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domenica 21 settembre 2014

La natura ragiona, o il Dio degli tsunami

Se non fosse un libro ben fisico, ben rilegato e copertinato, si supporrebbe un miraggio. Sul “confronto”, come oggi si direbbe, tra Aristotele e Platone. Nel Quattrocento. Sul senso di una parola di Aristotele, se la natura “delibera”, cioè ragiona (“ragionare o non ragionare – ovvero deliberare, che dir si voglia”, taglia corto Bessarione), oppure no, è meccanica. Una polemica tra grecisti, che allora erano greci, i pochi a Roma. Di uno dei quali, Teodoro Gaza, l’antiplatonico, non si ha più il testo. Un libro per metà in caratteri greci. Con un’introduzione di Eva Del Soldato che procede con lunghe citazioni in greco e in latino, non tradotte, e in francese. Con nota critica e note, dottissime, di Ivanoe Privitera. E tre saggi a corredo che anch’essi citano liberamente dal greco e dal latino: lo “Scriptorium Bessarionis” di Pier Davide Accendere, che redige anche la bibliografia, “Bessarione e la stampa”, allora agli inizi, di Concetta Bianca, la “Iconografia di Bessarione” di Fabrizio Lollini, il saggio rivisto dello stesso Lollini per il catalogo della mostra napoletana su Bessarione vent’anni fa. E dunque un libro prezioso.
Il tema è se Aristotele ammette che anche l’arte “delibera”. Sì. Ma allora anche la natura delibera, poiché Aristotele, nella “Fisica”, pur attribuendo alla natura la praxis, l’iniziativa, e all’arte la  poiesis, la semplice operatività, in realtà non distingue, stabilisce Bessarione nel testo breve di confutazione del perduto Gaza: va al suo fine come una freccia scagliata da un arciere, in questo caso Dio – il dio dunque dei terremoti, degli tsunami. Forse a malincuore, poiché lui è per Platone e quindi allora, col suo maestro Gemisto Pletone, antiaristotelico. Ma Aristotele è il faro della dottrina romana, e Bessarione ha scelto Roma, ne è cardinale. Nel testo lungo, “La natura e l’arte”, il cap. VI della raccolta che pubblicherà in lode di Platone, “In calumniatorem Platonis”. Dove anticipa la conciliabilità di Platone non solo con Aristotele ma anche con Cristo, che sarà poi sviluppata, da ultimo da Simone Weil.
È un libro bello per la figura che propone. Un’occasione per riaccostare o scoprire, grazie anche alla cronologia efficace di Marino Zorzi, una figura straordinaria di filosofo, filologo, teologo, umanista, politico, Di una delle poche figure che capivano l’assurdità di una divisione, e anzi una ostilità radicale, per una “e” e una “i”, del filioque e della omoiusia. Che al concilio di Ferrara-Firenze, 1437-1442, propose e fece sottoscrivere un atto di unione – poi rimasto agli atti. Fu per questo cardinale, e quasi papa: entrò papa al conclave del 4 aprile 1444 alla morte di Niccolò V, con otto voti su quindici, ma la barba indispose i cardinali…(fu eletto il primo papa Borgia, lo spagnolo Callisto III: se Bessarione fosse diventato papa invece dei Borgia?) – ricandidato al conclave del 1471, quando era sui settant’anni, fece eleggere Francesco della Rovere, Sisto IV, suo protetto e suo confessore. Soffrì la caduta di Costantinopoli, effetto della divisione tra Oriente e Occidente, e tentò più volte con missioni oltralpe di coalizzare la cristianità contro i Turchi, senza successo. Fece aprire a Messina due cattedre di greco, che il locale monastero basiliano avrebbe finanziato, di cui sarà allievo Pietro Bembo, e ci nominò Costantino Lascaris. Promosse la riscoperta e pubblicazione dei classici greci, e personalmente ne costituì la più grande biblioteca, il fondo principale della Marciana a Venezia, a cui la trasmise con donazione in vita. Come leggere fantascienza.
Bessarione, La natura delibera. La natura e l’arte, Bompiani, pp. 320, ril., ill, con testo greco a fronte € 26

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