora come oggi, un brevilineo – Fanfani era 1,63 (come oggi Meloni).
Ora, Macron è alto solo 1,78. Ma aspira in alto. Si erge nemmeno lui sa a che cosa, ma sempre molto in alto. Voleva mandare la Legione Straniera in Ucraina. E fin qui sembrava avere ragione, per un corpo d’élite da decenni in naftalina, finite le colonie – già peraltro attivo sottotraccia a Kiev e dintorni dal 27 febbraio del 2022. Ma ci voleva di rincalzo i tedeschi e gli inglesi, Che hanno detto sì per compiacerlo, traccheggiando, finché se l’è dimenticato. Voleva mettere le sue atomiche in Polonia, la Polonia ha detto sì, ma aspetta la prossima elezione (ce n’è sempre una, o del presidente, o del presidente del consiglio) – perfino i Baltici fanno finta di nulla. Aveva pure messo dazi contro Trump, ma poi gli hanno detto che li può mettere solo la von der Leyen – brutta sconfitta.
Ma è così che va l’Europa, al carro della Francia. Volubile – si diceva delle belle donne, adesso è bestemmia. Nel 1952 bocciò la difesa europea – pensare come sarebbe stata l’Europa oggi, altro che euro. Voleva l’Europa “continentale”, la vuole ora a metà, fino a Polonia e Ucraina – sì, ma domani? Vuole governare l’Europa con Berlino – a cui non gliene po’ frega’ de meno. E alla fine non le resta che rompere i coglioni all’Italia, in Libia, a Ventimiglia, in Ucraina, perfino a Tirana -  magari anche, attraverso il Grande Oriente, con i giudici italo-italofobi.
Ora, da Carlo VIII a Napoleone si capisce, i galli si davano un diritto di saccheggio. Ma oggi? A parte che, che cosa resta da rubare in Italia?

Il papa della fede in Cristo, e di Maria

Non è facile costruire in pochi giorni una biografia, per giunta di un papa, per di più “venuto d al nulla”, praticamente uno sconosciuto, Vecchi non ci prova. Molto qui è di papa Francesco. E di sant’A gostino. Con spigolature del conclave. E naturalmente con la “pace”, la prima e intensa parola, specialmente oggi, che Leone XIV ha pronunciato dal balcone. Ma forse molto i vaticanisti dovranno riabituarsi ad analizzare, di un papa in Vaticano. Che per adesso a loro sfugge - si vede ogni giorno: molte pagine, molte ore in tv, molti concilii e conciliaboli, e l’animus del papa e il senso che vuole imprimere al suo papato, che pure sono tangibili, ancora sfuggono.
Un papa – ha detto subito, all’annuncio, alle prime parole del primo discorso, vibrate ma calibrate, scritte, lette – che il cristianesimo intende quello del Cristo-Dio, dell’uomo che vive nell’amore e nella fede di Dio. Subito dopo intonando – intonando, non recitando, cosa mai successa – l’“Ave Maria” con tutta la folla in attesa. Per un senso corale della professione di fede – no divisorio, non “correntizio”. E per l’amore particolare della Vergine, proprio di chi è cresciuto con la madre, e quindi nel rispetto o venerazione della donna (un amore e un culto che intensificherà nei secondi e terzi atti, le prime uscite dal Vaticano, e col “Salve Regina” anch’esso intonato, e sempre in coro con gli altri fedeli).
Un papa che canta molto, in coro. Non un papa giornalistico, uno cioè che parla molto e ogni giorno prepara una sorpresa. Un papa della fede. Che sarebbe una novità, ma poco “giornalistica”.
Gian Guido Vecchi, Leone XIV, “Corriere della sera”, pp. 63, gratuito col giornale