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lunedì 4 febbraio 2008

Il mondo com'è (6)

astolfo

Antiamericanismo – “Qui e in nessun luogo è l’Europa”, dice G.A.Borgese, echeggiando il Lotario del “Meister” di Goethe, nel suo “Atlante americano”. Non è vero: l’Europa è oggi ricca, popolosa, antica, malgovernata. È cioè asiatica. Ma era vero: era stata inventata l’Atlantide per mascherare l’ovvio fatto che l’Europa è una coda dell’Asia, il continente sprofondato tra l’Europa e l’America, diecimila o dieci milioni di anni fa.

Giornalismo – Il mondo vuole strano: esotico, matto, eccessivo, ladro, assassino, e sempre simpatico\antipatico. Il giornalista è un addetto agli effetti speciali.

È schierato e di parte, anche nel gossip. Perché questo è “il sale della vita”. Il giornalista è assiduo e dichiarato cacciatore della verità.

Liberazione - Sono morti più algerini dopo la guerra di liberazione di quanti ne sono morti in guerra. Molti di più sono gli iracheni morti nella guerra civile dopo la caduta di Saddam Hussein che sotto le bombe americane. Anche in Italia il dopo Liberazione ha visto cinquantamila morti, morto più morto meno. Mentre in Iraq gli stessi americani che nel 1945 in italia e in Germania sembravano avere azzeccato ogni mossa in vista della ricostruzione, si sono dimostrati sessant’anni dopo straordinariamente inetti. Che cos’è una guerra di liberazione?
“Yasmina Khadra”, l’ex colonnello dell’esercito Moulessehoul, lo fa spiegare a un sopravvissuto in “La parte del morto”, forte romanzo contro la vendetta alla fine della guerra di liberazione in Algeria: “Una volta si viveva bene qui”, in campagna: “Eravamo miserabili, certo, ma non come adesso. Poi c’è stata la guerra, non ha risparmiato nessuno. Quando venne proclamato il cessate il fuoco, si sentirono sollevati. Ma, ahimé, la festa fu molto breve. Appena i soldati francesi ebbero cominciato a evacuare il paese, le violenze sono ricominciate ancora più feroci. Intere famiglie venivano braccate giorno e notte dai sedicenti liberatori. I fellaga erano scatenati, davano alle fiamme le case e i campi degli sconfitti, le esecuzioni sommarie si trasformarono in stragi inaudite”. La notte tra il 12 e il 13 agosto 1962, all’indomani del cessate il fuoco, molti algerini furono mutilati e trascinati per i paesi prima di essere decapitati. E in alcune zone si ricorda ancora il fenomeno dei disparus, intere famiglie scomparse di notte. Ma senza che nessuno, ancora quarant’anni dopo la fine della guerra, sappia o si chieda come.

Occidente - È entrato in crisi (Usa-Ue, cristianesimo, etica, bioetica, immigrazione) quando ha vinto? È la crisi della solitudine? Ma l’Occidente aveva vinto da tempo, l’irrealtà sovietica da decenni si teneva in piedi con la forza. L’Occidente si può dire in crisi perché lo è sempre stato, è la sua natura, questionarsi. Che ne fa la sua “grandezza” (durevolezza). Diverso è il fondamento del potere, che è forma di governo, forza militare, capacità economica, idealità, che l’Occidnete ha esercitato incontestato e potrebbe ora – l’Europa – non più esercitare.

Olocausto – C’è stato ma non è unico, potrebbe riprodursi. L’Olocausto fu l’annientamento deliberato degli ebrei ma in due forme: come sterminio e come schiavitù, come forza lavoro asservita. Sotto questo aspetto era esteso alle comunità nazionali dei paesi ostili, la Polonia, la Russia, la Francia, l'Olanda, il Belgio, l’Italia dopo l’8 settembre. E si è già riprodotto, nei gulag, nei laogai, i campi di lavoro comunisti, che hanno sfruttato diecine di milioni di oppositori, o non comunisti, fino alla morte. Mentre lo sfruttamento etnico si riproduce nelle politiche europee dell’immigrazione, che sono non politiche, per il mantenimento dei lavoratori immigrati fuori della protezione contrattuale e sindacale.
I forni crematori sono una soluzione tecnica, un’alternativa all’impossibile sepoltura, e alla cremazione individuale. L’Olocausto mantiene l’unicità per lo sterminio degli Einsatzkommandos e, nei lager, per le camere a gas, per chi era giudicato inetto al lavoro, o non aveva posto nelle baracche. Ma è una soluzione impossibile nel quadro di una soluzione possibile – immaginabile, ripetuta, costante.

Secolarizzazione – Si è imposta in tutte le culture, ma non ha un bell’aspetto. Si può rinominare anche depressione. E si può mettere all’origine del fondamentalismo religioso, del ritorno alla mentalità totalitaria che in teoria essa è nata per distruggere.
Ci sono arrivate prima le culture riformate di stampo luterano e calvinista. Il Concilio di Trento ha coperto le culture latine e centro-europee per oltre tre secoli, ma queste si sono adeguate in fretta, con la pax americana, agli effetti della secolarizzazione deleteri.
Si può anche dire che la secolarizzazione si è svuotata proprio per essersi estesa, sulle cose da fare oltre che nella mentalità. Non più contrastata il vuoto le si è spalancato: ha valore in quanto critica, non ha – non ha ancora – un suo sein.
È – è percepita – come il capitalismo, non altro, il mercato. La felicità dello shopping.

astolfo@gmail.com

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