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martedì 3 novembre 2009

Secondi pensieri (32)

zeulig

Borghesia e libertà - È borghese chi nobilita il denaro. Ma il denaro è come le funzioni corporali, soffre la poca considerazione che circonda i bisogni, rispetto agli umori, la fantasia, le passioni, l’ozio. Il mecenatismo riscatta, ma non basta: se vuole perdonarsi, il borghese deve dissolversi – è uno dei motivi della mortalità del capitalismo familiare sull’accumulo aristocratico, Dio e il mio diritto. Allora anche addio al mecenatismo, o generosità, ma così è: l’uomo si vergogna della sua parte animale. È questa la “contraddizione” vera del borghese: è un tentativo di accettazione della parte meno nobile dell’essere che non riesce.
Ciò non può essere per difetto del tentativo, poiché ad esso si lega la libertà. La contraddizione deve alimentarsi in un errore, o in mancanza di misura, o in un accidente. Altrimenti saremmo condannati in realtà, attraverso il trucco del sogno libero, alla servile irresponsabilità. Se si sottrae alla fisicità, l’uomo non è libero – Balzac: “Solo la realtà ammette l’inverosimile, a me è consentito solo il possibile”.
Petrarca era libero? Lui, forse, sì, i petrarchisti no. Bamboleggiano. Il senso critico è integrale. Chiudersi in uno stabbio è fare la scelta della non libertà. Che è solo apparentemente un paradosso (ma i paradossi sono apparenze): è una rinuncia.

Caos – Mentre si ricompone quello fisico (si analizza, si studia), quello sociale dilaga. Col nichilismo di comodo, l’essenza di ogni individualismo: la reazione è assoluta, totale, senza respiro. Partendo dall’opposto.

Fantasia - È limitata, la realtà creata dalla fantasia. L’immaginario può essere arido, si vede dalla fantascienza. Solo il reale è senza limiti, il mondo, la storia. Gli schemi della fantasia non sono numerosi – Popper dice quattro-cinque: solo quelli che abbiamo registrato. Non si può immaginare l’inimmaginabile: l’imprevisto può solo accadere.

Futuro anteriore – Strana invenzione, di chi non può stabilire neppure una briciola di presente: la pretesa di dire il futuro come se fosse. Ma è, per la stessa ingegnosità, la prova del nove della creatività, della fantasia, del potere del linguaggio.

Hegel – Il più pericoloso, suadente, cretino – anche se lo diceva Schopenhauer. Con la sua Storia bella si sono avute due delle più incredibili manifestazioni di violenza della storia, quella sovietica e quella germanica. Sull’onda della Rivoluzione francese, certo, filtrata da Napoleone: posticcio e quindi integralmente stolido, senza nemmeno il raptus rivoluzionario: Dio come Ragione (Nazione, Popolo, Stato, Storia) è un’equazione da Robespierre in ritardo.
Legare Dio alla politica è un filone luterano. Il Reich Gottes, l’impegno a fondare il regno di Dio sulla terra lo lega a Hölderlin, per il comune patto teologico giovanile. Ma che deliquio al confronto della sensibilità dell’amico – che era pazzo!

Illuminismo - È il linguaggio scientifico (chiamare le cose col loro nome) applicato ai fatti umani, della psicologia, la società, la politica. Della scienza si dice oggi, dopo la lunghissima stagione positivistica, che preferisce e i sentieri indefiniti, mentre non è vero, non vuole fare a meno delle definizioni – ciò che preferisce è, istituzionalmente, l’ignoto. Così dell’illuminismo: non si può fargli carico di limiti che non ebbe – se non nella misura (poco) in cui patrocinò il progresso “progressivo”. Aver chiamato le cose col loro nome, per quanto concerne la società, la libertà, il governo, la famiglia, etc., è una tale massa di novità che soverchia qualsiasi limite. L’anti illuminismo è solo senile, consolatorio, per stanchezza o mancanza d’impulsi.

Occidente - È andare più in là. Verso il tramonto? La presenza costante della morte lo caratterizza, continuamente respinta – lo ricarica?

Politica – Non si esercita senza retorica. Il linguaggio politico è tutto figurato: allusivo, doppio, eccessivo, incitatorio, demagogico, understated, lugubre, violento. Non riguarda le cose da fare, se non indirettamente, le parole non vi hanno una valenza fissa, ferma.
È il campo della fantasia di tutti, non più unicamente degli artisti? S’innesta su un accumulo pregresso di tutti. Ma è falsa. Sono veri gli ingredienti, la violenza e i suoi derivati: potere, menzogna, lusinga, impegno, generosità, avidità. Il cocktail, invece, ha regole non vere.

Tecnica – Quella che si condanna è il fantastico del Ventesimo secolo. Il Novecento è stato animato da una profonda tendenza al fantastico, di origine scientifica. L’Ottocento aveva reintrodotto il fantastico-fantastico. Il Novecento ha abbandonato il soprannaturale per il meraviglioso elaborato scientificamente. C’è una differenza di linguaggi tra i due secoli, ma un compiacimento consimile per l’istintuale. Il Novecento non è il secolo della tecnica: coltiva l’eccesso, senza limiti. L’ebrietà da esiti tecnici ha influito, ma l’eccesso è stato soprammesso alla tecnica. Come uno che voglia aggredire il vicino e dica che è tutta colpa dei perfezionamenti del coltello. Quale intensità devono avere avuto l’odio e la paura per portare alla Bomba? O non fu mero compiacimento?

zeulig@antiit.eu

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