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domenica 29 giugno 2025

Problemi di base democratici - 867

spock

Perché la democrazia si dice sempre in crisi?

 

Il moto spontaneo della democrazia è la deriva?

 

Per capriccio, debolezza d’animo, debolezza strutturale  - l’emergenza di ceti nuovi?

 

L’élite si disimpegna, la massa è ingorda?

 

La democrazia si vorrebbe dunque elitaria?

 

O non ci vuole un esame d’ammissione?

 

spock@antiit.eu

Il veni, vidi,vici di Trump

Non ha avuto la pace in Ucraina, ma si partiva da Tacito, “hanno fatto il deserto e lo hanno chiamato pace”, in Ucraina impossibile – nessuno vuole farvi la pace. Ma il preambolo al suo One Big Beautiful Bill è già realtà – sul lato internazionale, che è quello che interessa: cambio, dazi, 5 per cento Nato, fisco, Trump ha avuto tutto quanto voleva.
In Italia si accredita l’idea che Trump lo faccia per sé, non nell’interesse degli Stati Uniti – l’informazione più qualificata, “Corriere della sera”, “la Repubblica”, perfino “Il Sole 24 Ore”, lo fa un presidente cazzaro, megalomane se non pazzo. Che sta portando all’America, col protezionismo, inflazione, recessione, incertezza finanziaria, instabilità, sfiducia. Ma questo solo in Italia, vecchio riflesso, o vecchia professione, anti-Usa – mentre solo le corrispondenze da New York sono ambite (come lo erano negli anni dell’antiamericanismo professo). Mentre ha consentito la vendita multimiliardaria di US Steel alla Nippon Steel, anatema per Biden. E lascia in vita Tik Tok, che Biden aveva bannato.
Si discute ora in questo quadro, ultimissimo rifugio, se Trump non sia anti-europeo. Ma non lo è – non può esserlo, non è niente: è tutto e niente, non ha principi, tanto meno odii. “Fortezza Europa” è come gli Stati Uniti da sempre hanno visto la nascita dell’Unione  Europea, da destra e da sinistra – si parte dalle presidenze Clinton, Bush padre era ancora ben europeista.

Il romanzo è buono e fa bene

Una celebrazione, in tarda età, colta quindi e saggia, del romanzo. Dopo le tanti morti che ne sono state decretate. E pur avendo entrambi gli scrittori praticato e anche favorito altre forme espressive. Magris si chiede, e si risponde, che il romanzo è “la prosa del mondo”. Sotto la forma del paradosso: “Una lancia d'Achille che ferisce e guarisce; è intessuto delle lacerazioni del moderno e insieme le abbraccia in una nuova totalità». Mario Vargas Llosa addirittura lo adora, non conosce altra forma di conoscenza più “totalizzante”. Anche in senso civico: “Una attività insostituibile per la formazione del cittadino in una società moderna e democratica” è sia la scrittura che lettura e del romanzo.
Una conversazione di una quindicina d’anni fa, su invito di Renato Poma, in qualità di direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Lima, dal titolo in realtà “La letteratura è la mia vendetta” (con questo titolo già pubblicato da Mondadori nel 2012), che meriterebbe migliore edizione. Sulla letteratura però che non è tanto una vendetta quanto una battaglia vinta, seppure continua.
Magris, che introduce la conversazione, è anzi ultimativo. “Ci si può immaginare il romanzo senza il mondo moderno?” e viceversa, si chiede e si risponde: “Il romanzo è il mondo moderno. Non solo non potrebbe esistere senza di esso, come un’onda  senza il mare, ma per alcuni aspetti s’identifica con esso, ne è la mutevole espressione, come lo sguardo o la piega di una bocca  sono l’espressione di un viso”. Partendo dall’ “incommensurabile «Don Chisciotte de la Mancha», che secondo Dostoevskij sarebbe stato sufficiente, da solo, a giustificare l’umanità agli occhi di Dio”.
L’allora neo Nobel Vargas Llosa osa di più. Un buon romanzo ci strappa dalla concitazione, spesso a vuoto, dell’esistenza, per immergerci in un mondo in cui la fnzione appare più reale della realtà: un mondo di creatività e di rispecchiamento che permette di orientarsi, di capire di più, su noi stessi e quindi sul mondo.
Mario Vargas Llosa-Claudio Magris,  Mondo, romanzo, Einaudi kindle, pp. 45 € 1,95